I Borgia Furono una delle famiglie pi influenti

I Borgia Furono una delle famiglie più influenti in Italia nel XV e XVI secolo

Chi erano? • I Borgia furono una delle famiglie più influenti d'Italia nel XV e XVI secolo. Il cognome della famiglia, sia in catalano che in castigliano era Borja, dal paese d'origine della casata, anche se attualmente in spagnolo è molto più utilizzata la forma italiana di Borgia. I membri di questa famiglia con i loro intrighi spesso definiti torbidi, dominarono la scena italiana a cavallo tra il XV e il XVI secolo, grazie anche allo sfrenato nepotismo prima di Papa Callisto III e poi suo nipote papa Alessandro VI, che cercò di favorire con ogni mezzo i figli e i parenti. • Numerosi episodi oscuri, spesso ingigantiti dai loro oppositori, caratterizzarono il pontificato di Alessandro, fornendo materiale per una sterminata letteratura nei secoli a venire: dal libertinaggio nel Palazzo Apostolico ai presunti amori incestuosi, dai delitti verso gli oppositori o i più ricchi cardinali della Curia romana (per incamerarne gli averi), fino anche al supposto fratricidio di Giovanni da parte di Cesare. Ombre che si addensarono anche nelle campagne militari del Valentino, temuto per la sua ferocia, o nella turbolenta vita matrimoniale di Lucrezia Borgia.

. La loro storia • Già Alonso Borgia, papa Callisto III dal 1455 al 1458, aveva condotto una politica familistica, facendo il nipote Rodrigo, il futuro Alessandro VI appunto, cardinale e poi vicecancelliere del Vaticano. Una carica strategica e lucrosa che favorirà la sua elezione a papa nel 1492. E Rodrigo porta agli estremi quella politica, specialmente con il figlio Cesare, che aspira a diventare padrone dell'Italia centrale. Intrighi, omicidi, tradimenti sono le armi usate senza scrupoli per arrivare ai loro obbiettivi. La figlia Lucrezia viene invece usata per stringere e disfare alleanze attraverso matrimoni con i potenti dell'epoca. Nel 1498, con l'esecuzione di Savonarola e la morte di Carlo VIII di Francia, nemici di Alessandro VI, la fortuna dei Borgia raggiunge l'apice. Appena cinque anni dopo, con la scomparsa improvvisa del pontefice, tutta la costruzione va in pezzi. Diventa papa Giuliano della Rovere, terribile rivale dei Borgia. Cesare viene imprigionato, gli vengono sottratti i suoi possedimenti in Romagna. Dopo una fuga rocambolesca, Cesare trova la morte nel regno di Navarra, dove guidava le truppe del re Federico contro un signorotto ribelle. È il 1507.

. • Ma chi erano i Borgia? Mostri di cinismo, o uomini costretti ad agire cosí dalle circostanze? Secondo le fonti di alcuni studiosi che si sono occupati di quel periodo: «La loro vicenda rientra in quella delle grandi famiglie europee che, tra il '400 e il '500, mirarono al trono pontificio come una garanzia per le loro fortune» , spiega Giuseppe Galasso, professore di Storia moderna all'Universita di Napoli. «I Medici, i Della Rovere, i Piccolomini, i Farnese ottennero tutti titoli principeschi. La gestione nepotistica e familistica del pontificato non è affatto una particolarità dei Borgia. È il carattere del papato rinascimentale. Pensiamo ai Della Rovere, che erano diventati duchi d'Urbino, o ai Farnese elevati a duchi di Parma» . Eppure i Borgia sono passati alla storia come un esempio particolarmente negativo. «In loro si manifesta un'arroganza del potere superiore a quella che si riscontra nelle altre famiglie. Anche Giulio II Della Rovere, i due Medici, Paolo III Farnese gestivano il potere in modo familistico, ma non avevano quell'arroganza» . Ma in piú i Borgia scandalizzavano per un condotta morale spudorata. «Il fatto che i papi avessero figli non disturbava nessuno. Anche Paolo III ne aveva. Era un fatto accettato all'epoca senza nessuno scandalo.

