1 Le funzioni della lingua Il linguaggio umano

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1. Le funzioni della lingua Il linguaggio umano è caratterizzato dalla plurifunzionalità; con la

1. Le funzioni della lingua Il linguaggio umano è caratterizzato dalla plurifunzionalità; con la lingua si può adempiere ad una lista teoricamente illimitata di funzioni diverse (esprimere il pensiero, trasmettere informazioni, risolvere problemi, creare e regolare rapporti sociali, manifestare sentimenti. . . ) Funzioni = scopi che possiamo conseguire tramite un atto linguistico

Componenti dell’atto di comunicazione linguistica (R. Jakobson): 2. Referente (Contesto) 1. Parlante (Mittente) 3.

Componenti dell’atto di comunicazione linguistica (R. Jakobson): 2. Referente (Contesto) 1. Parlante (Mittente) 3. Messaggio 6. Ascoltatore (Destinatario) 4. Canale (Contatto) 5. Codice → referente: contesto, ciò a cui l’atto linguistico rimanda, realtà extralinguistica. → canale (contatto): fisico (l’aria, la linea telefonica…), ma anche psicologico (connessione tra i partecipanti), permette la comunicazione. 2

Funzioni della lingua: 2. Referenziale 1. Emotiva 3. Poetica 6. Conativa 4. Fàtica 5.

Funzioni della lingua: 2. Referenziale 1. Emotiva 3. Poetica 6. Conativa 4. Fàtica 5. Metalinguistica → ogni funzione è associata ad un componente dell’atto comunicativo: 1. Emotiva 4. Fàtica 1. Parlante 2. Referenziale 5. Metalinguistica 2. Referente 5. Codice 3. Poetica 6. Conativa 6. Ascoltatore 3. Messaggio 3 4. Canale

1. Funzione emotiva / espressiva (parlante): quando il parlante esprime stati d’animo, messaggio incentrato

1. Funzione emotiva / espressiva (parlante): quando il parlante esprime stati d’animo, messaggio incentrato sull’esprimere, piuttosto che sul comunicare. → ess. : “sono stufo!!” “che paura” “che bella sorpresa” 2. Funzione referenziale (referente): funzione informativa, neutra, incentrata sul contenuto informativo. → ess. : “il volo BA 39 parte alle ore 10. 23” “il mango è un frutto tropicale” “Parigi è la capitale della Francia” 4

3. Funzione poetica (messaggio): “si realizza la funzione poetica quando il messaggio che il

3. Funzione poetica (messaggio): “si realizza la funzione poetica quando il messaggio che il parlante invia all’ascoltatore è costruito in modo tale da costringere l’ascoltatore a ritornare sul messaggio stesso per apprezzare il modo in cui è formulato (per la scelta dei suoni, delle parole, dei giri di frase, ecc. )” (Graffi, G. & Scalise, S. , 2013, Le Lingue e il Linguaggio [terza edizione], Bologna, Il Mulino) → ess. : pubblicità poesia “Inclinado en las tardes tiro mis tristes redes a tus ojos oceánicos” (P. Neruda) 5

4. Funzione fatica (canale): quando si vuole aprire il canale, verificare questo sia aperto

4. Funzione fatica (canale): quando si vuole aprire il canale, verificare questo sia aperto e “disponibile” o chiuderlo; in altre parole, se il destinatario ci sente, ma anche se ci ascolta. → ess. : “pronto!!” “mi senti? ” “ci sei? ” “mi stai ascoltando? ” “mi segui? ” 5. Funzione metalinguistica (codice): uso del codice (lingua) per parlare del codice stesso; funzione realizzata, per esempio, da una grammatica descrittiva (dell’italiano, del tedesco, etc. ) o da un manuale per l’apprendimento di una lingua. → ess. : “i verbi italiani possono appartenere a tre classi di coniugazione” “una pizza è l’oggetto della frase ho mangiato una pizza” “cavallo si scrive con due elle” 6

