Il bacio di Klimt Riferimenti artisticoletterari in una
«Il bacio di Klimt» Riferimenti artistico-letterari in una hit estiva
IL BACIO DI KLIMT Dimmi cosa sei venuta a fare Se vuoi restare oppure andare via Ma quanto pesa la malinconia Ma quanto costa dire una bugia E parlavamo dei tuoi esami all'università Tu che eri come colore e forme per Cézanne Anche se adesso fuori è buio un giorno smetterà Con te diventava sole anche una lucciola Siamo sentimento, ho un presentimento Che il passato esiste, ma il futuro è incerto Mentre perdi le parole, cerchi gocce dentro il mare Come piogge di ricordi che non passerà Cerchi dentro i tuoi sospiri Ti senti sempre più sola, bere assenzio Come fossi un quadro di Degas Dimmi cosa sei venuta a fare Se vuoi restare oppure andare via Di tutte quelle che ho incontrato, tu sei l'unica Ma quanto pesa la malinconia Ma quanto costa dire una bugia Che senza fare nulla mi ha rubato l'anima Se vuoi tenerla bene, ma un giorno riportala Come un dipinto nella notte ti verrò a cercare Ti prego non farle del male, custodiscila Per te giuro ho sceso forse un milione di scale Afferrami la mano prima di cadere Dimmi cosa sei venuta a fare Tutti i girasoli adesso son fiori del male Se vuoi restare oppure andare via Ma quanto pesa la malinconia Ci siamo persi per riprenderci Ma quanto costa dire una bugia Ci siamo scelti per non sceglierci Come un dipinto nella notte ti verrò a cercare Ma anche tra mille anni sarò ancora qui Per te giuro ho sceso forse un milione di scale Siamo eterni come il bacio di Klimt Afferrami la mano prima di cadere Dimmi cosa sei venuta a fare Tutti i girasoli adesso son fiori del male Se vuoi restare oppure andare via Ma quanto pesa la malinconia Se vuoi da bere, ti offro un drink Ma quanto costa dire una bugia Rompi un bicchiere, sembrava un film Tu vino bianco, io niente alcool Come un dipinto nella notte ti verrò a cercare Cambi discorso, parliamo d'altro Per te giuro ho sceso forse un milione di scale Afferrami la mano prima di cadere Dimmi che ore sono dai Tutti i girasoli adesso son fiori del male dimmi che ora siamo noi Siamo un'ora indietro, sai
La canzone «Il bacio di Klimt» è stata una delle hit dell’estate 2020. In essa l’autore, Emanuele Aloia, affronta il tema della solitudine e del dolore che si avverte nel vivere distante da qualcuno, soprattutto quando si provano sentimenti forti. Per esprimere questo concetto si serve di molti riferimenti al mondo dell’arte e della letteratura, non solo italiana.
Il testo parla di sentimenti e descrive un amore puro, ma travolgente, un amore ‘unico’ e che ‘ruba l’anima’. La potenza del sentimento viene celebrata tramite ricorrenti richiami all’arte per sottolineare che, come un’opera d’arte, anche l’’amore trasmette emozioni profonde ed intense e, se vero, può durare in eterno. Dall’altra parte, però, si percepisce chiaramente il timore che questo amore possa finire: tra le strofe, infatti, più volte si ripete il verso ‘se vuoi restare oppure andare via‘. Il senso della canzone si rivela proprio in queste parole. Il cantautore, infatti, è consapevole che il sentimento, tanto forte quanto precario, non sempre dura in eterno, l’arte sì. Il cantante esprime il timore di essere abbandonato, di ritrovarsi solo, sommerso dai propri ricordi, privato della compagna. Per il protagonista della canzone le emozioni percepite in amore sono ‘piogge di ricordi che non passerà’, emozioni che resteranno eternamente vivide nella memoria poiché per la ragazza amata ‘anche tra mille anni sarà ancora qui’. La fine dell’amore significherebbe cadere in uno stato di solitudine, fermarsi nel passato, restare soffocati dai ricordi di un sentimento così intenso (Siamo sentimento, ho un presentimento che il passato esiste, ma il futuro è incerto) La solitudine è la tematica sulla quale l’autore insiste maggiormente e lo fa attraverso il riferimento a Montale. Dopo anni trascorsi fianco a fianco, superando i ‘gradini’ della vita insieme, dopo la morte della moglie, Montale si trova in totale solitudine e percepisce ‘il vuoto ad ogni gradino’. Il protagonista della canzone avverte la medesima sensazione di smarrimento del Poeta. Entrambi si vedono ora costretti a proseguire da soli, facendo affidamento esclusivamente sulle proprie forze. Senza la donna amata al proprio fianco il rischio di cadere è maggiore, per questo nel testo della canzone compare il verso ‘afferrami la mano prima di cadere’. Nonostante ciò, ‘Siamo eterni come il Bacio di Klimt’ è il verso con cui Emanuele Aloia si augura l’immortalità del sentimento, esattamente come le forme e i colori di un dipinto, fissati sulla tela, hanno il privilegio di essere apprezzati in eterno.