Papa Alessandro VI • LA NOTTE tra il 10 e l' 11 agosto del 1492 dall' urna del conclave nella Cappella Sistina esce il nome del cardinale Rodrigo Borgia, che assume il nome di Alessandro VI. Ce l' ha fatta sugli altri cardinali nella gara alla corruzione degli elettori, per i quali si è premunito due giorni prima dell' inizio del coclave con adeguate regalie alle famiglie dei porporati più importanti. Così agli Sforza ha spedito quattro muli carichi di denaro con tanto di firma su un foglio per la cessione della proprietà del proprio palazzo; agli Orsini ha disposto il possesso di Monticelli e Soriano e ai Colonna la commenda di Subiaco con tutti i castelli. Al cardinale Michiel ha promesso il vescovado di Portus, allo Sclafetano la città di Nepi, al Savelli il feudo di Civita Catsellana, al patriarca di Venezia la somma di 5. 000 ducati, somma peraltro distribuita anche ad altri porporati. Solo cinque elettori avevano respinto le sue lusinghe; peggio per loro, perché non avrebbero tratto i vantaggi che indiscutibilmente un papa così aperto alla corruzione avrebbe recato direttamente o meno a tutti. Anche se, ovviamente, i primi a goderne sarebbero stati i famigliari di Alessandro VI. Com' è ormai noto, anche attraverso numerosi libri scritti su di lui, corredati oggi da filmati all' insegna della lussuria e dell' assassinio, Alessandro VI da cardinale ha avuto una relazione con la romana Vannozza Cattanei, dalla quale sono nati quattro figli che ha riconosciuto dandogli il proprio cognome: Juan, Cesare, Jofré e Lucrezia. Durante il pontificato ha un' altra amante, nella persona di Giulia Farnese, moglie di Orsino Orsini, che viene qualificata dai Romani attraverso le pasquinate "sposa di Cristo", e governa con lo scopo specifico di assicurare ai suoi figli le più solide posizioni di prestigio, anche a danno della Chiesa, ricorrendo a qualsiasi mezzo, tra soprusi, confische di ricchezze e uccisione di personaggi scomodi.
![Cesare Borgia • Cesare Borgia, detto il Valentino[2] (Subiaco, 13 settembre 1475[3] – Viana, Cesare Borgia • Cesare Borgia, detto il Valentino[2] (Subiaco, 13 settembre 1475[3] – Viana,](http://slidetodoc.com/presentation_image_h/0ce7762d5a4f277443613480ad723cda/image-6.jpg)
Cesare Borgia • Cesare Borgia, detto il Valentino[2] (Subiaco, 13 settembre 1475[3] – Viana, 12 marzo 1507), è stato un condottiero, cardinale e politico italiano; figlio illegittimo di papa Alessandro VI, fu una delle figure più controverse del Rinascimento italiano. Fin dalla giovane età fu destinato alla carriera ecclesiastica dal padre cardinale. Inizialmente studiò all'Università degli Studi di Perugia, e poi teologia a Pisa. Quando conseguì il dottorato, suo padre, divenuto papa, gli conferì il rango di cardinale. In seguito alla morte di suo fratello Giovanni duca di Gandia, tornò allo stato laicale. Cercò di sposare in un primo tempo la figlia del Re di Napoli, per continuare la politica filoaragonese del Papa. Ma in seguito sposò la principessa francese Charlotte d'Albret, ottenendo il titolo di duca di Valentinois. Grazie a queste nozze, Cesare e Alessandro VI si allearono al re Luigi XII di Francia sulle sue rivendicazioni in territorio italiano. Guidò l'esercito francese alla conquista del ducato di Milano e con l'appoggio del Papa iniziò la riconquista dei territorio della Romagna, battendo i vari signorotti locali, fra cui Caterina Sforza, ricevendo in seguito dal padre il titolo di duca di Romagna. [5] Successivamente invase il regno di Napoli guidando le truppe francesi. Nel 1502, raggiunto rapidamente un grande potere politico, riuscì a difendersi dalla congiura della Magione, traendo in inganno i traditori e facendoli strangolare a Senigallia. Questa vendetta colpì molto l'opinione pubblica, tanto che Niccolò Machiavelli la citò ne Il Principe, libro scritto basandosi sulla figura del Valentino. Dopo la morte di Alessandro VI, Cesare riuscì a far eleggere papa Pio III, che però morì poco dopo. In seguito, venne eletto papa Giulio II che tolse al Duca il governo della Romagna ordinò il suo arresto e la reclusione in Castel Sant'Angelo. Dopo essere evaso, si rifugiò a Napoli, dove fu arrestato e condotto in Spagna, dove fu incarcerato su ordine del Re. Dopo una rocambolesca evasione si recò dal cognato Giovanni III d'Albret, re di Navarra. Morì nel 1507 a Viana, mentre assediava l'esercito ribelle del Conte de Lerín.

