bellezza in educazione Marco Dallari 2017 Nella modernit
bellezza in educazione Marco Dallari 2017 •
Nella modernità la bellezza è diventata argomento da specialisti dell'arte e dell'estetica. Nell’epoca classica faceva parte della riflessione universale sull’essere e sul cosmo. Per i filosofi greci la bellezza era qualità propria del corpo umano, della natura, dell'universo.
Nella modernità la bellezza è diventata argomento da specialisti dell'arte e dell'estetica. Nell’epoca classica faceva parte della riflessione universale sull’essere e sul cosmo. Per i filosofi greci la bellezza era qualità propria del corpo umano, della natura, dell'universo. L'idea del bello riguardava una dimensione al contempo fisica e metafisica poiché la matematica, forza ordinatrice del caos originario, da origine all’equilibrio e alla simmetria, caratteristiche prima della bellezza.
Umberto Eco nota che con Pitagora nasce una visione estetico-matematica dell'universo: tutte le cose esistono perché riflettono un ordine; e sono ordinate perché in esse si realizzano leggi matematiche, che sono insieme condizione di esistenza e di bellezza. «Secondo il senso comune giudichiamo bella una cosa ben proporzionata. È pertanto spiegabile perché sin dall'antichità si fosse identificata la bellezza con la proporzione» (Eco 2004) Eco U (2004) La bellezza come proporzione di armonia. Il numero e la musica in: Eco U. (cura) Storia della bellezza, Milano, Bompiani, 2004, p. 61 Pitagorici celebrano il sorgere del sole (Fëdor Bronnikov, 1869)
Umberto Eco nota che con Pitagora nasce una visione estetico-matematica dell'universo: tutte le cose esistono perché riflettono un ordine; e sono ordinate perché in esse si realizzano leggi matematiche, che sono insieme condizione di esistenza e di bellezza. «Secondo il senso comune giudichiamo bella una cosa ben proporzionata. È pertanto spiegabile perché sin dall'antichità si fosse identificata la bellezza con la proporzione» (Eco 2004) Eco U (2004) La bellezza come proporzione di armonia. Il numero e la musica in: Eco U. (cura) Storia della bellezza, Milano, Bompiani, 2004, p. 61 Pitagorici celebrano il sorgere del sole (Fëdor Bronnikov, 1869)
Kalós, (καλὸς) in italiano “bello”, nella cultura greca si riferiva non solo a ciò che risultava piacevole ai sensi ma anche a qualità più generali. Da qui il legame fra bello e buono, che nella lingua della Grecia era la kalokagathía (καλοκαγαθία), dove il buono, agathós (ἀγαθός), si fonde con il bello dando origine a una parola, e a un concetto, unitari. Per i Greci καλὸς era un concetto complesso e si riferiva: • all’armonia del cosmo e all’equilibrio che lo caratterizza. • alla simmetria, intesa come misura appropriata, ponderata e armonica • all’euritmia, riferita in particolare alla musica ma non solo, consistente nel ritmo giusto e nelle corrette proporzioni.
Kalós, (καλὸς) in italiano “bello”, nella cultura greca si riferiva non solo a ciò che risultava piacevole ai sensi ma anche a qualità più generali. Da qui il legame fra bello e buono, che nella lingua della Grecia era la kalokagathía (καλοκαγαθία), dove il buono, agathós (ἀγαθός), si fonde con il bello dando origine a una parola, e a un concetto, unitari. Per i Greci καλὸς era un concetto complesso e si riferiva: • all’armonia del cosmo e all’equilibrio che lo caratterizza. • alla simmetria, intesa come misura appropriata, ponderata e armonica • all’euritmia, riferita in particolare alla musica ma non solo, consistente nel ritmo giusto e nelle corrette proporzioni.
Per la cultura moderna la bellezza si trova nelle produzioni culturali, per i Greci è nella natura che è superiore all'arte. Nella dimensione naturale è dunque rintracciabile il massimo livello di quella perfetta bellezza che l'arte e le azioni umane tentano invano di raggiungere.
