I partiti nella repubblica Partiti e movimenti politici
I partiti nella repubblica
Partiti e movimenti politici nella Repubblica Mantenere differenziati i movimenti da partiti sia in base all’organizzazione sia in base ai sistemi culturale, ideologici, ed obbiettivi Definizione di partito politico: Organizzazione che persegue l’obiettivo della gestione del potere politico mediante il processo di competizione elettorale ovvero – quando non entrano regole democratiche di competizione elettorale – attraverso la designazione diretta dei propri membri nei ruoli di governo. Definizione di movimento politico: Nel linguaggio sociologico, qualsiasi fenomeno di aggregazione e mobilitazione di individui che, in seguito a mutamenti socioeconomici intervenuti, sviluppano la coscienza della loro identità di gruppo sociale e si impegnano attivamente per realizzare un mutamento della loro condizione o dello stesso sistema politico. Nel linguaggio politico, il movimento si differenzia dal partito per il suo carattere di maggiore spontaneità e di minore livello di organizzazione, in grado quindi di coinvolgere il più ampio numero di persone nelle azioni e nelle decisioni politiche
Referendum e Assemblea Costituente REFERENDUM ISTITUZIONALE Repubblica 12. 718. 641 54, 3 Monarchia 10. 718. 502 45, 7 TOTALE 23. 437. 143 Composizione Assemblea Costituente
Elezioni Assemblea Costituente (2 giugno 1946) Democrazia Cristiana 8. 082. 486 35, 20 207 Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria 4. 765. 665 20, 70 115 Partito Comunista Italiano 4. 358. 243 19, 00 104 Unione Democratica Nazionale 1. 560. 037 6, 80 41 Fronte dell'Uomo Qualunque 1. 210. 021 5, 30 30 Partito Repubblicano Italiano 1. 003. 086 4, 40 23 Blocco Nazionale della Libertà 636. 330 2, 80 16 Partito d'Azione 334. 877 1, 50 7 * Altre ** Non collegate 220. 196 803. 328 0, 90 3, 40 4 9 Totali 22. 974. 269 100, 00 556
I partiti nella Repubblica Il sistema dei partiti tende a stabilizzarsi con due egemonie: del governo (attorno alla DC), dell’opposizione (attorno al PCI). Nasce zoppo a sinistra (Guerra fredda e conventio ad excludendum) e a destra (MSI partito che si richiama esplicitamente al regime fascista) Influenza del contesto internazionale e del ruolo (secondario ma di confine) dell’Italia nella Guerra Fredda (PCI = più grande partito comunista d’occidente) Continuità e discontinuità Culture politiche di lunga durata
I partiti nella Repubblica Gli sforzi e le aperture della DC Le difficoltà e i legami della Sinistra (fino al 1956) e poi del PCI Le pressioni internazionali sulle modifiche degli equilibri e le pressioni interne Sono diverse ed hanno origini differenti: la prima va collocata nella posizione geopolitica dell’Italia; la seconda va ricercata nella continuità dello Stato ma anche nella difesa di interessi consolidati La combinazione di questi motivi determina le grandi resistenze alle aperture ed alla ricerca di nuovi equilibri Il ruolo di Moro, Nenni, Berlinguer Esaminiamo alcuni risultati elettorali e commentiamoli rispetto ai mutamenti delle coalizioni di partiti
Elezioni del 1958: un commento La DC comincia a guardare a SX (Fanfani) dopo i fatti del 56 e la destalinizzazione. Dirigismo economico che piace al PSI. La destra DC teme le correnti filocomuniste interne al PSI. Cresce del 2. 3% (42. 3%), si consolida al Sud nel Veneto e nel Lazio Il PSI rotta l’unità d’azione apre al centro sulla base di una politica di riforme. Impatto della destalinizzazione. Cresce dell’ 1, 5% ma è poco rispetto al PCI vista la crisi del comunismo Il PCI è in difficoltà dopo aver favorito l’avvicinamento PSI/DC. Risultato stabile (voto di appartenenza). Perde consensi al nord si consolida al centro sud con aree ostili. Ruolo delle subculture nelle regioni rosse
Elezioni del 1958: un commento Ne esce un quadripartito fragile che rende inevitabile proseguire sulle ipotesi di aperture verso il PSI Stallo DC e cambiamento nella segreteria. Fanfani Fine del centrismo Governo Tambroni. Il nuovo contesto internazionale aiuta l’apertura Il passaggio è complesso Moro. Kennedy e Giovanni XXIII. snodo della violenza Tenere in conto il passaggio da una società contadina verso una società dei consumi (siamo all’inizio del boom economico con le sue grandi trasformazioni) Lento avvicinamento al Centro Sinistra per resistenze sparse (PRI Pacciardi; PSDI Saragat; PLI si allontana dalla DC e elegge Malagodi come garanzia a centro Destra). La destra profonda del Paese
