BEATO ANGELICO ca 1400 1455 Cricco Di Teodoro
BEATO ANGELICO (ca 1400 -1455) Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017
Un frate domenicano Intorno ai vent’anni Guido di Pietro entra nel convento di San Domenico di Fiesole e prende il nome di fra Giovanni. Sarà poi conosciuto con gli appellativi di «Beato» e «Angelico» , a lui attribuiti nel corso del Quattrocento sia per la dolcezza della pittura sia per l’irreprensibile condotta morale. Beato Angelico è l’artista che raccoglie l’eredità di Masaccio, ma che riesce far coesistere le scoperte rinascimentali con la tradizione del Gotico internazionale. Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017
L’Annunciazione del Prado L’Annunciazione è uno dei soggetti più cari all’Angelico. La pala, oggi conservata al Museo del Prado di Madrid, fu dipinta intorno al 1426. Nello scomparto centrale sono rappresentate l’Annunciazione e la Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, nella predella le Storie della Vergine. Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017
L’Annunciazione La scena principale con l’Annunciazione rivela i caratteri distintivi della pittura di Beato Angelico. La raffinatezza e la luminosità della gamma cromatica. La pacatezza dei gesti permeati di intensa spiritualità. La ricerca prospettica e la concretezza dello spazio dipinto.
L’Annunciazione La Cacciata di Adamo ed Eva avviene in secondo piano ma entro lo stesso spazio prospettico della scena principale. Il Paradiso Terrestre, un rigoglioso giardino ricolmo di fiori e frutti, è preso in prestito dal Gotico internazionale. Prevale il significato religioso della scena e una visione simbolica della realtà. Lo spazio è organizzato secondo le regole della prospettiva rinascimentale con un punto di vista posto molto alto. L’evento sacro si compie entro una loggia aperta su due lati e coperta da volte a crociera su esili colonnette.
La Pala di Santa Trinita
La Pala di Santa Trinita Si tratta di un trittico del 1430 -1432 con la Deposizione di Cristo destinato alla sacrestia della chiesa di Santa Trinita a Firenze. • • • Angelico rompe la rigida divisione a scomparti della cornice gotica e unifica lo spazio, impostando la composizione sulla diagonale passante per il corpo di Cristo. Dietro all’evento, che si compie in primo piano, l’artista apre un sereno paesaggio di grande profondità prospettica. La luce è chiara e i colori sono brillanti: il tono generale è pacato e solenne.
L’Incoronazione della Vergine Negli stessi anni l’artista lavora alla pala d’altare di San Domenico a Fiesole Caratterizzano la pittura dell’Angelico: • la preziosità delle vesti e dei marmi policromi • la coerente resa dello spazio e la volumetria credibile dei corpi la sintesi di luce, colore e prospettiva • Ponendo la linea d’orizzonte sul quinto gradino del trono, l’Angelico crea una prospettiva dal basso, che accresce la maestosità della scena e dà allo spettatore l’impressione di trovarsi accanto ai santi inginocchiati in primo piano.
Gli affreschi del convento di San Marco La più importante impresa pittorica dell’Angelico a Firenze è il ciclo di affreschi del convento domenicano di San Marco. Qui, assieme agli aiuti, dipinge in 44 celle del dormitorio e in alcuni locali comuni storie del Nuovo Testamento, con particolare attenzione ai temi della Passione e della Crocifissione di Cristo. • Gli affreschi vengono realizzati in due fasi: 1437 -1447 e 1450 -1453. • Fra gli aiuti si distingue il giovane Benozzo Gozzoli. • L’Angelico riesce a fondere insieme la pittura, l’architettura di Michelozzo e i valori della predicazione domenicana. • Le scene dipinte, destinate ai soli frati, mirano a fornire lo spunto per la preghiera e la meditazione. Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017
Cristo deriso Nella cella 7 del dormitorio Beato Angelico ha dipinto una scena simbolica: il Cristo deriso Una forte astrazione sintetizza le ingiurie rivolte a Cristo: gli schiaffi, lo sputo, il tormento della verga. La figura di Maria in meditazione è probabilmente opera di Benozzo Gozzoli. Il cielo nero dello sfondo rivela un’ambientazione notturna, rischiarata da una luce che illumina i protagonisti Cristo indossa una bianchissima tunica, simbolo di purezza e di innocenza. San Domenico, assorto nella lettura del testo sacro, ha lineamenti dolci.
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