Europa possibile o necessaria PROF MARCO APOLLONI Tesi
Europa possibile o necessaria? PROF. MARCO APOLLONI
Tesi L'Europa è necessaria anche se è un'operazione antistorica (storia che è quel "banco di macelleria" di cui parlava Hegel). È possibile parlare di un'unità culturale e valoriale europea, che accomuna i popoli europei? Secondo me sì. Del resto, sin dall'antichità le guerre sono state un momento di scontro ma anche di incontro fra culture, con il risultato che l'una talvolta si è fusa con l'altra. Per esempio, Roma ha conquistato la Grecia finendo – però – per inchinarsi alla più raffinata cultura greca.
Antitesi Quest'Europa non va bene; è solo un'unità monetaria ma non politica; fra tutti questo è il suo più grande limite. Per non parlare dei suoi difetti di partenza: no unità territoriale, no unità linguistica.
I nemici dell'Europa 1) Terrorismo. Fenomeno che viene da lontano, ma che la storia moderna fa risalire al fallimentare o doloroso processo di decolonizzazione. Terroristi 2) Populismo. Fingere di essere per il popolo, quando – in realtà – non si è che per se stessi. Populisti 3) Nazionalisti. Malgrado la storia li abbia sconfessati, sacche di resistenza nazionalistiche ci sono ancora nei Paesi europei. 4) Austerità. Gli europei sono i peggiori nemici di se stessi. La politica della cancelliera tedesca, Angela Merkel, demonizzata dai populisti, fa il bene della Germania ma non dell’Europa. Ormai di seconda, terza generazione, che sono i veri nemici della modernizzazione. Ne parlava già Platone, che nella Repubblica li definiva «aizzatori di folle» , «capipolo» . Europei stessi (nazionalisti e austeri) I perdenti della storia, che non si accontentano degli orrori del «secolo breve» (guerre e totalitarismi); gli danno manforte i difensori ad oltranza delle disastrose politiche di austerità.
Moneta della concordia o della discordia? Euro sì o euro no? Occorre essere umili e affidare la questione a degli economisti. Il problema è però – mi pare di capire – che essi non riescono a mettersi d'accordo fra di loro. Dunque? Non resta che vedere cosa ne pensa la maggior parte di loro, adottando un atteggiamento proprio del metodo scientifico. Sentire cosa ne pensa nel complesso la comunità degli economisti, tralasciando i teorici del complotto.
«Euroinomani» , «eurocomplottisti» ed «euromoderati» Tre sono i partiti che si affrontano a dure parole sull’euro. 1) Gli «euroinomani» , per i quali non c’è salvezza al di fuori della moneta unica europea. 2) Gli «eurocomplottisti» , convinti che questa sciagurata moneta che ci ha impoveriti tutti sia il frutto di un complotto plutocratico di banchieri privi di scrupoli. 3) Gli «euromoderati» , che di certo ammettono gli errori di una moneta che, pur non risolvendo con una bacchetta magica tutti i problemi dell’Europa, può essere ed è un’opportunità da cogliere per creare un’Europa politica, oltre che economica.
L’impresa di Carlo Martello
Divisioni ma anche unioni Assodato che un’unità economica – nel bene e nel male – c’è già e volendo ce n’è pure una culturale-valoriale, non resta che edificarne una politica. Ciò è possibile? Sì – questa è la mia tesi –, pur essendoci lingue diverse e una storia comune che divide più di quanto unisce. La stessa storia c’insegna però che in determinati momenti storici, due su tutti: la battaglia di Poitiers, nel 732 d. C. , e l’assedio di Vienna, nel 1529 e nel 1623, i popoli d’Europa hanno dovuto fare fronte comune per non venire prima conquistati poi islamizzati dagli Arabi e dai Turchi Ottomani. Anche se i crociati europei avevano tentato qualcosa di analogo cercando fortune e beatitudine in Terrasanta, volendo cristianizzare dei territori a prevalenza islamica tra il 1096 e il 1270.
Il secondo assedio di Vienna (1683)
Quale approccio? Quale approccio per la Nuova Europa: multiculturale o interculturale? Meglio il secondo. Delicata è la questione degli immigrati, che sempre più numerosi sbarcano e sbarcheranno sulle coste europee, in particolare quelle italiane per l’evidente posizione geografica italiana, a dir poco strategica. Visti i motivi per cui queste popolazioni fuggono – guerre e conflitti interni nelle loro nazioni di partenza – sarebbe inumano non accoglierli.
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