Il mercato nel pensiero economico Lezione 09 20

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Il mercato nel pensiero economico Lezione 09. 20 Marginalismo Paolo Paesani e Annalisa Rosselli

Il mercato nel pensiero economico Lezione 09. 20 Marginalismo Paolo Paesani e Annalisa Rosselli DEF Tor Vergata

La «Rivoluzione» marginalista (1) • Intorno alla metà del XIX secolo, la scienza economica

La «Rivoluzione» marginalista (1) • Intorno alla metà del XIX secolo, la scienza economica si allontana progressivamente dall’impostazione classica (ricardiana) per muoversi verso una nuova impostazione basata su una teoria soggettiva del valore e sul concetto di utilità marginale decrescente. • Convenzionalmente, il cambiamento di rotta avviene intorno al 1870 con la pubblicazione di tre opere che fungono da altrettante pietre miliari nello sviluppo di tre correnti principali all’interno del marginalismo: • Menger C. (1871) Principi di economia politica – scuola austriaca (ottica soggettiva radicale, il valore di tutti i beni e servizi dipende esclusivamente dall’utilità per il consumatore finale, direttamente per i beni e servizi finali, indirettamente per i beni e servizi utilizzati nella produzione di beni e servizi finali) • Walras L. (1874) Elementi di economia politica pura – scuola francese (di Losanna) (rappresentazione del sistema economico attraverso modelli di equilibrio economico generale, ipotizzando date le preferenze, la dotazione dei fattori, la tecnologia) • Jevons W. S. (1871) La Teoria dell’economia politica – scuola inglese (modelli di equilibrio economico parziale, ipotizzando date le funzioni di utilità e disutilità e la tecnologia, variabili le dotazione di fattori)

La «Rivoluzione» marginalista (2) • La «rivoluzione» è un processo più che un evento

La «Rivoluzione» marginalista (2) • La «rivoluzione» è un processo più che un evento e il «marginalismo» inizia ben prima del 1870. • Precursori lontani e vicini dell’idea che il valore e i prezzi dipendano dall’utilità (desiderio) rispetto alla quantità disponibile (scarsità) • Il «paradosso» dell’acqua e dei diamanti • Le scuole che si rifanno alla comune impostazione marginalista sono molto diverse fra loro (es. equilibrio generale vs. equilibrio parziale) e al loro interno (es. impostazione radicalmente soggettivista di Jevons vs. approccio di Marshall). • Detto questo, esistono elementi comuni alle diverse impostazioni all’interno del marginalismo.

Elementi comuni ai diversi approcci nell’ambito del marginalismo (1) • Per i marginalisti, il

Elementi comuni ai diversi approcci nell’ambito del marginalismo (1) • Per i marginalisti, il valore dei beni si fonda sulla valutazione della loro utilità da parte dei consumatori tenendo conto della quantità disponibile che è sempre inferiore rispetto a quanto serve a saturare il desiderio (scarsità e concezione soggettiva del valore). I prezzi sono indicatori della scarsità relativamente al desiderio. • Per i classici, il valore dei beni si basa sulla difficoltà di produzione (concezione oggettiva). I prezzi riflettono i costi di produzione. • Per i marginalisti, il problema economico consiste nel trovare la maniera ottimale di utilizzare risorse scarse per soddisfare i bisogni e i desideri dei soggetti economici. Accento su scarsità, utilità e scelta razionale. • Nella visione classica, il problema economico consiste nel definire le condizioni di sopravvivenza/riproduzione/crescita di un sistema economico multisettoriale basato sulla divisione del lavoro (interdipendenza tra settori e individui) e sulla produzione/distribuzione di un sovrappiù.

Elementi comuni ai diversi approcci nell’ambito del marginalismo (2) • Visione lineare del processo

Elementi comuni ai diversi approcci nell’ambito del marginalismo (2) • Visione lineare del processo economico dalla produzione (fattori produttivi, tecnologia, offerta) allo scambio (mercato) al consumo (domanda). Lo scambio momento centrale di sintesi fra produzione e consumo. • Nella visione classica il processo economico segue un andamento circolare basato su produzione-distribuzione -scambio-consumo-nuova produzione (riproduzione semplice o allargata per usare i termini di Marx). • Per i marginalisti, l’equilibrio nello scambio tra domanda e offerta riflette l’uso ottimale delle risorse disponibili, date le preferenze, la tecnologia e la dotazione dei fattori produttivi. Le quantità e i prezzi di equilibrio si determinano simultaneamente in equilibrio. • Per i classici, l’equilibrio si esprime con il livellamento dei saggi di profitto che i capitalisti possono guadagnare nei diversi settori dell’economia, nell’ipotesi di libera circolazione dei capitali (libertà di entrata e di uscita dei capitali dai diversi settori della produzione). Il saggio di profitto entra nella determinazione dei prezzi di produzione dei beni e dei prezzi relativi, la cui determinazione si può analizzare separatamente da quella delle quantità

