criteri e strumenti per la individuazione dei rischi

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criteri e strumenti per la individuazione dei rischi

criteri e strumenti per la individuazione dei rischi

Menomazione della capacità lavorativa o morte provocata da causa violenta in occasione dei lavori

Menomazione della capacità lavorativa o morte provocata da causa violenta in occasione dei lavori CAUSA VIOLENTA IN OCCASIONE DEL LAVORO INABILITA’ O MORTE ELEMENTO DETERMINANTE ELEMENTO CIRCOSTANZIALE ELEMENTO CONSEQUENZIALE 2

L’INFORTUNIO DERIVA SEMPRE DA UN INCIDENTE ANCHE SE PREVEDIBILE 3

L’INFORTUNIO DERIVA SEMPRE DA UN INCIDENTE ANCHE SE PREVEDIBILE 3

LA MALATTIA PROFESSIONALE O TECNOPATIA È LA CONSEGUENZA DI UNA SERIE DI AZIONI NOCIVE

LA MALATTIA PROFESSIONALE O TECNOPATIA È LA CONSEGUENZA DI UNA SERIE DI AZIONI NOCIVE CHE MATURANO LENTAMENTE SULL’ORGANISMO DEL LAVORATORE PER POI TRASFORMARSI IN FORMA MORBOSA INVALIDANTE O MORTALE CONCENTRAZIONE AMBIENTALE DELLA SOSTANZA PERICOLOSA FATTORI TEMPO DI ESPOSIZIONE CARATTERISTICHE FISICHE DEL LAVORATORE 4

CAUSA PROSSIMA DEL DANNO ØAtto pericoloso di una o più persone ØCondizione di pericolo

CAUSA PROSSIMA DEL DANNO ØAtto pericoloso di una o più persone ØCondizione di pericolo esterna ØMancato rispetto delle normative di sicurezza ØCasualità CAUSA REMOTA DEL DANNO ØMancanza di programmazione ed organizzazione 5

SICUREZZA TECNOLOGICA LA SICUREZZA TECNOLOGICA È LA PROBABILITÀ DI NON AVERE UN GUASTO CHE

SICUREZZA TECNOLOGICA LA SICUREZZA TECNOLOGICA È LA PROBABILITÀ DI NON AVERE UN GUASTO CHE POSSA PROVOCARE UN DANNO. LA SICUREZZA È QUINDI COSA DIVERSA DALL’AFFIDABILITÀ 6

UN LIMITE ALLA SICUREZZA TECNOLOGICA probabilità di guasto residua limite concettuale 1 probabilità di

UN LIMITE ALLA SICUREZZA TECNOLOGICA probabilità di guasto residua limite concettuale 1 probabilità di guasto dovuto a caso fortuito o di forza maggiore sicurezza massima S raggiunta I C U R E Z Z A limite economico variabile da 0 a 1 sicurezza naturale dell'impianto costo della sicurezza rapportato al costo dell'impianto 0 spesa massima tecnologicamente sostenibile 7

SICUREZZA SUL LAVORO LA SICUREZZA SUL LAVORO È LA PROBABILITÀ DI NON ARRECARE UN

SICUREZZA SUL LAVORO LA SICUREZZA SUL LAVORO È LA PROBABILITÀ DI NON ARRECARE UN DANNO SIGNIFICATIVO AL LAVORATORE. 8

Il genere Il concetto di genere, impiegato originariamente nei paesi anglosassoni, si riferisce non

Il genere Il concetto di genere, impiegato originariamente nei paesi anglosassoni, si riferisce non tanto al “sesso”, quanto al maschile e femminile intesi come risultante di un complesso di modelli culturali e sociali che caratterizzano storicamente ciascuno dei due sessi condizionandone il ruolo e il comportamento. Riguarda la condizione delle donne nel loro evolversi storico, le differenze sociali e culturali che le donne hanno sia subito che creato, la testimonianza della loro cultura, delle loro aspirazioni e diritti. 9

Nella valutazione occorre valutare le specificità biologiche e le caratteristiche anatomiche e fisiologiche tra

Nella valutazione occorre valutare le specificità biologiche e le caratteristiche anatomiche e fisiologiche tra gli individui, in particolare tra: v uomini e donne v adulti e minori v persona e persona i fattori di rischio possono provocare conseguenze e danni diversi a seconda dell’individuo esposto. 10

il percorso della prevenzione che salvaguardi la salute della donna deve tener conto: v

il percorso della prevenzione che salvaguardi la salute della donna deve tener conto: v delle caratteristiche proprie del lavoro femminile v della specificità biologica v del lavoro domestico 11

Nel 2003 è stata presentata ufficialmente la relazione dell’Agenzia europea per la salute e

