Dante Alighieri Tanto gentile e tanto onesta pare
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Dante Alighieri Tanto gentile e tanto onesta pare dalla Vita Nova, cap. XXVI
Testo Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d’umiltà vestuta; e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira, che dà per li occhi una dolcezza al core, che ‘ntender no la può chi no la prova: e par che de la sua labbia si mova uno spirito soave pien d’amore, che va dicendo a l’anima: Sospira.
Parafrasi La mia signora, quando saluta gli altri, si manifesta a tal punto nobile e dignitosa che ogni lingua, a causa del tremore, diviene muta e gli occhi non osano guardarla. Lei procede sentendosi lodare, vestita di umiltà e benevolenza e si rivela un essere giunto dal cielo a mostrare un miracolo. Si mostra così bella agli occhi di chi la guarda, che trasmette attraverso gli occhi una dolcezza al cuore, che chi non ha fatto esperienza non può comprenderlo, ed è evidente che dal suo volto si muove uno spirito dolce e pieno d’amore, il quale dice all’anima: “Sospira”.
Analisi del contenuto Questa poesia parla dell’apparizione miracolosa di Beatrice, la donna amata da Dante, che mentre cammina offre il suo saluto ai presenti, i quali la lodano per le sue qualità e per le sue azioni salvifiche. Il tema principale che, come già detto, è la rivelazione di questa donna, è evidenziato dal termine pare, il quale non va inteso come “sembra”, bensì come “appare”. Esso è presente nel verso 1 e nei versi 7 e 12 con una piccola variazione; infatti è scritto e par. Al verso 9 c’è invece un sinonimo di pare, ossia mostrasi. Questi verbi si trovano in posizioni strategiche all’interno dei versi: sono situati all’inizio e alla fine di essi. Un’altra parola importante è miracol, cioè miracolo, posizionata tra le prime due strofe e le ultime due; quindi al centro del componimento.
Analisi lessicale Nel testo sono presenti diverse parole ed espressioni, come il termine pare, che vanno interpretate. Pare significa “appare”; mentre gentil e onesta per gli stilnovisti vuol dire “nobile d’animo” e “nobile esteriormente”, ossia “dignitosa”. Donna deriva dal termine latino domina, significa perciò “signora, padrona”. Anche la parola saluta deriva dal latino (salus) e rimanda al tema della salute fisica e in particolare a quello della salvezza spirituale, tanto cara agli stilnovisti, specialmente a Dante. Laudare, cioè “lodare”, rimanda al tema della lode, molto ricorrente nello stilnovismo. Nella poesia è presenta anche una caratteristica dell’amor cortese, l’amore che nasce attraverso la vista e che poi coinvolge il cuore, come si può notare dall’espressione per li occhi…al core. Altre due parole da interpretare sono cosa e spirito. La prima va intesa come “essere”. Ha quindi valore filosofico e anche teologico se si considera che produce effetti miracolosi. Mentre la seconda fa riferimento alla personificazione dello spirito d’amore, il quale invita a sospirare.
Analisi lessicale La maggior parte delle parole della poesia rimanda a temi quali le qualità di Beatrice e l’atteggiamento dei presenti al suo passaggio. Dante, in questo componimento, come anche nei suoi altri e in quelli degli altri stilnovisti, ha utilizzato un registro linguistico medio e un lessico largamente comune, ma dietro questo trobar leu si nasconde un significato profondo in ogni parola, che assume un valore trasfigurato. Infatti i termini che apparentemente indicano qualcosa di concreto hanno in realtà un valore metafisico. Inoltre coloro che hanno assistito al passaggio di Beatrice sono immobili e contemplano la donna in uno stato di estasi.