6. Funzione conativa (ascoltatore): quando si usa la lingua per “agire” sul comportamento dell’ascoltatore,

6. Funzione conativa (ascoltatore): quando si usa la lingua per “agire” sul comportamento dell’ascoltatore, con ordini o esortazioni (spesso associata al modo imperativo, nelle lingue ove è presente tale distinzione) → ess. : “non parlare a voce così alta” “non gettare i mozziconi di sigaretta in cortile” “dai, sbrigati!!” N. B. : normalmente, un messaggio assolve a più funzioni; tuttavia, la struttura del messaggio dipende principalmente dalla funzione predominante. → ess. : un manuale per l’apprendimento dell’inglese (metalinguistica, conativa) poesia (poetica, espressiva) un messaggio di protesta (conativa, espressiva) (cf. Jakobson, R. , 1960, Linguistics and poetics, trad. it. in Heilmann, L. (a cura di), Saggi di Linguistica Generale, Milano, Feltrinelli) 7

2. Lingua e variazione Presupposto: una lingua (storico-naturale) non è un “blocco monolitico”, conosce

2. Lingua e variazione Presupposto: una lingua (storico-naturale) non è un “blocco monolitico”, conosce una certa articolazione interna e stratificazione; inoltre, il repertorio del parlante comprende almeno una lingua, articolata nelle sue varietà e, eventualmente, uno o più dialetti e/o altre lingue. “Nessuna lingua, per quanto piccola sia l’unità di agglomerazione considerata, è monolitica, per la semplice ragione che non lo è nemmeno la competenza degli individui che la formano. ” (Cardona, G. R. , 2009 [1987], Introduzione alla sociolinguistica, Torino, UTET) “Ogni lingua conosce al suo interno usi diversificati, forme differenti, modi diversi di esprimersi, realizzazioni specifiche, ecc. , in relazione a diversi fattori sociali. Mediante tali differenziazioni la lingua si adatta a tutti i vari contesti d’impiego possibili in una cultura e società, e permette di esprimere, assieme al significato referenziale dei segni linguistici in quanto tali, anche significati sociali e valori simbolici di varia natura (. . . ). La ragione ultima della variazione linguistica sta quindi nel suo essere funzionale ai diversi bisogni comunicativi e più ampiamente sociali a cui per i suoi parlanti una lingua deve rispondere in un certo periodo storico in una certa comunità” (Berruto, G. & Cerruti, M. , 2011, La linguistica: un corso introduttivo, Torino, UTET) 8

Es. : Richiesta di fiammiferi ad un passante romano non ce n’ho non ne

Es. : Richiesta di fiammiferi ad un passante romano non ce n’ho non ne ho Il significato è sempre uguale e di norma compreso senza problemi; la scelta del parlante permette di ‘collocarlo’ nello spazio sociale sulla base di diversi parametri (come ad es. provenienza, livello di istruzione, etc. ) non ce ne ho nun ce n’ho nun ne ho nun ce l’ho ‘n ce ll’ho (Cardona, G. R. , 2009 [1987], Introduzione alla sociolinguistica, Torino, UTET) 9

Se la linguistica teorica si occupa del linguaggio e delle lingue spesso utilizzando, per

Se la linguistica teorica si occupa del linguaggio e delle lingue spesso utilizzando, per così dire, ‘modelli idealizzati’ (parlante nativo ‘ideale’, grammatiche normative, tradizione letteraria, etc. ), la sociolinguistica si occupa della variazione della lingua negli usi concreti; si basa su parlanti “reali”, facenti parte di una comunità linguistica stratificata, e mette in relazione lingua, società e usi linguistici. Concetti chiave: (1)Comunità linguistica = “insieme di tutte le persone che parlano una determinata lingua o varietà linguistica e ne condividono le norme d’uso. ” (Graffi, G. & Scalise, S. , 2013, Le Lingue e il Linguaggio [terza edizione], Bologna, Il Mulino) (2)variabile sociolinguistica = ‘punto’ o unità del sistema linguistico che ammette realizzazioni diverse, equivalenti dal punto di vista del significato, connesse con fattori extralinguistici → danno luogo alle varietà di lingua Ess. : pronuncia della consonante <s> tra due vocali, come in casa (parlanti settentrionali vs. centro-meridionali); diminutivi in –uccio (parlanti centro-meridionali), pronome ci in luogo di gli e le (parlanti meno istruiti); padre (formale) vs. papà / babbo (confidenziale nazionale vs. toscano), etc. 10