Elementi comuni ai diversi approcci nell’ambito del marginalismo (3) • Per i marginalisti, la

Elementi comuni ai diversi approcci nell’ambito del marginalismo (3) • Per i marginalisti, la distribuzione del reddito è un caso particolare della teoria del valore e della formazione dei prezzi. Il salario, il profitto e la rendita (fattori della produzione trattati in maniera simmetrica) si forma in corrispondenza del punto d’incontro fra domanda e offerta di lavoro, capitale e terra rispettivamente). • Con i marginalisti, le classi sociali spariscono gradualmente e sono sostistuite da agenti economici razionali (il consumatore, il risparmiatore, l’impresa) analizzati sotto l’ipotesi di razionalità come massimizzazione di una funzione obiettivo (depoliticizzazione del problema distributivo). • Per i classici, la distribuzione è un problema con caratteristiche autonome rispetto al problema della determinazione dei prezzi dei beni e riflette l’interazione (e il conflitto) tra classi sociali diverse. • Secondo Walras, l’approccio classico determina il prezzo dei prodotti partendo dal prezzo dei servizi dei fattori produttivi mentre l’approccio marginalista determina il prezzo dei servizi dei fattori produttivi partendo dal prezzo dei prodotti. (cit. Roncaglia 2001, p. 299, n. 4) • Le forze della domanda e dell’offerta, e in generale i fenomeni economici (es. equilibrio), possono essere rappresentati con l’ausilio di strumenti analitici e concetti tratti dalla fisica e dalla matematica.

I precursori (ante 1870) • I precursori remoti (v. Roncaglia 2001, Cap. 10, Par.

I precursori (ante 1870) • I precursori remoti (v. Roncaglia 2001, Cap. 10, Par. 2) • I precursori prossimi • • Antoine Augustine Cournot (1801 – 1877) Johann Heinrich Von Thünen (1783 – 1850) Jules Dupuit (1804 – 1866) Hermann Heinrich Gossen (1810 – 1858) • Alle radici del marginalismo inglese (e non solo) • Jeremy Bentham (1748 -1832) • John Stuart Mill (1806 – 1873) • William Stanley Jevons (1835 – 1882)

Cournot: note biografiche e contesto • Cournot (1801 – 1877): matematico, fisico, alto funzionario

Cournot: note biografiche e contesto • Cournot (1801 – 1877): matematico, fisico, alto funzionario nel sistema dell’istruzione universitaria, filosofo. Politicamente un liberal-conservatore in contatto col mondo universitario (lui stesso in vita non riconosciuto appieno, sopra tutto come economista) • Rivoluzione e restaurazione (con particolare riferimento alla Francia) • Importanza crescente del mercato come regolatore del sistema capitalistico, della produzione, della distribuzione e dell’accumulazione (in quest’ultimo caso come già per i classici, dove il mercato è il luogo di sbocco delle merci e di realizzazione dei profitti). Scoprire le leggi di funzionamento del mercato diventa il compito centrale degli economisti.

Cournot precursore del marginalismo (1) • Il mercato come sistema di forze impersonali che

Cournot precursore del marginalismo (1) • Il mercato come sistema di forze impersonali che hanno essenzialmente la funzione di determinare il prezzo delle merci. E’ possibile studiare e rappresentare con l’ausilio degli strumenti matematici e dei modelli della fisica meccanica. • L’economia nelle mani degli ingegneri, dei matematici e dei fisici, da allora fino ad oggi (soprattutto nel caso della finanza). La scienza economica da political economy a economics. • Il risultato di questo cambio di prospettiva è la nascita di alcuni concetti analitici che restano – fino a oggi – centrali nella visione prevalente della teoria economica.