Analisi strutturale Questo componimento è un sonetto. È composto, infatti, da quattro strofe, due quartine a cui succedono due terzine di versi endecasillabi e lo schema delle rime è ABBA, CDE, EDC; quindi, nelle quartine le rime sono incrociate mentre nelle terzine sono invertite. Le prime due strofe sono caratterizzate da rime perfette; invece ciascuna delle due ultime strofe presenta solo delle consonanze (rime in r tra le parole mira e core e tra amore e sospira). Nei versi 1 -2, 12 -13 e 7 -8 ci sono degli enjambements, cui determinano un ritmo lento, caratteristica della poesia stilnovistica.
Analisi strutturale Il sonetto presenta tre tipi di strutture, a elementi paralleli, lineare e a elementi alternati. La prima struttura corrisponde alle quattro strofe, che contengono tutte la parola chiave pare con le sue varianti. A fare da raccordo tra le strofe centrali c’è il termine mostrare con la sua variante mostrasi. La linearità del componimento è data dall’apparizione di Beatrice ha luogo attraverso un successione di manifestazioni (saluta al v. 2, miracol mostrare al v. 8, dà…dolcezza al v. 10 e va dicendo. . . ). La prima strofa e la terza hanno in comune la presenza di una subordinata consecutiva; mentre la seconda e la quarta presentano all’inizio di un loro verso l’espressione e par. Questa è la struttura a elementi alternati.
Analisi morfologico-sintattica In questa poesia c’è una netta superiorità numerica dei verbi nei confronti dei sostantivi e aggettivi. Infatti i verbi sono 22, non contando ardiscon e può, che sono verbi servili; i sostantivi sono 15 e gli aggettivi qualificativi 6. I verbi si trovano soprattutto alla fine dei verbi, posizioni piuttosto strategiche, e spesso sono coniugati all’indicativo presente con lo scopo di attualizzare ed eternare la figura di Beatrice. Le quattro strofe contengono ognuna un periodo complesso, che termina col punto fermo, tranne che nella terza strofa, chiusa col due punti, il quale in questa circostanza ha lo stesso valore del punto. Il sonetto presenta l’ipotassi. Ciò si può notare dalla prevalenza delle proposizioni subordinate, in totale 14. Le più importanti sono le consecutive, situate nei versi 3 -4 e 10 -11, poiché spiegano gli effetti delle azioni di Beatrice, evidenziando il dislivello tra lei che è perfetta e i presenti, inferiori a lei.
Analisi fonica Questo componimento non presenta suoni aspri; infatti le rime terminano con la vocale “a” oppure “e”. Queste sono vocali che determinano suoni dolci e chiari che, assieme al ritmo lento e a figure retoriche del suono quali l’assonanza nei versi 6 e 7 tra le parole vestuta e venuta e le allitterazione nei versi 8 -9 e 13 -14 tra miracol, mostrare, Mostrasi e mira e tra spirito e Sospira, creano una musicalità, messa in ulteriore risalto dalle parole riferite ad essa nei vv. 2, 3, 12 e 14 e alla dolcezza nei vv. 10 e 13.
Analisi stilistico-retorica Questo sonetto è un tipico esempio di stile dolce e leggiadro, caratteristica della poesia stilnovistica. Ciò si può dedurre dai temi affrontati, la lode alla donna amata su tutti, e dal linguaggio dolce. Lo stile stilnovistico è perciò in netto contrasto con lo stile artificioso e aspro dei precedenti poeti siculo-toscani. In questo componimento sono presenti diverse figure retoriche, come le già citate allitterazione ai versi 8 -9 e 13 -14 e assonanza, consonanza, ai versi 6 e 7. Oltre a queste tre figure retoriche del suono c’è l’anadiplosi, in cui il termine mostrare, situato alla fine del verso 8, è ripetuto con una piccola variazione all’inizio del verso successivo.
Analisi stilistico-retorica Ci sono anche due figure retoriche di parola e tre di significato. Le prime sono il climax discendente nella definizione di Beatrice (la donna mia al v. 2, Ella al v. 5 ed è sottointesa al v. 9) e il poliptoto nei versi 8 e 9, quando il verbo mostrare si ripete con una funzione grammaticale differente (Mostrasi). Le tre figure retoriche di significato sono la metafora, presente al verso 6 con l’espressione d’umiltà vestuta (metafora biblica); la sineddoche al verso 12, in cui per labbia si intende “volto, fisionomia” e la personificazione dello spirito ai versi 12 e 14.