Nel 2003 è stata presentata ufficialmente la relazione dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro “Gender issues in safety and health A review” (Problemi di genere nella sicurezza e la salute – Resoconto) 12

tra gli obiettivi della “Strategia comunitaria in materia di salute e sicurezza sul lavoro”

tra gli obiettivi della “Strategia comunitaria in materia di salute e sicurezza sul lavoro” 2002 -2006, figura il “mainstreaming”, ovvero l’integrazione della dimensione di genere nelle attività di sicurezza e salute sul lavoro. 13

Tra la vita lavorativa delle donne e quella degli uomini vi sono differenze fondamentali

Tra la vita lavorativa delle donne e quella degli uomini vi sono differenze fondamentali che influiscono sulla loro Sicurezza e Salute sul Luogo di lavoro (SSL). Le misure attuate per la prevenzione dei rischi devono, quindi, tenere conto di tali differenze 14

L’indagine rivela che nelle realtà lavorative europee la progettazione del lavoro, la sua organizzazione

L’indagine rivela che nelle realtà lavorative europee la progettazione del lavoro, la sua organizzazione e la sua dotazione in attrezzature sono spesso basate sul modello dell’uomo “medio” Anche i rischi legati al lavoro per la sicurezza e la salute delle donne sono stati sottovalutati e trascurati rispetto a quelli per gli uomini, sia nella ricerca che nella prevenzione. 15

Nella presentazione della relazione, il commissario Anna Diamantopoulou ha affermato “La presente relazione dimostra

Nella presentazione della relazione, il commissario Anna Diamantopoulou ha affermato “La presente relazione dimostra quanto, nella prevenzione dei rischi, sia importante prendere in considerazione il genere allo scopo di migliorare la prevenzione dei rischi connessi al lavoro sia per gli uomini che per le donne” 16

Il direttore dell'Agenzia, Hans-Horst Konkolewsky, ha sottolineato “Il nostro studio rivela che l’orientamento tradizionale

Il direttore dell'Agenzia, Hans-Horst Konkolewsky, ha sottolineato “Il nostro studio rivela che l’orientamento tradizionale sulla prevenzione può dare una sottovalutazione dei rischi effettivi, specialmente nei confronti della salute delle donne……” 17

La disuguaglianza tra i sessi all’interno del luogo di lavoro può influire sulla sicurezza

La disuguaglianza tra i sessi all’interno del luogo di lavoro può influire sulla sicurezza e salute sul lavoro delle donne. Le donne svolgono ancora la maggior parte dei lavori domestici non retribuiti e si prendono cura dei bambini e dei parenti anche se lavorano a tempo pieno. 18

PRINCIPALI CONCLUSIONI DELLA RELAZIONE Ø Le differenze di genere nelle condizioni di lavoro si

PRINCIPALI CONCLUSIONI DELLA RELAZIONE Ø Le differenze di genere nelle condizioni di lavoro si ripercuotono sulle differenze di genere nelle conseguenze per la salute legate al lavoro. 19

Ø Un approccio globale, partecipato ed attento alle differenze alla SSL, migliorerebbe la prevenzione

Ø Un approccio globale, partecipato ed attento alle differenze alla SSL, migliorerebbe la prevenzione dei rischi professionali per il bene tanto delle donne quanto degli uomini. Ø Le donne non formano un gruppo omogeneo e non tutte le donne svolgono lavori tradizionalmente “femminili”. Lo stesso vale per gli uomini. Un approccio globale deve tenere conto della diversità. 20

Stress elevati tassi anche per gli uomini donne v v v molestie sessuali (mobbing

Stress elevati tassi anche per gli uomini donne v v v molestie sessuali (mobbing verticale) discriminazione lavori poco qualificati lavori con elevato peso emotivo doppio peso del lavoro domestico 21

Legge di Murphy «se ci sono due o più modi di fare una cosa,

Legge di Murphy «se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno lo farà. » Anticipare gli errori che l'utente finale sarà propenso a fare. Ad esempio nessun designer competente farebbe una presa con due poli simmetrici etichettata "Questo lato in alto"; se ha importanza la direzione nella quale va inserita allora il design dovrebbe essere asimmetrico in modo che nessuno possa sbagliare (il cosiddetto "Design a prova di cretino"). 22

Legge di Murphy «Edward A. Murphy Jr. era uno degli ingegneri degli esperimenti con

