I RISCHI PSICOSOCIALI Paula Benevene Universit LUMSA Roma
I RISCHI PSICOSOCIALI Paula Benevene Università LUMSA, Roma
Stress e burnout Il burnout è una ritirata psicologica dal lavoro in risposta all'eccesso di stress e insoddisfazione. (C. Cherniss) Provoca una progressiva perdita di motivazione, energia e scopi, come risultato delle condizioni in cui si lavora. Le persone in burnout spesso non riescono a vedere la possibilità di un cambiamento positivo nella loro situazione, mentre le persone che vivono uno stress molto intenso hanno di solito la sensazione che se il loro carico si alleggerisse, potrebbero recuperare una condizione di benessere. Inoltre, mentre in genere il soggetto è consapevole di essere sotto eccessivo stress, il soggetto in burnout non sempre è consapevole della sua situazione. 2
Il burnout insorge quando gli impegni e le richieste avanzate dalla situazione lavorativa assorbe una parte eccessiva delle risorse fisiche e psicologiche dell’individuo. Il burnout è un fenomeno determinato non solo da cause individuali, come la motivazione e le capacità personali di affrontare in modo efficace lo stress lavorativo, ma anche da cause organizzative, come la mancanza di risorse, di supporto sociale o di formazione per fronteggiare la propria situazione professionale. 3
Il burnout può essere il risultato di stress importante e prolungato nel tempo, ma va differenziato dall’eccesso di stress. Lo stress, in generale, è un’esperienza emotiva in cui ci si sta male perché ci sente troppo carichi; si vive un eccesso di pressioni e di richieste sotto il profilo sia psicologico sia fisico. Tuttavia le persone che vivono uno stress molto intenso hanno di solito la sensazione che se il loro carico si alleggerisse, potrebbero recuperare una condizione di benessere.
Il burnout Chi vive una situazione di burnout prova un senso di vuoto, sente la mancanza di motivazione al lavoro. Le persone in burnout spesso non riescono a vedere la possibilità di un cambiamento positivo nella loro situazione Se chi vive uno stress eccessivo si sente come annegare nelle responsabilità, il soggetto in burnout si sente interiormente del tutto prosciugato o “bruciato”. Inoltre, mentre in genere il soggetto è consapevole di essere sotto eccessivo stress, il soggetto in burnout non sempre è consapevole della sua situazione.
Stress e burnout Stress Burnout Impegno eccessivo sul lavoro Disimpegno verso il lavoro Il soggetto appare eccessivamente reattivo, sovraeccitato Il soggetto appare spento, privo di emozioni forti Iperattività e senso di pressione per la Mancanza di speranza verso un fretta e l’urgenza del lavoro possibile miglioramento delle propria situazione e senso di inutilità Perdita di energia Perdita di motivazione, di idealità e speranza Genera problemi di ansia Genera distacco e depressione Il danno primario avviene nella sfera della salute fisica Il danno primario avviene nella sfera emotiva Può portare alla morte prematura Fa sembrare la vita priva di senso e significato 6
Il burnout ha tre dimensioni: esaurimento emozionale: sensazione di essere in continua tensione, emotivamente inaridito e svuotato; questo spinge il lavoratore ad allontanarsi emotivamente dalla sua professione, per far fronte a richieste verso cui non si sente di poter far fronte; senso di spersonalizzazione: risposta negativa e distaccata nei confronti delle persone che richiedono o ricevono la prestazione professionale. E’ il tentativo del soggetto di proteggere sè stesso dall’esaurimento e dalla delusione, attraverso la riduzione del proprio coinvolgimento nel lavoro; senso di scarsa efficacia personale: percezione di ridotta realizzazione professionale 7
Il burnout Il soggetto vittima di burnout è letteralmente intrappolato in un senso di esaurimento emotivo, da cui non riesce a uscire; lavora con inerzia; non riesce più ad interessarsi al suo lavoro, o a assolvere i compiti in modo responsabile e consapevole, anche se questo può provocargli gravi sensi di colpa. Il burnout insorge quando gli impegni e le richieste avanzate dalla situazione lavorativa assorbe una parte eccessiva delle risorse fisiche e psicologiche dell’individuo. Se una tale situazione si protrae per un anno, mesi o anche diverse settimane, il soggetto può raggiungere un punto critico, dove non riesce più far fronte agli impegni e alle richieste lavorative.