Cournot precursore del marginalismo (2) • La «legge della domanda» e la curva di

Cournot precursore del marginalismo (2) • La «legge della domanda» e la curva di domanda D =F(p), F’(p) < 0 • La domanda decrescente è basata su un principio edonistico ma non sulla funzione di utilità e sull’idea di utilità marginale decrescente (verrà con altri). Nell’analizzare le proprietà della funzione di domanda, Cournot si avvicina al concetto di elasticità della domanda al prezzo che sarà elaborato compiutamente da A. Marshall. • Cournot utilizza il concetto di funzione di domanda per analizzare il problema di un produttore di acqua minerale che deve fissare il prezzo dell’acqua con l’obiettivo di massimizzare i suoi profitti. • I ricavi del produttore sono dati da R(p)=p. D=p. F(p). • Ipotizzando che i costi di produzione siano pari a zero, massimizzare i ricavi implica massimizzare i profitti. • La condizione di ottimo in questo caso è data da F(p) + p. F’(p) = 0 p*F’(p*)/F(p*) = -1

Cournot precursore del marginalismo (3) • Il secondo contributo importante di Cournot riguarda lo

Cournot precursore del marginalismo (3) • Il secondo contributo importante di Cournot riguarda lo studio delle decisioni di offerta all’interno di regimi di mercato diversi nell’ipotesi che, in ogni caso, le imprese massimizzino i profitti (P = pq – C) • L’impresa di Cournot coincide con l’imprenditore: «un ingegnere che avendo a disposizione tutti i dati necessari, risolve il problema di massimizzazione dei profitti, e applica la soluzione del problema • Le curve di costo marginale dell’impresa hanno forma a U (come in Marshall): costi marginali decrescenti nell’industria, costi marginali crescenti in agricoltura e nelle attività minerarie. • L’agricoltura come «sede» della scarsità (contro i fisiocratici)

Cournot precursore del marginalismo (4) • Forme di mercato studiate da Cournot • Monopolio

Cournot precursore del marginalismo (4) • Forme di mercato studiate da Cournot • Monopolio (1 solo produttore) • Duopolio e Oligopolio (interdipendenza e non cooperazione) • Concorrenza perfetta (concorrenza indefinita) • Congettura di Cournot • Gli oligopolisti prendono le proprie decisioni ipotizzando che il concorrente produca un output in quantità fissa. • Cournot e la teoria dell’oligopolio: Bertrand, Edgeworth, Stackleberg …

Il monopolio • p = a – bq • Funzione di domanda inversa, P

Il monopolio • p = a – bq • Funzione di domanda inversa, P = prezzo, Q = quantità prodotta) • C = cq • Funzione del costo totale con costo marginale c > 0 costante • P = pq – C = aq – bq 2 – cq • Massimizzazione del profitto e determinazione del prezzo e della quantità di equilibrio (v. appunti) • p* = (a+c)/2, q* = (a-c)/2 b

Il duopolio di Cournot (1) • p = a – b. Q • Funzione

Il duopolio di Cournot (1) • p = a – b. Q • Funzione di domanda di mercato, P = prezzo, Q = quantità prodotta dalle due imprese e venduta sul mercato. Le due imprese producono un bene identico. • Q = q 1 + q 2 • C = cq (stessa funzione di costo per entrambe le imprese) • Funzione del costo totale con costo marginale, c > 0 costante • L’esempio si può generalizzare al caso di imprese con funzioni di costo diverse e al caso di costi marginali crescenti con la quantità prodotta. • I profitti delle due imprese sono dati da • P 1 = pq 1 – C 1 = [a – bq 1 – bq 2]q 1 – cq 1 • P 2 = pq 2 – C 2 = [a – bq 1 – bq 2]q 2 – cq 2

Il duopolio di Cournot (2) • Massimizzazione del profitto e determinazione dell’equilibrio • Determinazione

Il duopolio di Cournot (2) • Massimizzazione del profitto e determinazione dell’equilibrio • Determinazione delle funzioni di reazione • Derivando P 1 rispetto a q 1 e ponendo la derivata pari a 0 otteniamo l’equazione della funzione di reazione della prima impresa q 1 = (a – bq 2 – c)/2 b. Questa espressione definisce la quantità ottimale prodotta dalla prima impresa, nell’ipotesi che la seconda impresa produca q 2. • Analogamente, la funzione di reazione della seconda impresa è data da q 2 = (a – bq 1 – c)/2 b , nell’ipotesi che la prima impresa produca q 1. • Mettendo a sistema le due funzioni di reazione e risolvendo, otteniamo le quantità di equilibrio, mutuamente compatibili in termini di congetture. • Equilibrio: • q* = (a-c)/3 b (quantità prodotta dalla singola impresa) • Q* = 2 q*= 2(a-c)/3 b (quantità complessiva nell’ipotesi di equilibrio simmetrico) • p*= a – b. Q* = a – 2(a-c)/3 = (a + 2 c)/3

