Giambattista Bodoni storia di un uomo e di
Giambattista Bodoni: storia di un uomo e di un font Classe 2^B - Scuola Secondaria di I Grado - Istituto Comprensivo “Cecrope Barilli” di Montechiarugolo - a. s. 2016 -2017
Introduzione La presentazione dell’elaborato da parte degli alunni della classe 2^B
LA NOSTRA VISITA AL MUSEO BODONIANO Buongiorno a tutti, siamo la classe 2’ B della Scuola Secondaria di I grado dell’Istituto Comprensivo “Cecrope Barilli” di Montechiarugolo. Oggi 7 marzo 2017 è per noi un giorno veramente molto speciale perché siamo venuti a visitare il Museo Bodoniano. Non vedevamo l’ ora arrivasse questo momento, visto che è da circa un mese che ci documentiamo e raccogliamo notizie su Giambattista Bodoni e sul museo a lui dedicato.
Ed ora eccoci finalmente qui!
Appena scesi dal pullman, percorriamo veloci un breve tratto di strada e poi entriamo nella Pilotta; saliamo la grande scalinata a forbice, che porta alla Galleria Nazionale, al Teatro Farnese e alla Biblioteca Palatina; entriamo quindi nella biblioteca, saliamo un’altra scala ed eccoci finalmente arrivati al Museo Bodoniano. Appena entrati siamo accolti da una gentilissima guida che ci accompagna nel corso di tutta la visita, spiegandoci come venivano costruiti i libri in passato. Inoltre la guida ci mostra gli strumenti che servivano per creare i libri e ci racconta che questi erano attrezzi che richiedevano molto ingegno e anche tanta fatica; le persone che li usavano, non essendo dotate di protezioni adeguate, oltre a faticare molto rischiavano pure di farsi male. Bastava una piccola goccia di metallo fuso per bruciarsi o una disattenzione nell’uso degli oggetti più taglienti per ferirsi.
Durante la visita osserviamo curiosi morse, punteruoli, punzoni, matrici, giustificatori, pialle, un bellissimo torchio e molti altri strumenti. E poco alla volta ci rendiamo conto che quello del tipografo era un mestiere molto duro, perché stampare un libro era un lavoro estremamente complesso. Servivano centinaia e migliaia di lettere: tutte le lettere dell’alfabeto venivano stampate più volte. Vediamo inoltre le edizioni realizzate sotto la direzione di Bodoni, stampate con i suoi caratteri (sia per la Stamperia Ducale che per quella privata) e i lavori curati dalla vedova. Notiamo che tutti i volumi sono esposti in ordine cronologico per documentarne visivamente l’evoluzione grafica e stilistica. Osserviamo pannelli che spiegano l’evoluzione del carattere tipografico dalle origini al XIX secolo e che documentano lo sforzo compiuto attraverso i secoli da disegnatori, incisori e tipografi per portarlo ad una sempre maggiore chiarezza e leggibilità. Apprendiamo che la tipografia vanta un’antica e ricca tradizione a Parma, patria dei Da Moille, di Antonio Zarotto (il primo introduttore della stampa a Milano), degli Ugoleto e dei Viotti. Terminata la visita lasciamo il museo con nuove conoscenze, tante foto e tante idee per il nostro lavoro che presentiamo ora a voi, sperando possa piacervi come a noi è piaciuta questa esperienza.
La classe 2^B: Emma, Giada, Aldo, Angelo, Leonardo, Shaje, Karim H. , Alexandra, Laura, Lisa, Paolo, Martina, Filippo, Giovanna, Valentina, Riccardo, Chiara, Davide, Mattia S. , Karim R. , Mattia Q. , Giulio, Ndongo, Angelo, Aurora …e l’insegnante Marisa Orsi
GIAMBATTISTA BODONI: storia di un uomo e di un font “Io non voglio che cose magnifiche e non lavoro per la volgarità dei lettori”. (G. Bodoni) Andrea Appiani, Ritratto di Bodoni, 1799. Parma, Galleria Nazionale
La vita di GIANBATTISTA BODONI Giovanni Battista Bodoni nacque a Saluzzo (CN) il 16 febbraio 1740 da una famiglia di stampatori: il nonno Giandomenico aveva sposato la figlia di un tipografo, Vallauri, ereditandone la tipografia; il padre Francesco Agostino, tipografo, con una propria bottega a Saluzzo, aveva sposato una Giolitti (probabilmente una discendente di Giolitto De' Ferrari, il capostipite di una famiglia di stampatori, attivi per più di centocinquanta anni a Trino Vercellese e Venezia). Fin da piccolo venne istruito dal padre in questo mestiere. Compì in questa città gli studi di "umanità" e nell'officina del padre fece le sue prime esperienze professionali, proseguendo poi a Torino la sua formazione.