(3) Varietà di lingua = “insieme di forme linguistiche, ai vari livelli di analisi,

(3) Varietà di lingua = “insieme di forme linguistiche, ai vari livelli di analisi, che abbiano la stessa o analoga distribuzione sociale, cioè che cooccorrano (tendano a presentarsi insieme) in concomitanza con certe caratteristiche della società, dei suoi membri, e delle situazioni in cui questi si trovano ad agire” (Berruto, G. & Cerruti, M. , 2011, La linguistica: un corso introduttivo, Torino, UTET) “sottoinsiemi riconoscibili e distinti di forme all’interno di una lingua” (Cardona, G. R. , 2009 [1987], Introduzione alla sociolinguistica, Torino, UTET) →la definizione di ‘varietà di lingua’ tiene conto di fatti linguistici e di fatti sociali →una varietà di lingua è costituita, in realtà, da un’insieme di varianti solidali (= “dotate dello stesso grado e natura di marcatezza sociolinguistica, in quanto tendono a comparire assieme in contesti simili”) → una varietà si caratterizza in base a diverse dimensioni della variazione (in base al fattore sociale essenziale che condiziona la variazione) → lingua come somma di varietà 11

Dimensioni sincroniche della variazione (asse della simultaneità): (1)Variazione diatopica: in rapporto all’area geografica in

Dimensioni sincroniche della variazione (asse della simultaneità): (1)Variazione diatopica: in rapporto all’area geografica in cui viene usata la lingua, alla regione di provenienza dei parlanti e alla loro distribuzione geografica Ess. : italiano standard normativo, italiano regionale piemontese, etc. (2)Variazione diastratica: in rapporto allo spazio sociale (strati sociali, gruppi di parlanti, etc. ) Ess. : italiano colto ricercato, italiano popolare etc. (3)Variazione diafasica (o situazionale): in rapporto alla situazione comunicativa in cui si usa la lingua Ess. : italiano formale aulico, italiano informale trascurato, etc. (4)Variazione diamesica: in rapporto al canale attraverso cui la lingua viene usata Ess. : scritto, parlato. 12

→ N. B. : ogni asse è un continuum “Nelle reali varietà d'uso della

→ N. B. : ogni asse è un continuum “Nelle reali varietà d'uso della lingua spesso le varie dimensioni si intersecano, e le relative varietà possono determinarsi [. . . ] contemporaneamente secondo più assi di variazione [. . . ]. Un italiano fortemente marcato in diatopia sarà per lo più anche una varietà socialmente bassa; l'italiano popolare, varietà diastratica tipica di fasce sociali non istruite, sarà per i suoi parlanti anche una varietà diafasica, il registro delle occasioni più formali” (G. Berruto, 1993, Varietà del repertorio, in A. A. Sobrero (a cura di), Introduzione all'italiano contemporaneo. Vol II: La variazione e gli usi, Roma-Bari, Laterza) → N. B. /2: ogni parlante non ‘controlla’ una sola varietà, ma un segmento (più o meno ampio) della gamma di variazione (repertorio linguistico); il parlante può alternare varietà di lingua, con vari gradi di consapevolezza (competenza comunicativa) 13

Dimensione diacronica della variazione (asse della successione): La variazione della lingua nel tempo. Ess.