Elezioni del 1963: un commento Prendere in considerazione: MEC (1957), Boom economico ed effetti di rimescolamento sociale Momento politico cruciale cui corrisponde una profonda riorganizzazione del PCI La DC perde a Dx il 4% dei consensi (verso il PLI) Il PCI guadagna il 2, 6 % con una grande successo al centro Il PSI perde lo 0, 4%. Poco ma con un peso politico molto forte perché coincide con la crescita del PCI
Elezioni del 1963: un commento Ruolo Moro – Nenni: stasi nei rapporti per le resistenze al programma di riforme di struttura PCI forte e unico all'opposizione. Politica dei due binari di Togliatti. PSI sconfitto perché PCI sale. Primo governo: DC PRI PSDI PSI. Tensione anticomunista. Stasi Moro-Nenni. Caso Sifar fallito. Cresce malcontento nella società.
Elezioni del 1968: un commento La legislatura che si apre è quella di: Piazza Fontana, dello statuto dei lavoratori, della legge e del referendum sul divorzio, dell’elezione di Leone alla Presidenza Repubblica, della federazione CGIL/CISL/UIL, del 68 e dell’Autunno Caldo Il dato più evidente è il fallimento dell’unificazione socialista (PSU) che perde quasi il 5% rispetto alla somma dei voti di PSI e PSDI, mentre PCI e DC crescono. Il PLI perde una parte di voti acquisiti dalla DC nel 63. Nel complesso il prezzo pagato dal centro sinistra è evidente: la DC mantiene e recupera riuscendo nella strategia di contenere le richieste del PSI; la scelta unitaria dei socialisti non è premiata a favore di uno spostamento dell’asse politico verso sinistra (appare per la prima volta il PSIUP) Nel paese crescono le tensioni e la conflittualità: studenti e operai. Sono gli effetti della trasformazione e della modernizzazione non governata
Elezioni del 1968: un commento Il 5 giugno si dimette il governo. Moro riferisce a Saragat sui risultati delle elezioni. Sì dei democristiani e del PRI per un nuovo centro-sinistra. Il PSI è spaccato fra un nuovo centro sinistra ed una posizione esterna al governo Il primo governo è un monocolore DC il secondo un tripartito (DC, PSI, PRI), il terzo un nuovo monocolore, il quarto un quadripartito con DC, PSI, PSU, PRI; il quinto una coalizione quadripartita con il PSDI, l’ultimo un monocolore Andreotti. Nel complesso governi deboli, molto brevi, formula di centro sinistra arenata (effetto della strategia della tensione, ma non solo). La legislatura (per la prima volta) termina in anticipo Il Paese è in una delle fasi più difficili; i partiti hanno oggettive difficoltà nel sistema che non prevede aperture a DX e SX, anche se la spinta riformatrice porta ad importanti risultati
Elezioni del 1972: un commento In generale un’analisi approfondita dei risultati riflettono uno spostamento a DX del Paese complice il clima di conflittualità diffuso e gli effetti prodotti sull’opinone pubblica dalle stragi e dagli attentati. Siamo nel pieno della strategia della tensione. Da un punto di vista numerico il centro sinistra mantiene la maggioranza con la crescita del PRI. Mentre il PCI mantiene il suo elettorato (nuovo segretario Berlinguer). Il MSI raddoppia i voti, raggiunge il massimo storico inglobando le residue forze monarchiche. La vittoria della DX è sull’onda dei risultati delle amministrative del 1970, e sfrutta gli effetti della strategia della tensione con la richiesta di uno stato forte. Nonostante ciò il primo è un governo di centro DX (Andreotti Malagodi)
Elezioni del 1972: un commento Le distanze fra DC e Pci continuano (di poco) a diminuire. Il sistema tende alla polarizzazione fra centro e sinistra Le divergenze tra socialisti e democristiani, che avevano fatto concludere anticipatamente la legislatura precedente, si mantennero anche dopo il voto, tanto che Andreotti formò un governo composto da DC, PSDI e PLI, per la prima volta al governo dal 1957, con l'appoggio esterno del PRI e senza il sostegno del PSI. Il governo, che rappresentava un debole tentativo di ritorno ad un centrismo fuori tempo ebbe vita breve (ma significativa nel suo senso politico). Si torna alla formula del centrosinistra, ma con i medesimi dissensi (Rumor). Nuovo governo Moro centrista ma sostenuto anche da socialisti e socialdemocratici.