Il periodo romano: 1758 – 1766 Il 15 febbraio 1768, desideroso di perfezionarsi nel mestiere di tipografo, Bodoni partì da Saluzzo per Roma, dove venne impiegato presso la Stamperia della “Congregazione di Propaganda Fide”, prima come compositore di opere “esotiche” quindi nel delicato compito di riordinare le serie di punzoni per caratteri orientali che Sisto V aveva fatto incidere ai rinomati Garamond e Le Bè. Questo periodo risultò decisivo per l’orientamento di Bodoni quale incisore di caratteri e per il suo interessamento agli alfabeti orientali, lingue delle quali apprese i rudimenti frequentando il Collegio della Sapienza. Lasciata Roma nel 1766 col proposito di recarsi a Londra, fu invece costretto da motivi di salute a trattenersi a Saluzzo.
Parma e la Stamperia Ducale: 1768 - 1790 Il 1768 fu un anno importante per Bodoni perché venne chiamato dal Duca Ferdinando a dirigere la Stamperia Reale di Parma, dove poté finalmente esprimere appieno il proprio talento. Inizialmente chiamò da Parigi sei operai del famoso tipografo Pierre-Simon Fournier, uno dei migliori dell’epoca, per farsi aiutare nell’incisione dei caratteri. Successivamente, però riuscì a convincere il duca ad impiantare a Parma una fonderia, chiamando a dirigerla uno dei suoi fratelli, Giuseppe, in modo da lavorare con maggiore autonomia e utilizzando i caratteri da lui realizzati.
A Parma, Bodoni si dedicò principalmente all’incisione dei caratteri ed a tutti i processi che esso comporta, tra cui ovviamente la costruzione degli strumenti da lavoro. Inoltre, seguì i lavori di numerose opere, come la traduzione del Padre Nostro in 155 lingue diverse, la realizzazione del più vasto catalogo alfabetico mai esistito fino ad allora, della sua macchina matrice e di tante altre opere.
Grazie all’esperienza parmense, la fama di Bodoni si diffuse nell’ambiente culturale: tutti lo avrebbero voluto per dirigere le proprie tipografie. Nel 1790 il ministro dello stato pontificio José Nicolas de Azara gli propose di stampare una serie di classici: i sontuosi in-folio di Orazio, di Virgilio e degli elegiaci latini. Il Duca Ferdinando, pur di non lasciarlo andare altrove, gli concesse di produrre le opere per de Azara a Parma e di aprire, sempre in questa città, una sua tipografia privata.
LA STAMPERIA PRIVATA Nel 1791 Bodoni ottenne il permesso dal Duca Ferdinando di Borbone di aprire una tipografia privata, perché la Tipografia Reale si dedicava per lo più a stampe di puro carattere politico e amministrativo: in questa stamperia, Bodoni poté far uscire tutti i capolavori della sua produzione. Inoltre, mentre alla Stamperia Ducale erano impiegate una ventina di persone, la tipografia ne impiegò circa dodici. Quell’anno fu particolarmente produttivo per la tipografia, che stampò numerosi volumi tra cui The Castle of Otranto e le splendide opere per Nicolas de Azara. In quello stesso anno si sposò con Margherita dall’Aglio, moglie fedele e amorevole che lo assistette sia nella vita privata (nei numerosi problemi di salute), sia sul lavoro, aiutandolo con la corrispondenza e proseguendo l’attività della tipografia anche dopo la sua morte, quando pubblicò la sua opera magna, il Manuale Tipografico.
GLI STRUMENTI Bodoni utilizzava diversi strumenti per creare un semplice libro. Tra questi troviamo: morse, punteruoli, punzoni, matrici, torcoletti, giustificatori, pialle e molti altri strumenti. punzoni
Prima della stampa di un libro avveniva la costruzione dei caratteri. Prima di tutto su un foglio si disegnavano le lettere, non per forza dell'alfabeto latino, infatti Bodoni è, anche, per la stampa di libri in greco e lingue germaniche. Vanno anche disegnati i numeri, i segni di punteggiatura, le lettere accentate, i segni zodiacali, i segni musicali, i fregi e i dittonghi. morse fregi
LA FABBRICAZIONE DI PUNZONI E MATRICI PUNZONI Dopo aver disegnato ogni lettera e tutti gli altri segni, avviene l'incisione dei punzoni. I punzoni sono dei parallelepipedi in acciaio, sulla cui testa è inciso in rilievo e a rovescio un segno tipografico. MATRICI I punzoni hanno come scopo quello di imprimere delle matrici di rame da cui ricavare, attraverso la colatura di lega tipografica, i caratteri per la stampa.
