Dante Alighieri Divina Commedia Inferno Canto XVI Inferno

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Dante Alighieri Divina Commedia Inferno Canto XVI

Dante Alighieri Divina Commedia Inferno Canto XVI

Inferno, canto XVI - Sintesi • Dalla nuova schiera di sodomiti che si avvicina

Inferno, canto XVI - Sintesi • Dalla nuova schiera di sodomiti che si avvicina si distaccano tre personaggi che, continuando a correre, si dispongono in cerchio ai piedi dell'argine sul quale Dante si è fermato: sono Guido Guerra, Tegghiaio Aldobrandi e Jacopo Rusticucci, celebri esponenti della parte guelfa fiorentina intorno alla metà del Duecento, verso i quali Dante mostra grande rispetto e della cui sorte aveva già domandato a Ciacco. Certi di aver incontrato un concittadino, i tre chiedono notizie sullo stato presente di Firenze: Dante risponde loro con una dura invettiva sulla decadenza della città, originata dalla superbia e dall'avarizia dei nuovi ceti dirigenti. Dopo il commiato dai tre fiorentini, Dante e Virgilio riprendono il cammino, giungendo fino al burrone nel quale precipita a cascata il Flegetonte: qui Virgilio getta nel vuoto la corda che cingeva i fianchi dell'allievo e rimane in attesa di un misterioso arrivo. Dopo poco, con movimenti simili al nuoto delle rane, dal fondo dell'abisso emerge Gerione, il custode delle bolge dei fraudolenti.

Inferno, canto XVI - Schema 1. 2. 3. 4. Incontro con un'altra schiera di

Inferno, canto XVI - Schema 1. 2. 3. 4. Incontro con un'altra schiera di sodomiti (1 -27) Colloquio coi tre sodomiti fiorentini (28 -63) Cause della corruzione di Firenze (64 -90) La corda di Dante e l'arrivo di Gerione (91 -136)

Incontro con un'altra schiera di sodomiti Già era in loco onde s’udia ’l rimbombo

Incontro con un'altra schiera di sodomiti Già era in loco onde s’udia ’l rimbombo de l’acqua che cadea ne l’altro giro, simile a quel che l’arnie fanno rombo, 3 Mi trovavo già in un punto da cui si sentiva il rimbombo dell'acqua che si gettava nel Cerchio sottostante, simile al ronzio delle api dentro l'arnia, quando tre ombre insieme si partiro, correndo, d’una torma che passava sotto la pioggia de l’aspro martiro. 6 quando tre anime si separarono insieme, correndo, da una schiera che passava sotto la pioggia di fuoco che le tormentava. Venian ver’ noi, e ciascuna gridava: "Sòstati tu ch’a l’abito ne sembri essere alcun di nostra terra prava". 9 Venivano verso di noi e ognuna gridava: «Fermati, tu che dall'abito sembri essere concittadino della nostra patria malvagia (Firenze)» .

Incontro con un'altra schiera di sodomiti Ahimè, che piaghe vidi ne’ lor membri, ricenti

Incontro con un'altra schiera di sodomiti Ahimè, che piaghe vidi ne’ lor membri, ricenti e vecchie, da le fiamme incese! Ancor men duol pur ch’i’ me ne rimembri. 12 A le lor grida il mio dottor s’attese; volse ’l viso ver’ me, e "Or aspetta", disse, "a costor si vuole esser cortese. 15 E se non fosse il foco che saetta la natura del loco, i’ dicerei che meglio stesse a te che a lor la fretta". 18 Ahimè, che piaghe vidi sui loro corpi, recenti e vecchie, provocate dalle falde infuocate! Me ne rammarico ancora oggi, al solo pensarci. Alle loro grida il mio maestro si fermò; volse il viso a me e disse: «Aspetta, bisogna essere cortesi con questi dannati. E se non fosse per la pioggia che rende infuocato questo luogo, io ti direi che la fretta si addice più a te che a loro» .

