Il controllo sociale Dopo aver definito le condizioni

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Il controllo sociale • Dopo aver definito le condizioni di un’esperienza di qualità superiore,

Il controllo sociale • Dopo aver definito le condizioni di un’esperienza di qualità superiore, Dewey esamina alcuni problemi, primo fra tutti quello della libertà individuale e del controllo sociale • In tutte le situazioni umane il cittadino medio è soggetto al controllo sociale, ma nella maggior parte dei casi non lo vede come restrizione della libertà personale • I ragazzi nei loro giochi esercitano e richiedono il controllo sociale. Non si oppongono alle regole, ma alla violazione di esse • Quando partecipano ad una competizione non sentono di dover sottostare alla volontà di qualcuno. Ciò avviene solo se vi è un’ingiustizia, o se qualcuno vuole imporre la sua volontà personale Donatella Cesareni

Il controllo sociale • Anche nella famiglia che funziona bene l’ordine non è imposto

Il controllo sociale • Anche nella famiglia che funziona bene l’ordine non è imposto dall’esterno, non è la volontà del singolo, ma lo spirito che muove l’intero gruppo • Il controllo delle azioni del singolo è fatto dall’intera situazione nella quale gli individui sono parte attiva • In una scuola ben ordinata il controllo dell’individuo è uno degli elementi della situazione stessa, e l’insegnante deve ridurre al minimo le occasioni in cui esercitare un’autorità; inoltre quando lo fa non deve essere in nome di un potere personale ma in nome dell’interesse del gruppo. • Gli studenti sanno infatti ben riconoscere un’azione motivata dal potere personale (sentita come sopruso) da un’azione che è giusta perché suggerita dall’interesse di tutti. Donatella Cesareni

Il controllo sociale • Nella scuola tradizionale l’ordine è dato dall’acquiescenza alla volontà dell’adulto;

Il controllo sociale • Nella scuola tradizionale l’ordine è dato dall’acquiescenza alla volontà dell’adulto; è nelle mani dell’insegnante anziché nella partecipazione collettiva al lavoro • Nelle scuole nuove la fonte principale del controllo sociale “si trova nella natura stessa del lavoro, inteso come impresa sociale in cui tutti gli individui hanno modo di prender parte e di cui si sentono responsabili”. • I ragazzi sono per natura socievoli, ma l’insegnante deve predisporre attività che portino ad un’organizzazione sociale in cui ogni individuo può portare il suo contributo e nella quale il controllo è dato dall’attività stessa cui tutti partecipano Donatella Cesareni 3

Il controllo sociale • Ciò non vuol dire che tutto “filerà liscio”. Ci sono

Il controllo sociale • Ciò non vuol dire che tutto “filerà liscio”. Ci sono ragazzi che hanno avuto esperienze negative e quindi problematici o perché non partecipano o perché sono turbolenti. L’insegnante deve regolarsi con loro caso per caso. • Il controllo quindi è interno alla natura stessa del lavoro scolastico quando esso è svolto come un’impresa collettiva; l’insegnante è parte attiva del gruppo, è parte dell’impresa come membro più anziano del gruppo, con responsabilità specifica • Altro tema è quello delle convenzioni sociali. Non devono essere rigide e statiche, ma non sono da rigettare in toto, perché sono forme che la società si dà per regolare e rendere gradevoli le relazioni sociali (garbatezza, cortesia). Rigettare la mera formalità non significa rinunciare ad ogni elemento formale, che aiuta il reciproco adattamento Donatella Cesareni 4

La natura della libertà • Dewey vuole chiarire cosa si intende parlando di libertà

La natura della libertà • Dewey vuole chiarire cosa si intende parlando di libertà • E’ un errore identificarla con la libertà di movimento, • La libertà è “libertà dell’intelligenza, libertà di osservare e giudicare” • La maggiore libertà fisica è un mezzo e non un fine: la limitazione dell’attività data dalle scuole tradizionali impediva di fatto ai ragazzi di mostrare la propria natura (costretti ad una uniformità innaturale) e impediva agli insegnanti di conoscerli e quindi di adattare a loro i materiali e i metodi. L’immobilità fisica accentua la passività. • La libertà di movimento è importante come mezzo per mantenere la normale salute fisica e mentale (antica Grecia) Donatella Cesareni 5

La natura della libertà • Si deve però coltivare la capacità di inibire in

La natura della libertà • Si deve però coltivare la capacità di inibire in qualche modo il desiderio di movimento come semplice impulso. • Una cosa è l’imposizione dall’alto che costringe a star fermi e seduti, l’altra il sentire la necessità di fermarsi per compiere qualcosa: l’autocontrollo • Non basta togliere il controllo esterno perché si eserciti l’autocontrollo, si può cadere nel capriccio e nella stravaganza, che è il contrario della libertà, perché l’individuo non è libero ma diretto da forze che non riesce a dominare Donatella Cesareni 6

Il significato del proposito • Come può l’educatore educare il giovane alla padronanza di

Il significato del proposito • Come può l’educatore educare il giovane alla padronanza di sé? Padronanza che genera libertà, perché la dipendenza dai propri impulsi rende l’uomo non libero tanto quanto la dipendenza dalla volontà altrui. • E’ centrale in questo la nozione di proposito “Non c’è nell’educazione progressiva nessun punto più significativo dell’accento posto sull’importanza della partecipazione dell’educando alla formazione di progetti che dirigono le sue attività nel processo dell’apprendere” • Il proposito è la visione di un fine, ed è un’attività complessa che prevede l’osservazione delle condizioni esterne, la ricerca di altre informazioni e il giudizio (il comprendere il significato) Donatella Cesareni 7