Cominciamo ad analizzare il testo partendo dalla prima strofa Dimmi cosa sei venuta a fare Se vuoi restare oppure andare via Ma quanto pesa la malinconia Ma quanto costa dire una bugia E parlavamo dei tuoi esami all’università Tu che eri come colore e forme per Cézanne Anche se adesso fuori è buio un giorno smetterà Con te diventava sole anche una lucciola
I richiami maggiori all’arte e alla letteratura si possono trovare nel ritornello della canzone Dimmi cosa sei venuta a fare Se vuoi restare oppure andare via Ma quanto pesa la malinconia Ma quanto costa dire una bugia Come un dipinto nella notte ti verrò a cercare Per te giuro ho sceso forse un milione di scale Afferrami la mano prima di cadere Tutti i girasoli adesso son fiori del male
Altri riferimenti all’arte e alla letteratura francese si possono rintracciare in questi versi Mentre perdi le parole cerchi gocce dentro il mare Come pioggia di ricordi che non passerà Cerchi dentro i tuoi sospiri Ti senti sempre più sola, a bere assenzio Come fossi un quadro di Degas
Infine, nell’ultima strofa, troviamo un rimando al titolo ed un nuovo riferimento artistico Ci siamo persi per riprenderci Ci siamo scelti per non sceglierci Ma anche tra mille anni sarò ancora qui Siamo eterni come il bacio di Klimt
Paul Cézanne (Aix-en-Provence 1839 -1906) è stato un pittore francese, considerato uno dei più grandi artisti del XIX secolo. È di origini italiane. La sua famiglia proveniva infatti dal Piemonte e aveva cognome “Cesana”, poi francesizzato in “Cézanne”. Nacque in una famiglia ricca. Il padre, Louis Auguste, era un imprenditore di successo. A ventidue anni (1861) Cézanne si trasferì a Parigi, capitale dell’arte europea. Lì conobbe Pissarro e con lui cominciò a frequentare il Café Guerbois, luogo di ritrovo di quelli che sarebbero diventati “Gli impressionisti”. L’artista prese parte anche alla terza mostra del gruppo ma non aderì mai del tutto al movimento. Del resto il modo di dipingere di Cézanne era rivoluzionario per l’epoca. Cézanne infatti, non si limitava a rappresentare la natura così come la vedeva ma voleva rappresentarla per come era, sforzandosi di coglierne l’essenza “eterna”. Per fare questo rifiutava le tradizionali regole della prospettiva, per mostrare il soggetto ritratto da diversi punti di osservazione. Cézanne è famoso per il suo stile a macchia: dipinse a chiazze di colore, come se ogni pennellata fosse una tessera di mosaico, che acquista un senso solo quando è unita alle altre nel ricomporre un oggetto: usa cioè il colore per “costruire” le forme e per questo ogni pennellata è densa e stesa con energia. Con le sue parole, il cantautore vuole dire che la persona amata è per lui fondamentale come il colore e la forma lo sono nella composizione di un quadro di Cézanne
Il riferimento è al quadro «La notte stellata» di Von Gogh Vincent van Gogh (1853 -1890) è considerato oggi uno dei più grandi artisti di sempre, ma in vita le sue opere (ha realizzato ben 864 tele) erano poco conosciute e apprezzate. La vita di van Gogh è stata funestata dal malessere psichico. Non si sa ancora con certezza quale fosse la malattia che lo affliggesse, quel che è certo è che l’artista soffriva di attacchi di panico e allucinazioni alle quali reagiva con atti di violenza e tentativi di suicidio, seguiti da uno stato di torpore. Il tutto era aggravato dall’alcool. Van Gogh era infatti un amante dell’assenzio. Alcuni avvicinano lo stile di