Il burnout è un fenomeno multidimensionale, determinato non solo da cause individuali, come la motivazione e le capacità personali di affrontare in modo efficace lo stress lavorativo, ma anche da cause organizzative, come la mancanza di risorse, di supporto sociale o di formazione per fronteggiare la propria situazione professionale. Il burnout, dunque, rappresenta una condizione di malessere che si può almeno in parte prevenire, intervenendo sull’intera organizzazione.
Work Engagement Vs Burnout Il burnout e il work engagement (o impegno nel lavoro) si trovano su due poli opposti, posti lungo uno stesso continuum Il Work Engagement può essere definito come “uno stato mentale positivo relazionato al lavoro e caratterizzato da Vigore (Vigor), Dedizione al lavoro (Dedication) e Assorbimento nel lavoro (Absorption). Più che ad una condizione specifica e momentanea, si riferisce ad uno stato cognitivo-affettivo più persistente, non focalizzato esclusivamente su un oggetto, un evento o una situazione particolare” (Schaufeli, Salanova, Gonzáles-Romá e Bakker, 2002). 10
Work Engagement Vs Burnout Il Work engagement è un costrutto multidimensionale. Il vigore è caratterizzato da: alti livelli di energia e resilienza mentale sul lavoro, desiderio di riversare sforzi sul proprio lavoro, persistenza anche di fronte alle difficoltà; La dedizione è caratterizzata da: entusiasmo, ispirazione, orgoglio e atteggiamento di sfida verso i problemi con cui si affronta il proprio lavoro, senso di significatività del proprio lavoro; L’assorbimento è caratterizzato da: essere completamente concentrati e profondamente assorti mentre si lavora, sensazione che il tempo passi velocemente, distaccarsi a fatica dal proprio lavoro 11
Burnout versus Impegno sul lavoro
Tra le cause più frequenti di burnout (Maslach e Leiter, 2000) u u sovraccarico di lavoro (ad es. difficoltà di gestire in modo efficace il proprio tempo, soprattutto in relazione all’inadeguata pianificazione, mancanza di delega del proprio lavoro, mancata assegnazione di priorità); mancanza di controllo (ad es. mancanza di autonomia personale o impossibilità di intervenire su aspetti emotivamente importanti del proprio lavoro; un lavoro impegnativo svolto in mancanza di obiettivi chiari, definiti; difficoltà di bilanciare la vita privata con quella lavorativa; difficoltà di negarsi di fronte a una richiesta);
Tra le cause più frequenti di burnout (Maslach e Leiter, 2000) u u bassa gratificazione (aspettative irrealistiche rispetto ai possibili risultati del proprio lavoro; mancanza di feedback positivo); crollo del senso di appartenenza (mancanza di socializzazione o di collegialità nello svolgimento del proprio lavoro); assenza di equità (mancato riconoscimento del proprio lavoro e delle competenze acquisite, in termini di sviluppo di carriera o di scatti economici o di riconoscimento sociale); valori contrastanti con l’organizzazione (ad es. presenza di un conflitto tra i valori personali e quelli dell’organizzazione presso cui si opera e a cui si è costretti ad adeguarsi)
Il burnout Tutti questi fattori non determinano il burnout in modo meccanico, anche se sono cause importanti. Tuttavia, è anche importante come il soggetto assegna senso e significato alla propria a esperienza professionale e quali azioni vengono intraprese per contrastare e prevenire questo fenomeno. I soggetti più a rischio sono coloro che sono impegnati in relazioni d’aiuto, come: insegnanti, psicologi, preti, infermieri, medici, soccorritori, ecc. Tuttavia, nessun lavoro è esente da questo rischio. Il burnout è una causa importante di assenteismo, turnover, bassa motivazione verso il lavoro. Il burnout ha spesso ricadute significative anche sulla vita privata, familiare e relazionale del soggetto che ne è vittima
Il burnout I sintomi del burnout possono essere sia fisici sia psicologici Alcuni esempio di sintomi fisici: emicranie ripetute; disturbi del sonno; disturbi gastrointestinali; fatica cronica; dolori muscolari; ipertensione, rapida perdita o acquisizione di peso; improvvisi disturbi del respiro. Alcuni esempio di sintomi psicologici, che si protraggono nel tempo: apatia, senso di frustrazione, depressione, rabbia, atteggiamenti cinici o negativi; inclinazione ad assumere comportamenti rischiosi; cambiamenti improvvisi di umore; irritabilità; scarsa reattività agli eventi esterni; eccessivo senso d autocritica; senso di accerchiamento; sospettosità; sentimento di incapacità, perdita di sentimenti positivi verso gli utenti.