Per la cultura moderna la bellezza si trova nelle produzioni culturali, per i Greci è nella natura che è superiore all'arte. Nella dimensione naturale è dunque rintracciabile il massimo livello di quella perfetta bellezza che l'arte e le azioni umane tentano invano di raggiungere. Gianni Carchia ci fa notare come, nell’epoca classica «la supremazia del bello di natura su quello artistico affermata dalla metafisica classica si deve al fatto che l'ordine rivelato dalla bellezza viene considerato qualcosa di divino» (Carchia 1999). Carchia G. (1999) voce Bellezza in: Carchia G. D’Angelo P. Dizionario di estetica, Bari, Laterza, 1999 il pp. 38, 39.
Con il monoteismo giudaico-cristiano si interrompe la coincidenza fra bello e buono. Wolfhart Henckmann nota come «Nel cristianesimo l'esclusiva spiritualizzazione dell'idea di Dio ha separato nettamente l'arte dalla morale» (Henckmann 1997). Wolfhart Henckmann Lineamenti dell’estetica incompiuta di Max Scheler, atti del convegno ESTETICA FENOMENOLOGICA, Reggio Emilia 29 31 ottobre 1997 a cura di Roberto Poli e Gabriele Scaramuzza, Cap. La storicità dell’arte, Firenze, p. 159.
Con il monoteismo giudaico-cristiano si interrompe la coincidenza fra bello e buono. Wolfhart Henckmann nota come «Nel cristianesimo l'esclusiva spiritualizzazione dell'idea di Dio ha separato nettamente l'arte dalla morale» (Henckmann 1997). Wolfhart Henckmann Lineamenti dell’estetica incompiuta di Max Scheler, atti del convegno ESTETICA FENOMENOLOGICA, Reggio Emilia 29 31 ottobre 1997 a cura di Roberto Poli e Gabriele Scaramuzza, Cap. La storicità dell’arte, Firenze, p. 159. La bellezza, per manifestarsi, ha bisogno della dimensione sensibile, ma secondo l’impostazione dualistica dei monoteisti la materia (sensibile) rappresenta un livello inferiore rispetto alla perfezione del divino che sta al di la della dimensione fisica (metafisica). L’esperienza della bellezza assume così un’aura sospetta, quando non implicitamente peccaminosa, rispetto al Buono, riconducibile alla dimensione della spiritualità.
Non tutta la cultura giudaico-cristiana è compatta su questo argomento. Agostino d’Ippona parla dell’importanza della bellezza e del valore dell’arte, ma finalizzandole e asservendone la funzione alla glorificazione di Dio. Agostino di Ippona in un dipinto di Simone Martini
Interroga la bellezza della terra, interroga la bellezza del mare, interroga la bellezza dell’aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l’ordine delle stelle, interroga il sole, che col suo splendore rischiara il giorno; interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte. […] La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole. . . chi l’ha creata, se non la bellezza immutabile? Agostino (399 – 419), Discorsi di S. Agostino, Roma, Edizioni Città Nuova, 1979 p. 241
Col secondo concilio di Nicea il cristianesimo prende le distanze dall’iconoclastia giudaica. Questo concilio fu convocato nel 787, su richiesta di papa Adriano I, proprio per deliberare sull’iconodulia (culto, "dulia", reso alle immagini, le "icone"). Le sue conclusioni, riconosciute dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, ammettono la legittimità della produzione iconica nel culto, anche se con gli stessi vincoli finalistici espressi da Agostino.
La teologa e poetessa Maria Zambrano sottolinea l’importanza della “ragione poetica” e dello stupore estetico
La teologa e poetessa Maria Zambrano sottolinea l’importanza della “ragione poetica” e dello stupore estetico Zambrano pratica e promuove un percorso sapienziale ispirato alla poesia e alla mistica, per realizzare e consolidare il suo legame con la dimensione religiosa.
La teologa e poetessa Maria Zambrano sottolinea l’importanza della “ragione poetica” e dello stupore estetico Zambrano pratica e promuove un percorso sapienziale ispirato alla poesia e alla mistica, per realizzare e consolidare il suo legame con la dimensione religiosa. La bellezza, ad ogni modo, nella visione monoteista non è mai fine ma eventualmente mezzo, strategia e veicolo per la glorificazione divina.