Giovanni Borgia • Giovanni Borgia fu un nobiluomo italiano, secondo duca di Gandia (1491 -1497), figlio illegittimo di Papa Alessandro VI e fratello di Cesare, Lucrezia e Goffredo Borgia. • Descritto come un giovane arrogante e viziato[3], nel 1493 venne inviato dal padre in Spagna per sposare Maria Enriquez de Luna e prendere possesso del ducato di Gandia, che aveva ereditato nel 1488 da suo fratellastro Pedro Luis de Borgia. In seguito, nel 1496 fu richiamato a Roma. • In Italia Alessandro VI lo elevò palesando tutto il possibile nepotismo, dandogli un gran numero di funzioni e riconoscimenti. Nonostante i fallimenti militari del duca, il pontefice lo nominò Gonfaloniere della Chiesa e capitano generale della Chiesa, creando per lui il ducato di Benevento, aumentando la crescente ostilità verso la famiglia Borgia, già ampiamente odiata perché considerati parvenu catalani. • Nella notte tra il 14 e il 15 giugno 1497, Giovanni Borgia fu assassinato a Roma da ignoti, all'età di circa ventuno anni. Il suo corpo venne ritrovato dopo pochi giorni nel Tevere con nove coltellate disseminate in varie parti del corpo. Fuori di sé dal dolore, Alessandro VI fece iniziare delle indagini per trovare gli assassini; tuttavia, il misterioso crimine non fu mai risolto. Sono stati sospettati di omicidio varie persone della Roma dell'epoca, fra cui anche suo fratello Cesare Borgia. Gli storici generalmente condividono l'idea che l'omicidio sia stato commissionato dalla famiglia Orsini, avversaria dei Borgia.

Cesare è un assassino? • A poche ore dal recupero del corpo di Juan, in città iniziarono a circolare voci, neanche tanto velate, che a commettere l’efferato crimine fosse stato Cesare, un uomo talmente avvezzo a violenze e bassezze di ogni tipo, da essere ormai considerato l’ideatore e l’artefice primo di qualsiasi scelleratezza venisse compiuta nella capitale. • Né ci si sbagliava di molto, perché Cesare era effettivamente una persona amorale e spietata, ma al punto da volere la morte del suo stesso fratello? • Non è improbabile, anche in virtù del rapporto ben più che semplicemente conflittuale o competitivo che era sempre intercorso tra i due. • Cesare aveva sempre provato un insano rancore e una gelosia ai limiti della paranoia nei confronti del fratello Giovanni, di cui mal sopportava che, in quanto primogenito, fosse quello destinato all’onore delle armi e al potere temporale, mentre lui avrebbe dovuto accontentarsi di una assai più noiosa carriera ecclesiatica; inoltre Cesare considerava il fratello maggiore un inetto baciato dalla fortuna, un incapace cui il destino benevolo aveva riservato immeritati onori, gli stessi che sentiva di meritare per sé ma che non avrebbe mai potuto avere. • Invece improvvisamente Juan morì e ciò rese possibile a Cesare la tanto agognata carriera politica e militare. • Se è vero che a distanza di secoli l’omicidio di Giovanni Borgia resta un mistero poiché il colpevole non venne mai scoperto, è altrettanto probabile che egli fosse molto più vicino ad Alessandro VI di quanto il papa stesso immaginasse