Il significato del proposito • Il proposito si distingue quindi nettamente dal desiderio e

Il significato del proposito • Il proposito si distingue quindi nettamente dal desiderio e dall’impulso • Problema fondamentale dell’educazione è far sì che l’azione non segua direttamente il desiderio, ma sia preceduta dall’osservazione e dal giudizio. • E’ sbagliato identificare la libertà con l’esecuzione immediata di impulsi e desideri. Il proposito implica un piano di azione • I desideri sono le spinte iniziali dell’azione, e devono essere tenuti in conto, ma non bisogna identificarli con i propositi Donatella Cesareni 8

Il significato del proposito • In un piano educativo l’esistenza di un desiderio o

Il significato del proposito • In un piano educativo l’esistenza di un desiderio o di un impulso non è lo scopo finale, ma un’occasione per formare il proposito. • L’insegnante deve vigilare perché l’occasione venga colta e indirizzare gli alunni alla ricerca di altre informazioni, e al giudizio. Ciò non significa limitare la loro libertà, ma porre le condizioni per l’esercizio della libertà. • L’insegnante non deve rinunciare al suo ruolo di guida, non deve imporre la sua volontà, ma fare in modo che il piano sia un’impresa cooperativa e non un’imposizione. Donatella Cesareni 9

Organizzazione progressiva della materia di studio • Primo passo fondamentale è partire dall’esperienza che

Organizzazione progressiva della materia di studio • Primo passo fondamentale è partire dall’esperienza che i ragazzi già possiedono • Poi si tratta di far assumere a ciò che è stato sperimentato “una forma piena e ricca, che gradualmente si avvicini alla forma in cui la materia del sapere si presenta ad una persona competente e matura”. Si tratta quindi di predisporre le esperienze in modo che si volgano verso l’espansione e l’organizzazione del sapere Donatella Cesareni 10

Organizzazione progressiva della materia di studio • Nella scuola tradizionale gli argomenti erano scelti

Organizzazione progressiva della materia di studio • Nella scuola tradizionale gli argomenti erano scelti e ordinati secondo una regola adulta, pensando a cosa sarebbe stato utile nel futuro, senza organizzare il materiale tenendo conto dell’esperienza attuale dei ragazzi. Tutto aveva a che fare con il passato, con ciò che gli uomini avevano fino a quel momento costruito • Pericolo della scuola nuova è rigettare il passato. Ma solo ciò che è stato compiuto nel passato ci offre i mezzi per comprendere il presente. • Gli obiettivi dell’apprendere sono nel futuro, e i suoi immediati materiali sono nell’esperienza presente, ma l’esperienza presente deve allungarsi, per così dire all’indietro, comprendendo il passato Donatella Cesareni 11

Organizzazione progressiva della materia di studio • Problema delle scuole nuove è stato poi

Organizzazione progressiva della materia di studio • Problema delle scuole nuove è stato poi la scelta e l’organizzazione del materiale di studio. • Se è giusto distaccarsi dall’aridità e non omogeneità del materiale che costituiva il nucleo della vecchia educazione, non si può non riconoscere come fondamentale il problema della scelta e dell’organizzazione della materia di studio • Le materie sono ambiti in cui si organizzano le esperienze Donatella Cesareni 12

Organizzazione progressiva della materia di studio • L’esperienza deve costituire la fonte dei problemi,

Organizzazione progressiva della materia di studio • L’esperienza deve costituire la fonte dei problemi, perché i problemi sono lo stimolo per pensare • L’insegnante deve far sì che il problema non sia posto dal di fuori ma nasca nell’esperienza presente e che sia in grado di stimolare il ragazzo a ricercare attivamente informazioni e produrre nuove idee, per suscitare nuove esperienze e nuovi problemi, in una spirale ricorsiva. • L’utilizzo nella scuola del metodo scientifico è ciò che permette, attraverso l’osservazione diretta e la sperimentazione, di arrivare all’organizzazione progressiva della materia di studio Donatella Cesareni 13

Organizzazione progressiva della materia di studio • L’educatore non può partire dalla conoscenza già

Organizzazione progressiva della materia di studio • L’educatore non può partire dalla conoscenza già organizzata per distribuirla in pillole, ma è comunque necessario che favorisca nei suoi alunni un processo attivo di organizzazione di fatti ed idee • L’organizzazione non è un principio estraneo all’esperienza. • Non si deve partire dall’organizzazione del sapere adulto, ma questo è un fine cui tendere partendo dall’esperienza stessa, attraverso il metodo sperimentale • “le esperienze per essere educative devono sfociare in un mondo che si espande in un programma di studio, programma di fatti, di notizie, di idee” Donatella Cesareni 14

L’esperienza mezzo e fine dell’educazione • Dewey afferma che anche i conservatori sono insoddisfatti

L’esperienza mezzo e fine dell’educazione • Dewey afferma che anche i conservatori sono insoddisfatti della situazione presente dell’educazione. • Il sistema educativo deve prendere una via: o retrocedere ai principi intellettuali e morali di un’età prescientifica o avanzare verso l’utilizzazione sempre maggiore dei metodi scientifici per promuovere l’esperienza di qualità • La nuova educazione è più difficile da applicare dell’educazione tradizionale • Ma ciò che conta non è la contrapposizione fra educazione vecchie e nuova, ma “che cosa si deve fare perché il nostro fare meriti il nome di educazione” Donatella Cesareni 15