Elezioni del 1972: un commento Inizia la «strategia dell’attenzione» , mentre il PCI di Berlinguer comincia a guardare verso la DC. Enunciata da Aldo Moro al Congresso della Democrazia Cristiana il 29 giugno 1969, la Strategia dell’Attenzione nasceva dal «bisogno di rendere possibile, lasciando da parte l’ambiguità e comodità, il più ampio dialogo in vista di una nuova e qualificata maggioranza» . In effetti, tale strategia apriva le porte alle trattative verso il Compromesso Storico, elaborato dal 1973 e il 1979 al fine di formare un governo di maggioranza, il quale, legittimato da un ampio consenso di massa fosse capace di resistere ad ogni attacco. Anche questa legislatura termina in anticipo
Elezioni del 1976: un commento Questa è la precedente legislatura sono determinanti nella storia della Repubblica La Dc con il 38, 7 % alla Camera e il 38, 9 % al Senato mantiene la maggioranza relativa. Ha scongiurato il sorpasso. Il Pci che avanza rispetto alle precedenti politiche raggiungendo il 34, 4% alla Camera e 33, 8 % al Senato. Il massimo nella sua storia. Deluso il PSI che si ferma al 9, 6% alla Camera e al 10, 2 al Senato. Penalizzati PSDI e PLI. Arretra il MSI – DN. Per la prima volta alla Camera il Partito radicale e Democrazia proletaria (la lista formata da PDUP – Avanguardia operaia – Lotta continua ) Il sistema si polarizza attorno a DC e PCI.
Elezioni del 1976: un commento E’ la legislatura della solidarietà nazionale/compromesso storico, del femminismo e del movimento del ‘ 77, del rapimento e della morte di Moro, di Pertini Presidente, di Craxi alla guida del PSI (1976), di Ingrao Presidente della Camera, dell’Eurocomunismo (Italia, Spagna, Francia) Nel complesso l'area del centrosinistra mantenne la maggioranza assoluta dei voti e dei seggi ma risultò ridimensionata soprattutto per il forte arretramento del PSDI. Divenne fondamentale il sostegno del PSI senza il quale il centro non era più autosufficiente. Tuttavia la formula del centrosinistra «organico» fu abbandonata a favore dei governi di unità nazionale che presero il nome di compromesso storico o solidarietà nazionale. Tutti governi monocolore Andreotti (garante). Il primo – luglio 76 gennaio 78 - con astensione del PCI, PSDI, PRI, PLI; il secondo – 16 marzo 78 gennaio 79 - con voto favorevole di tutti i partiti tranne (il giorno del rapimento Moro); di minoranza il terzo che durò solo 137 giorni (dopo dieci si dimise)
Pietro Ingrao nuovo Presidente della Camera; L’elezione del nuovo Presidente della Repubblica: sarà Sandro Pertini (8 luglio 1978)
Elezioni del 1979: un commento Il PCI è il principale sconfitto, alla Camera si ferma al 30, 38 %. Perde circa il 4%, quasi un milione e mezzo di elettori. Inizia un lento declino elettorale, politico e organizzativo. La Dc col 38, 3% arretra di mezzo punto percentuale. Tramonta ogni ipotesi di compromesso storico (fin dove sarebbe potuta arrivare la DC con Moro? ). Il PSI passa dal 9, 6% al 9, 8%. Rinnovati al 50% i suoi gruppi parlamentari (effetto Craxi). Il PRI si attesta al 3%. Aumentano leggermente il PLI che passa dall’ 1, 3% all’ 1, 9% e il PSDI, dal 3, 4% al 3, 8%. La grande sorpresa è il Partito radicale. Alla Camera dall’ 1, 07 % raggiunge il 3, 45 %, conquistando 18 parlamentari rispetto ai 4 del 1976. Più d’ogni altra forza politica ha intercettato il malessere della sinistra critica rispetto al compromesso storico. Ha strappato Al PCI il 10 % circa del consenso elettorale ottenuto fra i giovani.