Legge di Murphy «Edward A. Murphy Jr. era uno degli ingegneri degli esperimenti con razzo-su-rotaia fatti dalla U. S. Air Force nel 1949 per testare la tolleranza del corpo umano all'accelerazione (USAF project MX 981). Un esperimento prevedeva un set di 16 accelerometri montati su diverse parti del corpo del soggetto. C'erano due maniere in cui ciascun sensore poteva essere incollato al suo supporto, e metodicamente qualcuno li montava tutti e 16 nella maniera sbagliata. Murphy pronunciò la prima versione della sua storica frase, che fu riportata dal soggetto del test (il maggiore John Paul Stapp) a una conferenza stampa pochi giorni più tardi. In pochi mesi "La Legge di Murphy" si diffuse in tutti gli ambienti dell'ingegneria aerospaziale. Furono prodotte molte varianti. La maggior parte sono variazioni del genere "Se qualcosa può andare storto allora lo farà"; questa è qualche volta conosciuta come legge di Finagle o legge di Sod. Un'altra famosa applicazione è alla probabilità domestica: «La probabilità che una fetta di pane imburrata cada dalla parte del burro verso il basso su un tappeto nuovo è proporzionale al valore di quel tappeto. » 23

Principio di precauzione Politica di gestione del rischio che viene applicata in circostanze caratterizzate

Principio di precauzione Politica di gestione del rischio che viene applicata in circostanze caratterizzate da un alto grado di incertezza scientifica Riflette la necessità di intervenire nei confronti di un rischio potenzialmente grave senza attendere i risultati della ricerca scientifica 24

Prudent avoidance Si intende una serie di provvedimenti semplici, facilmente raggiungibili e a basso

Prudent avoidance Si intende una serie di provvedimenti semplici, facilmente raggiungibili e a basso costo, anche in assenza di rischi dimostrabili per evitare le esposizioni Semplice, facilmente raggiungibili e a basso costo sono termini che non hanno un significato preciso L’aggettivo prudente si riferisce ai costi, non all’atteggiamento verso il rischio 25

ALARA As Low As Reasonably Achievable E’ una politica atta a minimizzare i rischi

ALARA As Low As Reasonably Achievable E’ una politica atta a minimizzare i rischi conosciuti, mantenendo l’esposizione ai livelli più bassi ragionevolmente possibili, considerando costi, tecnologia, benefici per la salute pubblica ed altri fattori sociali ed economici 26

PERICOLO È LA POTENZIALITÀ DI CAUSARE DANNO È UNA REALTÀ: PUÒ O ESSERE O

PERICOLO È LA POTENZIALITÀ DI CAUSARE DANNO È UNA REALTÀ: PUÒ O ESSERE O NON ESSERE (ON-OFF) 27

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DOV’È LO ZOO IN QUESTA REGIONE? 29

DOV’È LO ZOO IN QUESTA REGIONE? 29

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RISCHIO = PERICOLO + ESPOSTI 31

RISCHIO = PERICOLO + ESPOSTI 31

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CATEGORIE DI RISCHIO RISCHI PER LA SICUREZZA O DI NATURA INFORTUNISTICA RISCHI PER LA

CATEGORIE DI RISCHIO RISCHI PER LA SICUREZZA O DI NATURA INFORTUNISTICA RISCHI PER LA SALUTE O DI NATURA IGIENICO AMBIENTALE RISCHI PER LA SICUREZZA O LA SALUTE O DI TIPO TRASVERSALE ORGANIZZATIVO POSSONO CAUSARE INFORTUNI CON DANNI ALLE PERSONE A CAUSA DI UN TRAUMA FISICO DI DIVERSA NATURA (MECCANICA, ELETTRICA, FISICA ECC. ) SONO I RISCHI CHE POSSONO COMPROMETTERE L’EQUILIBRIO BIOLOGICO DEI LAVORATORI PER ESPOSIZIONE A SOSTANZE CHIMICHE, BIOLOGICHE O A FATTORI FISICI SONO I RISCHI CHE DERIVANO DAL RAPPORTO TRA UOMO ED ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO 38

Identificazione delle sorgenti pericolose DOVE Rischi di esposizione per l’uso di macchine, QUALI attrezzature,

Identificazione delle sorgenti pericolose DOVE Rischi di esposizione per l’uso di macchine, QUALI attrezzature, sostanze Stima dell’entità del rischio COME Strutture (ambienti) Macchine Impianti Agenti chimici Agenti fisici -biologici Rischi di infortunio Rischi di malattie professionali Stima della probabilità Stima del danno 39

Fattore di rischio o fonte di pericolo qualsiasi materiale, attrezzatura, impianto, struttura, agente chimico,

Fattore di rischio o fonte di pericolo qualsiasi materiale, attrezzatura, impianto, struttura, agente chimico, fisico o biologico, organizzazione, metodo, pratica o condizione di lavoro, ossia qualsiasi oggetto o situazione avente una caratteristica di pericolo. 40