Lo smarrimento della bellezza nell’occidente moderno ha tuttavia anche una matrice laica, e ha a che vedere, soprattutto in ambito architettonico, con la concezione funzionalista . Mentre in passato l’architetto che progettava una piazza aveva l’ideale della bellezza come primo riferimento, l’architetto del ‘ 900 è convinto di questo assioma: se la piazza è funzionale, la razionalità produce automaticamente bellezza.
Lo smarrimento della bellezza nell’occidente moderno ha tuttavia anche una matrice laica, e ha a che vedere, soprattutto in ambito architettonico, con la concezione funzionalista . Mentre in passato l’architetto che progettava una piazza aveva l’ideale della bellezza come primo riferimento, l’architetto del ‘ 900 è convinto di questo assioma: se la piazza è funzionale, la razionalità produce automaticamente bellezza.
Questo principio tipico della tarda modernità industrializzata identifica FORMA e FUNZIONE. Il design, cavallo di battaglia del dopoguerra, ha inondato il mercato di caffettiere e sedie, elettrodomestici e poltrone, oggetti d’uso e di arredo concepiti secondo questo principio.
Man Ray Cadeau 1921 Ma c’è un’altra ragione culturale e politica nello smarrimento del bello nel XX secolo. Gli artisti che hanno aderito ai movimenti delle avanguardie volevano provocatoriamente sfidare e distruggere lo stereotipo di bellezza dietro il quale si nascondeva il conservatorismo, l’ostilità verso il nuovo, la diffidenza nei confronti della possibilità di rifondare linguaggi e valori dell’esistere comune.
Alcuni lavori di Hannah Hoch si intitolavano esplicitamente Anti-beau (Anti-bello)
Ma i più invadenti nemici di un’educazione alla bellezza sono il KITSCH e il LUSSO alessandro mendini proust chair kitsch, Hotel di lusso a Palm Beach
Tattoo
• Nel ‘ 700 Alexander Gottlieb Baumgarten, fondatore dell’Estetica da lui stesso definita teoria della conoscenza sensibile, affermava che la categoria della bellezza è determinante nel processo di costruzione delle conoscenze, dei giudizi, delle rappresentazioni.
• Nel ‘ 700 Alexander Gottlieb Baumgarten, fondatore dell’Estetica da lui stesso definita teoria della conoscenza sensibile, affermava che la categoria della bellezza è determinante nel processo di costruzione delle conoscenze, dei giudizi, delle rappresentazioni. Dando inizio all'Estetica Baumgarten dimostra come accanto alla verità scientifica, logica e matematica ci sia posto per una verità storica e poetica.
Di tutti gli stati emotivi che determinano scelte e giudizi senza dubbio uno dei più importanti è il senso della bellezza.
Di tutti gli stati emotivi che determinano scelte e giudizi senza dubbio uno dei più importanti è il senso della bellezza. Delle persone, delle cose, delle situazioni che incontriamo il primo aspetto che notiamo e fa si che proviamo attrazione oppure indifferenza o repulsione, è quello che riguarda la bellezza o la bruttezza.
Di tutti gli stati emotivi che determinano scelte e giudizi senza dubbio uno dei più importanti è il senso della bellezza. Delle persone, delle cose, delle situazioni che incontriamo il primo aspetto che notiamo e fa si che proviamo attrazione oppure indifferenza o repulsione, è quello che riguarda la bellezza o la bruttezza. Ma, fin da bambini ci sembra bello ciò che amiamo: la bellezza è un’esperienza erotica
In passato si riteneva che la bellezza fosse caratteristica delle cose in sé (opere d’arte e non), si riferisse alle loro caratteristiche oggettive.
In passato si riteneva che la bellezza fosse caratteristica delle cose in sé (opere d’arte e non), si riferisse alle loro caratteristiche oggettive. Johann Joachim Winckelmann (1717 -1768) ha avuto grande influenza su tutta la cultura moderna. Egli era sostenitore di una concezione formale e oggettivata della bellezza che doveva riferirsi agli exempla della classicità.
