21 00 Parrocchia Mater Ecclesiae di Campobasso Ritiro
21. 00
Parrocchia Mater Ecclesiae di Campobasso Ritiro presso le Monache Agostiniane del Monastero di Lecceto (Siena) 2 - 6 luglio 2018 di P. Pierangelo Casella
Monastero di Lecceto - Siena Vedere Dio
“O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole” (Ct 2, 14). Il desiderio dell’amato che vuole vedere l’amata, che vuole vivere alla sua presenza, ci riporta alle profondità di quanto l’uomo è capace di cercare nella sua vita quanto lo illumina e gli rende ragione del suo esistere.
I Padri della Chiesa hanno sempre visto nel Cantico dei Cantici il cammino dell’uomo alla ricerca di Dio, di quell’amore che gli è donato e che non ne può fare a meno senza perdere la propria identità.
Vivere in un monastero di clausura si percepisce come ogni monaco e monaca rappresenti questa ricerca continua di ogni persona di vedere l’amato del suo cuore e di vivere sempre alla sua presenza. La vita viene scandita dal cammino di ogni giorno che ti porta ad avvicinarti sempre più alla vita che non conosce termine e che consiste “nel conoscere il Padre e colui che ha mandato, Gesù Cristo”.
Si comprende allora come questo cammino non sia percorribile senza seguire colui che può rivelarcelo: “Dio nessuno lo ha mai visto, solo il Figlio che è nel seno del Padre, lo ha rivelato”. Tutti coloro che nutrono questo desiderio sentono la necessità di diventare discepoli e farsi guidare su questa strada.
Così Mosè disse al Signore: “Mostrami la tua gloria!”. Rispose: “Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome, Signore, davanti a te. A chi vorrò far grazia farò grazia e di chi vorrò aver misericordia avrò misericordia”.
Soggiunse: “Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo”. Aggiunse il Signore: “Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere”. (Es 33, 18 -23).
Commentando questo episodio Gregorio di Nissa dice: “Mosè sente la voce di chi lo chiama e si mette al suo seguito; si muove dietro al Signore, come comanda la legge. Anche il grande Davide udì e comprese queste cose. Parlando a colui che gode l’aiuto dell’Altissimo dice: «Egli ti coprirà con l’ombra delle sue ali» (Sal 90, 4). Lo stesso Davide in un altro passo va gridando a se stesso: «La mia anima è legata dietro di te e la tua destra mi sorregge» . Queste parole del salmo hanno il medesimo significato di quelle udite da Mosè.
Vedere il dorso del Signore significa appunto seguirlo. Nel racconto si afferma che la mano del Signore viene a posarsi su Mosè, in attesa, nella cavità della pietra,
Né il Signore, rivelatosi a Mosè, osservante della legge, si esprime diversamente coi suoi discepoli, dando a essi la spiegazione delle cose che erano state dette in figura: «Se uno vuol venire dietro di me. . . » (Lc 9, 23). Egli non dice: davanti a me. Egli propose il medesimo invito a quel tale che lo interrogò intorno al modo di possedere la vita eterna. Gli dice infatti: «Vieni, seguimi» (Lc 18, 22). Ora colui che segue va dietro le spalle” (Vita di Mosè).
Sant’Agostino considerando l’episodio di Pietro che si pone davanti a Gesù per impedirgli il cammino verso Gerusalemme, così commenta: “L'apostolo Pietro non poteva ancora capirlo quando al Signore nostro Gesù Cristo, che preannunziava la sua futura passione, disse: Dio te ne scampi, Signore, questo non avverrà…
Lascia che vada alla passione: egli sa cosa fare, sa perché è venuto, sa come cercarti, sa come trovarti. Non stare a far scuola al tuo Maestro; procurati dal suo costato il tuo prezzo.
Piuttosto, sii tu ad ascoltare chi ti corregge, non esser tu a voler correggere; è perversità invertire l'ordine di precedenza. Ascolta quello che dice: Lungi da me, satana. Perché satana? Perché mi vuoi passare avanti. Non vuoi essere satana? Cammina dietro di me. Se vai dietro di me, mi seguirai infatti; se mi segui, prenderai la tua croce, non mi sarai consigliere ma discepolo” (Discorso 330, 4).
Papa Benedetto XVI scorge nella nascita di Gesù il segno più grande per poterlo seguire, in quanto si fa piccolo, bambino, perché nessuno possa ritenere impossibile accoglierlo e seguirlo.
“Dio si è fatto piccolo affinché noi potessimo comprenderlo, accoglierlo, amarlo. I Padri della Chiesa, nella loro traduzione greca dell’Antico Testamento, trovavano una parola del profeta Isaia che anche Paolo cita per mostrare come le vie nuove di Dio fossero già preannunciate nell’Antico Testamento. Lì si leggeva: “Dio ha reso breve la sua Parola, l’ha abbreviata” (Is 10, 23; Rom 9, 28). I Padri lo interpretavano in un duplice senso.
Il Figlio stesso è la Parola, il Logos; la Parola eterna si è fatta piccola – così piccola da entrare in una mangiatoia. Si è fatta bambino, affinché la Parola diventi per noi
Gesù ha “reso breve” la Parola – ci ha fatto rivedere la sua più profonda semplicità e unità. Tutto ciò che ci insegnano la Legge e i profeti è riassunto – dice – nella parola: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente… Amerai il prossimo tuo come te stesso” Mt 22, 37 -40…
A questo punto i due modi in cui Dio ha “fatto breve” la sua Parola s’incontrano. Egli non è più lontano. Non è più sconosciuto. Non è più irraggiungibile per il nostro cuore. Si è fatto bambino per noi e ha dileguato con ciò ogni ambiguità. Si è fatto nostro prossimo, ristabilendo in tal modo anche l’immagine dell’uomo che, spesso, ci appare così poco amabile. Dio, per noi, si è fatto dono. Ha donato se stesso Omelia 24. 12. 2006.
