I giochi sportivi nel Rinascimento e la loro

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I giochi sportivi nel Rinascimento e la loro funzione Elaborato di Banini Mattia, Galbiati

I giochi sportivi nel Rinascimento e la loro funzione Elaborato di Banini Mattia, Galbiati Alessandro e Motta Mirco

Dopo gli anni bui del Medioevo, quando il divertimento era considerato un peccato, nel

Dopo gli anni bui del Medioevo, quando il divertimento era considerato un peccato, nel Rinascimento il gioco sia sportivo che d’azzardo diventarono sempre più importanti. Nel mondo rinascimentale tutto era occasione di gioco e di divertimento, infatti nelle corti tutto era spettacolo: ci si divertiva con il gioco dei dadi, degli scacchi, le carte napoletane, la “sfera di cuoio” ovvero il pallone da calcio e in inverno con vere e proprie battaglie di palle di neve. Ma perché lo facevano? Nel fare quotidiano il senso di prevalere sugli altri si esprimeva mediante l’appartenenza a gruppi di persone, nel momento in cui ci si fronteggiava con le fazioni opposte, negli appositi luoghi allestiti per le relative competizioni. In questo periodo la nobiltà metteva in disparte tutto ciò che riguardava la guerra ed esaltava lo sviluppo di ogni tipo di arte, riconoscendo l’importanza di caratteristiche fisiche come la bellezza, l’agilità che incoraggiavano l’uomo a intraprendere relazioni sociali e lavorative. È proprio per questo motivo che il Rinascimento è molto significativo per la ripresa delle attività sportive.

La funzione dello sport nel Rinascimento era quella di rendere il corpo bello e

La funzione dello sport nel Rinascimento era quella di rendere il corpo bello e curato, questo grazie alla ripresa delle idee degli antichi, come per esempio la celebre frase di Giovenale “mens sana in corpore sano”. A prova della cura dell'aspetto esteriore dell'individuo c'è anche la nascita della pratica dell'igiene. Inoltre alcuni sport avevano anche scopi legati alla guerra come per esempio il ruotare l' asta che serviva per allenare la forza e la destrezza del polso, che si sarebbe rivelata utile nell'arte del maneggiare la spada. Nacquero le prime scuole per la preparazione fisica e si stamparono i primi testi sull’argomento. Lo sport tornò così a diffondersi in molte città e a svilupparsi con la nascita di nuovi giochi. Altro sport molto diffuso era una pratica molto simile al tennis odierno

IL CALCIO FIORENTINO Il calcio storico fiorentino, conosciuto anche col nome di “calcio in

IL CALCIO FIORENTINO Il calcio storico fiorentino, conosciuto anche col nome di “calcio in livrea” o “calcio in costume”, è una disciplina sportiva che rimanda ad un gioco che in latino era chiamato “harpastum”. Consiste in un gioco a squadre che si effettua con un pallone di cuoio, da molti storici è considerato come il padre del gioco del calcio, anche se almeno nei fondamentali ricorda molto più il rugby, poiché consisteva nel portare il pallone aldilà del campo avversario con qualsiasi mezzo a disposizione, nel rispetto delle regole. È comunque certo che nella seconda metà del Quattrocento il calcio si era talmente diffuso tra i giovani fiorentini, che questi lo praticavano frequentemente in ogni strada o piazza della città. Con il passare del tempo però, soprattutto per problemi di ordine pubblico, si andò verso una maggiore organizzazione e il calcio cominciò ad essere praticato soprattutto nelle piazze più importanti della città. I giocatori che scendevano in campo erano perlopiù nobili dai 18 a i 45 anni. Le partite venivano organizzate solitamente nel periodo del Carnevale ma non solo. Era talmente popolare che nel gennaio del 1490, trovandosi l’Arno completamente ghiacciato, fu su di esso delimitato un campo e furono giocate alcune partite. La più famosa però è sicuramente quella giocata il 17 febbraio 1530, cui si ispira la moderna rievocazione, quando i fiorentini assediati dalle truppe imperiali, di Carlo V, diedero sfoggio di noncuranza mettendosi a giocare a calcio in piazza Santa Croce. Schieramento d'inizio di una partita di calcio fiorentino in piazza Santa Croce nel 1688.

IL PALIO DI SIENA A fianco delle corse con i cavalli, i senesi iniziano

IL PALIO DI SIENA A fianco delle corse con i cavalli, i senesi iniziano a metà '500 il gioco del pallone, le cacce ai tori, e le bufalate, ovvero vere e proprie corse con le bufale. Lentamente la festa si trasferì dalle vie cittadine al teatro naturale di Siena, Il Campo. È dello stesso periodo la comparsa delle Contrade, le quali sono 17: Aquila, Bruco, Chiocciola, Civetta, Drago, Giraffa, Istrice, Leocorno, Lupa, Nicchio, Oca, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Torre, Valdimontone. E’ importante notare una differenza fondamentale: NON si fa il tifo per una Contrada, ma si appartiene ad essa per diritto di nascita. Per i nati fuori dalle mura cittadine viene tenuto conto dell’appartenenza contradaiola dei genitori. Nel periodo rinascimentale, i giorni del Palio erano occasione mondane perché in città giungevano i grandi nomi dell’aristocrazia e sovrani europei. Da quando i signori smisero di combattere personalmente le guerre, cessarono anche di correre il Palio, delegandolo ai fantini. Così il Palio divenne per loro spettacolo da vedere e la corsa occasione alla quale inviare i loro corsieri e i loro portacolori. Ma dopo la caduta della Repubblica di Siena del 1559, le feste persero il loro antico significato politico di trionfo cittadino. Ad ogni palio partecipavano 10 Contrade su 17: sette sono quelle che non hanno corso l'anno precedente in quel Palio, mentre altre Contrade vengono invece estratte a sorte. I fantini montano ancora oggi sempre i cavalli a pelo, cioè senza sella, e dovevano percorrere tre giri della piazza, superando anche punti pericolosi, come la stretta curva di San Martino, dove spesso avvenivano scontri e cadute.