Lucrezia Borgia • Lucrezia Borgia (Subiaco, 18 aprile 1480 – Ferrara, 24 giugno 1519) figlia illegittima del cardinale Roderic Llançol de Borja (più tardi divenuto papa Alessandro VI), fu una delle figure femminili più controverse del Rinascimento italiano. Fin dagli undici anni fu soggetta alla politica matrimoniale collegata alle ambizioni politiche prima del padre e poi del fratello Cesare Borgia. Quando il padre ascese al soglio pontificio la dette inizialmente in sposa a Giovanni Sforza, signore di Pesaro, ma pochi anni dopo, in seguito all'annullamento del matrimonio, Lucrezia sposò Alfonso d'Aragona, figlio illegittimo di Alfonso II di Napoli. Un ulteriore cambiamento delle alleanze, che avvicinò i Borgia al partito filofrancese, portò all'assassinio di Alfonso, su ordine di Cesare. [2] Dopo un breve periodo di lutto trascorso a Nepi con il figlio avuto da Alfonso, Lucrezia partecipò attivamente alle trattative per le sue terze nozze, quelle con Alfonso d'Este, primogenito di Ercole duca di Ferrara, il quale dovette, pur riluttante, accettarla in sposa. [3] Alla corte estense Lucrezia fece dimenticare la sua origine di figlia illegittima del papa, i suoi due falliti matrimoni e tutto il suo passato burrascoso; infatti, grazie alla sua bellezza e alla sua intelligenza, si fece ben volere sia dalla nuova famiglia sia dalla popolazione ferrarese. Perfetta castellana rinascimentale, acquistò la fama di abile politica e accorta diplomatica, tanto che il marito arrivò ad affidarle la conduzione politica e amministrativa del ducato quando doveva assentarsi da Ferrara. Fu anche un'attiva mecenate, accogliendo a corte poeti e umanisti come Ludovico Ariosto, Pietro Bembo, Gian Giorgio Trissino e Ercole Strozzi. Dal 1512, per le sventure che colpirono lei e la casa ferrarese, Lucrezia iniziò a indossare il cilicio, s'iscrisse al Terz'ordine francescano, si legò ai seguaci di San Bernardino da Siena e di Santa Caterina e fondò il Monte di Pietà di Ferrara per soccorrere i poveri. [4][5] Morì nel 1519, a trentanove anni, per complicazioni dovute ad un parto. La figura di Lucrezia ha assunto diverse sfumature nel corso dei periodi storici. Per una certa storiografia, soprattutto ottocentesca, i Borgia hanno finito per incarnare il simbolo della spietata politica machiavellica e la corruzione sessuale attribuita ai papi rinascimentali. La stessa reputazione di Lucrezia si offuscò in seguito all'accusa di incesto, rivolta da Giovanni Sforza alla famiglia della moglie, [6] a cui si aggiunse in seguito la fama di avvelenatrice, dovuta in particolare alla tragedia omonima di Hugo, [7][8] musicata in seguito da Donizetti: in questo modo la figura di Lucrezia venne associata a quella di femme fatale partecipe dei crimini commessi dalla propria famiglia.

I Borgia e l’incesto: verità o menzogna? • A le numerose accuse mosse nei confronti dei Borgia da contemporanei e storici, molte fondate, alcune presunte, altre ancora del tutto inventate, la più grave è probabilmente quella di incesto, che avrebbe coinvolto Alessandro VI, Cesare e Lucrezia, i quali avrebbero ripetutamente intrattenuto rapporti intimi nonostante lo strettissimo vincolo di sangue. L’imputazione è di una gravità assoluta e merita pertanto un’analisi attenta alla luce di documenti e testimonianze. A parlare per primo apertamente di incesto fu Giovanni Sforza, marito di Lucrezia liquidato senza troppi complimenti, il quale dichiarò che il papa avesse annullato le nozze non “per altro che per usar con lei”, un’affermazione esplicita che non necessita di ulteriori spiegazioni. Ma suffragata da cosa? In realtà da nulla e la maggior parte di storici e biografi è infatti propensa a ritenerla piuttosto una vendetta nei confronti della famiglia che aveva deciso di sostituirlo con un partito migliore. Ma ormai la chiacchiera stata messa in giro e il danno era fatto: i tanti nemici dei Borgia la arricchirono di particolari scabrosi paventando scenari di inaudita peccaminosità, alimentando in tal modo la già fosca fama del casato. Va pure riconosciuto che gli stessi membri di questa singolare famiglia contribuirono non poco a peggiorare la situazione con scelte al limite dell’incredibile: come leggere altrimenti la dichiarazione contenuta addirittura in una bolla da parte di Alessandro VI di essere il padre del bambino che Lucrezia aveva avuto nel 1498? Come poteva essere visto e considerato un papa che diventava padre del figlio di sua figlia?
![Caterina Sforza contro i Borgia • Caterina Sforza (Milano, 1463[1] – Firenze, 28 maggio Caterina Sforza contro i Borgia • Caterina Sforza (Milano, 1463[1] – Firenze, 28 maggio](http://slidetodoc.com/presentation_image_h/0ce7762d5a4f277443613480ad723cda/image-11.jpg)
Caterina Sforza contro i Borgia • Caterina Sforza (Milano, 1463[1] – Firenze, 28 maggio 1509) fu signora di Imola e contessa di Forlì, prima con il marito Girolamo Riario, poi come reggente del figlio primogenito Ottaviano. Al trono francese era nel frattempo succeduto Luigi XII, il quale vantava diritti sul Ducato di Milano e anche sul Regno di Napoli, rispettivamente come discendente di Valentina Visconti e della dinastia degli Angiò. Luigi XII, prima di iniziare la sua campagna in Italia, si assicurò l'alleanza dei Savoia, della Repubblica di Venezia e di papa Alessandro VI. A capo del suo forte esercito nell'estate del 1499 entrò in Italia occupando senza dover combattere tutto il Piemonte, la città di Genova e quella di Cremona. Il 6 ottobre si insediò a Milano, abbandonata il mese precedente dal duca Ludovico che si era rifugiato nel territori del Tirolo sotto la protezione del nipote Massimiliano I d'Asburgo[36]. Alessandro VI si era alleato con il Re di Francia per avere in cambio il suo appoggio nella costituzione di un Regno per il figlio Cesare Borgia nelle terra della Romagna. Con questo scopo emise una bolla pontificia per far decadere le investiture di tutti i feudatari di quelle terre[37], compresa Caterina. Quando l'esercito francese partì da Milano con il duca Valentino[38] alla conquista della Romagna, Ludovico Sforza riconquistò il Ducato con l'aiuto degli austriaci. Caterina per contrastare l'esercito francese che stava arrivando, cercò soccorso da Firenze, ma i fiorentini erano minacciati dal Papa che intimava di togliere loro Pisa, per cui ella rimase da sola a difendersi. Iniziò subito ad arruolare e addestrare quanti più soldati poteva e a immagazzinare armi, munizioni e viveri. Fece rinforzare le difese delle sue fortezze con opere importanti, soprattutto quella di Ravaldino dove lei stessa risiedeva e che era già considerata inespugnabile. Fece anche partire i figli che furono accolti nella città di Firenze. Il 24 novembre Cesare Borgia arrivò a Imola. Le porte della città vennero subito aperte dagli abitanti ed egli poté prenderne possesso, dopo averne espugnato la rocca dove il castellano resistette diversi giorni. Visto quanto era accaduto nella sua città minore, Caterina chiese espressamente al popolo di Forlì se voleva fare altrettanto o se voleva essere difeso e, in questo caso sopportare un assedio