Dimensione diacronica della variazione (asse della successione): La variazione della lingua nel tempo. Ess. : Inglese antico (o anglossassone), antico alto tedesco, italiano contemporaneo, etc. → la dimensione diacronica della variazione non viene normalmente tenuta in considerazione nello studio del repertorio linguistico di un parlante o di una comunità (per ovvi motivi…) Ess. : perdita della distinzione tra vocali brevi e lunghe nell’evoluzione dal latino all’italiano: cfr. lĕvis ‘leggero’ vs. lēvis ‘liscio’ mutamenti semantici nel lessico: lat. caballus ‘cavallo da lavoro’ > it. cavallo nascita di forme verbali: lat. cantare habeo ‘ho da cantare’ > ‘canterò’ > *cantarabeo > it. canterò, fr. chanterai N. B. : ‘>’ sta per ‘diventa’; ‘*’ indica una forma non attestata direttamente 14

3. La variazione diatopica: lingua, dialetti… Tre nozioni fondamentali: (1) Italiano standard (normativo) (2)

3. La variazione diatopica: lingua, dialetti… Tre nozioni fondamentali: (1) Italiano standard (normativo) (2) Italiano regionale (3) Dialetto (locale) Italiano standard: a partire dal XVI secolo, “costruzione” di una lingua letteraria a base toscana (Petrarca modello per la poesia, Boccaccio per la prosa; P. Bembo, 1525, Prose della Volgar Lingua); toscano urbano della classe colta di Firenze. → Fino al 1861 non esisterà uno Stato italiano e l’italiano ‘bembiano’ resta perlopiù una lingua letteraria 15

“in Italia, quella lingua (…) diventò con il nuovo Stato unitario il modello imposto

“in Italia, quella lingua (…) diventò con il nuovo Stato unitario il modello imposto (…) a comunità che per l’innanzi erano spesso soltanto dialettofone. (…) in Italia, come in Francia, la lingua nazionale incomincia ad essere sottoposta, proprio nel momento del suo faticoso trionfo, a processi di frammentazione, di divisione, di «destandardizzazione» (…) ciò avviene soprattutto sul fronte della diatopia, cioè della variabilità spaziale. ” (T. Telmon, 1993, Varietà regionali, in A. A. Sobrero (a cura di), Introduzione all'italiano contemporaneo. Vol II: La variazione e gli usi, Roma-Bari, Laterza) →una ‘convergenza’ verso lo standard si attua quasi esclusivamente nella lingua scritta; “in Italia, nessuno (se non notabili eccezioni del tutto speciali) possiede l’italiano standard come lingua materna (…). La pronuncia standard è il frutto artificiale di apposito addestramento” (Berruto, Gaetano, 1987, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Roma, Carocci) →nell’interazione quotidiana, nella maggior parte dei contesti, noi utilizziamo una varietà di italiano regionale o, eventualmente, di dialetto (magari in contesti più specifici) 16

Italiani regionali: “Con la denominazione ‘italiano regionale’ viene qui colta l’ampia gamma di fenomeni

Italiani regionali: “Con la denominazione ‘italiano regionale’ viene qui colta l’ampia gamma di fenomeni compresa fra l’italiano della tradizione letteraria e il dialetto; e si mette in rilevo che in Italia la prima fonte di diversificazione degli usi linguistici è quella legata alla distribuzione geografica, lungo l’asse diatopico. (. . . ) Gli italiani regionali sono nelle grandi linee il risultato dell’influenza del dialetto retrostante sull’italiano come si è venuto consolidando nelle varie regioni; questo non significa però che tutti i tratti che li caratterizzano siano frutto d’interferenza del dialetto: una certa parte di relementi regionali sono infatti dovuti a tendenze strutturali interne autonome rispetto all’influsso dialettale” (Berruto, Gaetano, 2012, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo (2° edizione), Roma, Carocci) → gli italiani regionali sono un livello intermedio tra lingua standard e dialetti; sono influenzati dal dialetto locale (sostrato dialettale) e influenzano a loro volta la lingua nazionale, con l’apporto di forme dialettali italianizzate, così come “trasmettono” ai dialetti elementi dello standard. 17

Esempi di tratti caratteristici di varietà regionali di italiano: (1) Realizzazione ‘sonora’ della <s>