van Gogh all’impressionismo, ma a differenza degli impressionisti puri, van Gogh nelle sue opere non descrive la realtà dal suo particolare punto di vista, ma compie l’operazione inversa: è la realtà che diventa una creazione e una rappresentazione dell’io interiore dell’artista. Per questo è considerato un pioniere dell’espressionismo. Come nel dipinto Van Gogh ha trasportato il suo mondo interiore, così l’autore del testo dice di voler cercare la donna amata nel profondo dei suoi sentimenti La Notte stellata, certamente una delle opere vangoghiane più celebri, ne è un esempio. In questo dipinto, infatti, il pittore ha certamente cercato il contatto diretto con la realtà, dipingendo quello che si poteva vedere dalla finestra della sua stanza nel manicomio di Saint-Rémy. Van Gogh, tuttavia, non ha ripreso fedelmente questa veduta notturna, bensì l'ha manipolata trasformandola in una potente visione onirica in cui poter fare affiorare le sue emozioni, le sue paure, i suoi viaggi dell'anima.
Il riferimento, questa volta è alla letteratura italiana e, per la precisione, alla famosa poesia di Eugenio Montale Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. Il protagonista della canzone avverte la stessa sensazione di solitudine del poeta, ma non eguaglia il suo sentimento a quello di Montale per la moglie. Infatti aggiunge un «forse» al primo verso della poesia. Montale nacque a Genova nel 1896. si trasferì a Firenze dove fu nominato direttore del «Gabinetto Viesseux» , un prestigioso centro culturale, ma fu esonerato dall’incarico nel 1938 perché si rifiutò di iscriversi al partito fascista. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si trasferì a Milano. Scrisse molti brevi racconti, articoli di giornale e poesie. Ricevette il Nobel per la letteratura nel 1975. I temi fondamentali delle sue opere sono: il male di vivere, cioè il dramma dell’esistenza; la solitudine e il dolore dell’uomo moderno; il trascorrere inesorabile del tempo. In questa poesia si rivela un grande dolore per la perdita della moglie. Il poeta ripensa alla vita trascorsa insieme a lei e ci dice che la sua donna è stata una guida per lui, l’unica capace di accompagnarlo attraverso le difficoltà della vita. È molto bello notare il gioco di parti che si invertono: sua moglie aveva una malattia agli occhi e quindi non vedeva quasi per niente. La guida “reale” era quindi Montale che, appunto per aiutarla a camminare, la teneva sottobraccio e l’accompagnava camminando, ma se lui era stato per lei una guida fisica, la donna risulta essere al contrario una guida “spirituale” per il poeta che infatti, senza lei, adesso sente solo un grande vuoto.
In questo caso i riferimenti sono due: Il primo è ai «Girasoli» di Van Gogh. I Girasoli sono una serie di dipinti ad olio su tela realizzati tra il 1888 e il 1889 dal pittore Vincent van Gogh. Tra i soggetti preferiti dal pittore, sono oggi tra le sue opere più riconoscibili e note presso il grande pubblico. Il dipinto mostra i girasoli in ciascuna fase della fioritura, dal bocciolo all'appassimento. Anche se alcuni hanno interpretato le forme contorte dei petali e degli steli come un segno di tormento, traspare, dalle lettere al fratello, che questo soggetto diede al pittore gioia e ottimismo, come simbolo del clima temperato del sud. Inoltre il girasole simboleggia spesso devozione e lealtà e i vari stadi di decadimento potevano simboleggiare i cicli di vita e morte.