Incontro con un'altra schiera di sodomiti Ricominciar, come noi restammo, ei l’antico verso; e

Incontro con un'altra schiera di sodomiti Ricominciar, come noi restammo, ei l’antico verso; e quando a noi fuor giunti, fenno una rota di sé tutti e trei. 21 Qual sogliono i campion far nudi e unti, avvisando lor presa e lor vantaggio, prima che sien tra lor battuti e punti, 24 così rotando, ciascuno il visaggio drizzava a me, sì che ’n contraro il collo faceva ai piè continüo vïaggio. 27 Come noi ci fermammo, essi iniziarono a parlare come prima; e quando ci raggiunsero, iniziarono a camminare tutti e tre in cerchio. Come erano soliti fare i lottatori nudi e cosparsi d'olio, studiando l'avversario per tentare una presa prima di percuotersi e ferirsi a vicenda, così, pur girando la testa, ciascuno dei tre dannati fissava il suo sguardo su di me, in modo tale che torceva il collo in senso opposto ai suoi passi.

Colloquio coi tre sodomiti fiorentini E "Se miseria d’esto loco sollo rende in dispetto

Colloquio coi tre sodomiti fiorentini E "Se miseria d’esto loco sollo rende in dispetto noi e nostri prieghi", cominciò l’uno, "e ’l tinto aspetto e brollo, 30 la fama nostra il tuo animo pieghi a dirne chi tu se’, che i vivi piedi così sicuro per lo ’nferno freghi. 33 Questi, l’orme di cui pestar mi vedi, tutto che nudo e dipelato vada, fu di grado maggior che tu non credi: 36 E uno cominciò: «Se la miseria di questo luogo sabbioso e il nostro aspetto cotto e spellato inducono a disprezzare noi e le nostre preghiere, tuttavia la nostra fama spinga il tuo animo a dirci chi sei, visto che cammini così sicuro nell'Inferno. Costui, del quale mi vedi calpestare le orme, anche se cammina nudo e spellato, ebbe condizione più elevata di quanto non credi:

Colloquio coi tre sodomiti fiorentini nepote fu de la buona Gualdrada; Guido Guerra ebbe

Colloquio coi tre sodomiti fiorentini nepote fu de la buona Gualdrada; Guido Guerra ebbe nome, e in sua vita fece col senno assai e con la spada. 39 fu nipote della valente Gualdrada ed ebbe nome Guido Guerra: nella sua vita compì grandi opere, col senno e con la spada. L’altro, ch’appresso me la rena trita, è Tegghiaio Aldobrandi, la cui voce nel mondo sù dovria esser gradita. 42 L'altro, che calpesta la sabbia dietro di me, è Tegghiaio Aldobrandi, la cui voce doveva essere più gradita nel mondo. E io, che posto son con loro in croce, Iacopo Rusticucci fui, e certo la fiera moglie più ch’altro mi nuoce". 45 E io, che condivido la loro pena, fui Iacopo Rusticucci; e certo mi ha nuociuto più di ogni altra cosa la mia intrattabile moglie» .

Colloquio coi tre sodomiti fiorentini S’i’ fossi stato dal foco coperto, gittato mi sarei

Colloquio coi tre sodomiti fiorentini S’i’ fossi stato dal foco coperto, gittato mi sarei tra lor di sotto, e credo che ’l dottor l’avria sofferto; 48 Se io fossi stato protetto dal fuoco, mi sarei gettato tra loro nel sabbione e credo che il maestro l'avrebbe tollerato; ma perch’io mi sarei brusciato e cotto, ma poiché mi sarei bruciato e ustionato, la paura prevalse sul mio desiderio di abbracciarli. vinse paura la mia buona voglia che di loro abbracciar mi facea ghiotto. 51 Poi iniziai: «La vostra condizione mi ha ispirato Poi cominciai: "Non dispetto, ma doglia non disprezzo ma dolore, al punto che cesserà fra molto tempo, la vostra condizion dentro mi fisse, tanta che tardi tutta si dispoglia, 54

Colloquio coi tre sodomiti fiorentini tosto che questo mio segnor mi disse parole per

Colloquio coi tre sodomiti fiorentini tosto che questo mio segnor mi disse parole per le quali i’ mi pensai che qual voi siete, tal gente venisse. 57 Di vostra terra sono, e sempre mai l’ovra di voi e li onorati nomi con affezion ritrassi e ascoltai. 60 dal momento in cui il mio maestro mi disse parole per cui ho pensato che venisse gente nobile quale voi effettivamente siete. Sono di Firenze e ho sempre appreso ascoltando le vostre opere e i vostri nomi onorevoli, con grande affetto. Lascio una vita amara e vado in cerca della Lascio lo fele e vo per dolci pomi salvezza, promessami dalla mia guida sincera; promessi a me per lo verace duca; ma ’nfino al centro pria convien ch’i’ tomi". 63 ma prima devo scendere fino in fondo all'Inferno» .