Esempi di tratti caratteristici di varietà regionali di italiano: (1) Realizzazione ‘sonora’ della <s> tra due vocali (casa, mese); Nord Italia (2) “Gorgia” toscana (casa → hasa) (3) Realizzazione di <e> “apertissima” accentata (in sillaba aperta o in sillaba chiusa da consonante nasale, ad es. perché, tre, caffè); Lombardia (4) Apocope degli infiniti verbali (faticare → faticà, sentire → sentì); Lazio, Abruzzo, Molise (5) Uso dell’oggetto preposizionale (ho chiamato a Carlo); Centro-Sud (6) Uso quasi esclusivo del passato prossimo (vs. remoto); Nord (7) Uso dell’articolo determinativo con i nomi propri di persona femminili (la Claudia); Nord (in Lombardia, anche con i nomi maschili) 18

(8) Uso di “geosinonimi”, “lessemi della lingua italiana aventi, come i sinonimi, forma diversa

(8) Uso di “geosinonimi”, “lessemi della lingua italiana aventi, come i sinonimi, forma diversa e significato uguale, ma aventi anche, a differenza dei sinonimi comunemente riportati negli appositi dizionari, una diffusione arealmente più limitata, tanto da poter in taluni casi identificarsi in una singola città o poco più” (T. Telmon, 1993, Varietà regionali, in A. A. Sobrero (a cura di), Introduzione all'italiano contemporaneo. Vol II: La variazione e gli usi, Roma-Bari, Laterza) → ess. : cacio / formaggio, cocomero / anguria / melone, panetteria / forno / prestino (9) Regionalismi semantici → scendere per ‘uscire’ e uscire per ‘estrarre’ (alcune aree del sud), togliere per ‘riporre’ (Abruzzo), etc. (10)Regionalismi morfologici → suffisso ‒aro (Roma, centro) vs. ‒aio (Toscana, standard), benzinaro vs. benzinaio; scatolo (Sicilia) vs. scatola (standard) (11) uso diffuso di verbi pronominali intensivi (mi sono visto un film); Sud 19

Lingua standard: lingua codificata, con una norma d’uso e con disponibilità dei relativi testi

Lingua standard: lingua codificata, con una norma d’uso e con disponibilità dei relativi testi di riferimento quali grammatiche e dizionari, frequentemente espressione di una tradizione letteraria di prestigio e di lunga data (“non si può dire che sia veramente lingua alcuna favella che non ha scrittore”; P. Bembo, Prose della volgar lingua, 1525); la lingua standard viene tipicamante usata nell’insegnamento scolastico. Dialetti: “Un dialetto è una lingua che ha un esercito e una marina” (M. Weinrich). Dal punto di vista linguistico, non c’è sostanziale differenza tra “lingua” e “dialetto”; la distinzione tra di esse è di natura socioculturale. → due accezioni diverse: “sistema linguistico autonomo rispetto alla lingua nazionale, quindi un sistema che ha caratteri strutturali e una storia distinti rispetto a quelli della lingua nazionale” [ma di norma strettamente imparentata ad essa] → dialetto/2 (cf. ingl. dialect): varietà di una lingua nata dalla variazione diatopica della stessa (es. British English vs. Australian English; varietà locali di American English) (Marcato, C. , 2002, Dialetto, dialetti e italiano, Bologna, Il Mulino) 20

Per la situazione italiana, parliamo piuttosto di dialetti (es. milanese) e di italiani regionali

Per la situazione italiana, parliamo piuttosto di dialetti (es. milanese) e di italiani regionali (es. lombardo) I dialetti italiani: meglio dire “dialetti italiani” o “italo-romanzi” (o “dell’italia”) che “dialetti dell’italiano”, in quanto questi sono tutti discendenti del latino italiano (standard) NO emiliano lombardo toscano pugliese 21 …

latino emiliano lombardo toscano pugliese … italiano (standard) “I dialetti italiani sono il risultato