In passato si riteneva che la bellezza fosse caratteristica delle cose in sé (opere d’arte e non), si riferisse alle loro caratteristiche oggettive. Johann Joachim Winckelmann (1717 -1768) ha avuto grande influenza su tutta la cultura moderna. Egli era sostenitore di una concezione formale e oggettivata della bellezza che doveva riferirsi agli exempla della classicità. Winkelmann Johann Jioakim (Stendal, Magdeburgo 1717 , Trieste, 1768) storico dell’arte. La sua opera principale, Considerazione sull’imitazione delle opere greche nella scultura e nella pittura (1755) è considerato il manifesto del Neoclassicismo. Angelika Kaufmann Johann Joachim Winckelmann particolare
Dalla fine dell’ 800 in poi non sarà più così: gli artisti contraddicono le regole canoniche e creano nuovi modelli e nuove forme di bellezza che si imporranno malgrado il giudizio negativo della critica tradizionalista. I pittori che espongono nel 1874 presso lo studio del fotografo Nadar , fra i quali Monet, Degas, Sisley, Renoir, si definiscono impressionisti perché anziché valorizzare le forme plastiche dei soggetti dipinti puntano sui contrasti luci-ombre e sul variare dei colori nei vari momenti della giornata.
Dalla fine dell’ 800 in poi non sarà più così: gli artisti contraddicono le regole canoniche e creano nuovi modelli e nuove forme di bellezza che si imporranno malgrado il giudizio negativo della critica tradizionalista. I pittori che espongono nel 1874 presso lo studio del fotografo Nadar , fra i quali Monet, Degas, Sisley, Renoir, si definiscono impressionisti perché anziché valorizzare le forme plastiche dei soggetti dipinti puntano sui contrasti luci-ombre e sul variare dei colori nei vari momenti della giornata.
Claude Monet - Impression, soleil levant 1872
Grazie anche al diffondersi nuove concezioni filosofiche (la Fenomenologia, l’Esistenzialismo…) e al consolidarsi della Psicologia, si riconosce come la bellezza non sia tanto nell’oggetto, ma nell’emozione determinata dall’incontro di qualcuno con esso.
Grazie anche al diffondersi nuove concezioni filosofiche (la Fenomenologia, l’Esistenzialismo…) e al consolidarsi della Psicologia, si riconosce come la bellezza non sia tanto nell’oggetto, ma nell’emozione determinata dall’incontro di qualcuno con esso. Di fronte ad un’epifania di bellezza c’è sempre la “collaborazione” fra l’osservatore e l’oggetto osservato.
Dice a questo proposito Elio Franzini: «Si ha bellezza quando si genera un'armonia tra la natura dei sentimenti e la natura degli oggetti» . Franzini E. (2012) Introduzione all’estetica, Bologna, Il mulino, p. 139
L’arte può generare emozione e stupore ed evolversi in consapevolezza paradigmatica (modello di riferimento) sia quando suscita l’emozione della bellezza, e questo accade di fronte ad opere in cui la grandezza dell’artista ci fa accedere ad un mondo di valori estetici consolidati, pensiamo all’autoritratto di Gian Lorernzo Bernini del 1655…
L’arte può generare emozione e stupore ed evolversi in consapevolezza paradigmatica (modello di riferimento) sia quando suscita l’emozione della bellezza, e questo accade di fronte ad opere in cui la grandezza dell’artista ci fa accedere ad un mondo di valori estetici consolidati, pensiamo all’autoritratto di Gian Lorernzo Bernini del 1655…
…sia quando l’opera ci mette in contatto con la parte più profonda della nostra anima, in cui eros e thanatos sono ancora un magma indifferenziato e inquietante e suscita in noi sensazioni ambivalenti senza cessare, per questo, di affascinarci. È quanto può accadere, ad esempio, guardando l’autoritratto di Francis Bacon del 1971
L’opera d’arte, da sola, non basta, perché l’approccio a un linguaggio complesso come quello dell’arte non è naturale ma culturale.
L’opera d’arte, da sola, non basta, perché l’approccio a un linguaggio complesso come quello dell’arte non è naturale ma culturale. La possibilità dell’arte visuale, della poesia, della letteratura, della musica, di farsi scoprire come portatrici di stupore e di bellezza dipende soprattutto dalla qualità della mediazione, dalle modalità della sua presentazione. Il mediatore (l’insegnante) deve saper trasformare l’apparizione dell’opera in un’ESPERIENZA.
