Il distretto del ben vivere Riferimenti normativi L
Il “distretto del ben vivere” Riferimenti normativi: L. R. 9 giugno 2015, n. 14 Nuova disciplina per l'istituzione dei distretti rurali della Regione Abruzzo e modifica alla legge regionale 3 marzo 1988, n. 25 (Norme in materia di usi civici e gestione delle terre civiche - Esercizio delle funzioni amministrative).
Art. 2 (Definizione) 1. I distretti rurali sono sistemi locali caratterizzati da identità storiche e territoriali omogenee, derivanti dall'integrazione tra attività agricole ed altre attività locali (agriturismo, turismo rurale, artigianato, valori legati all'ambiente e alla tradizione contadina, attività turistico-culturali), nonché dalla produzione di beni e servizi di particolare specificità, coerenti con storia e vocazioni naturali del territorio. • Art. 3 (Finalità) 1. La Regione Abruzzo, al fine di promuovere i distretti rurali, interviene con politiche finalizzate a: a) favorire i processi di riorganizzazione interna del distretto, rafforzando e consolidando il coordinamento e le relazioni tra le imprese; b) rendere coerenti le strutture produttive esistenti e le infrastrutture di servizio alle necessità economiche ambientali e territoriali; c) migliorare la qualità di conformità dei processi e delle aziende; d) promuovere la sicurezza degli alimenti; e) sostenere la presenza sui mercati nazionali ed internazionali delle imprese; f) valorizzare la produzione agricola; g) migliorare la qualità territoriale, ambientale e paesaggistica dello spazio rurale; h) contribuire al mantenimento e alla crescita dell'occupazione; i) valorizzare ed incrementare la filiera foresta-legno e la filiera agro-energia con il relativo mercato delle biomasse. 2. La Regione Abruzzo realizza le finalità previste dalla presente legge con il coinvolgimento delle Istituzioni e dei soggetti operanti sul territorio del distretto, anche con l'utilizzo di strumenti di programmazione negoziata. • • • • Cos’è un distretto
PRINCIPI LEADER E DISTRETTO RURALE. • • • Il regolamento UE recante disposizioni comuni (N. 1303/2013) specifica che lo sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD) è attuato attraverso strategie territoriali di sviluppo locale integrate e multi-settoriali. Questa caratteristica, introdotta nelle successive generazioni di LEADER, differenzia questo approccio dalle tradizionali politiche agricole settoriali definite dall’alto. Come si evince dall’acronimo, LEADER mira a creare un “collegamento tra le azioni di sviluppo dell’economia rurale”. I partenariati e le strategie di sviluppo locale (SSL), pertanto, sono finalizzati a potenziare le sinergie tra settori locali per sfruttarne i potenziali effetti moltiplicatori. Così facendo esplorano e trattano i bisogni e le opportunità del territorio in modo integrato, al fine di conseguire gli obiettivi comuni prefissati. Le azioni e i progetti previsti dalle strategie locali dovrebbero pertanto essere collegati e coordinati tra loro in un’ottica globale e coerente. Tuttavia, “integrato” non significa omnicomprensivo: le strategie non devono cercare di affrontare tutti gli aspetti contemporaneamente, né attribuire lo stesso peso a ognuno di essi, in quanto vi sono elementi che esulano dall’ambito locale. Nell’ambito della loro strategia di sviluppo locale integrata, i GAL dovrebbero operare delle scelte, concentrando il sostegno su obiettivi ed azioni, già presenti sul territorio, che generino valore aggiunto e garantiscano le maggiori probabilità di contribuire ad innescare i cambiamenti auspicati.