FATTORI DI RISCHIO RISCHI PER LA SICUREZZA RISCHI DI NATURA INFORTUNISTICA DOVUTI A: RISCHI

FATTORI DI RISCHIO RISCHI PER LA SICUREZZA RISCHI DI NATURA INFORTUNISTICA DOVUTI A: RISCHI PER LA SALUTE RISCHI DI NATURA IGIENICO AMBIENTALE DOVUTI A: RISCHI PER LA SICUREZZA E LA SALUTE RISCHI DI TIPO COSIDDETTO TRASVERSALE DOVUTI A: • Strutture • Macchine • Impianti Elettrici • Sostanze pericolose • Sostanze combustibili • Sostanze esplosive • Agenti Chimici • Agenti Fisici • Agenti Biologici • Organizzazione del lavoro • Fattori psicologici • Fattori ergonomici • Condizioni di lav. difficili 41

Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: le statistiche L'analisi degli

Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: le statistiche L'analisi degli infortuni in azienda ha un ruolo rilevante nell'approccio alla valutazione dei rischi sul lavoro, ìn quanto fornisce e consente di elaborare i "dati storici" degli eventi di danno con causa istantanea effettivamente verificatisi: II registro infortuni E' obbligatorio per qualsiasi azienda, registrare tutti gli infortuni che comportino l'assenza di almeno un giorno, escluso quello in cui l'evento si è verificato. La normativa richiede che il registro degli infortuni sia vidimato in ogni pagina dall'ASL competente, e riporti per ogni infortunio: => data di abbandono e di ripresa del lavoro => nome, cognome, età, reparto e qualifica professionale dell'infortunato cause e circostanze dell'infortunio => natura e sede della lesione => conseguenze dell'infortunio (assenza per inabilità temporanea, % inabilità permanente, morte). In azienda la verifica della correlazione fra tali fattori e la frequenza e gravità degli infortuni può fornire indicazioni essenziali per guidare la determinazione delle misure, mirate di modifica delle condizioni lavorative. 42

Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: le statistiche Ai fini

Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: le statistiche Ai fini statistici è opportuna l'annotazione, oltre che dei dati del registro infortuni, anche delle seguenti. informazioni relative a ciascun infortunio, che potrebbero costituire la fonte dati per un semplice database aziendale: n° progressivo nel registro infortuni mansione o gruppo operativo dell'infortunato ora solare e ora del turno in cui è avvenuto l'infortunio giorno della settimana mese sesso dell'infortunato anzianità di lavoro descrizione dettagliata dell'evento agente materiale causa dell'infortunio (secondo la codifica INAIL) forma di accadimento (secondo la codifica INAIL). 43

Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: gli indici E' importante

Concetti e strumenti di base per la valutazione dei rischi: gli indici E' importante distinguere tra dati assoluti e dati pesati. I primi derivano dalla pura registrazione degli eventi che si sono verificati, e descrivono l'estensione del fenomeno infortunistico in termini di cifre assolute, senza riferimento all'ampiezza del campione statistico a cui sono riferiti: sono espressi in termini di numero di infortuni o entità delle conseguenze. I dati pesati, anche detti indici di infortunio, rendono invece conto dell'intensità del fenomeno, essendo riscalati e quindi resi omogenei, tenendo conto delle dimensioni del campione statistico: sono espressi quindi in termini di numero di infortuni o 1 entità delle conseguenze per ora lavorata o lavoratore. Gli indici di infortunio hanno un particolare valore euristico in quanto consentono raffronti fra ambiti lavorativi diversì per dimensioni, area geografica, macro e microsettori di attività lavorativa, tipologia di lavoratori ecc. . I dati sugli infortuni, essendo relativi a condizioni di rischio, devono ovviamente rendere conto dei due aspetti che lo determinano: la probabilità e il danno. Distinguiamo infatti fra dati di frequenza, legati alla probabilità, e dati di gravità, legati all'entità dei danni verificatisi. 44

INDICI DI FREQUENZA La dimensione del rischio infortunistico si misura attraverso gli indici di

INDICI DI FREQUENZA La dimensione del rischio infortunistico si misura attraverso gli indici di frequenza, presi in esame anche dalla norma UNI 7249, "Statistiche degli infortuni sul lavoro". Gli indici di frequenza previsti dalla norma UNI hanno al numeratore gli infortuni verificatisi in un anno ed al denominatore le ore lavorate nello stesso anno. Allo scopo di rendere più leggibile il risultato, tale rapporto viene poi moltiplicato per 1. 000 (un milione). L’indice dunque fornisce il numero di infortuni avvenuti ogni milione di ore lavorate. IF=n° infortuni x 1. 000 ore lavorate In alcuni casi l’indice di frequenza è calcolato ponendo al denominatore il numero di operai (o di addetti) anziché le ore lavorate. Questa soluzione, benché sia più agevole, è teoricamente meno accurata, dovendo produrre un indicatore del rischio di infortuni. IF=n° infortuni x 1. 000 n° operai anno 45