Il duopolio di Cournot (3) • Il prezzo di equilibrio nel caso del duopolio

Il duopolio di Cournot (3) • Il prezzo di equilibrio nel caso del duopolio simmetrico [(a+2 c)/3 b] risulta inferiore al prezzo fissato dal monopolista [(a+c)/2 b] ma inferiore rispetto alla quantità complessiva prodotta in concorrenza perfetta [c]. • La quantità complessiva prodotta in equilibrio, nel caso del duopolio simmetrico [2(a-c)/3 b] risulta superiore alla quantità prodotta in monopolio [(a-c)/2 b] ma inferiore rispetto alla quantità complessiva prodotta in concorrenza perfetta [(a-c)/b]. • Generalizzazione al caso di n produttori, per n che tende a infinito abbiamo la concorrenza perfetta, situazione in cui variando l’offerta di una singola impresa il prezzo di mercato non subisce variazioni. La concorrenza perfetta come caso limite dell’oligopolio con n che tende a infinito.

Precursori del marginalismo (1) • J. H. von Thünen (1780 – 1850): principio marginale

Precursori del marginalismo (1) • J. H. von Thünen (1780 – 1850): principio marginale applicato allo studio della produzione di grano e all’impiego di lavoro e capitale nella massimizzazione del profitto. Modello «spaziale» di coltivazione mercato cittadino al centro di un’area circolare isolata dal resto del mondo • G = G(L, K) (Funzione di produzione del grano) • G’(L) (Prodotto marginale del lavoro, decrescente all’aumentare di L, G’’(L) < 0) • Funzione di profitto dell’azienda agricola: P = p. G(L) – w. L – c(d)G(L) • p = prezzo di un quintale di grano (mercato del grano competitivo), G = quantità di grano • w = salario unitario (mercato del lavoro competitivo) • c(d) = costo per trasportare un quintale di grano dall’azienda agricola alla città, funzione della distanza d • Massimizzare i profitti rispetto a L porta alla seguente condizione di ottimo • (p – c(d))G’(L) = W (massimizzazione del profitto agricolo) • La scelta della localizzazione condiziona la scelta della tecnica, basata di fatto sul prezzo dei prodotti e su quello dei fattori produttivi

Il modello di von Thünen

Il modello di von Thünen

Precursori del marginalismo (2) • H. H. Gossen (1810 – 1858): prima legge di

Precursori del marginalismo (2) • H. H. Gossen (1810 – 1858): prima legge di Gossen (utilità marginale decrescente), seconda legge di Gossen (equilibrio del consumatore come livellamento delle utilità marginali divise per i prezzi) • A proposito della seconda legge, ricordare che l’ottimo del consumatore nel caso di scelta tra due beni A e B prevede che il consumatore combini i suoi acquisti in maniera tale da uguagliare il prezzo relativo dei due beni (Pa/Pb) al saggio marginale di sostituzione tra essi (SMS tra a e b). • Ricordando che SMS tra a e b è uguale a UMGa/UMGb, e che l’utlilità marginale diminuisce all’aumentare del consumo, l’ottimo del consumatore implica: • (Pa/Pb) = (UMGa/UMGb) cioè (UMGa/Pa) = (UMGb/Pb) • Per convicersi del legame tra questa condizione è l’ottimo del consumatore, si pensi a cosa accadrebbe in presenza di una disuguaglianza. • Se (UMGa/Pa) > (UMGb/Pb), al consumatore conviene ridurre il consumo del bene b e aumentare il consumo di a ottenendo un vantaggio netto. Se fa così UMGa diminuisce e UMGb aumenta fino a raggiungere l’equilibrio. • Se (UMGa/Pa) < (UMGb/Pb), al consumatore conviene ridurre il consumo del bene a e aumentare il consumo di b ottenendo un vantaggio netto. Se fa così UMGa aumenta e UMGb diminuisce fino a raggiungere l’equilibrio

Precursori del marginalismo (4) • Jules Dupuit (1804 -66), ingegnere impiegato presso l’amministrazione centrale

Precursori del marginalismo (4) • Jules Dupuit (1804 -66), ingegnere impiegato presso l’amministrazione centrale delle strade e dei ponti, finirà la sua carriera come city manager di Parigi. • Contributi principali all’analisi economica: utilità marginale come base della curva di domanda, utilità totale come integrale dell’utilità marginale, utilità marginale come disponibilità a pagare, anticipazione del concetto di surplus del consumatore, anticipazione della curva di Laffer. • Il problema della valutazione della profittabilità sociale di un bene pubblico (es. un ponte pedonale). Come decidere se vale la pena costruire il ponte o meno? Valutando il beneficio complessivo per i pedoni, in termini di massima disponibilità a pagare. (Area sottesa alla curva di domanda di passaggi pedonali, v. diapo successiva)