Cause della corruzione di Firenze Quello allora rispose: «Possa la tua anima "Se lungamente

Cause della corruzione di Firenze Quello allora rispose: «Possa la tua anima "Se lungamente l’anima conduca le membra tue", rispuose quelli ancora, restare ancora a lungo legata al corpo, e tu avere lunga fama dopo la morte; "e se la fama tua dopo te luca, 66 cortesia e valor dì se dimora ne la nostra città sì come suole, o se del tutto se n’è gita fora; 69 dicci se nella nostra città albergano ancora la cortesia e il valore, o se queste virtù l'hanno del tutto abbandonata; ché Guiglielmo Borsiere, il qual si duole infatti Guglielmo Borsiere, che è nostro con noi per poco e va là coi compagni, compagno di pena da poco tempo e cammina assai ne cruccia con le sue parole". 72 là con gli altri, ci cruccia non poco parlando di Firenze» .

Cause della corruzione di Firenze "La gente nuova e i sùbiti guadagni orgoglio e

Cause della corruzione di Firenze "La gente nuova e i sùbiti guadagni orgoglio e dismisura han generata, Fiorenza, in te, sì che tu già ten piagni". 75 Così gridai con la faccia levata; e i tre, che ciò inteser per risposta, guardar l’un l’altro com’al ver si guata. 78 "Se l’altre volte sì poco ti costa", rispuoser tutti, "il satisfare altrui, felice te se sì parli a tua posta! 81 «I nuovi cittadini (arrivati dal contado) e gli improvvisi guadagni hanno creato alterigia ed eccesso dentro di te, o Firenze, così che tu ne piangi già le conseguenze» . Così gridai levando il viso in alto; e i tre, che interpretarono questo come la mia risposta, si guardarono l'un l'altro come di fronte a una verità sgradita. Tutti risposero: «Se anche le altre volte ti costa così poco soddisfare le domande altrui, felice te che parli in modo così schietto!

Cause della corruzione di Firenze Però, se campi d’esti luoghi bui e torni a

Cause della corruzione di Firenze Però, se campi d’esti luoghi bui e torni a riveder le belle stelle, quando ti gioverà dicere "I’ fui", 84 Perciò, se uscirai da questi luoghi oscuri e tornerai a riverere le stelle, quando ti sarà gradito dire "Io fui all'Inferno", fa che di noi a la gente favelle". Indi rupper la rota, e a fuggirsi ali sembiar le gambe loro isnelle. 87 parla di noi ai vivi» . Quindi smisero di girare in tondo e se andarono così veloci che le loro gambe snelle sembravano ali. Un amen non saria possuto dirsi tosto così com’e’ fuoro spariti; per ch’al maestro parve di partirsi. 90 Non sarebbe stato possibile dire un "amen" nel breve tempo in cui sparirono; perciò al maestro sembrò opportuno che ce ne andassimo.

La corda di Dante e l'arrivo di Gerione Io lo seguiva, e poco eravam

La corda di Dante e l'arrivo di Gerione Io lo seguiva, e poco eravam iti, che ’l suon de l’acqua n’era sì vicino, che per parlar saremmo a pena uditi. 93 Come quel fiume c’ ha proprio cammino prima dal Monte Viso ’nver’ levante, da la sinistra costa d’Apennino, 96 che si chiama Acquacheta suso, avante che si divalli giù nel basso letto, e a Forlì di quel nome è vacante, 99 Io lo seguivo, e avevamo percorso poca strada quando il suono dell'acqua (il Flegetonte) sembrava così vicino che, parlando, ci saremmo sentiti a malapena. Come quel fiume, che ha per primo il proprio corso partendo dal Monviso verso levante, dalla pendice destra dell'Appennino, che in alto si chiama Acquacheta prima di scendere in pianura e a Forlì cambia nome (in Montone),

