CORSO DI SPECIALIZZAZIONE SPECIALISTA IN RICERCHE E MANAGEMENT
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CORSO DI SPECIALIZZAZIONE SPECIALISTA IN RICERCHE E MANAGEMENT DELL’ARCHEOLOGIA DEL PAESAGGIO I. D. 7131 Necropoli romane e riti funerari Docente: Prof. ssa Angela Carcaiso
Sepolture a Incinerazione diretta e indiretta Pratica funebre nella quale il corpo del defunto veniva bruciato. La cremazione poteva essere: 1. Diretta se il corpo veniva arso direttamente nel luogo dove venivano sepolte le ceneri, 2. Indiretta se il corpo veniva bruciato in un luogo (ustrinum) diverso da quello della sepoltura, per trasportare poi le ceneri, all'interno di contenitori, nella fossa. UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
Incinerazione indiretta in nuda terra UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
Incinerazione indiretta in anfora segata. La forma forse più tipica è in anfora con una stele e con inserito nell’anfora un tubo di chiusura che raggiungeva la superficie ed era utilizzato per le offerte rituali. UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
Incinerazione indiretta in cassetta di laterizi, pietra o muratura Urna cineraria di pietra arenaria con olla di terracotta, I secolo d. C. L(ucius) TRE(sus) PRIMUS / ET BITUMUS SEC(undus) / LUPPISI / MAINIALI / FECERUNT UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
Incinerazione indiretta in cista calcarea UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
Incinerazione indiretta in urna vitrea Urna cineraria romana, MAN Madrid UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
Incinerazione indiretta in urna UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
Incinerazione indiretta alla cappuccina UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
Tipologia delle sepolture ad inumazione La Cappuccina era una semplice modalità di sepoltura in fossa senza cremazione o con una parziale cremazione in loco e venne utilizzata assai intensivamente in epoca romana e per tutto il medioevo; il defunto veniva adagiato in una fossa scavata nel cappellaccio tufaceo in posizione supina con le braccia distese lungo il corpo o raccolte sul petto direttamente sulla terra o su delle tegole poste in piano e dopo la eventuale cremazione veniva ricoperto con tegole (le classiche tegole romane piane) e coppi. Sistemata la protezione del corpo veniva tutto ricoperto dalla terra che andava a riempire la fossa; al livello del terreno poteva quindi essere posta una stele ed il tubulo in terracotta per l’offerta delle libagioni. UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
Alla cappuccina. UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
In fossa terragna UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
In nuda terra con ciottoli di delimitazione. UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
In cassa con copertura in pietra di riutilizzo UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
In cassa di laterizi UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
In cassa di pietra o di piombo. UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
In cassa di frammenti di pietre e laterizi. UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
In cassa di forma antropomorfa e copertura alla cappuccina UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
In anfora (sepolture infantili) UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
In anfora (sepolture adulti) In questo caso sono state utilizzate parti di due grandi anfore africane per la realizzazione di una cassa. La sepoltura in anfora, attestata soprattutto per deposizioni infantili, costituisce uno dei più frequenti riutilizzi delle anfore in epoca romana. UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
I Puticuli - il campo Esquilino I puticuli consistevano di semplici profonde buche scavate nel terreno appena fuori delle mura ed utilizzate in epoca repubblicana come una sorta di discariche; vi venivano gettati rifiuti di ogni genere, vasellame inutilizzabile, carcasse di animali ed anche i corpi degli schiavi, dei poveri e dei criminali giustiziati; il termine Puticulus prende origine dalla putrefazione dei corpi che lì avveniva; erano quindi dei cimiteri pubblici, delle fosse comuni ove venivano gettati i corpi di schiavi, mendicanti e prigionieri. La zona che si estendeva fuori dalle mura di Servio Tullio sulla sinistra della antica Casilina per almeno 300 metri (da porta Esquilina verso nord fino a piazza Manfredo Fanti) e per almeno 90 metri fuori della porta (fino a piazza Vittorio) era ricoperta di puticuli. UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
Nel corso di secoli di tali pratiche la zona in cui erano i pozzi rimase ammorbata ed infrequentabile; durante il I secolo a. C. , decreto dopo decreto, l’area venne preclusa alle sepolture ed una serie di cippi in travertino contenenti le regole sanitarie vennero apposti dai pretori ai limiti dell’area che si estendeva per poche centinaia di metri fuori della porta Esquilina e che doveva essere mantenuta libera da corpi; uno ritrovato dal Lanciani nel 1884 recita: “C. Sentius, figlio di Caius, Pretore, per ordine del Senato ha fissato questa linea di pietre terminali, a segnare l’estensione della terra che deve essere mantenuta assolutamente libera da sporcizia e da carcasse e corpi. Qui anche la incinerazione dei corpi è strettamente proibita. ” e ai piedi della scritta ufficiale qualcuno che evidentemente abitava nelle vicinanze aggiunse a grossi caratteri: “Porta la sporcizia un poco più lontano; altrimenti sarai multato” UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
Del campo Esquilino narra il poeta Orazio (Quintus Horatius Flaccus 65 a. C. - 8 a. C. ) nella Satira I VIII sugli esorcismi praticati da Sàgana e Canidia nel campo Esquilino, scritta intorno al 40 a. C. . Il poeta racconta di un inutile tronco di albero di fico che era nel campo Esquilino (il legno di questa pianta è particolarmente fragile e quindi di scarsa utilità) che un giorno venne trasformato da un falegname in Priapo, dio a protezione dei giardini che erano appena sorti là dove prima era il campo; egli non temeva tanto i ladri e gli animali, che poteva facilmente mettere in fuga, quanto le streghe, che si recavano nel campo durante le notti di luna piena per raccogliere erbe velenose e ossa e che non trovava modo di allontanare; una notte vennero le orribili Sàgana e Canidia (due donne romane realmente esistenti ai tempi di Orazio) che presero ad evocare le ombre dei morti; talmente mostruose erano tali scene che la luna si nascondeva dietro le grandi tombe per non vedere; il tronco reso dio, non potendo resistere oltre a tali atrocità, riuscì infine a farle precipitosamente fuggire, in modo inaspettato e. . . fragoroso. UNI EN ISO 9001: 2000 N. 262/IT/04. 08
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