Altri precursori del marginalismo (5)

Altri precursori del marginalismo (5)

J. Bentham (1) • Filosofo e giurista inglese (1748 -1832) legato agli illuministi scozzesi

J. Bentham (1) • Filosofo e giurista inglese (1748 -1832) legato agli illuministi scozzesi e agli economisti classici (tra cui Ricardo, Malthus e James Mill di cui era amico e corrispondente), tra i fondatori dell’utilitarismo filosofico. Portatore di istanze riformiste radicali in campo politico e sociale (suffragio universale, sanità e istruzione pubblica, abolizione della pena di morte, estensione dell’uguagianza giuridica alle donne, depenalizzazione dell’omosessualità). • L’utilitarismo filosofico è una dottrina che pone come obiettivo dell’azione umana la realizzazione dell’utilità generale, intesa come «la massima felicità per il maggior numero» (edonismo etico). Bene è ciò che aumenta la felicità collettiva, male è ciò che la diminuisce. «Utilitariste sono quelle posizioni che riducono il giusto all’utile e che giustificano scelte individuali e politiche sulla base della loro utilità, cioè della loro capacità di massimizzare la felicità e il benessere individuale e collettivo» . (Facchi 2015: 136)

J. Bentham (2) • Base dell’utilitarismo è l’idea che i comportamenti umani siano motivati

J. Bentham (2) • Base dell’utilitarismo è l’idea che i comportamenti umani siano motivati dalla massimizzazione dell’utilità, o felicità, individuale, intesa come fuga dal dolore e ricerca del piacere (edonismo psicologico). • Partendo da questa idea, Bentham fornisce un contributo importante al problema di come valutare le conseguenza di una determinata azione (o insieme di azioni, comprese le azioni del Legislatore e del governo che influenzano l’allocazione delle risorse), basandosi su un «principio di utilità» . «Con principio di utilità si intende quel principio che approva o disapprova qualunque azione secondo la tendenza che essa sembra possedere ad aumentare o diminuire la felicità della parte il cui interesse è preso in considerazione, oppure, che è lo stesso in altre parole a promuovere o a ostacolare quella felicità» (Bentham citato da Facchi 2015: 136)

J. Bentham (3) • L’obiettivo del Legislatore, nella visione illuministica di Bentham, è creare

J. Bentham (3) • L’obiettivo del Legislatore, nella visione illuministica di Bentham, è creare le condizioni perché la società massimizzi la felicità di un numero massimo dei suoi componenti, indirizzando gli uomini a comportarsi in maniera giusta (utile) attraverso istituzioni appropriate. L’interesse della collettività coincide con la somma degli interessi individuali. Le utilità individuali sono confrontabili fra loro. • Lo strumento che il Legislatore può utilizzare per valutare il grado di avvicinamento a questo obiettivo prende il nome di calcolo felicifico o calcolo dei piaceri e delle pene o aritmetica morale. Il calcolo felicifico richiede: • Che i diversi piaceri e pene siano misurati su una stessa scala quantitativa monodimensionale. • Che si possano sommare i piacere (sottrarre le pene) goduti (sofferte) dai diversi compenti della collettività (ipotizzati identici l’uno all’altro per quanto riguarda la capacità di provare piacere. • L’aritmetica morale è basata su calcoli complessi, che tengono conto dei vari caratteri che determinano l’incidenza dei piacere e delle pene (intensità durata, certezza, distanza nel tempo, fecondità, purezza ed estensione intesa come numero di persone che sono toccate dagli effetti di una determinata azione.

J. S. Mill (cenni) • Economista e filosofo inglese (1806 – 1873). Allievo di

J. S. Mill (cenni) • Economista e filosofo inglese (1806 – 1873). Allievo di Bentham, sostenitore di una concezione progressista del liberismo, sostenitore della democrazia, dell’emancipazione delle donne, ultimo dei classici e autore «classico» a sua volta. • Contributi importanti nel campo del metodo scientifico, commercio internazionale (determinazione delle ragioni di scambio e teoria dei prezzi basata su un’idea di equilibrio tra domanda e offerta), teoria dei salari e del mercato del lavoro (teoria del fondo salari e suo successivo abbandono – recantation), adesione critica alla legge di Say, teoria dello sviluppo e dello stato stazionario. • Non parliamo di nessuno di questi contributi ma – seguendo Roncaglia (2001) Cap. 10 – ci soffermiamo brevemente sul tema dell’utilitarismo.