Il burnout Edelwich e Brodsky hanno studiato l’evoluzione del burnout, identificando quattro stadi nell’evoluzione del Se’ professionale: Entusiasmo idealistico Stagnazione Frustrazione Apatia Questi potrebbero essere seguiti da un quinto stadio: intervento/terapia.
Le fasi del burnout 1. Stadio dell’entusiasmo Le motivazioni che spingono verso determinate scelte professionali spesso hanno una matrice di tipo religioso, di tipo politico, di tipo laico-illuministico; alla loro base vi e’ l’entusiasmo anche se vi sono motivazioni secondarie (come: impiego sicuro, lavoro di prestigio o il desiderio di esercitare un potere sugli altri). Tuttavia manca una percezione realistica delle difficolta’ che la professione comporta.
Le fasi del burnout Errori di tale mistica professionale la convinzione presente in molti operatori che sia vera l’equazione: credenziali = competenze = successo, mentre il possesso di un titolo non garantisce automaticamente una competenza professionale; lo status non garantisce un livello di autonomia personale e controllo sul proprio lavoro; Il comportamento degli interlocutori. Si pensa che gli allievi, i pazienti, i clienti siano sempre riconoscenti. si pensa che il lavoro in se’ sia sempre interessante, significativo e stimolante, trascurando gli aspetti di difficoltà e routine sempre presenti; Ci si aspetta che le relazioni tra colleghi siano sempre improntate all’aiuto ed alla collaborazione.
Le fasi del burnout 2. Stadio della stagnazione Il professionista prova un sentimento di stallo e di noia accompagnato anche dalle delusioni di uno stipendio basso. Quello che all’inizio era una professione o in alcuni casi una missione diventa un lavoro un mestiere neanche tanto piacevole. Se le problematiche emergenti vengono affrontate con lucidità e con coraggio o anche grazie all’aiuto di colleghi o di superiori e’ possibile superare questo stadio senza troppi danni.
Le fasi del burnout 3. Stadio della frustrazione Questo stadio e’ caratterizzato da rabbia e depressione. Emerge la sindrome del “Buon samaritano deluso”. Il professionista comincia ad intuire che le proprie aspettative poco hanno a che fare con i bisogni reali degli utenti, emerge un senso di inutilita’ e di vuoto o rabbia nei confronti del proprio lavoro. Il senso di impotenza non ha dunque ha che fare con l’essenza di un potere reale, sorge dalla caduta dell’onnipotenza e dalle constatazione della sostanziale parzialita’ del proprio intervento.
Le fasi del burnout 4. Stadio dell’ apatia L’apatia, intesa come disimpegno emotivo-affettivo sorge come conseguenza di una situazione frustrante. In un certo senso e’ questo lo stadio del burnout vero e proprio. Si passa quindi dall’empatia iniziale all’apatia. Si tratta di un evidente difesa della frustrazione. Il ciclo e: rabbia/tentativi di rimedio/sforzi falliti/indifferenza. L’apatia nasconde una disperazione profonda.
Workholism o dipendenza da lavoro Schaufeli, Taris, e Bakker (2008 a) definiscono il Workaholism come la tendenza a lavorare eccessivamente e in modo compulsivo Scott, Moore, e Miceli (1997) indicano il Workaholis come definito da tre componenti: a) grande quantità di tempo spesa in attività lavorative; b) il pensare al lavoro anche quando si stanno svolgendo altre attività; c) lavorare andando oltre le richieste dell’organizzazione o delle esigenze personali. 23
I sintomi tipici della work addiction - 1 (da: Beck) Tempo eccessivo dedicato al lavoro (più di 12 ore al giorno, sacrificando weekend e vacanze) non dovuto a esigenze finanziarie o a richieste del momento; il comportamento è frutto di una scelta consapevole; Pensieri ossessivi e preoccupazioni collegati al lavoro (scadenze, completezza del lavoro svolto, con tendenza a controllare e ricontrollare date, appuntamenti, paura di perdere il lavoro); Insufficiente tempo dedicato al riposo notturno, con irritabilità, aumento di peso, deficit di memoria, disturbi psicofisici come le emicranie;
I sintomi tipici della work addiction - 2 (da: Beck) Impoverimento emotivo (eccessiva sicurezza, cinismo, sentimenti di disprezzo per chi si dedica ad attività non lavorative, mancata separazione tra vita privata e professionale) e sbalzi di umore (da depressione a euforia); Aggressività costante (in ambito familiare aumenta la probabilità di separazioni); Sintomi di astinenza quando non si può lavorare (angoscia, attacchi di panico, sbalzi d’umore); Uso eccessivo di sostanze stimolanti (caffeina, alcool, farmaci)
Cause del workholism cultura e clima organizzativi; insicurezza lavorativa; pressione e carichi di lavoro eccessivi; inadeguata valutazione delle proprie capacità; alcuni autori sottolineano aspetti della personalità
Le fasi di sviluppo del workholism (da: Beck) FASE I All’inizio il workholic si dedica a leggere, studiare o approfondire aspetti collegati al suo lavoro con maggiore frequenza o comunque dedicando a queste attività sempre più tempo, fino a far assorbire da queste tutto il tempo libero. Tuttavia, l’aumento di tempo dedicato al lavoro all’inizio non crea ancora danni, anche se il soggetto già in questa fase tende ad isolarsi da conoscenti e amici.
