Antitrust Mito e Realt dei Monopoli Enrico Colombatto
Antitrust - Mito e Realtà dei Monopoli Enrico Colombatto, Università di Torino Milano, Febbraio 2004 Istituto Bruno Leoni (2003)
Tutelare la concorrenza o i concorrenti? • La visione tradizionale pone l’accento sulla vulnerabilità della concorrenza, intesa come un mondo ove i produttori sfruttano i consumatori, i quali hanno invece diritto alla massimizzazione del proprio benessere di breve periodo, anche se a danno dei produttori. • L’intervento statale ha dunque un duplice obbiettivo: – normare le situazioni in cui i consumatori potrebbero non massimizzare la propria “rendita”, definita come differenza fra il beneficio ottenuto e il prezzo pagato per l’acquisto di un bene o servizio; – sostenere tale processo in un contesto dinamico (sussidi alla ricerca e alla innovazione, che altrimenti sarebbero ridotti ai minimi termini). 2
Tutelare la concorrenza o i concorrenti? • Questa visione è sbagliata perché – La distinzione fra consumatori e produttori è arbitraria • Tutti i produttori sono al tempo stesso anche consumatori (di beni intermedi e di fattori produttivi) • Tutti i consumatori sono al temo stesso venditori (per esempio del proprio capitale umano) • In generale, il mercato è un processo attraverso il quale individui scambiano volontariamente beni e servizi contro altri beni o servizi. Dunque, qualunque interazione di mercato vede l’individuo sia come acquirente (“consumatore”), sia come venditore (“produttore”). Tutelare il consumatore contro il produttore è una contraddizione in termini. 3
Tutelare la concorrenza o i concorrenti? • Di conseguenza, la politica anti-trust è per sua natura “contro” e non “a tutela del” mercato. • In realtà, la legittimità di una politica anti-trust ha bisogno della nozione di lotta di classe (che viene confusa con la carenza di mobilità sociale). • Questa viene alimentata perché genera una domanda di servizi politici, i cui effettivi beneficiari non sono tuttavia gli acquirenti, bensì una speciale categoria di venditori: i peggiori (coloro che cercano privilegi, piuttosto che produrre in modo efficiente beni o servizi utili). 4
Tutelare la concorrenza o i concorrenti? • Tale considerazione solleva tre quesiti: – È possibile sostenere che mercato e concorrenza possono essere in contrasto e che, di conseguenza, funzione della politica anti-trust è di difendere la concorrenza dal mercato? È questa una versione della teoria del mercato dal volto umano, contro quello selvaggio. – Esistono valori morali superiori che devono essere difesi indipendentemente dalla volontà individuale che esprime attraverso le transazioni di mercato? – Quali sono le vere conseguenze delle politiche anti-trust (i beneficiari e le vittime)? 5
La concorrenza è un processo di scoperta di opportunità, in cui ognuno è libero di intraprendere attività volte allo scambio volontario di beni e servizi con altri individui. Un settore è “concorrenziale” se c’è libertà d’entrata, libertà di scelta (assenza di costrizioni). Il numero di attori è irrilevante. Sono dunque in contrasto con il concetto di concorrenza – Le truffe: gli individui sono deliberatamente indotti a scambiare beni o servizi che altrimenti non avrebbero scambiato. – La violenza fisica: gli individui sono costretti ad adottare comportamenti che violano le proprie preferenze. – La regolamentazione: violenza fisica, con soggetti legalmente autorizzati. 6
Mercato e concorrenza • In concorrenza gli individui cercano contribuire al soddisfacimento delle esigenze del prossimo (innovaz. tecnologica o di prodotto, nuovi mercati, nuove forme organizz. )e, così facendo, accrescere anche il proprio benessere: – Alcuni attori competono per ottenere risorse scarse da impiegare nel processo produttivo; – Alcuni attori selezionano i produttori - acquirenti di servizi o venditori di beni - che, meglio di altri, soddisfano i propri bisogni. • Tutti cerchiamo di migliorare la nostra condizione. In concorrenza questo è possibile solo se contribuiamo al benessere del prossimo. Attraverso il mercato i potenziali beneficiari giudicano. 7