latino emiliano lombardo toscano pugliese … italiano (standard) “I dialetti italiani sono il risultato di un processo di trasformazione e differenziazione del latino parlato diffuso, attraverso la conquista romana, non solo in Italia ma in buona parte dell’Europa e lungo le coste dell’Africa settentrionale. (. . . ) non bisogna credere che tra lingua nazionale e dialetti esista una barriera; al contrario dialetto e lingua sono collegati in quanto sviluppi del latino e per i rapporti che da tempo si sono instaurati tra di loro. Esistono pure le varietà locali della lingua nazionale, ovvero l’italiano come si parla a Milano, a Torino oppure a Napoli o Palermo, ma non si chiamano dialetti bensì italiano regionale” (Marcato, C. , 2002, Dialetto, dialetti e italiano, Bologna, Il Mulino) 22

Come distinguere una “lingua” da un “dialetto”? (a) X è un dialetto di Y

Come distinguere una “lingua” da un “dialetto”? (a) X è un dialetto di Y se X deriva dalla stessa lingua da cui deriva Y → questo è vero anche per italiano e spagnolo, derivate entrambe dal latino (b) X è un dialetto di Y se i parlanti di X e Y si comprendono reciprocamente → questo è vero, di nuovo, anche per italiano e spagnolo: per i parlanti di certe zone è più facile comprendere una persona che parla francese o spagnolo di una che parla, ad esempio, dialetto napoletano (c) X è un dialetto di Y se X e Y condividono buona parte del loro lessico → questo è vero anche per tutte le lingue “sorelle”, cioè derivate dalla medesima lingua madre; it. albero, sp. arbol, fr. arbre… (d) X è un dialetto di Y se X e Y condividono una buona percentuale della grammatica → vedi punto (c) 23

La distinzione tra lingua e dialetto non è giustificabile in termini puramente linguistici; i

La distinzione tra lingua e dialetto non è giustificabile in termini puramente linguistici; i fattori rilevanti, di natura sociolingusitica, sono: (a)sul piano sociale, le lingue hanno un riconoscimento che il dialetto non ha. (b) sul piano funzionale, le lingue hanno un ambito di uso più ampio di quello dei dialetti. (c)sul piano politico, le lingue hanno uno statuto ufficiale (e una conseguente legislazione di riferimento) che i dialetti non hanno. Le lingue sono ‘create’ per consentire scambi economici e culturali tra gruppi sociali geograficamente distanziati e come strumento imprescindibile per l'assetto amministrativo degli Stati nazionali costituitisi nell'età moderna. → “I vostri natii dialetti vi costituiscono cittadini delle sole vostre città; il dialetto toscano, appreso da voi, ricevuto, abbracciato, vi fa cittadini d’Italia” (Anton Maria Salvini, 1724, cit. in Marcato, C. , 2002, Dialetto, dialetti e italiano, Bologna, Il Mulino) → la gamma di funzioni dell’italiano è aperta verso il basso, quella del dialetto è limitata verso l’alto 24

Un dialetto è una lingua “incompiuta”? Secondo un’opinione diffusa, un dialetto è una varietà

Un dialetto è una lingua “incompiuta”? Secondo un’opinione diffusa, un dialetto è una varietà della lingua nazionale poco diffusa (cioè diffusa a livello locale), con una modesta tradizione scritta, con una ‘grammatica’ poco sviluppata, utilizzata da pochi parlanti (soprattutto anziani) e in poche circostanze “Nei decenni che precedettero l’unità, in tutta la Penisola ai dialetti, soprattutto alle loro varianti illustri elaboratesi nei maggiori centri urbani, competeva una piena dignità sociale: usati dagli strati popolari, lo erano altresì dai ceti più colti, dalle aristocrazie e perfino dai letterati, non soltanto nella vita privata, ma spesso anche nella vita pubblica e in occasioni solenni. In Piemonte si predicava in dialetto; il dialetto era d’uso nei salotti della borghesia e dell’aristocrazia milanese; a Venezia, il dialetto si affacciava e dominava perfino nelle orazioni politiche e giudiziarie; anche a Napoli il dialetto era d’uso normale nella corte (. . . ); il primo re d’Italia, Vittorio Emanuele, usava abitualmente il dialetto anche nelle riunioni con i suoi ministri. A Venezia, a Milano, a Napoli, a Palermo si costituirono delle koinài dialettali illustri, entro cui si inalvearono tradizioni letterarie che con Meli, Porta, Goldoni raggiunsero elevati livelli poetici. Alle soglie dell’unità, praticamente assente dall’uso parlato, l’italiano era dunque minacciato persino nel suo dominio dell’uso scritto” (De Mauro, T. , 1970, Storia linguistica dell’Italia Unita, Roma, Laterza. ) 25