Il secondo potrebbe essere un rimando ancora a Montale il quale nella sua vita, oltre la moglie, ha amato un’altra donna, Irma Brandeis, che il poeta celebra nelle sue opere con lo pseudonimo di Clizia o facendo proprio riferimento ai girasoli. Nella mitologia greca, infatti, Clizia era una ninfa innamorata di Apollo. A un certo punto però il dio, innamoratosi della mortale Leucotoe, l’abbandonò e, per riuscire a conquistare la donna amata, si trasformò nella madre di lei. Entrato nella stanza dove stava tessendo con le ancelle, riuscì a rimanere solo con la fanciulla e a sedurla. Clizia, gelosissima, per vendicarsi rivelò il segreto al padre della giovane, che la punì seppellendola viva. Apollo tentò di farla resuscitare, ma il Destino si oppose, facendo nascere una pianta d'incenso sulla sua tomba. A questo punto Apollo, perduta l'amata Leucotoe, non volle più vedere Clizia che cominciò a deperire, rifiutando di nutrirsi. Trascorse il resto dei suoi giorni seduta a terra, immobile, a osservare il dio che conduceva il carro del Sole in cielo: “Per nove giorni, senza toccare né acqua né cibo, digiuna, si nutrì solo di rugiada e di lacrime e mai si staccò da quel posto: non faceva che fissare il volto del dio che passava, seguendone il giro con lo sguardo”, racconta Ovidio. Tutto questo finché Apollo, impietosito, la trasformò in un fiore, in grado di cambiare inclinazione durante il giorno secondo lo spostamento del Sole nel cielo: il girasole appunto.
I fiori del male (Les Fleurs du mal) è una raccolta lirica di Charles Baudelaire Il titolo dell'opera, "I fiori del male", è fortemente emblematico: allude, con la parola fiori, alla bellezza che solo l'arte sa realizzare; con la parola male, al degrado e alla volgarità della società contemporanea. Nell’opera il poeta afferma che nella corruzione del mondo contemporaneo solo l'arte è in grado di produrre la bellezza. Charles Baudelaire nacque a Parigi nel 1821. Suo padre morì quando lui aveva solo 6 anni e godette per un breve e felicissimo periodo della tenerezza esclusiva della madre. Ma quando lei si risposò con un ufficiale in carriera, si sentì tradito. Con la maggiore età entrò in possesso della cospicua eredità paterna, ma il patrigno, per evitare che sperperasse tutto il denaro acquisito, lo mise sotto la tutela di un notaio, dal quale riceveva un modesto stipendio mensile. Baudelaire cominciò allora a lavorare come giornalista e critico d'arte e di musica. Nel 1848 partecipò alla Rivoluzione Parigina per spirito di contestazione e di rivolta. Si diede poi alla vita elegante e dispendiosa del dandy, vivendo in un lussuoso appartamento con l'attrice mulatta Jeanne Duval. Via via, incalzato dai debiti e dagli usurai, si immerse nella vita squallida e miserevole della metropoli e si diede all’alcol e alla droga. Al tempo stesso, però, avvertì un fortissimo senso di colpa e bisogno di riscattarsi. Nel 1857 pubblicò “I fiori del male”. Quest'opera venne condannata per oscenità e oltraggio alla morale e fu parzialmente censurata. Nel 1862 pubblicò l'altra raccolta di poesie intitolata “Spleen di Parigi”. Colpito da paralisi, morì nel 1867, assistito dalla madre. Con la frase «tutti i girasoli adesso sono fiori del male» , Emanuele Aloia intende dire che quello che prima era un sentimento felice si è trasformato in qualcosa che lo fa soffrire.