Per chiarire cosa si può intendere per ESPERIENZA in ambito educativo ma non solo in esso, possiamo rifarci al pensiero di John Dewey: Per Dewey c’è esperienza quando fattori esterni (ambientali, culturali) e fattori interni (disposizione affettiva, capacità di comprensione) interagiscono:
Per chiarire cosa si può intendere per ESPERIENZA in ambito educativo ma non solo in esso, possiamo rifarci al pensiero di John Dewey: Per Dewey c’è esperienza quando fattori esterni (ambientali, culturali) e fattori interni (disposizione affettiva, capacità di comprensione) interagiscono: “qualsiasi esperienza normale è un gioco reciproco di queste due serie di condizioni. Prese insieme, e nella loro interazione, costituiscono quella che io chiamo situazione”.
Per chiarire cosa si può intendere per ESPERIENZA in ambito educativo ma non solo in esso, possiamo rifarci al pensiero di John Dewey: Per Dewey c’è esperienza quando fattori esterni (ambientali, culturali) e fattori interni (disposizione affettiva, capacità di comprensione) interagiscono: “qualsiasi esperienza normale è un gioco reciproco di queste due serie di condizioni. Prese insieme, e nella loro interazione, costituiscono quella che io chiamo situazione”. Dal punto di vista pedagogico un’esperienza è ciò che, avvertita e vissuta come significativa, lascia una traccia cognitiva e affettiva in chi la compie. Dewey J. (1938) Esperienza e educazione, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2014, p. 29
Possiamo dire che alla scoperta della bellezza occorre un’ESPERIENZA di STUPORE David Carter Blu due Franco Panini editore I saputoni Teatro delle Briciole di Parma
Possiamo dire che alla scoperta della bellezza occorre un’ESPERIENZA di STUPORE David Carter Blu due Franco Panini editore I saputoni Teatro delle Briciole di Parma
Strumento fondamentale del processo estetico in tutte le sue forme è l’immaginazione, la quale va intesa, su tale piano, come l’attitudine ad animare, dilatare, intensificare, approfondire…
Strumento fondamentale del processo estetico in tutte le sue forme è l’immaginazione, la quale va intesa, su tale piano, come l’attitudine ad animare, dilatare, intensificare, approfondire… (ma anche, diciamo pure, a complicare, deformare, stravolgere) le possibilità infinite della “percezione” […] nella creazione di universi autonomi, caratterizzati da individualità e organicità di significazioni. (Bertin 1974) Bertin G. M. (1974) L’ideale estetico, La Nuova Italia, Firenze 1974, p. 199 -211.
Per Maria Montessori l’ideale della bellezza riguarda molti aspetti peculiari del suo “metodo”: l’armonia, l’equilibrio, il rigore epistemologico, il senso etico e il rispetto antropologico.
Per Maria Montessori l’ideale della bellezza riguarda molti aspetti peculiari del suo “metodo”: l’armonia, l’equilibrio, il rigore epistemologico, il senso etico e il rispetto antropologico. Secondo Montessori il bello educa e la Casa dei Bambini si ispira a questo ideale: Il miglior elemento costruttivo dell’educazione sta nell’ordine, nella pace, nella bellezza della casa.
L’idea montessoriana della bellezza è largamente riferita alla collaborazione e all’amicizia con Ellen Key, intellettuale, scrittrice e femminista che sosteneva la valenza pedagogica dell’architettura e dell’arredamento e suggeriva di decorare le aule con opere d’arte.
L’idea montessoriana della bellezza è largamente riferita alla collaborazione e all’amicizia con Ellen Key, intellettuale, scrittrice e femminista che sosteneva la valenza pedagogica dell’architettura e dell’arredamento e suggeriva di decorare le aule con opere d’arte. L’ambiente sereno e riposante, esteticamente curato, si qualifica anche per la pedagogista italiana come elemento fondamentale per l’apprendimento e la qualità della vita infantile.