Elezioni del 1979: un commento E’ la legislatura della strage di Bologna, dello scandalo P 2, della marcia dei 40. 000, della crisi del movimentismo come era stato conosciuto nei due decenni precedenti. Si affacciano nuovi temi (ambiente, nucleare), del primo presidente laico (Spadolini), del terremoto in Irpinia, del referendum sull’aborto. Da un’ipotesi di neocentrismo (non ha i numeri in Parlamento) si passa al Pentapartito con il PSI. Non un nuovo centro sinistra perché il PSI muta radicalmente Il quadro politico che affronta le elezioni: PCI non più disposto ad esercitare il ruolo di gregario limitandosi all'appoggio esterno; la DC si convince che la nuova via doveva coinvolgere il PSI. Craxi si è consolidato è punta a rendere il PSI un partito riformista occidentale, in grado di superare i comunisti e formare una sinistra moderna di Governo. Per raggiungere questo obiettivo era però necessario riavvicinarsi alla DC e tornare al Governo del Paese. Grande scontro a sinistra, con i primi tentativi di spingere il sistema verso un centro differente con la DC più orientata verso una posizione di centrodx
Nilde Jotti nuovo Presidente della Camera Radicali manifestano davanti a Montecitorio
Elezioni del 1983: un commento Il voto penalizza la DC che , rispetto alle precedenti politiche , perde circa il 7% alla Camera e il 5, 4% al Senato. Una catastrofe particolarmente pesante nelle grandi città. Il PCI perde mezzo punto e si attesta sul 30%. Fra DC e Pci solo 3 % di differenza per un totale di circa il 63% di voti, ma il contesto è molto diverso dagli anni 70 Il PSI raggiunge l’ 11%. Avanza il MSI. Le astensioni aumentano di un punto raggiungendo il 12% mentre le schede bianche toccano il 6, 5 %. La «Liga Veneta» , conquista un seggio alla Camera e al Senato. Un nuovo soggetto nello scenario: perché, significato, voto di appartenenza territoriale? La sconfitta della DC domina i commenti della stampa e il dibattito post elettorale.
Elezioni del 1983: un commento E’ la legislatura di Craxi (Presidente del Consiglio con due governi da agosto 1983 a aprile 1987) con la formula del pentapartito. Craxi governò fino al 1987, dimettendosi dopo aver sconfessato il «patto della staffetta» con la DC di De. Mita (un democristiano alternarsi alla guida del Governo dopo un anno, per condurre al termine la legislatura). La fine del governo Craxi portò ad attestazioni di stima e di rammarico per la sua caduta da parte di diversi giornali stranieri. Seguì un monocolore DC il cui unico scopo era quello di preparare le elezioni. Morte di Berlinguer. Referendum nucleare. Cossiga Presidente della Repubblica. Sono gli anni del riflusso, del liberismo economico, dell’Italia del secondo miracolo (sulla spesa pubblica), dell’Italia mundial. Il pentapartito mantiene la maggioranza assoluta ma la crisi della Dc porta Craxi a Palazzo Chigi. Ruolo baricentrico del PSI. Capacità di coalizione e capacità di ricatto. Il sistema dei partiti tende a scivolare sempre più nella paralisi per mancanza di alternative a DX e a SX. Tendenza centripeta
Elezioni del 1987: un commento Non si registra il temuto astensionismo. Una secca sconfitta per il PCI che perde il 3. 3 %. Un forte recupero della DC, con il 34, 3% Un consistente incremento del PSI (massimo storico 14% con incremento di 2. 9%), che si avvale della perdita dei tre partiti laici. L’onda lunga sembra avverarsi. DC e PSI da soli hanno il 48, 5 % dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera Debuttano in Parlamento i Verdi e la Lega che, fra molta sottovalutazione, inizia la sua marcia: Bossi in Senato; partito del nord e questione settentrionale. La lega lombarda, complice il fatto che la Liga Veneta non raggiunge il quorum, assume la leadership in questo particolare movimento convogliando al suo interno i diversi movimenti leghisti regionali.