I blocchetti erano scaldati sul fuoco per renderli della lunghezza e della grossezza giusta al segno da raffigurare. Quindi venivano arrotondati sulla testa e lisciati nelle fasce laterali e all'altra estremità con una lima. Dopo tale preparazione, il punzone veniva fatto arroventare sul fuoco per raggiungere la temperatura e la consistenza adatte per essere lavorate. Sulla faccia si appoggiava un contropunzone, che veniva battuto con una mazza in modo che il punzone ricevesse l'impronta dalle parti concave del carattere. Tolto dal tasso, si sgrossava con una lima. Seguiva quindi la battitura delle matrici in cui colare la lega tipografica. Tali blocchetti erano poggiati su un'incudine e su di essi si battevano i punzoni con una mazza in modo da farli penetrare nel rame.
LA FUSIONE DEI CARATTERI Prima di tutto veniva realizzata la lega tipografica composta da tre metalli: il piombo, l'antimonio e lo stagno. Il forno di fusione era composto da due parti: sulla prima si disponeva una pentola con il piombo, nell'altro si disponeva un crogiolo con l'antimonio che una volta liquefatto veniva versato insieme al piombo. La lega ottenuta, depurata attraverso l'uso di una schiumarola, veniva fatto colare in una cassa metallica al fine di realizzare dei lingotti di lega pronti da utilizzare. La lega in pani veniva inserita in un fornello. stagno antimonio piombo
IL TORCHIO TIPOGRAFICO Il torchio tipografico è una macchina da stampa a caratteri mobili. Il torchio veniva usato per trascrivere sul foglio, tramite le lettere inchiostrate. Il torchio tipografico era formato da quattro elementi: 1) carrello mobile: su di esso si appoggiano la forma di stampa e il foglio di carta; 2) platina: è il piano di stampa. 3) timpano: è una cornice di legno. Sorregge un foglio di pergamena che si interpone tra la carta e la platina; tiene bloccato il foglio di carta; 4) vite: azionata da una leva o barra, spinge in basso la platina, che si abbassa sul timpano. Il timpano è montato su una rotaia che permette di spostarlo in avanti, fin sotto la platina, o all'indietro, per estrarre la pagina già stampata. La forma inchiostrata si trova sotto la platina con i caratteri rivolti verso l'alto. Il torchio tipografico è azionato da due persone: il battitore, che inchiostra, e il torcoliere, che aziona la macchina.
ALTRI STRUMENTI. . . squadre brugola pialle torcoletto cucchiaini giustificatore compositoio
I CARATTERI BODONIANI Bodoni dichiarava che un carattere ben stampato deriva la sua bellezza da quattro principi: uniformità del progetto, accuratezza e pulizia, buon gusto, eleganza. I suoi caratteri mostrano una grande abilità tecnica, purezza e grazia. “Io non voglio che cose magnifiche e non lavoro per la volgarità dei lettori”. Disegnatore di caratteri – questo significa il termine “tipografo” – Giambattista Bodoni ha rivoluzionato la produzione del libro, connotandola con caratteristiche di eleganza, perfezione e magnificenza, che ancora oggi sono modelli indiscussi.
Che cosa si intende per carattere tipografico? Con il termine “caratteri tipografici” si indicano le serie complete di caratteri ideati e realizzati sulla base di un comune modello grafico utilizzati per la stampa di un testo. Sono state tentate numerose classificazioni di caratteri. Fra tutte le divisioni dei caratteri tentate da molti studiosi, più diffuse o meno, ne emergono alcune molto importanti.