La corda di Dante e l'arrivo di Gerione rimbomba là sovra San Benedetto de

La corda di Dante e l'arrivo di Gerione rimbomba là sovra San Benedetto de l’Alpe per cadere ad una scesa ove dovea per mille esser recetto; 102 rimbomba sopra San Benedetto dell'Alpe per cadere in una sola cascata là dove dovrebbe essere ricevuto in mille cascatelle; così vedemmo che quel fiume rosso (il così, giù d’una ripa discoscesa, Flegetonte) ricadeva giù per un burrone trovammo risonar quell’acqua tinta, scosceso, facendo tanto rumore che in poco sì che ’n poc’ora avria l’orecchia offesa. 105 tempo avrebbe danneggiato l'udito. Io avea una corda intorno cinta, e con essa pensai alcuna volta prender la lonza a la pelle dipinta. 108 Io avevo intorno ai fianchi una corda, con la quale tempo prima avevo pensato di catturare la lonza dalla pelle chiazzata.

La corda di Dante e l'arrivo di Gerione Poscia ch’io l’ebbi tutta da me

La corda di Dante e l'arrivo di Gerione Poscia ch’io l’ebbi tutta da me sciolta, sì come ’l duca m’avea comandato, porsila a lui aggroppata e ravvolta. 111 Dopo che l'ebbi sciolta del tutto, come Virgilio mi aveva ordinato, la porsi a lui legata e aggrovigliata. Ond’ei si volse inver’ lo destro lato, e alquanto di lunge da la sponda la gittò giuso in quell’alto burrato. 114 Quindi lui si voltò sulla sua destra e la gettò in quel profondo burrone, stando alquanto lontano dall'orlo. ’E’ pur convien che novità risponda’, dicea fra me medesmo, ’al novo cenno che ’l maestro con l’occhio sì seconda’. 117 Io dicevo tra me e me: 'Eppure è necessario che qualcosa di nuovo risponda al nuovo cenno, che il mio maestro segue con tanta attenzione'.

La corda di Dante e l'arrivo di Gerione Ahi quanto cauti li uomini esser

La corda di Dante e l'arrivo di Gerione Ahi quanto cauti li uomini esser dienno presso a color che non veggion pur l'ovra, ma per entro i pensier miran col senno! 120 Ahimè, quanto devono essere prudenti gli uomini quando sono accanto a coloro (i saggi) che non vedono solo gli atti esteriori, ma col loro senno scrutano dentro i pensieri! El disse a me: "Tosto verrà di sovra ciò ch’io attendo e che il tuo pensier sogna; tosto convien ch’al tuo viso si scovra". 123 Lui mi disse: «Ben presto verrà qui di sopra ciò che io aspetto e che tu immagini col pensiero: è inevitabile che presto si mostri ai tuoi occhi» . Sempre a quel ver c' ha faccia di menzogna de' l'uom chiuder le labbra fin ch'el puote, però che sanza colpa fa vergogna; 126 L'uomo deve sempre evitare di dire una verità che sembra falsa, per non essere tacciato ingiustamente di essere bugiardo;

La corda di Dante e l'arrivo di Gerione ma qui tacer nol posso; e

La corda di Dante e l'arrivo di Gerione ma qui tacer nol posso; e per le note di questa comedìa, lettor, ti giuro, s’elle non sien di lunga grazia vòte, 129 ch’i’ vidi per quell’ aere grosso e scuro venir notando una figura in suso, maravigliosa ad ogne cor sicuro, 132 ma qui non posso tacere; e io, lettore, ti giuro sulle parole di questa Commedia (che possa godere di lunga fama) che io vidi avvicinarsi una figura verso l'alto, che nuotava in quell'aria oscura e spessa, che faceva meravigliare anche il cuore più coraggioso, sì come torna colui che va giuso proprio come il marinaio che va sott'acqua a talora a solver l’àncora ch’aggrappa sciogliere l'ancora che si è impigliata o scoglio o altro che nel mare è chiuso, 135 rimuovere un altro ostacolo dentro il mare, e che (nel tornare a galla) stende le braccia verso che ’n sù si stende e da piè si rattrappa. l'alto e ritrae le gambe (per darsi maggiore slancio).