Elezioni del 1987: un commento La legislatura della fine della guerra fredda; della caduta del Muro di Berlino; della guerra nel golfo; dell’entrata in Parlamento della Lega Nord; di Gladio. Sono tutti governi Goria, De Mita, Andreotti VI e VII) di pentapartito, tranne l’ultimo che non vede la partecipazione del PRI Sono le ultime elezioni cui partecipa il Pci che diverrà (dopo la svolta della Bolognina compiuta da Achille Occhetto) Pd. S partecipando alla tornata elettorale del 1992 Albori di Tangentopoli: nel febbraio 1992 arresto di Mario Chiesa Il pentapartito termina il suo corso. Al di là se il cosiddetto «patto del Camper» sia stato raggiunto secondo alcuni nel 1981 secondo altri nel 1989, è il sistema incentrato sui partiti tradizionali che è bloccato. La fine della Guerra fredda e l’intrecciarsi della politica con gli affari travolgono – una volta scomparso il collante ideologico – la rappresentanza dei partiti, avviando una faticosa e non conclusa transizione. In questo senso le elezioni del 1992 rappresentano l’inizio di questa nuova fase
XI legislatura Gruppi parlamentari Inizio 1994 Democrazia Cristiana 206 179 Partito Democratico della Sinistra 107 106 Partito Socialista Italiano 92 91 Lega Nord 55 50 Rifondazione Comunista 35 33 Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale 34 34 Partito Repubblicano Italiano 27 26 Partito Liberale Italiano 17 17 Federazione dei Verdi 16 16 Partito Socialista Democratico Italiano 16 15 La Rete 12 12 Lista Pannella 6 6 Centro Cristiano Democratico - 24 Gruppo misto 7 21 • Minoranze linguistiche 4 5 • Non iscritti 3 16 Totale 630
Elezioni del 1992: un commento Le ultime della prima repubblica; la fine dei partiti tradizionali. Le stragi di Capaci e via D’Amelio. Il caso Gladio. Maastricht. Cresce l’astensione (significato politico) soprattutto per l’incapacità dei partiti di rinnovarsi dopo la fine della Guerra Fredda e in piena Tangentopoli; Importanti novità: all’affermarsi della Lega Nord corrisponde quella de La Rete (Leoluca Orlando – Sud). Obbiettivi diversi ma slogan simili: moralizzazione e rinnovamento politico. Il calo di consensi investì quasi tutti i maggiori partiti: la DC calò dal 34, 31% al 29, 66% ottenendo il suo minimo storico; il PSI scese di un punto percentuale; PRI, PLI e PSDI conservarono le loro posizioni. Il PDS e il PRC, eredi del PCI, persero quasi il 5% dei voti.
Elezioni del 1992: un commento La maggioranza del quadripartito era minima così come l’opposizione: il vecchio governo aveva perso e non esisteva un’alternativa nelle opposizioni (incomunicabilità delle estreme, presenza di forze non «regolari» come Lega Nord, La Rete, Verdi). La tendenza centripeta era arrivata al blocco del sistema. Elezione del Presidente della Repubblica: fallisce Forlani, fallisce Andreotti, elezione di Scalfaro (moralizzatore) Craxi fu costretto a rinunciare alla Presidenza del Consiglio a favore di Amato. Esplode tangentopoli con le ondate di arresti e avvisi di garanzia. Il referendum sulla legge elettorale dell’aprile 1993 dà un nuovo colpo. Il Governo Ciampi ha come obbiettivi il contrasto alla crisi economica e una nuova legge elettorale. Venne approvata una legge elettorale in senso prevalentemente maggioritario sia per la Camera sia per il Senato: secondo le norme approvate, dei 630 seggi di Montecitorio, 475 verranno assegnati con i collegi uninominali, e 155 su base proporzionale. A Palazzo Madama i seggi «uninominali» saranno 232 su 315, i proporzionali 83. Subito dopo l'approvazione della nuova legge elettorale, il Presidente Scalfaro sciolse le Camere. Si tennero quindi le elezioni del 27 e 28 marzo 1994.