Classificazioni dei caratteri tipografici Pierre Simon Fournier (1764) con il suo “Manuel typographique”, dove introduce il primo sistema di misurazione a punti tipografici Giovanbattista Bodoni (1788) con il suo “Manuale Tipografico”, Bodoni, dopo aver rilevato che le differenze dei caratteri di una stessa lingua riguardano la forma, la grandezza e la proporzione, delinea la sua classificazione dei caratteri latini in sei distinte forme di lettere: il romano(maiuscolo e minuscolo), il corsivo (maiuscola e minuscola) e il cancelleresco (maiuscola e minuscola). Francois Thibaudeau (1924) concepisce il primo sistema razionale di classificazione dei caratteri ed elabora i voluminosi cataloghi tipografici delle fonderie Renault & Marcou e di Peignot & Cie. Maximilian Vox (1954) propone una classificazione dei caratteri più dettagliata ed estesa rispetto a quella di Thibaudeau. Aldo Novarese (1956) suddivide i caratteri secondo le grazie. Giuseppe Pollitteri (1958) suddivide i caratteri in dieci gruppi con determinati sottogruppi.
Il carattere “Bodoni” ‘’Bodoni’’ è un tipo di carattere con grazie disegnato da Giambattista Bodoni nel 1798, caratterizzato da un alto contrasto tra le linee spesse e quelle sottili. Il carattere tipografico fu realizzato in conformità a moduli geometrici, per renderlo perfetto dal punto di vista delle proporzioni. I caratteri tipografici con grazie (inglese serif fonts) sono caratteri tipografici che possiedono alle estremità degli allungamenti ortogonali, detti grazie. Il font con le grazie è considerato il più leggibile rispetto a quelli senza.
Le grazie del Bodoni, oltre ad essere molto sottili, sono anche quasi perpendicolari al tratto principale in contrasto con le grazie di tipo rinascimentale. Tali caratteri diventano un prototipo in tutta Europa. E sono utilizzati di frequente nei libri e nei giornali per la loro specifica leggibilità.
Il carattere Bodoni a Parma La presenza a Parma del tipografo saluzzese ha comportato nel tempo una identificazione del suo carattere tipografico con la città ducale: un abbinamento che dura tuttora dopo due secoli e che possiamo individuare nelle opere del comune e della provincia di Parma (pubblicazioni a stampa, cartelloni pubblicitari, targhe stradali), ma anche nelle insegne dei negozi e in generale in molti testi stampati al di fuori dell’amministrazione pubblica. Il carattere Bodoni nelle strade di Parma
Il carattere Bodoni a Parma L’editore parmense FRANCO MARIA RICCI ha curato la ristampa del MANUALE TIPOGRAFICO bodoniano ed utilizza il carattere Bodoni nei suoi libri e riviste (FMR, KOS ecc. ).
Manual of typography (ristampa di Taschen) Bodoni è l'autore de Il Manuale Tipografico (1818), che stabilisce i canoni di stampa dell'alfabeto. L'opera in due volumi, stampata postuma in edizione limitata, raccoglie 142 blocchi di caratteri roman e italic, un'ampia selezione di bordure, ornamenti, simboli e fiori così come gli alfabeti greco, russo, arabo, fenicio, armeno, copto e tibetano. I caratteri bodoniani vengono usati ancora oggi e la ristampa di TASCHEN, accurata e precisa, fornisce al lettore la rara opportunità di esplorare le origini della sua tecnica, nonché di conoscere meglio l'artista e l'uomo.
Il carattere Bodoni a Parma ha celebrato Bodoni nel 2013, in occasione del bicentenario della sua scomparsa, con una grandiosa mostra allestita in alcuni degli spazi monumentali più affascinanti della città: la Biblioteca Palatina, il Teatro Farnese e la Galleria Nazionale. Sempre a Parma è presente il MUSEO BODONIANO, dove si conservano più di 25000 punzoni originali (parallelepipedi in acciaio sulla cui testa è inciso in rilievo e al rovescio un segno tipografico), matrici e attrezzi della stamperia Bodoni, oltre che molte edizioni bodoniane, alcune uniche e rarissime (in seta e pergamena) e una riproduzione del torchio dal lui usato. Un testamento tipografico e artistico senza pari del Bodoni e del suo prezioso lavoro.
Il MUSEO BODONIANO Il museo venne inaugurato, dopo circa sette anni di gestazione, il 17 novembre 1963, in occasione del 150º anniversario della morte di G. Bodoni (17401813). In realtà l’idea di creare a Parma un Centro nazionale di studi sull’arte grafica dedicato al tipografo saluzzese circolò a Parma già nel 1940, durante le celebrazioni organizzate per ricordare il secondo centenario della nascita di Bodoni, iniziate nel mese di maggio: l’idea non fece in tempo a svilupparsi a causa dell’entrata in guerra dell’Italia (10 giugno 1940). Nel 1944 inoltre, venne pressoché distrutta dai bombardamenti la Biblioteca Palatina, custode dei tesori bodoniani: materiale tecnico e bibliografico racchiuso in casse, che si salvò miracolosamente.