Dato che il popolo tentennava a risponderle Caterina prese la decisione di concentrare tutti gli sforzi per la difesa nella fortezza di Ravaldino, lasciando la città al suo destino[39]. Il 19 dicembre il Valentino prese possesso anche di Forlì e pose l'assedio alla rocca. Caterina non cedette ai tentativi messi in atto per convincerla ad arrendersi, due fatti direttamente dal duca Valentino e uno dal cardinale Raffaele Riario. Mise anche una taglia su Cesare Borgia in risposta a quella che il Duca aveva messo su di lei: 10. 000 ducati per entrambi, vivi o morti. Cercò anche di prendere prigioniero il Valentino, mentre questi era nei pressi della rocca per parlarle, ma il tentativo fallì. Per molti giorni le artiglierie di ambedue le fazioni continuarono a bombardarsi a vicenda: quelle di Caterina inflissero numerose perdite all'esercito francese, senza che questo riuscisse a smantellare le difese principali della fortezza. Quello che veniva distrutto di giorno veniva poi ricostruito durante la notte. Gli assediati trovarono anche il tempo per suonare e ballare. La resistenza solitaria di Caterina venne ammirata in tutta l'Italia[40]. Niccolò Machiavelli[41] stesso riporta che numerosissime furono le canzoni e gli epigrammi composti in suo onore, dei quali ci è giunto solo quello di Marsilio Compagnon. Visto che il tempo passava e non si otteneva nessun risultato, il Valentino cambiò tattica. Iniziò a bombardare le mura della rocca in continuazione, anche di notte[42] fino a che, dopo sei giorni, si aprirono due grossi varchi. Il 12 gennaio del 1500 la battaglia decisiva fu cruenta e veloce e Caterina continuò a resistere combattendo lei stessa con le armi in mano fino a quando venne fatta prigioniera. Tra i gentiluomini catturati insieme con lei, c'era anche il suo segretario, il forlivese Marcantonio Baldraccani. Subito Caterina si dichiarò prigioniera del francesi, sapendo che vi era una legge in Francia che impediva di tenere come prigionieri di guerra le donne. Cesare Borgia ottenne la custodia di Caterina dal comandante generale dell'esercito francese Yves d'Allègre, promettendo che essa sarebbe stata trattata non da prigioniera ma da ospite. Fu costretta dunque a partire con l'esercito che si preparava alla conquista di Pesaro. La conquista dovette però essere rimandata a causa di Ludovico il Moro che il 5 febbraio riconquistò Milano[44], costringendo le truppe francesi a tornare indietro. Il Valentino quindi, rimasto solo con le truppe pontificie, si diresse verso Roma, dove condusse anche Caterina che venne in un primo tempo sistemata nel palazzo del Belvedere. Verso la fine del mese di marzo Caterina tentò di fuggire ma fu scoperta e immediatamente imprigionata a Castel Sant'Angelo.

