Come rendere i bambini adottati e con difficolt
Come rendere i bambini adottati e con difficoltà scolastica più felici e competenti Silvia Andrich Psicologa dello sviluppo e genitore adottivo Lavarone 29 aprile 2017
Le quattro aree del benessere Inclusione e valorizzazione delle diversità Compiti a casa Modalità di acquisizione delle competenze Politica antibullismo
Clima inclusivo L’obiettivo della didattica inclusiva è far raggiungere a tutti gli alunni il massimo grado possibile di apprendimento e partecipazione sociale, valorizzando le differenze presenti nel gruppo classe.
Nella prospettiva della didattica inclusiva, le differenze non vengono solo accolte, ma anche stimolate, valorizzate, utilizzate nelle attività quotidiane per lavorare insieme e crescere come singoli e come gruppo.
Cosa implica a livello didattico e metodologico?
Partire dalle competenze e dai punti di forza del bambino: valorizziamo gli stili e le intelligenze (soprattutto quelle pratiche!)
La differenziazione dei percorsi
Il riconoscimento e la valorizzazione della diversità. Differenze? Parliamone
Considerare il gruppo un punto di forza sia per le relazioni sia per l’apprendimento: favorire la cooperazione, il senso di fiducia e l’aiuto reciproco.
Rivolgere particolare attenzione agli aspetti emotivo-relazionali degli alunni Vivere bene con se stessi e con gli altri e favorire in classe la condivisione di sentimenti ed emozioni (se c’è un problema ne parliamo)
Combattere il bullismo
Compiti a casa: più benefici o più disagi?
�Secondo l’ultima indagine Ocse quelli che in Europa hanno il carico maggiore di compiti a casa sono gli studenti italiani. �Nove ore a settimana contro 4 dell’Inghilterra o 3 della Finlandia (che, comunque, è al primo posto per livello di istruzione). �In Francia, poi, i compiti sono stati addirittura aboliti: si fanno in classe, al pomeriggio, durante una cortissima settimana scolastica (4 giorni e mezzo). E il rendimento dei ragazzi non ne risente.
Senza arrivare ad estremismi … �Valutiamo costi e benefici
Benefici �I compiti non sono inutili perché lavorando a casa, da solo, il ragazzo fa pratica e mette ordine tra le informazioni che ha accumulato a scuola. �Si consolidano conoscenze ed acquisizioni. I bambini e i ragazzi di oggi hanno una soglia di attenzione bassissima: se non sono costretti a un lavoro di rinforzo, rischiano di perdere tutto. �E’ richiesto un po’ di sforzo e ciò fa sempre bene. � Viene acquisito un senso di responsabilità e impegno.
Un po’ di compiti a casa possono far bene perché i bambini hanno un tempo per riflettere e per approfondire alcuni argomenti, per consolidarli con la pratica, perché ci si abitua ad assumersi responsabilità e a lavorare in autonomia e a ridurre il tempo dedicato ad attività non particolarmente creative (es. videogiochi, televisione, internet, cellulare, ecc. ).
Tempo di studio Al di là delle riflessioni pedagogiche sul carico di lavoro degli studenti, occorre adottare delle strategie nuove che permettano di contenere questo aspetto delicato della vita famigliare e renderlo più leggero e sostenibile.
�Quando i compiti sono troppo difficili o eccessivi, è difficile per i bambini (di qualsiasi età soprattutto se con difficoltà) gestirli in modo autonomo: devono ricorrere all’aiuto dell’adulto per ricordarsi di farli e anche per svolgerli. �Si scivola così nell’abitudine di affidarsi agli adulti per essere aiutati (dipendenza) o addirittura per farsi fare i compiti. .
Le regole dei compiti e obiettivi da raggiungere �Dovrebbero essere pochi o ragionevoli �Dovrebbero essere significativi e motivanti �Dovrebbero aumentare la competenza �Dovrebbero essere comprensibili e alla portata di tutti �Dovrebbero essere fatti in autonomia
Alcune domande utili da porsi
1. Per quanto tempo è umano che un bambino (soprattutto chi ha già lavorato molte ore a scuola) lavori anche a casa? �Dato che non sono l’unico insegnante che hanno i miei studenti, quanto tempo impegnerà il compito che sto assegnando? I miei alunni hanno il tempo per svolgerlo? �Hanno il tempo per dedicarsi alle loro passioni?
