Il rapporto signoreservo gli uomini come autocoscienze sono

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Il rapporto signore-servo gli uomini, come «autocoscienze» , sono in rapporto conflittuale tra loro:

Il rapporto signore-servo gli uomini, come «autocoscienze» , sono in rapporto conflittuale tra loro: l'affermazione della propria spiritualità autocosciente può avvenire solo attraverso l'affermazione sull'altra autocoscienza; tale conflittualità induce al rapportarsi degli uomini tra loro secondo lo schema signore-servo in questo rapporto il «vincitore» è il signore, che afferma la sua autocoscienza come coscienza della libertà di fronte e sul servo, cui non riconosce uguale libertà: infatti il servo è legato al mondo materiale ed è vincolato ad esso attraverso il lavoro per soddisfare, proprio col suo lavoro, i desideri del signore il rapporto non deve includere la negazione della coscienza del servo, perché allora il rapporto stesso non sussisterebbe piú: infatti il servo deve conservare tanta coscienza da riconoscersi diverso e dipendente dal signore, e quindi da riconoscere al signore la libertà l'autocoscienza del signore ha un punto debole: dev'essere riconosciuta dalla coscienza del servo per poter realizzarsi

“ Il signore è la coscienza che è per sé. . . la quale

“ Il signore è la coscienza che è per sé. . . la quale è mediata con sé da un'altra coscienza, cioè da una coscienza tale, alla cui essenza appartiene di essere sintetizzata con un essere indipendente o con la cosalità in genere. Il Signore si rapporta a questi due momenti: a una cosa come tale, all'oggetto, cioè, dell'appetito; e alla coscienza cui l'essenziale è la cosalità. . . Il signore si rapporta al servo in guisa mediata attraverso l'essere indipendente, ché proprio a questo è legato il servo; questa è la sua catena, dalla quale egli non poteva astrarre nella lotta; e perciò si mostrò dipendente, avendo egli la sua indipendenza nella cosalità. Ma il signore è la potenza che sovrasta a questo essere; . . . siccome il signore è la potenza che domina l'essere, mentre questo essere è la potenza che pesa sull'altro individuo, cosí, in questa disposizione sillogistica, il signore ha sotto di sé questo altro individuo. Parimente il signore si rapporta alla cosa in guisa mediata attraverso il servo. ”

mentre il signore non ha rapporto con la realtà, oggetto dei suoi appetiti, se

mentre il signore non ha rapporto con la realtà, oggetto dei suoi appetiti, se non attraverso il servo, questa realtà è il vincolo che lega in rapporto di dipendenza il servo al signore ma la realtà è anche il mezzo attraverso cui il servo trova l'unica indipendenza possibile: infatti la sua trasformazione della realtà dipende unicamente da lui proprio in questa trasformazione il servo scopre che il signore non è veramente indipendente, in quanto dipende dal suo lavoro, e che egli, invece, nel suo lavoro è indipendente per davvero “La verità della coscienza indipendente è, di conseguenza, la coscienza servile. Questa da prima appare bensí fuori di sé e non come la verità dell'autocoscienza. Ma. . . la servitù nel proprio compimento diventerà piuttosto il contrario di ciò ch'essa è immediatamente, essa andrà in se stessa come coscienza riconcentrata in sé, e si volgerà nell'indipendenza vera. ” (Fenomenologia dello spirito)

il servo giunge alla sua autocoscienza: il rapporto prima esistente col signore ora si

il servo giunge alla sua autocoscienza: il rapporto prima esistente col signore ora si capovolge agli occhi del «servo» l'autocoscienza signorile mostra la sua debolezza proprio mentre egli conquista, attraverso la paura ch'egli vive in ogni attimo della sua esistenza, la propria autocoscienza a questo punto il servo non riconosce piú come «signore» il signore “ Alla coscienza servile l'essere-per-sé che sta nel signore è un essere-per-sé diverso, ossia è solo per lei, nella paura l'essere per sé è in lei stessa (coscienza); nel formare (elaborare la realtà) l'essere-per-sé diviene il suo proprio per lei, ed essa giunge alla consapevolezza di essere essa stessa in sé e per sé. “(Fenomenologia dello spirito) sia il lavoro che la paura conducono il servo alla «riappropriazione» di sé e alla «negazione» del signore