L'assenzio è un distillato ad alta gradazione alcolica all'aroma di anice, derivato da erbe quali i fiori e le foglie dell'assenzio maggiore, dal quale prende il nome. Questa bevanda, molto usata tra gli artisti francesi del XIX secolo, ha effetti allucinogeni e crea dipendenza. «L’assenzio» è anche il titolo di un’opera di Degas Edgar Degas (Parigi 1834 – Parigi 1917) è stato uno dei più grandi artisti francesi. Conosciuto come “il pittore delle ballerine”, è stato anche scultore e disegnatore, tecnica nella quale eccelleva. Viene annoverato tra gli esponenti di spicco dell’Impressionismo. Pur partecipando a numerose mostre con gli impressionisti, Degas non amava dipingere en plein air, come facevano i suoi colleghi. L’artista infatti dipinse la vita cittadina di Parigi e molti interni di locali nei quali si svolgevano spettacoli e ritrovi mondani. Nel quadro sono raffigurati due avventori seduti ai tavolini di un caffè. La protagonista è una giovane donna vestita con pesanti abiti che la coprono totalmente e un cappellino alla moda. Un paio di scarpette decorate con fiocchi bianchi spuntano poi dal bordo inferiore della gonna. Sul tavolino, di fronte alla protagonista, è posato un calice che contiene una bevanda di colore giallo chiaro. Nel tavolino di sinistra si trova poi una bottiglia trasparente e vuota posata su un vassoio di metallo. Accanto alla donna, a destra, un uomo in abiti scuri fuma da una pipa e guarda oltre il bordo del dipinto. Dietro i due personaggi si riflettono sullo specchio le loro ombre. La bevitrice sembra persa nel vuoto e mostra un’espressione triste e sofferente. Anche la sua posizione suggerisce abbandono e depressione. Infatti il busto è leggermente piegato in avanti e le spalle sono cadenti.
Di assenzio si parla anche nel romanzo di Emile Zola «L’Assommoir» . Zola è il maestro del naturalismo francese. Scrisse una serie di romanzi, raccolti nel ciclo dei Rougon-Macquart, dal nome delle famiglie che ne sono protagoniste. Uno dei romanzi del ciclo è proprio «L’Assommoir» ( in italiano «l’ammazzatoio» ). Il nome del romanzo viene dal cabaret “l’Assommoir” in cui gli operai del quartiere della Goutte d’Or a Parigi si recano regolarmente per bere ed è fortemente evocativo, in quanto rimanda all’idea che l’alcool uccide. In esso l’autore ha voluto narrare il fallimento di una famiglia operaia nell’ambiente dei sobborghi parigini. Gervaise, in fuga dalla campagna, si stabilisce a Parigi insieme all’amante Lantier che la abbandona con i suoi due figli. Lotta per evitare la miseria, lavora, apre una bottega di lavanderia e sposa l’operaio Coupeau. Tuttavia l’uomo cade da un tetto, perde il lavoro e si mette a frequentare assiduamente “l’Assommoir”, cadendo nella spirale del vizio dell’alcol insieme a Lantier. Poco dopo anche Gervaise si mette a bere e si degrada sempre di più, fino a prostituirsi. Dopo la morte del marito in un ospizio, Gervaise, ridotta a vivere in un sottoscala, sarà trovata morta di fame e di stenti. «Ti senti sempre più sola a bere assenzio come un quadro di Degas» , quindi, vuol dire che l’unico modo per non sentire la tristezza di un sentimento forte che sta per finire è quello di annebbiare i sensi e, di conseguenza, non pensare.
Gustav Klimt (1862 – 1918) è considerato uno dei più importanti pittori austriaci ed uno degli artisti più rappresentativi dell’Art Nouveau, stile artistico conosciuto in Italia con il nome di “Stile Liberty”. Le opere di Klimt si caratterizzano per il tratto morbido e le curve armoniche dei suoi soggetti, in cui si combinano astrazione, eleganza e decorazione. Le donne di Klimt sono eteree, dolci, romantiche ma al tempo stesso dotate di una sensuale malizia. La sua opera più nota è sicuramente II bacio. L’opera colpisce lo spettatore per il modo in cui l’uomo e la donna si congiungono teneramente, in un abbraccio dolcissimo che dura per sempre. Sono due universi contrapposti che vengono uniti dall’amore: da un lato le mani dure e spigolose dell’uomo, dall’altro il volto delicato della donna, da un lato le righe compongono la tunica dell’uomo, dall’altro i cerchi colorati della donna. Eppure queste due figure si fondono in solo essere perfetto nel romanticismo di un gesto. Nonostante tutto, l’augurio dell’autore del brano è che questo sentimento possa durare in eterno come un’opera d’arte.
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