L’utilitarismo di J. S. Mill • Per Mill, va bene valutare le azioni umane

L’utilitarismo di J. S. Mill • Per Mill, va bene valutare le azioni umane sulla base delle loro conseguenze positive e negative, non va bene ridurre la valutazione di quelle conseguenza alla quantificazione monodimensionale di piaceri e pene (come fa Bentham). • Complessità dei fattori che determinano le scelte umane, misto di sentimenti e ragione, influenzate dalle consuetudini, dal grado di educazione, dall’influenza dell’opinione pubblica, multilateralità delle scelte umane • Somiglianza con Smith e l’illuminismo scozzese (che influenza anche Bentham): • Adesione all’idea di spettatore imparziale, che giudica le azioni e i comportamenti umani (compresi i propri) in maniera disinteressata e benevola. • Adesione all’idea dell’uomo come «animale sociale» , che deve tenere conto degli effetti delle proprie azioni sugli altri e dello sguardo della società sulle sue azioni.

W. S. Jevons (1835 – 1882) • Infanzia e adolescenza: dalla prosperità dell’infanzie alle

W. S. Jevons (1835 – 1882) • Infanzia e adolescenza: dalla prosperità dell’infanzie alle difficoltà economiche della giovinezza (fallimento dell’azienda di famiglia dovuto alla crisi commerciale del ferro e allo scoppio della bolla delle ferrovie). Studi di matematica, biologia, chimica, metallurgia. • Esperienza australiana (impero britannico) e progetti per lo studio sistematico dell’uomo e della società (da affrontare con metodo scientifico, fiducia nei dati e nelle statistiche). • Ritorno in Gran Bretagna e nuova carriera: dagli esordi difficili al riconoscimento definitivo, seguendo la strada di una professionalizzazione dell’economia. • Theory of political economy (polemica verso le tesi ricardiane) e tentativo di fondare l’economia sul calcolo dei piaceri e delle pene (confronto con l’utilitarismo di Bentham che ammette i confronti interpersonali di utilità al contrario di Jevons). • Saggio biografico di Keynes per saperne di più.

La questione del carbone • The coal question, 1865, i limiti dello sviluppo dell’Inghilterra

La questione del carbone • The coal question, 1865, i limiti dello sviluppo dell’Inghilterra dopo che ne aveva già parlato Malthus, è il libro di economia applicata che fonda la reputazione accademica di Jevons e porta il suo nome all’attenzione dell’accademia e della politica. • Previsione della fine del predominio economico inglese a causa dell’esaurimento delle riserve di carbone a buon mercato (estensione dell’argomento malthusiano dal grano al carbone). • Attualità del pensiero di Jevons sul tema dei limiti dello sviluppo che derivano dalla limitatezza di alcune risorse naturali (ieri il carbone, oggi il petrolio, domani l’acqua potabile? ) a fronte di una domanda crescente con i consumi e la popolazione. • Tema «classico» . Ci può essere sviluppo economico senza fine?

Studi sul ciclo economico • «Jevons fu il primo economista teorico a studiare il

Studi sul ciclo economico • «Jevons fu il primo economista teorico a studiare il proprio materiale con l’occhio vigile e l’immaginazione fertile e controllata del naturalista. » (Keynes su Jevons) • Studi giovanili sul clima dell’Australia e della Nuova Zelanda. Dagli studi empirici sulla meteorologia a quelli sul ciclo economico. • Studi sulle fluttuazioni stagionali dell’attività economica, sull’andamento secolare del prezzo dell’oro, sui movimenti ciclici dell’economia, sul prezzo del grano. • La teoria delle macchie solari come esempio dell’approccio induttivo di Jevon allo studio delle fluttuazioni economiche.

Teoria dell’economia politica (1) • Jevons sviluppa una teoria economica basata su: • Idea

Teoria dell’economia politica (1) • Jevons sviluppa una teoria economica basata su: • Idea che il valore d’uso attribuito dagli individui ai beni possa esprimersi attraverso una funzione di utilità continua e differenziabile. • Matematizzazione dell’economia. • Utilità marginale decrescente come concetto fondamentale. • Esclusione dei confronti interpersonali di utilità (punto critico). • Utilità come relazione astratta tra oggetto e individuo, rappresentabile in termini matematici, e differenziabile così da ottenere il grado finale di utilità (oggi lo chiameremmo utilità marginale). • Il problema della misurabilità dell’utilità (scienza è misura di fenomeni osservabili contro la tradizione inglese di Mill e la fiducia nell’introspezione).