Morale e regolamentazione • Non esiste quindi un numero ottimo di concorrenti/venditori. Esiste piuttosto la necessità di scegliere in quale modo e in quale settore l’individuo intende impegnarsi. • La concorrenza non può emergere se non in un contesto di libero mercato. Regolamentare significa – distorcere i segnali che gli individui utilizzano per orientare i propri comportamenti, tenendo conto delle preferenze proprie e altrui. – impedire di scegliere come meglio tentare di soddisfare i bisogni degli altri. Significa inoltre creare un nuovo tipo di concorrenza - quella per la regolamentazione (concorrenza nociva); e un nuovo attore - il produttore di privilegi, garantito dalla violenza legale. 8
Morale, regolamentazione, monopoli • La regolamentazione è solitamente invocata come soluzione di situazioni “non desiderabili”. Gli interventi anti-trust non fanno eccezione. • La “non desiderabilità” può riguardare tre aree: – l’insoddisfazione di alcuni circa la distribuzione del reddito – l’impossibilità di accedere a beni servizi disponibili – la scarsità, elemento centrale dell’analisi economica • L’azione antri-trust presuppone la prima, si concentra sulla seconda e ignora la terza. 9
Anti-trust e distribuzione del reddito • L’insoddisfazione dell’autorità anti-trust circa la distribuzione del reddito è irrilevante. A meno che tale distribuzione sia frutto di una frode o di una violenza fisica (che offendono la libertà di scegliere), le preferenze di alcuni individui - i commissari anti-trust - non hanno legittimità per essere anteposte alle preferenze di altri: – Gli azionisti delle imprese vittime della normativa antitrust – Futuri acquirenti/consumatori, che non potranno più disporre dei beni e servizi frutto delle attività imprenditoriali sviluppate e giustificate dalla speranza di acquisire potere di mercato. – Il concetto di “fairness” è solo un modo per sostenere che “le mie preferenze sono più importante delle tue”. 10
Anti-trust e fairness – In particolare, non esiste il concetto di profitto equo (“fair”), perché è impossibile stabilire la remunerazione equa del rischio imprenditoriale per ammontare e per durata: • Ognuno ha una propria percezione del - e una propensione al - rischio. • Ognuno ha diverse vivacità imprenditoriali • Ognuno ha diverse capacità nel trasformare un’idea in un qualcosa in grado di soddisfare un bisogno altrui. – La concorrenza farà però in modo che i flussi di profitti siano determinati dai beneficiari stessi (gli acquirenti), attraverso il processo di mercato. Il mercato è quindi equo, perché commisura la remunerazione al beneficio marginale - cioè in più rispetto a prima - arrecato. E costringe gli imprenditori meno efficaci a liberare risorse altrimenti sprecate. 11
Anti-trust e monopoli • Nessuno può stabilire il numero ottimo di imprese attive in un settore. Nemmeno il commissario anti-trust o l’esperto di economia industriale. Al più si può affermare che i concorrenti effettivi o potenziali hanno un incentivo particolare a valutare le caratteristiche del comparto, perché da tale studio conseguono possibilità di evitare perdite (abbandonando il settore) o di maturare profitti (entrandovi). • È però vero che qualunque imprenditore trasformerà un’idea o un’intuizione in un progetto produttivo solo se gli sarà consentito di appropriarsi dei margini generati dalla posizione dominante conferiti dalla propria attività imprenditoriale. L’impossibilità di conseguire una posizione dominante equivale ad annullare l’imprenditorialità. 12