XII Legislatura Le elezioni politiche per la Camera dei Deputati della XII Legislatura della Repubblica italiana si svolsero nelle giornate del 27 e 28 marzo 1994. L'Assemblea tenne la sua prima seduta il 15 aprile 1994 e l'ultima il 18 aprile 1996 per un totale di 326 sedute. Le Commissioni tennero 3433 sedute di cui 77 in sede legislativa.
I^ Governo Berlusconi 15 aprile 1994 8 maggio 1996
Elezioni del 1994: un commento Le elezioni politiche del 1994 si tennero con il nuovo sistema conosciuto come Mattarellum introdotto con leggi 4 agosto 1993 n. 276 e n. 277, in ossequio al risultato del referendum del 1993. La legge prevedeva per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica un sistema elettorale misto: maggioritario a turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi parlamentari unito e, per il rimanente 25% dei seggi, al recupero proporzionale dei più votati non eletti per il Senato (attraverso un meccanismo di calcolo denominato «scorporo» ) e al proporzionale con liste bloccate e sbarramento del 4% alla Camera. Le coalizioni e i partiti: profonda ridefinizione dei riferimenti identitari di cui i soggetti politici. Alcuni dei nuovi soggetti politici tendevano a riassumere trasversalmente alcune delle tradizioni politiche precedenti.
Coalizione Polo delle Libertà Coalizione composta da: Forza Italia, Lega Nord, Centro Cristiano Democratico e altre formazioni minori. Leader Silvio Berlusconi Polo del Buon Governo Coalizione composta da: Forza Italia, Alleanza Nazionale, Centro Cristiano Democratico e altre formazioni minori. Alleanza dei Progressisti Coalizione composta da: Partito Democratico della Sinistra, Partito della Rifondazione Comunista, Federazione dei Verdi, Partito Socialista Italiano, La Rete, Alleanza Democratica, Cristiano Sociali e Rinascita Socialista. Achille Occhetto Patto per l'Italia Coalizione composta da: Partito Popolare Italiano e dal Patto Segni. Mario Segni
Governi Prodi, D’Alema, Amato
Elezioni del 1996: un commento Negli anni 90 ci furono tre scadenze elettorali (1992, 1994, 1996), aspetto sintomatico di una fase transitoria, ma anche della definizione di nuove identità nella rappresentanza attraverso partiti del tutto differenti dal passato. Il voto di appartenenza quasi scompare, a favore del voto di opinione e comunque ad una ben diversa mobilità del consenso. Coalizioni frammentate La vittoria della coalizione di centro sinistra porta al Governo Romano Prodi. Governo che dovette ricorrere all'appoggio esterno del Rifondazione Comunista (raggiunge una maggioranza alla Camera di 7 deputati) Obbiettivo principale fu l'ingresso dell'Italia nell'eurozona, raggiunto nel 1998. Nonostante questo successo, tuttavia, Prodi andò incontro ad una crisi istituzionale già nel 1997, quando il PRC annunciò il voto contrario alla legge finanziaria e il ritiro dell'appoggio all'esecutivo: il 10 ottobre Prodi si dimise ma Scalfaro respinse le dimissioni, e pochi giorni dopo Bertinotti fece un passo indietro votando la fiducia alla finanziaria. Nuova crisi nel 1998 con dimissioni di Prodi. Governo D’Alema ottiene la fiducia con il voto decisivo dei comunisti cossuttiani (gruppo nato da una scissione in Rifondazione) e di alcuni parlamentari eletti con la coalizione di centrodestra. In seguito alla sconfitta dell'Ulivo alle regionali del 2000, D'Alema si dimise e al suo posto fu nominato Giuliano Amato, che ebbe il compito di guidare l'Italia fino a fine legislatura
Coalizione Leader[5] L'Ulivo Coalizione composta da: Partito Democratico della Sinistra, Popolari per Prodi (Partito Popolare Italiano, Partito Repubblicano Italiano, Unione Democratica e Südtiroler Volkspartei), Rinnovamento Italiano, Federazione dei Verdi, Partito Sardo d'Azione, Federazione Laburista, Comunisti Unitari, Cristiano Sociali, Socialisti Italiani e Patto Segni Romano Prodi Polo per le Libertà Coalizione composta da: Forza Italia, Alleanza Nazionale, Centro Cristiano Democratico e Cristiani Democratici Uniti Silvio Berlusconi Lega Nord Umberto Bossi Partito della Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti Lista Pannella-Sgarbi Marco Pannella
