Giacomo Leopardi Zibaldone e Idilli La lirica si
Giacomo Leopardi Zibaldone e Idilli
La lirica si può chiamare la cima il colmo la sommità della poesia, la quale è la sommità del discorso umano (Zibaldone, 245)
Zibaldone, 1839, 4 ottobre 1821 • Il filosofo non è perfetto, s’egli non è che filosofo, e se impiega la sua vita e se stesso al solo perfezionamento della sua filosofia, della sua ragione, al puro ritrovamento del vero, che è pur l’unico e puro fine del perfetto filosofo. La ragione ha bisogno dell’immaginazione e delle illusioni ch’ella distrugge; il vero del falso; il sostanziale dell’apparente; l’insensibilità la più perfetta della sensibilità la più viva; il ghiaccio del fuoco; la pazienza dell’impazienza; l’impotenza della somma potenza; il piccolissimo del grandissimo; la geometria e l’algebra della poesia ec.
J. F. Marmontel, Immaginazione, l’Enciclopedia degli Illumunisti per Immaginazione. Così si chiama quella facoltà dell’anima che rende gli oggetti presenti al pensiero. Essa suppone nell’intelletto un raccoglimento vivo e forte, e la facilità la più pronta nel riprodurre ciò che ha ricevuto. Quando l’immaginazione non fa che richiamare gli oggetti che hanno colpito i sensi, è differente dalla memoria per la vivacità dei colori.
Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica A volere che l’immaginazione faccia presentemente in noi quegli effetti che facea negli antichi, e fece un tempo in noi stessi, bisogna sottrarla dall’oppressione dell’intelletto, bisogna sferrarla e scarcerarla, bisogna rompere quei recinti; questo può fare solo il poeta, questo deve […]
Zibaldone, 734 -735, 8 marzo 1821 La poesia sentimentale è unicamente ed esclusivamente propria di questo secolo, come la vera e semplice (voglio dire non mista) poesia immaginativa fu unicamente ed esclusivamente propria de’ secoli omerici, o simili a quelli in altre nazioni. Dal che si può ben concludere che la poesia non è quasi propria de’ nostri tempi, e non farsi maraviglia, s’ella ora langue come vediamo, e se è così raro non dico un vero poeta, ma una vera poesia. Giacché il sentimentale è fondato e sgorga dalla filosofia, dall’esperienza, dalla cognizione dell’uomo e delle cose, in somma dal vero, laddove era della primitiva essenza della poesia l’essere ispirata dal falso. E considerando la poesia in quel senso nel quale da prima si usurpava, appena si può dire che la sentimentale sia poesia, ma piuttosto una filosofia, un’eloquenza, se non quanto più è splendida, più ornata della filosofia ed eloquenza della prosa.
Canti, XII. L’infinito Sempre caro mi fu quest’ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l’eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s’annega il pensier mio: E il naufragare m’è dolce in questo mare.
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