INDICI DI GRAVITA’ La norma UNI 7249, "Statistiche degli infortuni sul lavoro", prevede come

INDICI DI GRAVITA’ La norma UNI 7249, "Statistiche degli infortuni sul lavoro", prevede come principali misure del danno infortunistico (cioè della serietà delle conseguenze degli incidenti sul lavoro) gli indici di gravità. Essi vengono calcolati con una delle due formule seguenti (in realtà la norma UNI cita solo la prima): (somma dei giorni convenzionali di invalidità permanente) con perci = grado di inabilità permanente espresso in percentuale g. M = 7. 500 M (somma dei giorni convenzionali di invalidità dei casi mortali) con M = n° dei casi di morte In pratica l'indice di gravità rappresenta il numero di giornate mediamente perdute da ogni addetto a causa degli infortuni. Per il calcolo si fanno le seguenti considerazioni sul numero di giorni perduti: • per un infortunio con inabilità temporanea si considera l'effettivo numero di giorni perduti • per un infortunio con inabilità permanente si fa l'ipotesi che ogni grado di inabilità corrisponda a 75 giorni perduti • per un infortunio con morte si ipotizzano 7500 giorni perduti 46

BANCHE DATI Nel sito ISPESL, www. ispesl. it, accedendo alla sezione "Statistiche" si trovano

BANCHE DATI Nel sito ISPESL, www. ispesl. it, accedendo alla sezione "Statistiche" si trovano le aree tematiche: "Luoghi di lavoro": informazioni anagrafiche sulle aziende italiane, aggregate per regione e attività economic; per regione e settore produttivo ISPESL, nonché sulle aziende e gli esposti a rischio amianto "Infortuni": "Banca dati interattiva degli infortuni 1994 - 2002" (Dati assoluti, fonte e codifiche INAIL ), "Atlante degli infortuni anni 1994 -1997". "Archivio storico infortuni e malattie e professionali" (tabelle e grafici dei dati assoluti sugli infortuni denunciati e dell'indice di frequenza di quelli indennizzati, per gli anni 1980 -1997), "Infortuni mortali" (presentazione. e risultati del progetto di studio sugli infortuni mortali del periodo 20022004, promosso da regioni e province autonome, INAIL e ISPESL, su dati da fonti ASL e INAIL) "Malattie professionali": "Secondo rapporto MALPROF" (Approfondimenti, grafici e tabelle con dati ASL assoluti e tassi di incidenza per 100. 000 abitanti, su malattie professionali segnalate alle ASL di Lombardia e Toscana nel periodo 2001 -2002, "Malattie professionali" (Dati INAIL su malattie indennizzate, manifestatesi negli anni 1990 -1999, ) 47

BANCHE DATI INTERNAZIONALI ILO (www. ilo. org, dati mondiali accedendo a "Social protectiòn", quindi

BANCHE DATI INTERNAZIONALI ILO (www. ilo. org, dati mondiali accedendo a "Social protectiòn", quindi "The Infocus programme on safework", e all'area tematica "Accident and desease information") OSHA, Agenzia europea per la sicurema e la salute sul lavoro (http: //europe. osha. eu. int, dati europei anche per paesi membri e non membri, cliccando su "accesso diretto" e quindi entrando nella sezione "Statistiche") NIOSH (www. cdc. gov/niosh, dati U. S. A. nella sezione "Data & Statistics") OSHA (http: //www. osha. gov, dati U. S. A. nella sezione "Statistics" 48

L'analisi dei quasi incidenti Gli studi condotti fin dall'inizio degli anni '40 da H.

L'analisi dei quasi incidenti Gli studi condotti fin dall'inizio degli anni '40 da H. W. Heinrich sulle statistiche degli infortuni in campo industrifile rivelarono che il verificarsi di un evento di danno significativo è sempre associato a quello di anomalie che producono danni solo lievi o nulli. In particolare i riscontri statistici dimostrarono che, con sufficiente regolarità, su 1000 eventi indesiderati, solo 3 sono infortuni conseguenze rilevanti, 88 hanno effetti minori, e i restanti sono "quasi incidenti" o "near misses", ossia episodi che, pur avendone il potenziale, non hanno prodotto danni. I quasi incidenti sono da attribuire ad anomalie di funzionamento senza conseguenze, carenze anche organizzative, comportamenti non corretti ecc. . . Se per individuare il rischio ci si deve riferire a una possibilità, ossia anche una semplice potenzialità, i quasi incidenti, per come sono stati definiti, sono indicatori di rischio né più né meno. degli eventi manifestatisi con infortuni. Ciò vale anche per gli infortuni conseguenze lievi, principalmente quelli che non hanno provocato assenze dal lavoro di almeno un giorno successivo a quello in cui si sono verificati, che non devono essere annotati nel registro degli infortuni aziendale. E' anzi estremamente utile adottare procedure o prassi aziendali, previa un'adeguata informazione e formazione dei lavoratori, per assicurare la segnalazione, e quindi la registrazione dei quasi incidenti e degli infortuni conseguenze leggere. 49