Le regole di Cornoldi (2016) �Se il bambino frequenta la primaria è bene evitare di andare oltre la mezz’ora (ancora meno se fa il tempo pieno); �Alle medie massimo un’ora; �Alle superiori da due a tre ore (dipende dal tipo di scuola frequentata).
2. Quali compiti servono davvero? �Sarebbe bene accertarsi che tutti gli alunni sappiano fare autonomamente i propri compiti; �Sarebbe opportuno differenziarli a seconda dei bambini e delle loro caratteristiche cognitive e comportamentali. �Dare una parte minima dei compiti obbligatoria e una parte facoltativa, dove ciascun studente decida se e quanto fare da solo a casa.
3. Gli alunni sono in grado di fare il compito assegnato da soli? Siamo sicuri che l’autonomia venga raggiunta? Ho spiegato allo studente come farlo in autonomia, l’ho avviato a scuola a fare questo compito in modo tale che non risulti una cosa nuova ed estemporanea? Mi sono assicurato che tutti i miei studenti abbiano scritto i compiti sul diario o gli argomenti e relative domande della verifica?
�Molto spesso succede che lo studente non lavori in modo autonomo e ricorra a qualcuno che lo aiuti (nel caso dei ragazzi con difficoltà scolastiche sempre!) �In questo caso il risultato è paradossale perché anziché favorire l’autonomia, i compiti a casa producono dipendenza e tolgono spazio alla riflessione personale �I compiti incidono sull’autostima , sulla fiducia, sull’empowerment e l’autoefficacia (la percezione di quanto e come so fare da solo) e possono creare anche disistima e ‘impotenza appresa’ (non so fare nulla da solo, non sono bravo, …).
�L’insegnante assegnerà un compito per casa di durata molto limitata, lo personalizzerà in modo che ciascun bambino possa effettivamente svolgerlo da solo e indicherà il minimo da fare; �glielo farà cominciare a scuola affinché il ragazzo sappia di che cosa si tratta e come si fa. �Allora il compito avrà davvero la funzione di aiutare il bambino ad assumersi responsabilità, fare pratica, sperimentare la capacità di saper fare da solo e il successo.
I costi �I troppi compiti a casa possono avere ripercussioni negative sui rapporti familiari, in quanto fonte di tensioni sia per le necessità di controllo e aiuto da parte dei genitori, sia per la riduzione di tempo da dedicare ad attività ludiche, da fare insieme genitori e figli. �Hanno più effetti negativi che positivi e apportano un vantaggio minimo all’apprendimento: preoccupazione, esperienza di fallimento, senso di impotenza soprattutto per i ragazzi in difficoltà. �Impediscono spesso di coltivare interessi extrascolastici e i rapporti interpersonali.
E così i weekend e i ponti … �Sono un vero disastro …
Spesso innescano dinamiche pazzesche tra mamma e papà …
Favorire un rapporto equilibrato e sereno con la famiglia �Il carico eccessivo di studio e di compiti a casa crea ansie, nervosismi, senso di inadeguatezza, vergogna, giudizi negativi creando grossi problemi alle relazioni interpersonali. A volte vengono vissuti come punzioni.
Il danno alle relazioni personali In moltissime famiglie, la battaglia per i compiti si ripete incessantemente: i genitori brontolano, rompono, tentano di persuadere e … perdono la pazienza.
Si diventa dei gendarmi e questo ruolo ci resta spesso addosso fino alle scuole superiori.
Oltre al conflitto costante, avere un gendarme dei compiti dentro casa mina uno degli obiettivi rivendicati dai compiti a casa: mina lo sviluppo del senso di responsabilità e di autoefficacia.
La possibilità di scegliere: il potere dell’autodeterminazione �A nessuno di noi piacciono le cose imposte. �Dare la possibilità di scelta fra compiti alternativi e di sviluppo degli interessi aumenta la motivazione verso i compiti a casa e il senso di responsabilità. �Anche i compiti dell’estate dovrebbero rispondere al bisogno di autodeterminazione e libera scelta.
E per ultimo le forme di verifica �In una prospettiva inclusiva la valutazione dovrebbe essere sempre formativa, finalizzata al miglioramento dei processi di apprendimento e insegnamento. �È poi necessario personalizzare le forme di verifica nella formulazione delle richieste e nelle forme di elaborazione da parte dell’alunno. �La valutazione finale dello studente non può e non deve essere una media aritmetica : vanno valutati i progressi fatti e i miglioramenti.
Grazie per l’attenzione!!!!
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