L’economia come scienza matematica (1) • "È chiaro che l'economia, per essere una scienza,

L’economia come scienza matematica (1) • "È chiaro che l'economia, per essere una scienza, deve essere una scienza matematica. . . la nostra teoria deve essere matematica, semplicemente perché si occupa di quantità". • Quali quantità? • Il piacere e il dolore devono essere quantificati e considerati come grandezze unidimensionali, misurabili lungo un’unica scala. • Quantità di piacere = intensità X durata; variabile continua in modo che il calcolo differenziale possa essere applicato per determinare il "grado di utilità finale", cioè l'utilità marginale.

L’economia come scienza matematica (2) • Theory of political economy (1871) in polemica verso

L’economia come scienza matematica (2) • Theory of political economy (1871) in polemica verso le tesi ricardiane (criticato perciò da J. S. Mill e da Marshall; approvato da Walras) «[…] ho tentato di trattare l’economia come un calcolo del piacere e della pena; ho altresì abbozzato, quasi senza far alcun conto delle precedenti opinioni altrui, la forma che in definitiva la scienza, a mio avviso, deve assumere. Da tempo ritengo che, giacché in ogni sua parte tratta di quantità, dev’essere di fatto una scienza matematica anche se della matematica non adottasse il linguaggio. Mi sono adoperato a pervenire ad accurate nozioni quantitative in tema di Utilità, Valore, Lavoro, Capitale ecc. [. . ] La Teoria dell’Economia così trattata presenta una stretta analogia con la scienza della Meccanica Statica; le leggi dello Scambio appaiono simili alle Leggi di equilibrio di una leva…. . » (dall’Introduzione, cit. in Ingrao e Ranchetti, 1996, pag. 239)

Teoria dell’economia politica (2) • Jevons sviluppa la sua teoria dello scambio e del

Teoria dell’economia politica (2) • Jevons sviluppa la sua teoria dello scambio e del mercato a partire dal concetto di utilità marginale decrescente (concetto fondante). Jevons ipotizza che l’utilità marginale diminuisca all’aumentare della quantità consumata e che questo sia la base della domanda di merci. L’utilità marginale deve essere decrescente altrimenti non si raggiunge l’equilibrio • ATTENZIONE: oggi U(X) → U’ (X) • Per Jevons (e Menger e Walras ) U’(X) → U(X) , cioè il punto di partenza è l’utilità marginale decrescente e da questa si ricava l’utilità totale. • Dalla domanda di merci deriva la produzione (produzione al servizio del consumo), che a sua volta porta alla domanda di lavoro (rifiuto della teoria del valore lavoro ma riconoscimento che il lavoro influenza l’offerta e quindi l’utilità). • Equilibrio dello scambio (prezzo relativo di due merci = reciproco del rapporto fra le utilità marginali, come nella seconda legge di Gossen).

Utilità marginale decrescente? • "Uno dei principi fondamentali dell'economia neoclassica si fondava su un'ipotesi

Utilità marginale decrescente? • "Uno dei principi fondamentali dell'economia neoclassica si fondava su un'ipotesi di fenomeni che oggi sono considerati come appartenenti al dominio della psicologia più che all'economia" (Bruni e Sugden 2007, p. 150). • La diminuzione dell'utilità marginale è stata concepita come un caso particolare di una legge generale della psicologia: la diminuzione della sensibilità agli stimoli sensoriali. All'aumentare della quantità di ogni stimolo, l'incremento delle sensazioni prodotte da ogni incremento di stimolo diminuisce • Contemporaneamente allo sviluppo dell'economia neoclassica, l'ipotesi della diminuzione della sensibilità è stata formulata e testata da persone che oggi sono considerate come fondatrici della psicologia scientifica.

L’utilità può essere MISURATA? Jevons affronta la questione. Quattro risposte: 1. Non è misurabile

L’utilità può essere MISURATA? Jevons affronta la questione. Quattro risposte: 1. Non è misurabile ora, ma potrebbe esserlo in futuro 2. Non è l'utilità totale, ma l'utilità marginale che conta e quella può essere misurata in linea di principio. 3. La misurazione non è necessaria in quanto gli individui possono confrontare direttamente il piacere e decidere quale è maggiore (v. dopo Pareto). 4. L'utilità marginale può essere misurata in base al denaro che l'individuo è disposto a pagare per un'unità aggiuntiva. Questo vale per le spese che sono piccole relativamente alla propria ricchezza (si presume che l'utilità del denaro sia costante).