LINEE GUIDA CEE SULLA VALUTAZIONE DEI RISCHI SUL LAVORO Obiettivo della valutazione dei rischi

LINEE GUIDA CEE SULLA VALUTAZIONE DEI RISCHI SUL LAVORO Obiettivo della valutazione dei rischi L’obiettivo della valutazione dei rischi consiste nel consentire al datore di lavoro di prendere i provvedimenti che sono effettivamente necessari per salvaguardare la sicurezza e la sanità dei lavoratori. Questi provvedimenti comprendono: • prevenzione dei rischi professionali • informazione dei lavoratori • formazione professionale degli stessi • organizzazione e mezzi destinati a porre in atto i provvedimenti necessari. 50

È essenziale che i rischi non siano semplicemente "spostati", cioè che la soluzione di

È essenziale che i rischi non siano semplicemente "spostati", cioè che la soluzione di un problema non ne crei un altro di nuovo. Ad esempio, sarebbe di dubbio vantaggio montare doppi vetri sulle finestre di un ufficio per ridurre il rumore proveniente dall’esterno, se ciò non è accompagnato dalla messa in opera di un sistema adeguato di ventilazione. Un altro aspetto di pari importanza è che il rischio non deve essere trasferito in un altro settore. Ad esempio, si deve evitare che lo scarico di un impianto di ventilazione di sostanze tossiche sia montato in modo tale che la sua uscita comporti rischi per un’altra zona di lavoro o per il pubblico. Si e visto infatti che in un ospedale l’uscita del sistema di ventilazione di un obitorio si trovava direttamente al di sotto delle finestre di un reparto pediatrico. 51

La valutazione dei rischi è articolata come segue: o identificazione dei pericoli; o identificazione

La valutazione dei rischi è articolata come segue: o identificazione dei pericoli; o identificazione dei lavoratori (o di terzi) esposti a rischi potenziali; o valutazione dei rischi, dal punto di vista qualitativo o quantitativo; o studio sulla possibilità di eliminare i rischi e, in caso contrario, o decisione sulla necessità di introdurre ulteriori provvedimenti per eliminare o limitare i rischi. La valutazione deve riguardare i rischi derivanti dall’attività lavorativa e che risultano ragionevolmente prevedibili. Quelli derivanti invece dalla vita di tutti i giorni, in generale, e che non fanno oggetto di particolari preoccupazioni (p. es. il fatto che un impiegato d’ufficio si ferisca mentre taglia un pezzo di carta) non richiederanno di norma un’attenzione così minuziosa, a meno che l’attività o l’organizzazione del lavoro aggravi questi rischi. 52

Gli orientamenti relativi alla valutazione dei rischi sul lavoro, di cui ci si serve

Gli orientamenti relativi alla valutazione dei rischi sul lavoro, di cui ci si serve di norma, si basano sugli aspetti seguenti: osservazione dell’ambiente di lavoro (p. es. vie di accesso, condizioni dei pavimenti, sicurezza dei macchinari, fumi e polveri, temperatura, illuminazione, rumore ecc. ); identificazione dei compiti eseguiti sul posto di lavoro (per definire tutti i compiti, in modo da inserirli nella valutazione dei rischi); esame dei compiti eseguiti sul posto di lavoro (valutazione dei rischi derivanti dalle singole mansioni); osservazione del lavoro in corso di esecuzione (le procedure sono rispettate, oppure comportano altri rischi); esame dei modelli di lavoro (per valutare l’esposizione ai rischi); esame dei fattori esterni che possono avere effetti sul posto di lavoro (p. es. aspetti climatici per i lavoratori all’esterno); rassegna dei fattori psicologici, sociali e fisici che possono contribuire a creare stress sul lavoro e studio del modo in cui essi interagiscono fra di loro e con altri fattori nell’ organizzazione e nell’ambiente di lavoro; esame dell’organizzazione destinata a mantenere condizioni soddisfacenti di lavoro, tra cui le misure di salvaguardia (p. es. assicurarsi che siano in atto i sistemi opportuni di valutazione dei rischi derivanti dall’impiego di un nuovo impianto, di nuovi materiali ecc. , in modo da aggiornare le informazioni sui rischi). 53