L’esperienza cristiana è proprio vedere in Gesù l’avvicinarsi di Dio che si manifesta in tutta la sua povertà perché ciascuno possa accoglierlo e abbracciarlo. Gesù diventa allora il segno supremo della presenza di Dio, il suo volto invisibile e infinito, diventa povero e finito, perché ognuno possa seguirlo sicuro di giungere nel suo regno.
Così Dante vede in Francesco d’Assisi l’esperienza cristiana di seguire Gesù nella sua umanità: la sposa Chiesa tanto piace nel seguire Cristo, suo sposo.
La lor concordia e i lor lieti sembianti, amore e maraviglia e dolce sguardo facieno esser cagion di pensier santi;
tanto che ’l venerabile Bernardo si scalzò prima, e dietro a tanta pace corse e, correndo, li parve esser tardo.
Oh ignota ricchezza! oh ben ferace! Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro dietro a lo sposo, sì la sposa piace. Paradiso XI, 76 -84
«La lor concordia e i lor lieti sembianti – commenta Tandardini - [sta parlando di Francesco innamorato della povertà; possiamo dire innamorato dell’umanità di Gesù, di come Gesù nella sua umanità ha vissuto. La lor concordia: la concordia tra Francesco e la povertà di Gesù; e i lor lieti sembianti: la letizia del volto di Francesco riflesso del volto di Gesù cf. 2 Cor 3, 18)], / amore e maraviglia e dolce sguardo [amore: la corrispondenza di Francesco all’attrattiva di Gesù; e maraviglia: e lo stupore del volto di Gesù e di Francesco; e dolce sguardo: pensate a come Francesco guardava il crocifisso a San
/ facieno esser cagion di pensier santi [destavano in chi guardava Francesco pensieri santi] ; / tanto che ‘ 1 venerabile Bernardo [il primo che corre dietro a questa letizia che brilla sul volto di Francesco] / si scalzò prima, e dietro a tanta pace / corse e, correndo, li parve esser tardo [e pur correndo, gli pareva di andare adagio]. / Oh ignota ricchezza! oh ben ferace! [oh ricchezza ignota a chi non ne fa esperienza.
Come è importante! Si può essere, a livello accademico, teologi, ma se non si è come appesi all’esperienza dei santi, è ignota la ricchezza che le parole che si usano contengono. Questa ricchezza non la danno le parole, ma l’esperienza reale e concreta] / Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro [altri che corrono dietro a Francesco. L’ultimo verso è stupendo a livello teologico], / dietro a lo sposo, sì la sposa piace» . Non si corre dietro a Francesco per Francesco, ma per l’attrattiva cui Francesco correva dietro. Si corre dietro a Francesco perché la sposa, cioè l’umanità di Gesù, Gesù nella
Non si corre dietro a Francesco per Francesco, ma per l’attrattiva cui Francesco correva dietro. Si corre dietro a Francesco perché la sposa, cioè l’umanità di Gesù, Gesù nella sua povertà, piace”.
Non solo ognuno ha la possibilità di seguire Gesù, ma ha anche il dono di unirsi a lui per sempre. Santa Caterina da Siena ha vissuto questa unione detta “Matrimonio mistico”
“Durante una visione, – così spiega Benedetto XVI – che rimarrà sempre presente alla mente e al cuore di S. Caterina, la Beata Vergine la presenta a Gesù, il quale le dona uno splendido anello, dicendole “Io, tuo Creatore e Salvatore, ti prendo in sposa; fiducioso che ti manterrai pura finché celebrerai le tue nozze eterne con me, in Paradiso”. L’anello è visibile a lei sola.
In questo episodio straordinario possiamo vedere il cuore del senso religioso di Caterina, e di tutta la spiritualità autentica: il Cristocentrismo. Per lei, Cristo è come lo sposo, con cui sussiste una relazione di intimità, comunione e fedeltà; Lui è il prediletto, che lei ama sopra ogni cosa.
Questa profonda unione con il Signore è illustrata da un altro episodio nella vita di questa straordinaria mistica: lo scambio dei cuori.
Secondo quanto attestato da Raimondo di Capua, che ci ha trasmesso le rivelazioni di Caterina, il Signore Gesù le appare “tenendo nelle Sue sante mani un cuore umano, di un rosso vivo, splendente”. Le apre il costato e le pone all’interno il cuore, dicendo “Carissima figlia, dopo averti portato via il cuore l’altro giorno, ora, vedi, ti sto donando il mio, sicché tu possa continuare a vivere con questo, per sempre.
Caterina ha davvero vissuto le parole di S. Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” Gal 2, 20. Discorso 24 novembre 2010
Facciamo nostra la preghiera di Caterina: “O Spirito santo, vieni nel mio cuore; per la tua potenza attiralo a te Dio, e concedimi carità con timore. Custodiscimi, Cristo, d’ogni mal pensiero; riscaldami e reinfiammami del tuo dolcissimo amore sì che ogni pena mi pare leggiera. Santo mio Padre, e dolce mio Signore, ora aiutami in ogni mio ministero. Cristo amore. Amen”. Orazione XXV
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