La scuola italiana, nella sua storia recente, non ha fatto tesoro dei suggerimenti montessoriani, secondo i quali non c’è qualità della formazione senza la qualità della vita degli studenti
La scuola italiana, nella sua storia recente, non ha fatto tesoro dei suggerimenti montessoriani, secondo i quali non c’è qualità della formazione senza la qualità della vita degli studenti
Loris Malaguzzi, che ha dato vita alle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia, citava spesso Montessori come uno delle suoi più significativi riferimenti pedagogici
Loris Malaguzzi, che ha dato vita alle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia, citava spesso Montessori come uno delle suoi più significativi riferimenti pedagogici
Loris Malaguzzi, che ha dato vita alle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia, citava spesso Montessori come uno delle suoi più significativi riferimenti pedagogici
La bellezza non è dunque nelle cose e nella loro osservazione passiva, ma nell’esperienza estetica, che consiste: a) nel partecipare attivamente al processo del farsi delle forme del bello nei luoghi e nel tempo della loro espressione. b) nel saper riconoscere l’INVISIBILE dietro la bellezza. Senza una parte nascosta, senza ulteriorità, senza mistero, non c’è bellezza ma soltanto il suo stereotipo, la sua apparenza.
Jacques Derrida, in linea con maitres à penser come Wittgenstein, Foucault e Lyotard sostiene che è il linguaggio (i linguaggi) a costruire conoscenze e rappresentazioni, ed è dunque la competenza simbolica a determinare possibilità di accesso a bellezza e verità. Peter Sloterdijk propone di oltrepassare il linguaggio tramite il linguaggio, praticando variazioni e sperimentazioni simboliche e alfabetiche capaci di darci nuovi e originali strumenti di pensiero e rappresentazione. Sloterdijk propone di trascendere il concetto di arte come mestiere dell’artista e di coinquistare, praticandolo, il concetto di Arte del vivere, unica possibilità per difenderci dal rischi di un’epoca di imbarbarimento e di trionfo della rozzezza e della brutalità. Peter Sloterdijk Sfere, Milano, Raffaello Cortina editore
Jacques Derrida, in linea con maitres à penser come Wittgenstein, Foucault e Lyotard sostiene che è il linguaggio (i linguaggi) a costruire conoscenze e rappresentazioni, ed è dunque la competenza simbolica a determinare possibilità di accesso a bellezza e verità. Peter Sloterdijk propone di oltrepassare il linguaggio tramite il linguaggio, praticando variazioni e sperimentazioni simboliche e alfabetiche capaci di darci nuovi e originali strumenti di pensiero e rappresentazione. Sloterdijk propone di trascendere il concetto di arte come mestiere dell’artista e di coinquistare, praticandolo, il concetto di Arte del vivere, unica possibilità per difenderci dal rischi di un’epoca di imbarbarimento e di trionfo della rozzezza e della brutalità. Peter Sloterdijk Sfere, Milano, Raffaello Cortina editore
Nell’infanzia e soprattutto adolescenza, quando la trasformazione fisica è elemento centrale nell’autorappresentazione, il problema della bellezza e della bruttezza si spostano sul corpo proprio e altrui e spesso divengono un problema ossessivo accentuato dalla tendenza narcisistica che la cultura contemporanea tende a rinforzare in grandi e piccini. 1903 di John William Waterhouse, Eco e Narciso
Nel 1995 da Daniel Goleman pubblica il libro Emotional Intelligence tradotto in italiano nel 1997 con il titolo: "Intelligenza emotiva che cos'è perché può renderci felici". Grazie a questo libro il tema dell'intelligenza emotiva ha iniziato ad essere utilizzato e studiato sia in ambito psicologico che educativo.
Nel 1995 da Daniel Goleman pubblica il libro Emotional Intelligence tradotto in italiano nel 1997 con il titolo: "Intelligenza emotiva che cos'è perché può renderci felici". Grazie a questo libro il tema dell'intelligenza emotiva ha iniziato ad essere utilizzato e studiato sia in ambito psicologico che educativo. Nasce così il concetto di competenza emotiva: "l'insieme di abilità pratiche (skills) necessarie per l'autoefficacia (selfefficacy) dell'individuo nelle transazioni sociali che suscitano emozioni (emotion-eliciting social transactions)".
Nel 1995 da Daniel Goleman pubblica il libro Emotional Intelligence tradotto in italiano nel 1997 con il titolo: "Intelligenza emotiva che cos'è perché può renderci felici". Grazie a questo libro il tema dell'intelligenza emotiva ha iniziato ad essere utilizzato e studiato sia in ambito psicologico che educativo. Nasce così il concetto di competenza emotiva: "l'insieme di abilità pratiche (skills) necessarie per l'autoefficacia (selfefficacy) dell'individuo nelle transazioni sociali che suscitano emozioni (emotion-eliciting social transactions)". L’elaborazione consapevole del sentimento della bellezza è una parte fondamentale dell’intelligenza emotiva.
