Gaspara Stampa E la letteratura femminile La donna

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Gaspara Stampa E la letteratura femminile

Gaspara Stampa E la letteratura femminile

La donna nell’Umanesimo • Ha un ruolo importante nella politica culturale e signorile. •

La donna nell’Umanesimo • Ha un ruolo importante nella politica culturale e signorile. • Il petrarchismo le si presenta come strumento di affermazione sociale. • Tuttavia riflette in ogni caso l’immaginario ed il potere maschili. • La capacità di partecipare alla conversazione dotta, l’educazione artistica ed il successo letterario le conferiscono maggiore dignità.

Donna “onesta”, “meretrice” o “cortesana” • Alla donna onesta per definizione (nobile di nascita)

Donna “onesta”, “meretrice” o “cortesana” • Alla donna onesta per definizione (nobile di nascita) si affianca la donna onesta per le virtù di costume, la castità e la fedeltà. • La figura della meretrice, contrapposta alla donna onesta, è documentata attraverso le carte processuali. • La cortesana assume le caratteristiche principali della donna onesta per costume pur essendo una donna sola e non aristocratica.

Gaspara Stampa • Nasce a Padova nel 1523 da una colta ma modesta famiglia.

Gaspara Stampa • Nasce a Padova nel 1523 da una colta ma modesta famiglia. • Nel 1531 si trasferisce a Venezia con i fratelli e la madre che le impartisce un’educazione artistica e letteraria e diviene presto un’ammirata cantante. • Con la morte del fratello si allontana dalla mondanità e medita una vita monacale. • Dopo la crisi religiosa ritorna alla vita mondana ed alla spensieratezza. • Stringe rapporti con letterati e gentiluomini (Collatino di Collato “Rime” ). • Muore suicida nel 1554.

Rime • Canzoniere composto da 311 testi. • Racconta l’amore appassionato anche se tempestoso

Rime • Canzoniere composto da 311 testi. • Racconta l’amore appassionato anche se tempestoso e doloroso per il conte Collatino di Collato. • E’ un diario d’amore impostato sul modello petrarchesco bembiano (apertura con sonetto proemiale e chiusura con poesia di sentimento). • Gaspara rifiuta l’esperienza retorica dei contemporanei e piega la poesia alla rappresentazione della sua verità autobiografica.

Tematiche e stile • Non racconta una storia d’amore esemplare né l’elevazione dell’ “io”a

Tematiche e stile • Non racconta una storia d’amore esemplare né l’elevazione dell’ “io”a sentimenti religiosi senza la corrispondenza dell’amato, perché il sua storia è invece difficile e contrastata e celebra talora un amore corrisposto e goduto anche se mai stabile. • Narra tra desiderio, gioia, gelosia, allontanamento tutta la vicenda amorosa. • E’ lontana dalla “gravitas” bembiana, evita l’architettura retorica per registrare i movimenti della sua passione d’amore. • Esprime la sua esperienza privata talvolta attraverso il petrarchismo, talvolta con l’uso di un linguaggio parlato e prosastico.

Rimandatemi il cor, empio tiranno, ch'a sì gran torto avete ed istraziate, e di

Rimandatemi il cor, empio tiranno, ch'a sì gran torto avete ed istraziate, e di lui e di me quel proprio fate, che le tigri e i leon di cerva fanno. Son passati otto giorni, a me un anno, ch'io non ho vostre lettre od ambasciate, contra le fé che voi m'avete date, o fonte di valor, conte, e d'inganno. Credete ch'io sia Ercol o Sansone A poter sostener tanto dolore, giovane e donna e fuor d'ogni ragione, massime essendo qui senza 'l mio core e senza voi a mia difensione, onde mi suol venir forza e vigore? • Aggettivi, verbi e sostantivi in coppia seguono il modello petrarchesco. • L’ amato non è un esempio di virtù (come sarebbe stato con Petrarca) ma una figura estremamente contraddittoria. • Ercol o Sansone: figure mitologiche simboleggiano forza invincibile. • Senza ‘l mio cor: topos tipico della poesia d’amore (cedendo il cuore all’amato non può difendersi dal suo strazio) • Il suo linguaggio privato diaristico ha tuttavia termini petrarchisti.

O notte, a me più chiara e più beata che i più beati giorni

O notte, a me più chiara e più beata che i più beati giorni ed i più chiari, notte degna da' primi e da' più rari ingegni esser, non pur da me, lodata; tu de le gioie mie sola sei stata fida ministra; tu tutti gli amari de la mia vita hai fatto dolci e cari, resomi in braccio lui che m'ha legata. Sol mi mancò che non divenni allora la fortunata Alcmena, a cui stè tanto più de l'usato a ritornar l'aurora. Pur così bene io non potrò mai tanto dir di te, notte candida, ch'ancora da la materia non sia vinto il canto. • Tema di origine petrarchesca (“sol notte; e mai non fosse l’alba” Canz. XXII). • Posizione chiastica degli aggettivi beato e chiaro. • Rappresentazione delle gioie della notte d’amore. • Alcmena: riferimento al mito (moglie di Anfitrione con la quale Giove passò una notte d’amore così intensa da chiederne il prolungamento) • Notte candida: ossimoro che enfatizza l’eccezionalità dell’avvenimento in una storia d’amore difficile e sofferta.