Teoria dell’economia politica (3) • Jevons esclude la possibilità di confronti interpersonali di utilità

Teoria dell’economia politica (3) • Jevons esclude la possibilità di confronti interpersonali di utilità (contro Bentham e in maniera simile a quanto farà Pareto) e l’interdipendenza delle preferenze e con essa la possibilità di valutare eticamente un’azione sulla base dei suoi effetti sulla società. • Ogni individuo può giudicare solamente ciò che è buono o cattivo per sé. Questo apre la strada per l’homo oeconomicus come protagonista assoluto della scienza economica (e ci allontana dalla prospettiva classica) • L’economia come scienza dell’utilità individuale da massimizzare e come teoria della scelta razionale (allontanamento dall’impostazione classica come scienza dell’economia all’interno della società)

Il mercato secondo Jevons • Il mercato come luogo dove s’intrecciano rapporti di scambio

Il mercato secondo Jevons • Il mercato come luogo dove s’intrecciano rapporti di scambio bilaterali e multilaterali (trading bodies, salto logico dall’individuo al mercato) in condizioni di trasparenza cioè di conoscenza diffusa delle condizioni di domanda e di offerta, insieme a omogeneità e divisibilità della merce, libertà di accesso agli scambi (come per i classici). • Legge d’indifferenza del prezzo in un mercato: «non può esservi che un solo prezzo per una stessa merce» . • Per il singolo il valore di scambio coincide da un lato con l’utilità marginale di ciò che si acquisisce, dall’altro con la disutilità marginale del lavoro necessario per procurarsi il bene in questione. • Lo scambio come proiezioni di un comportamento razionale (massimizzazione dell’utilità tenendo conto del costo da sostenere per acquisire il bene) più che di una tendenza umana naturale allo scambio e al baratto in un contesto sociale (com’era per Smith e gli economisti classici).

Il concetto di margine • Nell’analizzare il comportamento dei consumatori e delle imprese, gli

Il concetto di margine • Nell’analizzare il comportamento dei consumatori e delle imprese, gli economisti marginalisti, da Jevons in poi, utilizzano ragionamenti ipotetici di tipo controfattuale: • Di quanto varia la produzione aumentando di x l’impiego del fattore produttivo A, a parità del resto? (produttività marginale). • Di quanto varia l’utilità (a livello del singolo consumatore o a livello aggregato) aumentando di x il consumo del bene B, a parità del resto? (utilità marginale). • Simmetria fra i due concetti. I marginalisti concepiscono produzione e del consumo in maniera analoga. Le stesse leggi prevalgono in entrambi i settori. • Scelta razionale come bilanciamento, al margine, tra utilità (piacere) e costo (pena). • L'idea guida deriva dal principio classico della diminuzione intensiva dei rendimenti. Se si impiega sempre più lavoro su un dato pezzo di terra, allora da un certo punto in poi ogni unità incrementale di lavoro porterà ad un aumento sempre più piccolo della produzione, fino a quando l'aumento diventa uguale a zero (e poi negativo). I marginalisti applicano lo stesso principio vale per TUTTI i fattori di produzione e per il consumo.

Il modo di ragionare dei marginalisti • Da qui l'attenzione si è concentrata sul

Il modo di ragionare dei marginalisti • Da qui l'attenzione si è concentrata sul confronto tra una data situazione e un'ipotetica situazione alternativa. L’alternativa è costruita dal teorico, che si comporta come uno sperimentatore impegnato a contemplare gli effetti di ipotetiche perturbazioni. . • Gli economisti marginalisti hanno cercato di analizzare il sistema economico NON così com'era (come invece fanno gli economisti classici, pur non rinunciando a formulare teorie su di essi). • I marginalisti cercano di capire le proprietà del sistema economico e dei fenomeni legati a produzione, distribuzione, scambio e consumo, confrontando il sistema economico esistente in un certo momento con un sistema alternativo, concepito teoricamente, e costruito per essere «adiacente» al sistema di partenza.

Fonti • Facchi A. (2015), «L’utilitarismo di Bentham» , in U. Eco e R.

Fonti • Facchi A. (2015), «L’utilitarismo di Bentham» , in U. Eco e R. Fedriga (a cura di) La Filosofia e le sue storie. L’età contemporanea, Laterza, Bari. • Ingrao B. , Ranchetti F. (1996), Mercato nel pensiero economico, Hoepli, Milano • Roncaglia A. (2001), La ricchezza delle idee, Laterza, Bari • Sandmo A. (2011), Economics Evolving, Princeton University Press, Princeton.