L’ideale della bellezza con il quale non abbiamo ancora regolato del tutto i conti, è ancora, per qualcuno, la concezione che, citando il mito di Apollo, viene definita, apollinea. Il bello apollineo c’è quando la bellezza viene individuata nelle qualità proprie di ciò che si vede, si ascolta, si legge. Apollo è solare, oracolare, è il dio che svela. Canova Apollo del Belvedere
L’ideale della bellezza con il quale non abbiamo ancora regolato del tutto i conti, è ancora, per qualcuno, la concezione che, citando il mito di Apollo, viene definita, apollinea. Il bello apollineo c’è quando la bellezza viene individuata nelle qualità proprie di ciò che si vede, si ascolta, si legge. Apollo è solare, oracolare, è il dio che svela. Canova Apollo del Belvedere
Stiamo vivendo momenti di grande e stimolante confusione (nel senso di con-fondere, mescolare, fondere insieme), e in questa fase di contaminazione e confronto di valori e modelli occorre ripartire dall’esigenza non già di ricercare il bello apollineo, ma di riconoscere la bellezza afroditica, il bello come sentimento e come vissuto. La nascita di Venere in un affresco a Pompei
Per Venere, infatti, aveva importanza soltanto ciò di cui si innamorava, e la nostre psiche, come ricorda James Hillman (e prima di lui Plotino) è come Afrodite, animata da un inestinguibile desiderio di bellezza. Nel racconto di Apuleio, Venere era immaginata come il personaggio più desiderabile ed amato di tutto il mito classico, malgrado i suoi 7 difetti. La Venere di Milo
Per Venere, infatti, aveva importanza soltanto ciò di cui si innamorava, e la nostre psiche, come ricorda James Hillman (e prima di lui Plotino) è come Afrodite, animata da un inestinguibile desiderio di bellezza. Nel racconto di Apuleio, Venere era immaginata come il personaggio più desiderabile ed amato di tutto il mito classico, malgrado i suoi 7 difetti. La Venere di Milo capelli biondi con colore differente all'attaccatura; dito medio della mano più lungo del palmo; rughe a circonferenza sul collo; il piede alla greca (ovvero col secondo dito più lungo dell'alluce); lo strabismo (di Venere); linee addominali oblique; le fossette di Venere (i 2 piccoli incavi simmetrici sul fondoschiena).
La bellezza, secondo la concezione afroditica non é dunque nelle cose e nella loro osservazione passiva, ma nell’esperienza estetica, che consiste: a) nel partecipare attivamente al processo del farsi delle forme del bello nei luoghi e nel tempo della loro espressione. b) nel saper riconoscere l’INVISIBILE dietro la bellezza. Senza una parte nascosta, senza ulteriorità, senza mistero, non c’è bellezza ma soltanto il suo stereotipo.
Quale esperienza suscita e perfeziona il sentimento della bellezza? Come possiamo educarlo?
Quale esperienza suscita e perfeziona il sentimento della bellezza? Come possiamo educarlo? Certamente l’attenzione ai linguaggi delle arti costituisce un’occasione privilegiata. Ma l’arte, come abbiamo già visto, non è una: è a sua volta molteplice, piena di differenze, complessità, contraddizioni.
Quale esperienza suscita e perfeziona il sentimento della bellezza? Come possiamo educarlo? Certamente l’attenzione ai linguaggi delle arti costituisce un’occasione privilegiata. Ma l’arte, come abbiamo già visto, non è una: è a sua volta molteplice, piena di differenze, complessità, contraddizioni. anche una lezione scolastica può essere un’esperienza esteticamente significativa
“ Massimo Recalcati ricorda che ogni insegnante e educatore dovrebbe essere un bravo narratore. “Possiamo (…) raccogliere testimonianze di ragazzi e ragazze che raccontano come l'incontro con una lezione abbia modificato per sempre il cammino della loro vita. La scuola non serve innanzitutto questo? Non serve a produrre un soggetto, un desiderio singolare, una passione che può orientare la vita? Recalcati M. L’ora di lezione, per un’erotica dell’insegnamento, Torino Einaudi 2014, p. 54, p. 151
L’esperienza della bellezza è anche nella scienza, nella tecnica, nell’avventura dell’esplorazione e della ricerca. L'esclamazione "Eureka!" è attribuita al matematico greco Archimede, proferita quando, entrando in una vasca da bagno e notando che il livello dell'acqua era salito, capì che il volume di acqua spostata doveva essere uguale al volume della parte del suo corpo immersa. .
