Giacomo Leopardi 1798 1837 Recanati La sua vita
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Giacomo Leopardi (1798 -1837)
Recanati
La sua vita Nasce in una piccola cittadina delle Marche (Recanati) nel 1798. Appartiene a una famiglia nobile, che tuttavia non era più ricca. La madre era una donna fredda e ossessionata dal risparmio; il padre era un uomo colto, che aveva accumulato migliaia di libri nella sua biblioteca. Cresce nel palazzo di famiglia e trascorre l’infanzia sui libri, in totale solitudine. I libri sono per lui l’unica compagnia. Impara da solo latino, greco, ebraico, inglese e studia scienze, storia, letteratura, filosofia. Inizia a scrivere prestissimo testi scientifici, storici e poetici (già a 10 anni). Questo è il periodo noto come FASE DELL’ERUDIZIONE, ossia 7 anni di studio “matto e disperatissimo”, che gli procurano danni alla schiena e alla vista.
La biblioteca paterna raccoglieva più di 16. 000 libri Leopardi iniziò a studiare con dei maestri privati, ma ben presto divenne più colto dei suoi stessi maestri e proseguì a studiare da solo
LE FASI DEL PESSIMISMO Leopardi non ebbe una vita felice e trovò consolazione solo nella poesia. Nelle sue poesie esprime la sua sofferenza, che può essere suddivisa in diverse fasi, che seguono lo svolgimento della sua vita: • PESSIMISMO INDIVIDUALE: crede che la sua sofferenza dipenda dalla sua famiglia, dal fatto di vivere in una cittadina piccola e dalla sua solitudine. Crede quindi che al di fuori di Recanati a realtà si possa essere felici (in questa fase scrive diverse opere, non divenute però celebri) • PESSIMISMO STORICO: dopo essere riuscito a fuggire da Recanati ed essere andato a Roma, dove non trova persone accoglienti e amiche, si convince che solo nelle epoche storiche del passato l’uomo sia stato felice, mentre l’uomo moderno sia infelice perché si è allontanato dalla Natura, vista come una madre benigna (in questa fase scrive delel poesie note come “Piccoli idilli”, tra cui “l’Infinito”) • PESSIMISMO COSMICO: dopo innumerevoli delusioni (non fu mai corrisposto dalle donne di cui si innamorò), dopo le sofferenza subite (ebbe sempre una salute incerta e gravi problemi alla vista) e dopo aver visto il male e la sofferenza del mondo, arriva a credere che l’uomo, in ogni epoca storica, presente e passata, sia infelice, perché la Natura non è una madre benigna, ma una crudele e spietata ingannatrice, che promette felicità e non mantiene ciò che ha promesso, perché la felicità è un’illusione, è brevissima e si trasforma presto in sofferenza e dolore (in questa fase scrive poesie note come “grandi Idilli”, tra cui “A Silvia”)
La teoria del piacere Leopardi scrisse un diario filosofico (lo “Zibaldone”), dove riporta pensieri e riflessioni che ritroviamo poi nelle sue poesie. Una delle teorie più importanti è La teoria del piacere L’uomo per sua natura desidera essere felice, ossia desidera il piacere illimitato, mentre il piacere è una sensazione che dura poco, ossia breve e limitata. Da qui nasce l’infelicità dell’uomo.
L’amicizia con Giordani e Ranieri Leopardi ebbe due importanti amicizie: • quella con Pietro Giordani, un intellettuale a cui Leopardi (a soli 19 anni) invia la sua traduzione dell’Eneide. Da qui nascerà un’amicizia profonda e i due si scambieranno moltissime lettere. • « Mi ritengono un ragazzo, e i più ci aggiungono i titoli di saccentuzzo, di filosofo, di eremita, e che so io. Di maniera che s'io m'arrischio di confortare chicchessia a comprare un libro, o mi risponde con una risata, o mi si mette in sul serio e mi dice che non è più quel tempo [. . . ] Unico divertimento in Recanati è lo studio: unico divertimento è quello che mi ammazza: tutto il resto è noia » (1817) • Quella con Antonio Ranieri, uno scrittore napoletano che gli fu amico negli ultimi anni della sua vita, aiutandolo anche economicamente
LE OPERE Leopardi scrisse molte opere. Le principali sono: - POESIE: suddivise in “Piccoli Idilli” (scritti in gioventù, dal 1819 al 1821) e “Grandi Idilli” (scritti durante la maturità, dopo il 1828). Tutte le sue poesie saranno poi pubblicate in un unico libro (“Canti”). - DIARIO FILOSOFICO, noto come “Zibaldone”. - LE OPERETTE MORALI, ossia dei dialoghi in cui affronta temi filosofici.
LO STILE, IL LINGUAGGIO, I TEMI DELLE POESIE Leopardi ha uno stile classicista, proprio come Foscolo, ossia usa un linguaggio colto, con parole prese dal latino e dal greco. I temi delle sue poesie sono però vicini alla sensibilità romantica e sono: -i sentimenti del poeta -la Natura che consola l’animo del poeta -la sofferenza dell’uomo -la morte -I ricordi del passato (che lui chiama “rimembranza”) che addolciscono il dolore del presente
La fine • Ammalatosi gravemente, L. torna con l’amico e la sorella Paolina a Napoli nel febbraio del 1837 ma il 14 giugno muore • Aveva solo 39 anni • Per intervento di Ranieri il suo corpo non finì in una fossa comune, come da legge, ma sepolto nella chiesa di San Vitale a Piedigrotta Napoli
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