Anti-trust e monopoli • L’importante non è dunque osservare il numero di imprese che operano in un settore. • Assai più rilevante è osservare se le imprese attive in quel settore sono incentivate ad adoperarsi per mantenere la propria posizione dominante trovando nuovi modi (beni e servizi) per soddisfare la domanda) e se esiste la possibilità, per coloro che hanno maggiori capacità, di entrare e sostituirsi alle imprese meno efficienti. • Un monopolista vulnerabile è molto più utile di tante piccole imprese, ognuna delle quali protetta dalla legge (regolamenti e/o sussidi). 13
Anti-trust e scarsità • Scopo dell’economia è la spiegazione del comportamento degli individui, i quali cercano di accrescere il proprio benessere in un contesto caratterizzato da vincoli di scarsità. • Nella storia dell’uomo tale vincolo è stato allentato grazie all’acquisizione di conoscenza e al dispiegarsi della capacità imprenditoriale degli individui in cornici istituzionali adeguate. • Ogni norma che limita la remunerazione della capacità imprenditoriale è un freno allo sviluppo e all’applicazione della conoscenza; si risolve quindi in una riduzione dei flussi di benefici di cui tutti gli individui, ancorché in misura diversa, si avvantaggiano. 14
Vincitori e perdenti delle politiche anti-trust • I perdenti apparenti della politica anti-trust sono gli imprenditori, ai quali viene ridotta la possibilità di appropriarsi dei frutti della propria imprenditorialità. I perdenti veri sono tutti coloro che traggono benefici dagli sforzi posti in essere dalle imprese in concorrenza fra loro per meglio soddisfare la domanda (in ciò consiste il progresso economico). Si tratta quindi della società nel suo insieme. 15
Vincitori e perdenti delle politiche anti-trust • I vincitori apparenti sono i consumatori, che si illudono di godere di un maggior poter d’acquisto in seguito alla distruzione delle posizioni dominanti e non avvedono che il beneficio immediato va a danno del benessere futuro. La dolorosa esperienza comunista ha dimostrato che un mondo senza profitti, è un mondo senza imprenditorialità; e che la vera imprenditorialità non può essere creata con norme, i sussidi o i dazi; né con piani di sviluppo concepiti e gestiti da burocrati. Considerazioni analoghe valgono per quei contesti dove i profitti sono sì ammessi, ma poi espropriati in modo più o meno legale. 16
Vincitori e perdenti delle politiche anti-trust I vincitori effettivi sono – gli imprenditori che ritengono di poter accumulare rendite attraverso i privilegi della regolamentazione, anziché attraverso il soddisfacimento dei bisogni delle controparti di mercato. – gli intermediari, i quali dispongono di poteri discrezionali e traggono benefici dall’interazione dei gruppi di pressione attivi per promuovere o impedire le varie forme di regolamentazione. – Gli armonizzatori – gli imprenditori meno vivaci (talora le imprese già insediate e minacciate); coloro che non hanno le capacità per competere misurandosi sul mercato e che si adoperano per ottenere privilegi normativi o per aggravare i rivali di costi accessori. 17
Conclusioni • L’unica politica necessaria a tutela dei concorrenti è quella che garantisce la certezza, il rispetto e la libera trasferibilità dei diritti di proprietà. • Al sistema giudiziario spetta quindi il compito di – tutelare la proprietà e il principio di responsabilità – garantire la libertà da coercizione e la dignità individuale (rispetto delle preferenze) – impedire le barriere all’entrata (monopoli pubblici, protezione commerciale) – proteggere le volontà contrattuali delle parti da ingerenze esterne 18
Conclusioni • Al commissario anti-trust rimane l’onere di spiegare – Perché alcuni hanno il diritto di anteporre le proprie preferenze a quelle altrui e che non hanno sottoscritto alcun contratto (sociale) in tal senso – Perché ad alcuni è riconosciuto il potere di esercitare la violenza a danni di coloro che non costituiscono una minaccia per la libertà individuale 19
- Slides: 19