Vannozza Cattanei • Vannozza Cattanei, soprannome di Giovanna Cattanei (13 luglio 1442 – Roma, 26 novembre 1518), fu una donna di origini lombarde, ricordata per essere stata l'amante ufficiale del cardinale Rodrigo Llançol Borgia, in seguito eletto al soglio pontificio come Papa Alessandro VI. • non si ha nessuna notizia certa su come e quando Rodrigo e Vannozza si siano conosciuti. Fra il 1465 e il 1469, incontrò il cardinale Rodrigo Borgia di circa dieci anni più di lei, assurto alla carica di Vicecancelliere di Santa Romana Chiesa a soli 26 anni per intercessione dello zio, papa Callisto III, con il quale instaurò un lungo legame, sentimentale prima e poi affettivo. Nonostante la sua posizione di amante riconosciuta e rispettata di uno dei cardinali più potenti della Chiesa di Roma, Vannozza doveva necessariamente avere un legittimo consorte. Di questo si occupò in prima persona Rodrigo, che avrebbe combinato a suo gusto tutti i matrimoni che la donna contrarrà nel corso della vita. • Così, nel 1474, a 32 anni, Vannozza andò in sposa al funzionario apostolico Domenico Giannozzo, signore di Arignano, di circa cinquant'anni. [8] Nel 1475 la donna diede alla luce il primo figlio, Cesare, secondogenito di Rodrigo poiché nato dopo Pedro Luis Borgia, che il cardinale aveva avuto intorno al 1458 da una donna rimasta ignota. La relazione con il Borgia era intensa, quasi quotidiana, come dimostra la seconda gravidanza che Vannozza affrontò pochi mesi dopo la nascita di Cesare: nel 1476 infatti, rimasta subito vedova di Domenico Giannozzo, la donna diede al cardinale un altro figlio, Giovanni.

• Poco dopo, Rodrigo combinò per lei le nozze con Giorgio della Croce, di origini milanesi, nominato dallo stesso Borgia segretario apostolico di papa Sisto IV. In questo periodo le ricchezze di Vannozza lievitavano notevolmente, grazie non solo ai favori di cui godeva in quanto concubina del potentissimo cardinale spagnolo, ma anche per il suo indubbio fiuto per gli affari, che le consentiva di operare investimenti sempre vantaggiosi e redditizi. D'altro canto il marito era un uomo facoltoso, proprietario di una splendida villa con giardino nei pressi della chiesa di San Pietro in Vincoli, sul colle Esquilino, [9] rimasta per lungo tempo uno dei luoghi maggiormente legati al nome e al ricordo di Vannozza Cattanei. • Quando, verso la fine del 1479, la donna seppe di essere nuovamente incinta, decise di recarsi a trascorrere il resto della gravidanza nella rocca dei Borgia a Subiaco, dove il 18 aprile dell'anno seguente diede alla luce Lucrezia, destinata a diventare uno dei personaggi di primo piano di tutta un'epoca, discussa e controversa come poche altre figure di quegli anni. Un anno dopo, nel 1481, Vannozza partorì Goffredo, l'ultimo dei figli che avrebbe dato a Rodrigo, seppur la frequentazione fra la donna e il cardinale si fece più sporadica, tanto che il cardinale pur riconoscendo il figlio sospettò sempre che in realtà fosse il figlio del legittimo sposo di Vannozza, Giorgio della Croce. [10] Conclusasi la relazione con il cardinale Borgia, Vannozza poté dedicarsi con più attenzione alla sua vita coniugale: fu così che intorno al 1482 nacque Ottaviano, figlio di Giorgio della Croce, ma nel 1486, a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro, morirono sia il marito che il figlio. [11] A 44 anni, la donna era vedova per la terza volta. Rodrigo non si perse d'animo e in poche settimane combinò per l'ennesima volta le nozze della madre dei suoi figli, pianificando per lei quella che sarebbe stata l'unione di gran lunga più riuscita. L'8 giugno del 1486 Vannozza sposò Carlo Canale: mantovano, dotto umanista, profondo conoscitore delle lettere e della poesia, era stato per molti anni camerlengo del cardinale Francesco Gonzaga. Il nuovo matrimonio segnò in qualche modo una svolta nella vita di Vannozza, che insieme al marito e ai figli decise di lasciare il palazzo di piazza Pizzo di Merlo, donatole da Rodrigo agli albori della loro relazione, per trasferirsi in una nuova dimora in piazza Branca. [12]