I partiti nella Repubblica dei partiti. Privilegiare il ruolo assunto nella costruzione della democrazia repubblicana. Consentono agli italiani di conoscere la libertà Democrazia anomala o difficile. Quale peso hanno avuto gli scenari internazionali, ma anche le polarizzazioni interne e la difficile inclusione degli italiani Una prima e una seconda repubblica: tre piani di lettura La fine della guerra fredda e quindi della legittimazione che il sistema aveva ricevuto e ottenuto dal 1946 in avanti Fine del fattore K si modica il concetto e l’idea di rappresentanza Corruzione, tangentopoli come prodotto di un sistema bloccato Questi tre piani si intrecciano: ripercorriamo le tappe principali e le intersezioni
I partiti nella Repubblica Finisce di fatto un sistema politico nato nel 1943 -47. Elementi generali: Partiti non più centri di aggregazione politica e sociale Prevalenza degli obbiettivi individuali su quelli collettivi Prevalenza del voto di opinione su quello di appartenenza Elementi sistemici: Il sistema tende ad assumere una tendenza centripeta; mancanza di alternative; consociativismo, blocco. Una volta che cade il collante internazionale e fattore K non ha più ragione di esistere Elementi costitutivi: Sistema elettorale con non consente alternative; persistenza del paradigma antifascista e conventio ad excludendum, marginalità del governo a favore delle Segreterie; potere di ricatto e di coalizione
I partiti nella Repubblica Esiste un prima e un dopo il 1989 -94 Analizziamo i passaggi principali del prima dal punto di vista dei partiti Il senso del centrismo: De Gasperi e il ruolo della DC Le speranze del centro sinistra: Moro e Nenni La scelta della solidarietà nazionale fra crisi e terrorismo. Moro: il fuinerale della Repubblica Il neo centrismo e un «nuovo» partito. Il PSI di Craxi (la nuova figura del leader) I partiti e la partitocrazia: I partiti occupano ogni settore dello Stato; Il Parlamento si limita a eseguire quanto deciso dalla segreteria del Partito: I partiti decidevano chi doveva guidare le banche; Le imprese pubbliche controllano la RAI, la sanità, i concorsi nella Pubblica Amministrazione. La P 2. Uno Stato nello Stato: 2962 iscritti, 44 parlamentari 3 ministri, i responsabili dei servizi segreti 195 ufficiali superiori, imprenditori, magistrati, prefetti, questori, giornalisti
I partiti nella Repubblica Il passaggio dalla prima alla seconda repubblica (ammesso che sia avvenuto) è quindi la storia di una lunga transizione iniziata negli anni 80 Entra in crisi il patto costituzionale sancito nel 1947: nato per comune assenso con un carattere democratico, parlamentare, antifascista Negli anni 80 è sempre più forte la sensazione di una democrazia bloccata. Questa sensazione cresce con l’incedere della crisi della rappresentanza (nascono le lege ed altre forme espressive di posizioni politiche) ma anche con la crisi del sistema di riferimento orientale Democrazia bloccata = assenza di un’alternativa. Anni 90: la fine del bipolarismo internazionale travolge il sistema italiano figlio della Guerra Fredda, e con esso quei partiti che al suo interno si erano sviluppati.
I partiti nella Repubblica Tra il 1992 e il 1996 si susseguono governi «tecnici» (Amato, Ciampi, Dini) con un breve governo Berlusconi nel 1994. Coincidono con: Mani Pulite, approvazione legge maggioritaria, risanamento economico, Maastricht Tra il 1996 e il 2001 governi di centro sinistra «Ulivo» (Prodi, D’Alema, Amato) con le opposizioni a destra del Polo delle Libertà e a sinistra (dal 1998) Rifondazione Comunista. Risanamento finanziario e adesione moneta unica europea (1998) Dal 2001 al 2006 governi di centro destra «Polo delle Libertà» , governi Berlusconi. Non c’è stata una rottura costituzionale, tanto meno istituzionale
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