• • • La creazione di reti è un aspetto cardine dell’essenza stessa di LEADER e del suo funzionamento. Il GAL è una rete di partner locali che promuove, con la propria strategia e le proprie attività, collegamenti e sinergie tra attori locali ed altre figure all’interno del sistema di sviluppo del territorio. Nell’ambito di LEADER, i vantaggi del collegamento in rete vanno ben oltre questa dimensione territoriale: le reti locali, nazionali e internazionali sono diventate sempre più importanti nel connettere persone, luoghi e azioni in ambito rurale. Con l’avvento delle reti CLLD, che hanno coinvolto zone non rurali estendendo così il loro raggio d’azione, si aprono nuove possibilità. Le reti riuniscono i diversi soggetti coinvolti al fine di condividere e diffondere conoscenze, esperienze, innovazioni, idee e informazioni; sviluppare il sostegno tra pari; ovviare ai problemi di isolamento e potenziare le capacità. Le reti svolgono un importante ruolo nell’incentivare e sostenere la cooperazione. La ricerca dell'innovazione rimane uno degli aspetti più entusiasmanti, innovativi e, al contempo, impegnativi dell'approccio LEADER. La ricerca e la promozione di soluzioni nuove e innovative per ovviare ai problemi locali o per cogliere le opportunità esistenti sono state fin dall'inizio un elemento centrale di LEADER. L'innovazione riguarda ciò che viene fatto, le tipologie di attività sostenute, i prodotti o i servizi sviluppati ecc. , ma si riferisce anche e soprattutto al modo di fare le cose. Inizialmente, infatti, la principale innovazione era l'approccio LEADER in sé.
Tutto questo si riepiloga nel contratto di distretto che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo territoriale, la coesione e l'inclusione sociale, favorire l'integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale, garantire la qualità di servizi e prodotti, diminuendo al tempo stesso l'impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco, salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale, attraverso le attività agricole, agroalimentari, artigianali e i servizi turistici e alla persona. Il contratto di distretto deve quindi anche favorire processi di riorganizzazione delle relazioni fra i diversi soggetti delle filiere operanti nel territorio del distretto, al fine di promuove e favorire l'integrazione fra i diversi soggetti delle filiere operanti nel territorio di distretto, al fine di promuovere la collaborazione e l'integrazione fra i soggetti delle filiere, stimolare la creazione di migliori relazioni di mercato e garantire prioritariamente relazioni positive sulle produzioni e le attività locali. • •
1 Animazione territoriale e definizione dell’ambito di intervento definizione del Comitato promotore - attività di coordinamento Sottoscrizione del Protocollo di Intesa in cui il Gal rappresenta il soggetto referente e coordinatore per lo svolgimento delle attività organizzative 2 attuazione delle azioni contemplate nel protocollo qui sintetizzate: • avviare processi di coesione tra i diversi settori produttivi del distretto ( Imprenditori agricoli singoli o associati, reti di impresa, EE. LL. , società di servizi, OO. PP. , Consorzi, mercati, ASL, ecc. ); • riorganizzare le filiere produttive, per una migliore competitività, anche creando sinergia con altre azioni del PSR o risorse finanziarie diverse da Leader; • favorire l' occupazione anche attraverso azioni di condivisioni di conoscenze ed il ricorso all'innovazione anche tecnologica; • stimolare il miglioramento delle filiere produttive e delle infrastrutture di servizio ; disciplinari, linee guida per la tutela delle produzioni tradizionali e non, delle reti e della multifunzionalità. • sviluppo di relazioni economiche fra i soggetti del distretto in chiave intersettoriale; • favorire l'efficienza energetica per migliorare la sostenibilità ambientale Costituzione di gruppi di lavoro e tavoli tecnici analisi delle filiere 3 Presentazione dei risultati del progetto per il riconoscimento del Distretto alla Giunta Regionale linee guida flessibilità nuove relazioni economiche fra i soggetti del distretto; riconoscimento del Distretto 4 Monitoraggio e diffusione dei risultati Diffusione dei risultati e collegamento con la struttura operativa del GAL per monitoraggio e rendicontazione. Fasi ed attività per la costituzione del distretto
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