Terminata la ricostruzione e ritornata alla normalità la vita civile, politica, sociale ed economica della città dopo la fine della guerra, nel 1957 si riprese il progetto di un museo bodoniano: venne costituito subito un Comitato Promotore, col compito di portare a compimento l’iniziativa. L’atto legale di costituzione del Museo Bodoniano fu sottoscritto nel 1960, mentre erano già iniziati i lavori di ristrutturazione dei locali dell’ultimo piano della Biblioteca Palatina destinati ad ospitare la nuova istituzione. L’arredamento generale del museo e la copia in bronzo del busto di Bodoni (dall’originale di Giambattista Comolli) furono opera dello scultore Carlo Corvi (1904 -1978). Ottenuto il riconoscimento giuridico e l’approvazione dello Statuto (D. P. R. 18 luglio 1962), il 17 novembre 1963 il nuovo museo finalmente venne aperto al pubblico.
Dopo un ventennio di grande vitalità e prosperità in cui è stato promotore di studi, ricerche, concorsi, mostre e eventi culturali di risonanza internazionale, il Museo ha vissuto periodi difficili a causa di diversi anni di chiusura dovuti al terremoto del 1983 ed a scarsi finanziamenti. Dal 1999 è iniziata la fase di rilancio, col nuovo Statuto approvato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed un rinnovato Consiglio d’Amministrazione. Nel 2004, su invito del Gutenberg Museum di Magonza, il Bodoniano è divenuto membro della AEPM, Association of European Printing Museum.
Il tesoro del Museo Un migliaio di edizioni bodoniane, alcune uniche e rarissime (in seta e pergamena), che costituiscono una delle più ricche collezioni al mondo. Il carteggio costituito da circa 12. 000 lettere. Documenti, miscellanee di prove e di saggi tipografici, specimen delle più note fonderie straniere e italiane, fogli volanti in carta e pergamena. Lo straordinario corredo di punzoni, matrici ed attrezzi della stamperia Bodoni (forme per la fusione dei caratteri, lime, pialle, cucchiaini, etc. . ) per un totale di circa 80. 000 pezzi. Quattro armadi originali neoclassici, all’interno dei quali Bodoni custodiva le cassette dei punzoni e le serie di matrici. Un torchio tipografico, fedele ricostruzione di quello usato dal tipografo saluzzese. Inoltre, nella Sala studio attigua alla galleria espositiva, è a disposizione degli utenti la biblioteca moderna.
Utilizzo dei caratteri Bodoniani da parte di designers moderni… Il Bodoniano è stato utilizzato da numerosi designers moderni del mondo della moda: eccone alcuni illustri esempi.
… e nella pubblicità “Tanto più bello sarà dunque un carattere, quanto avrà più regolarità e nettezza, buon gusto e grazia […]”. Bodoni, Manuale tipografico Il Bodoni è un font utilizzato da numerosi quotidiani e riviste d’arte per la sua eleganza e per la capacità di imprimere particolare risalto al testo. Come abbiamo visto, la fortuna del font è dovuta al fatto che nei vari caratteri presenta un forte contrasto tra linee spesse e sottili, differenziandosi dai precedenti font “oldstyle” rinascimentali. Oggi è uno dei caratteri più utilizzati nell’editoria e nella progettazione grafica. Numerosi sono i brand che hanno fondato su questo carattere la loro brand identity. Vogue, Lancia, Valentino, Guerlain, Elizabeth Arden sono solo alcuni tra i più famosi.
La versatilità del font ha fatto sì che fosse il carattere più appropriato per sottolineare il prestigio e l’autorevolezza della nota rivista Vogue. L’eleganza del Bodoni lo rese l’ideale per rispecchiare le intuizioni creative dello stile Valentino.
Infine, la raffinatezza nel design del carattere ha contribuito ad affermare il font usato dalla casa automobilistica Lancia.
Bodoni nell’era digitale Bodoni è un font, bodoniano è uno stile, che dalle prime edizioni settecentesche passa attraverso tutta la comunicazione con cui si è trasmesso il senso di “italianità”, e arriva all’era digitale, con Steve Jobs che, nella sua ricerca estetica per la grafica in pixel, ha preso ad esempio proprio le opere di Giambattista Bodoni.
Fine Grazie mille per l’attenzione!
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