Giulia Farnese • Giulia Farnese (Capodimonte, 1475 – Roma, 23 marzo 1524) fu amante di papa Alessandro VI. • La sua avvenenza, che le valse fra i contemporanei l'appellativo di Giulia la Bella, aprì a lei e alla sua famiglia la via del potere e della ricchezza, dando inizio alle fortune di casa Farnese. • Il 12 dicembre 1484, all'età di nove anni, Giulia restò orfana di padre. La madre Giovannella ritenne opportuno dar seguito all'accordo preso anni prima tra il cardinale Rodrigo Borgia e il marito Pier Luigi circa il fidanzamento dei figli. Giulia avrebbe sposato Orsini (nato nel 1473) nipote del cardinale, signore di Bassanello (oggi Vasanello). • Il contratto matrimoniale fu stipulato a Roma il 20 -21 maggio 1489, nella dimora del potente cardinale spagnolo. Rodrigo Borgia, che tre anni dopo sarà eletto papa con il nome di Alessandro VI. Giulia aveva 15 anni ed andava in sposa ad Orsino, diciassettenne figlio di Lodovico e di Adriana de Mila, cugina del cardinale Borgia. [2] Lo sposo era orbo di un occhio (tant'è vero che era soprannominato monoculus Orsinus) e benché appartenesse a una famiglia di gran nome era un personaggio scialbo e insignificante: un militare che fece sempre di tutto per non trovarsi in battaglia. • Si discute se alla data delle nozze Giulia fosse già l'amante di Rodrigo Borgia, uomo molto incline alla sensualità, che aveva già avuto quattro figli dalla sua amante Vannozza Cattanei, oltre, verosimilmente, ad altri avuti da donne rimaste sconosciute. Il matrimonio per alcuni sarebbe stato un comodo paravento per la relazione, un patto scellerato tra la suocera Adriana de Mila e il cugino cardinale, che avrebbe consentito un cospicuo avanzamento di Orsino. In realtà non soccorre nessun documento per datare l'inizio della relazione. Tutto il resto è congetturale. • Si discute anche se la figlia di Giulia, Laura Orsini, nata il 30 novembre 1492, [4] fosse di Orsino o di Rodrigo. È certo che i Farnese (e in particolare Alessandro, fratello di Giulia) cercarono di trovarle marito fin dalla più tenera infanzia spacciandola per figlia del papa. [5] Tuttavia è da notare che Alessandro VI, mentre fu sempre generosissimo con i suoi figli, anche con quelli di cui non conosciamo il nome, fece ben poco per Laura. Forse si limitò ad assecondare le mire dei Farnese, convalidando con il suo silenzio una menzogna che non poteva nuocergli.

La relazione era certamente consolidata nel 1493, quando troviamo Giulia a Roma, lontana dal marito, insediata nel palazzo del cardinale Giovan Battista Zeno in Santa Maria in Portico (attiguo al Vaticano, dove attualmente si trova il colonnato del Bernini)[6] insieme alla figlia del papa, Lucrezia Borgia, sotto la tutela compiacente della suocera Adriana de Mila. Vi riceve i postulanti che chiedono grazie dal papa; si prodiga in particolar modo per far ottenere un pingue beneficio ecclesiastico a Lorenzo Pucci, cognato della sorella Girolama, che in seguito sarà cardinale e datario pontificio. Il 20 settembre 1493 Alessandro Farnese è fatto cardinale. [7] Gli sarà affibbiato il nomignolo di "cardinal fregnese", per irridere al modo ignobile con cui è pervenuto alla carica. Giulia era ormai a tutti gli effetti l'amante riconosciuta del papa, completamente accecato dalla passione per quella giovane bella e conturbante, tanto che i contemporanei presero ad appellarla concubina papae o addirittura, con maliziosa ironia, sponsa Christi. Quella che avrebbe dovuto essere una semplice storia di letto si trasformò in un'incontenibile passione senile, devastante e ossessiva, la cui fiamma brillò a lungo, alimentata da un desiderio oscuro e da una gelosia morbosa e a tratti delirante: papa Alessandro arrivò al punto di minacciare Giulia di scomunica se si fosse allontanata da lui. [9] Il 12 giugno del 1493 si svolge la cerimonia nuziale fra la tredicenne Lucrezia, figlia del Papa, e Giovanni Sforza, signore di Pesaro. Il matrimonio vero e proprio avrà luogo soltanto un anno dopo, a causa di vari impedimenti (e anche per l'acerbità della fanciulla). Pochi giorni dopo la consumazione del matrimonio i due sposi novelli partono per Pesaro; Giulia e Adriana de Mila li accompagnano e si trattengono nelle Marche per alcune settimane, anche se il papa è impaziente di riavere indietro Giulia e ne sollecita il ritorno.