LINEE GUIDA CEE per effettuare la valutazione dei rischi. DG V CEE. III SEZIONE

LINEE GUIDA CEE per effettuare la valutazione dei rischi. DG V CEE. III SEZIONE Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul lavoro Lavoratori che possono risultare esposti a rischi maggiori: - lavoratori portatori di handicap - lavoratori molto giovani ed anziani - donne incinte e madri che allattano - personale non convenientemente formato o inesperto (es. : nuovi assunti, lavoratori stagionali o temporanei) - persone che lavorano in spazi confinati o scarsamente ventilati - addetti alla manutenzione - dipendenti che evidenziano malattie del sistema immunitario - dipendenti con malattie croniche antecedenti, per es. bronchite - dipendenti che sono sottoposti a trattamento farmacologico tale da aumentarne la vulnerabilità. 54

Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul lavoro. Esempi di situazioni e di

Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul lavoro. Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 1. IMPIEGO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO a) Elementi in movimento rotatorio o traslatorio non sufficientemente protetti, che possono causare schiacciamenti, tagli, perforazioni, urti, agganciamenti o trazioni. b) Elementi o materiali in movimento libero (caduta, rotolamento, scivolamento, ribaltamento, dispersione nell'aria, oscillazioni, crolli) cui possono conseguire danni alle persone. c) Movimenti di macchinari e di veicoli. d) Pericolo di incendio e di esplosione (per es: per attrito; serbatoi in pressione) e) Intrappolamento. 2. METODI DI LAVORO E DISPOSIZIONE DEGLI IMPIANTI. a) Superfici pericolose (bordi acuminati, spigoli, punte, superfici abrasive, parti protundenti). b) Attività in altezza. c) Compiti che comportano movimenti/posizioni innaturali. d) Spazi limitati (per es: necessita' di lavorare tra parti fisse). e) Inciampare e scivolare (superfici bagnate o comunque scivolose, ecc. ). f) Stabilita' del posto di lavoro. g) Conseguenze derivanti dalla necessita' di indossare attrezzature di protezione personale su altri aspetti del lavoro. h) Tecniche nei metodi di lavoro. 55 i) Ingresso e lavoro in spazi confinati.

Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul lavoro. Esempi di situazioni e di

Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul lavoro. Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 3. IMPIEGO DELL'ELETTRICITA' a) Pannelli di comandi elettrici. b) Impianti elettrici, per es: rete principale di adduzione, circuiti di illuminazione. c) Attrezzature, sistemi di controllo e di isolamento a comando elettrico. d) Impiego di attrezzi elettrici portatili. e) Incendi o esplosioni causati dall'energia elettrica. f) Cavi elettrici sospesi. 4. ESPOSIZIONE A SOSTANZE O PREPARATI PERICOLOSI PER LA SICUREZZA E LA SALUTE a) Inalazioni, ingestione e assorbimento cutaneo di materiale pericoloso per la salute (compresi aerosol e polveri). b) Impiego di materiali infiammabili e esplosivi. c) Mancanza di ossigeno. d) Presenza di sostanze corrosive. e) Sostanze reattive instabili. f) Presenza di sensibilizzanti. 5. ESPOSIZIONE AD AGENTI FISICI. a) Esposizione a radiazioni elettromagnetiche (calore, luce, raggi X, radiazionizzanti). b) Esposizione a laser. c) Esposizione al rumore od a ultrasuoni. d) Esposizione a vibrazioni meccanica. e) Esposizione a sostanze/mezzi ad alta temperatura. f) Esposizione a sostanze/mezzi a temperatura molto bassa. g) Presenza di fluidi sotto pressione (aria, vapore, liquidi compressi). 56

Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul lavoro. Esempi di situazioni e di

Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul lavoro. Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 6. ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI. a) Rischio di infezioni derivanti dalla manipolazione e dall'esposizione non intenzionale a microorganismi, esotossine ed endotossine. b) Rischio di infezioni dovute all'esposizione non intenzionale a microorganismi (per es: legionella, liberata dai sistemi radianti di raffreddamento). c) Presenza di allergeni. 7. FATTORI AMBIENTALI E AMBIENTE DI LAVORO. a) Illuminazione non adeguata o tecnicamente errata. b) Controllo indeguato di temperatura, umidità, ventilazione. c) Presenza di agenti inquinanti. 8. INTERAZIONE DEL POSTO DI LAVORO E DEI FATTORI UMANI. a) Dipendenza del sistema di sicurezza dalla necessita' di ricevere ed elaborare con cura le informazioni. b) Dipendenza dalle conoscenze e dalle capacita' del personale. c) Dipendenza dalle norme di comportamento. d) Dipendenza da una soddisfacente comunicazione e da istruzioni corrette per far fronte a condizioni mutevoli. e) Conseguenze di deviazioni ragionevolmente prevedibili dalle procedure di lavoro in condizioni di sicurezza. f) Adeguatezza delle attrezzature di protezione professionale. g) Scarsa motivazione alla sicurezza. h) Fattori ergonomici, quali la progettazione del posto di lavoro per venire incontro alle esigenze del dipendente. 57

Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul lavoro. Esempi di situazioni e di

Orientamenti CEE riguardo alla valutazione dei rischi sul lavoro. Esempi di situazioni e di attività lavorative che richiedono una valutazione dei rischi. 9. FATTORI PSICOLOGICI. a) Difficoltà di lavoro (intensità, monotonia). b) Dimensioni dell'ambiente di lavoro, per es. claustrofobia, solitudine. c) Ambiguità del ruolo e/o situazione conflittuale. d) Contributo al processo decisionale conseguenze sul lavoro e sulle mansioni. e) Lavoro molto esigente a scarso controllo. f) Reazioni in caso di emergenza. 10. ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO. a) Fattori condizionati dai processi di lavoro (per es: lavoro in continuo, sistemi di turni, lavoro notturno). b) Sistemi efficaci di gestione e accordi per l'organizzazione, la pianificazione, il monitoraggio e il controllo degli aspetti attinenti alla sicurezza e alla sanità. c) Manutenzione degli impianti, comprese le attrezzature di sicurezza. d) Accordi adeguati per far fronte agli incidenti e a situazioni d’emergenza. 11. FATTORI VARI. a) Pericoli causati da terzi, per es: violenza a colleghi, personale di sorveglianza, polizia, attività sportive. b) Lavoro con animali. c)Lavoro in atmosfere a pressione superiore o inferiore al normale. d) Condizioni climatiche difficili. e) Integrità dei software. f) Lavorare in prossimità di specchi d'acqua o sott'acqua. g) Posti di lavoro variabili. 58

Criteri da applicare alla valutazione dei rischi Norme legali Norme e orientamenti pubblicati, p.

Criteri da applicare alla valutazione dei rischi Norme legali Norme e orientamenti pubblicati, p. es. norme tecniche nazionali, codici di buona pratica, livelli di esposizione professionale, norme delle associazioni professionali, orientamenti dei fabbricanti ecc. Princìpi gerarchici della prevenzione dei rischi: o evitare i rischi sostituire ciò che è pericoloso con ciò che non è pericoloso o lo è meno o combattere i rischi alla fonte o applicare provvedimenti collettivi di protezione piuttosto che individuali (p. es. controllare l’esposizione ai fumi mediante un impianto di ventilazione dei locali, piuttosto che attraverso l’impiego di respiratori personali) o adeguarsi al progresso tecnico e ai cambiamenti nel campo dell’informazione o cercare di garantire un miglioramento del livello di protezione 59

ANALISI DEL RISCHIO IDENTIFICAZIONE DEL RISCHIO STIMA DEL RISCHIO (quantificazione) CONTROLLO DEL RISCHIO (riduzione)

ANALISI DEL RISCHIO IDENTIFICAZIONE DEL RISCHIO STIMA DEL RISCHIO (quantificazione) CONTROLLO DEL RISCHIO (riduzione) Identificazione, definizione, descrizione BANCHE DATI Valutazione della frequenza (o probabilità) di accadimento dell’evento e valutazione delle conseguenze Confronto con obiettivi di sicurezza per stabilirne l’accettabilità e azioni per ridurre i rischi e mitigare gli effetti degli eventi 60

ANALISI O VALUTAZIONE ? Va sottolineata la distinzione tra "risk assessment“ (valutazione dei rischi

ANALISI O VALUTAZIONE ? Va sottolineata la distinzione tra "risk assessment“ (valutazione dei rischi - attività cognitiva, di conoscenza della situazione) e "risk management“ (gestione del rischio - processo decisionale). La demarcazione tra i due momenti non è sempre netta. 61

RELAZIONI TRA LE FASI DEL PROCESSO DI STIMA, DI VALUTAZIONE E DI CONTROLLO DEL

RELAZIONI TRA LE FASI DEL PROCESSO DI STIMA, DI VALUTAZIONE E DI CONTROLLO DEL RISCHIO analisi storica degli incidenti stima delle probabilità di accadimento obiettivi di sicurezza descrizione dell’impianto o del sistema identificazione dei rischi stima dei rischi valutazione e confronto con gli obiettivi assunti analisi di tipo quali-quantitativo stima delle conseguenze criteri di confronto definizione di interventi correttivi: eventuali modifiche per eliminare o ridurre i rischi 62 controllo dei rischi

La norma EN 1050: 1998: Sicurezza del macchinario - Principi per la valutazione del

La norma EN 1050: 1998: Sicurezza del macchinario - Principi per la valutazione del rischio, impone ai costruttori di eseguire l'analisi del rischio 63

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