Interpretazione del testo Il sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare” è stato tratto dal prosimetro “Vita Nova” di Dante Alighieri ( Firenze, 1265; Ravenna, 1321 ), il principale esponente del movimento letterario Dolce Stil Novo, da lui denominato nel canto XXIV del Purgatorio della Commedia ( «I’ mi son un che, quando / Amor mi spira, noto, e a quel modo / ch’è ditta dentro vo significando» ). Il Dolce Stil Novo si sviluppò nel comune di Firenze tra il 1280 e l 1310 nella classe sociale del popolo grasso. Questo movimento era aperto solo a una stretta cerchia di amici, tra cui comparivano Guido Cavalcanti e Lapo Gianni, oltre a Dante. I loro ideali erano l’eleganza, l’amicizia, la raffinatezza , la gentilezza, intesa come nobiltà d’animo, la quale era contrapposta alla nobiltà di sangue. Il loro stile è dolce, limpido e piano, può essere definiti trobar leu in opposizione al trobar clus dei poeti siculo-toscani, molto criticati dagli stilnovisti. Le poesie di questi ultimi sono tutte poesie d’amore, il quale era inteso come un’esperienza sacra che, attraverso l’amore per una donna,
Interpretazione del testo I temi delle loro opere erano la lode alla donna amata per la sua bellezza fisica e spirituale, il suo saluto miracoloso e gli effetti dell’amore sul poeta, tema ripreso dalla tradizione cortese, un esempio è l’amore che nasce attraverso la vista, presente in questo componimento al verso 10. Questi effetti potevano essere devastanti o meno in base alla parte dell’anima con cui entrava a contatto. Infatti questi poeti erano a conoscenza della concezione aristotelica dell’anima, diffusa in Italia dai commentatori arabi Avicenna e Averroè. Secondo Aristotele l’anima era divisa in due parti, una sensitiva, irrazionale e una razionale. Ciò dimostra come gli stilnovisti fossero appassionati di d filosofia e anche di teologia , dal momento che miravano all’elevazione spirituale e ci sono anche diverse metafore e riferimenti ala Bibbia nelle opere di Dante. Quest’ultimo, come gli altri stilnovisti erano impegnati civilmente; infatti parteciparono alla battaglia di Campaldino del 1289. Dante si schierò dalla parte dei guelfi bianchi e in seguito divenne anche priore, fin quando nel 1301, mentre si era recato a Roma per
Interpretazione del testo Così cominciò il periodo di esilio, che durò fino alla sua morte. Un altro periodo importante per lui fu quello successivo alla morte di Beatrice nel 1290. Qualche anno dopo riordinò le sue poesie, riguardo le due apparizioni della donna-angelo Beatrice e il suo saluto che dona la salvezza, scrivendo la Vita Nova, un’opera di 42 capitoli, in cui ha alternato le narrazioni e i commenti, in prosa, alle poesie. La Vita Nova può essere considerato come un diario lirico di Dante. Il sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare”, preceduto dalla narrazione, tratta i temi tipici della poesia stilnovistica e il suo stile è dolce e limpido. Per questo è un manifesto poetico del Dolce Stil Novo. Beatrice viene presentata come un essere divino e al tempo stesso umile, che nessuno osa e riesce a guardare e salutare dopo aver ricevuto il suo saluto. Tutti si limitano a lodare la sua nobiltà d’animo. La sua apparizione è miracolosa; così come il suo saluto, tanto che chi la guarda non può fare a meno di contemplarla. L’amore di Dante per questa donna diventa sempre più mistico a tal punto che, nell’ultimo capitolo dell’opera, fa una promessa al lettore dicendo che non avrebbe più parlato di lei finché non avesse trovato dei termini più alti e divini da attribuirgli.
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