Nel frattempo le truppe del re di Francia Carlo VIII, che a primavera ha invaso l'Italia, reclamando la corona del regno di Napoli, stanno dilagando verso sud senza incontrare una seria resistenza. Preoccupato per l'incolumità dell'amata, il papa le ordina di rientrare. Giunge, però, la notizia che Angelo Farnese, fratello di Giulia, versa in gravi condizioni nella rocca di Capodimonte. Sfidando l'ira papale, Giulia parte immediatamente per recarsi al capezzale di Angelo, che troverà già morto (12 luglio). [10] Giulia stessa e il fratello Alessandro si ammalano; il papa manda i suoi medici per curarli. [11] Sul far dell'autunno la situazione sembrò precipitare: alle insistenze minacciose del papa che pretendeva il ritorno di Giulia a Roma si aggiunsero le recriminazioni e le minacce di Orsino che esigeva a gran voce il rientro della moglie a Bassanello. La situazione fu affrontata dal Borgia alla sua solita maniera: con arrogante determinazione scrisse parole durissime contro di lei e contro la stessa Adriana, minacciando entrambe di scomunica; tempestò di lettere velenose tutti i suoi interlocutori, tra cui il cardinale Alessandro Farnese e lo stesso Orsino, rinfacciando loro i grandi benefici concessi ed arrivando a minacciarli di scomunica e confisca dei beni, qualora si fossero opposti al suo volere. [12] L'intimidazione ebbe successo, poiché Giulia, la suocera e la sorella Gerolama si rimisero in viaggio verso Roma. Ma all'altezza di Viterbo, il corteo delle dame, scortato da trenta cavalieri che il Papa aveva appositamente inviato da Roma, fu intercettato da un'avanguardia dell'esercito francese. I trenta cavalieri "da parata", più che da combattimento, non tentarono alcuna resistenza. I francesi, saputo con chi avevano a che fare, pensarono di trarne il massimo profitto: sequestrarono le tre dame chiedendo un riscatto fissato in tremila ducati. Il papa mosse tutte le pedine diplomatiche possibili e dopo qualche giorno, grazie all'interessamento personale di Carlo VIII, le tre dame ripresero il viaggio verso Roma scortate da un vero e proprio esercito. [13] Entrarono a Roma il primo dicembre e, a quanto si racconta, Giulia trascorse la notte in Vaticano, immediatamente perdonata per la sua insolenza dall'amorevole pontefice.

Le notizie sull'avanzata di Carlo VIII erano sempre più preoccupanti e a Roma si diffondeva una paura crescente. Il Papa non aveva alcuna intenzione di lasciare la Santa Sede, nonostante molti glielo suggerissero caldamente. Giulia, tornata da pochi giorni, temeva per sé stessa e per la figlia e non desiderava altro che abbandonare Roma il più in fretta possibile. Per questo motivo si rivolse al fratello Alessandro chiedendogli di aiutarla ad organizzare una rapida partenza dalla città. Due settimane prima dell'arrivo di Carlo VIII e dei suoi soldati, Giulia lasciava Roma all'insaputa del papa. Da quel momento, Alessandro VI non avrebbe mai più rivisto la sua amata. Dove si sia recata Giulia dopo quella fuga non è certo. È possibile che abbia raggiunto il marito a Bassanello, o che si sia rifugiata direttamente nel castello di Carbognano, dove la ritroviamo qualche anno dopo. Di sicuro si sa che nell'anno 1500, proprio a Bassanello, morì Orsino. I suoi possedimenti furono ereditati da Laura, su cui continuava ad aleggiare il sospetto della paternità del Borgia.

- Slides: 19