L’esperienza della bellezza è anche nella scienza, nella tecnica, nell’avventura dell’esplorazione e della ricerca. L'esclamazione "Eureka!" è attribuita al matematico greco Archimede, proferita quando, entrando in una vasca da bagno e notando che il livello dell'acqua era salito, capì che il volume di acqua spostata doveva essere uguale al volume della parte del suo corpo immersa. Quella di Archimede è senza dubbio un’esperienza dello stupore e della bellezza. Si racconta inoltre che il desiderio di condividere questa scoperta fu talmente grande che egli si mise a correre nudo per le vie di Siracusa.
In molti i racconti fiabeschi la bellezza risolve e redime: basta pensare alle storie del ciclo della cenere, in cui la protagonista è una opaca Cenerentola finché l’incantesimo non rivelerà la sua bellezza e consentirà di accedere al lieto fine.
In molti i racconti fiabeschi la bellezza risolve e redime: basta pensare alle storie del ciclo della cenere, in cui la protagonista è una opaca Cenerentola finché l’incantesimo non rivelerà la sua bellezza e consentirà di accedere al lieto fine. Lieto fine che spesso non è soltanto il matrimonio e il trionfo di Eros, ma anche la guarigione del coprotagonista maschile da qualche oscuro malessere, come in una delle fiabe più oscure e inquietanti: Pelle d’asino,
In ambito educativo e nei contesti di cura, la scoperta della bellezza è legato alla qualità e all’intensità delle relazioni interpersonali, ambientali e oggettuali. Imparare a fare i conti con il sentimento della bellezza proprio e altrui è una componente fondamentale dell’intelligenza emotiva.
Alla base di ogni vissuto di bellezza o bruttezza c’è stupore che si comunque un’esperienza di trasforma poi in giudizio estetico.
Alla base di ogni vissuto di bellezza o bruttezza c’è stupore che si comunque un’esperienza di trasforma poi in giudizio estetico. Il riconoscimento delle caratteristica o qualità che succedono all’emozione dello stupore suscitata da qualcosa che si è presentato ai nostri sensi e ci fa pensare “che bello!” è l’incontro di: a) condizioni culturali b) sensibilità e gusto personali c) qualità dell’oggetto percepito d) influenza del contesto
Qualunque attività didattica rivolta a incrementare e “educare” il sentimento della bellezza deve necessariamente passare attraverso l’esperienza dell’emozione estetica, della sorpresa dello stupore. Per questo la competenza retorica e registica e dell’insegnante é alla base di una possibile esperienza pedagogica della bellezza Socrate e i suoi allievi. Incisione del XVII secolo di Johann Friedrich Greuter.
David Hume diceva che una causa evidente per cui molti non avvertono il sentimento della Bellezza è la “mancanza di quella delicatezza dell'immaginazione che è necessaria per poter essere sensibili a quelle emozioni più sottili” . Educare alla bellezza è educazione della competenza emotiva e della sensibilità, è formare quella “delicatezza dell'immaginazione” di cui parla Hume. Perché Il contrario della bellezza non è la bruttezza ma la rozzezza culturale e l’ignoranza emozionale.
David Hume diceva che una causa evidente per cui molti non avvertono il sentimento della Bellezza è la “mancanza di quella delicatezza dell'immaginazione che è necessaria per poter essere sensibili a quelle emozioni più sottili” . Educare alla bellezza è educazione della competenza emotiva e della sensibilità, è formare quella “delicatezza dell'immaginazione” di cui parla Hume. Perché Il contrario della bellezza non è la bruttezza ma la rozzezza culturale e l’ignoranza emozionale.
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