Le fasi di sviluppo del workholism (da: Beck) FASE II Nella seconda fase emergono sintomi a livello sia psicologico (stress, irritabilità, difficoltà di concentrazione) sia fisico (ad es. ipertensione, disturbo del sonno). I disturbi sono tendenzialmente lievi e per questo sono negati dal soggetto, che si sente in colpa del fatto di trascurare gli affetti, ma "non riesce a smettere”. Non accetta di delegare ad altri i compiti, perde progressivamente di interesse e piacere per tutto quello che non è lavoro, anche per le attività per cui prima provava piacere
Le fasi di sviluppo del workholism (da: Beck) FASE III i sintomi diventano intensi e frequenti tali da configurare una vera e propria dipendenza. Il lavoro occupa la notte e i giorni festivi, ma il soggetto è ormai così stanco da perdere di efficienza. Si inizia ad assumere sostanze eccitanti per ”tirarsi su”. Si accettano altre richieste di lavoro, come prova del fatto che non si è incapaci. La negazione del disturbo è l’aspetto più preoccupante: colleghi e amici vengono respinti malamente quando fanno notare il problema. I sintomi fisici sono talmente forti da richiedere ricoveri, motivo per cui spesso il lavoro viene interrotto, ma si continua a negare il problema
Il Presenteismo E’ il fenomeno che descrive chi si reca a lavoro pur non essendo in condizioni fisiche o psicologiche adeguate a svolgere le proprie mansioni. E’ un fenomeno recente, ma in crescita.
Conseguenze del presenteismo cattiva gestione dell’equilibrio tra lavoro e famiglia; caduta della produttività; senso di risentimento verso l’organizzazione. Attualmente i costi del presenteismo superano quelli dell’assenteismo.
Definizioni di presenteismo (Falco et alii, 2013) Essere presente sul lavoro, all’opposto di essere assente; Lavorare a lungo per fare presenza, anche se non si sta bene; Avere problemi di salute ma non assentarsi per malattia Andare a lavoro nonostante ci si senta male o si esperiscano altri eventi che prevedono l’assenza dal lavoro; Ridotta produttività a causa di problemi di salute o eventi che distraggono dalla piena performance
Tre tipologie di cause del presenteismo (Falco et alii, 2013) Politiche organizzative Fattori lavoro correlati Caratteristiche personali
Politiche organizzative e fattori esterni (Falco et alii, 2013) Retribuzione, malattia pagata, controllo delle assenze; Downsizing; Cultura dell’assenza; Presenteismo competitivo.
Fattori lavoro correlati (Falco et alii, 2013) Iniquità lavorativa; Conflitto lavoro-famiglia; Carico di lavoro e adjustment latitude (possibilità per il lavoratore di ridurre e/o variare i propri sforzi sul lavoro in relazione ad es. al proprio stato di salute o alla presenza di un problema); Sostituzione e interdipendenza lavorativa
Caratteristiche individuali (Falco et alii, 2013) Variabili anagrafiche (di geneer, di età, etc); Committment organizzativo e over committment; Etrica lavorativa; Workalcohlism; Autostima basata sulla performance; Health locus of control (misura in cui il soggetto ritiene di saper etnere sotto controllo il proprio stato di salute); Coscienziosità e neuroticismo.
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