→ i dialetti hanno, dal punto di vista linguistico, la stessa complessità delle lingue

→ i dialetti hanno, dal punto di vista linguistico, la stessa complessità delle lingue nazionali; le lingue nazionali sono, molto frequentemente, dialetti “promossi” a lingue per ragioni storiche. “(. . . ) dialetti (o lingue) non si nasce, ma di diventa. Una qualsiasi varietà linguistica che si affermi in ambiti geografici e funzionali che in partenza non aveva può diventare così una lingua, e contrapporti a dei dialetti: è quello che è avvenuto al fiorentino del Trecento, che è diventato lingua solo imponendosi coi secoli sulle parlate delle altre regioni d’Italia; e queste, per converso, sono diventate dialetti solo dopo aver adottato il fiorentino come varietà di riferimento” (Basile, G. et al. , 2010, Linguistica Generale, Roma, Carocci) “È l’uso sociale protratto per secoli, è la vicenda storica ‘esterna’ che di un idioma fa o no una lingua di cultura nazionale” (De Mauro, T. , 1977, Scuola e linguaggio, Roma, Editori Riuniti) 26

→ l’opposizione dialetto-lingua, nel contesto italiano, viene sentita soprattutto a partire dal Rinascimento; era

→ l’opposizione dialetto-lingua, nel contesto italiano, viene sentita soprattutto a partire dal Rinascimento; era comune l’uso di termini come ‘lingua veneziana’, ‘lingua bergamasca’, etc. (cfr. la Grammatica della lingua toscana di Leon Battista Alberti, 1437 -1441) “Individuate le lingue, le altre varietà sono considerate dialetti, con la conseguenza di diatribe di ogni genere e in ogni ambiente. (. . . ) Ai giorni nostri il problema può essere assoutamente vuoto se dietro discussioni che vogliono richiamarsi a una pretesa distinzione scientifica si vogliono sosenere interessi di campanile, da un lato, o, peggio, volontà di sopraffazione dell’altro” (Cardona, G. R. , 2009 [1987], Introduzione alla sociolinguistica, Torino, UTET) “Ogni volta che affiora, in un modo o nell’altro, la quistione della lingua, significa che si sta imponendo una serie di altri problemi: la formazione e l’allargamento della classe dirigente, la necessità di stabilire rapporti più intimi e sicuri tra i gruppi dirigenti e la massa popolare-nazionale, cioè di riorganizzare l’egemonia culturale” (Gramsci, A. , 1929 -1935, Quaderni del carcere, Quaderno 29, 3) 27

→ si veda il caso dell’ex-Jugoslavia: serbo-croato > serbo croato bosniaco montenegrino → cfr.

→ si veda il caso dell’ex-Jugoslavia: serbo-croato > serbo croato bosniaco montenegrino → cfr. British English vs. American English: nonostante le numerose differenze a tutti i livelli (fonologico, morfologico, sintattico, lessicale, ortografico), sono considerate varietà (dialects) di una stessa lingua (e non lingue separate) 28

1. Le lingue del mondo Attualmente, nel mondo sono parlate circa 7. 000 lingue

1. Le lingue del mondo Attualmente, nel mondo sono parlate circa 7. 000 lingue Il numero delle lingue è di gran lunga superiore a quello degli Stati (192 membri delle Nazioni Unite + territori a riconoscimento parziale, Taiwan, Kosovo) → rapporto 1: 30 (circa) tra Stati e lingue Classificazione delle lingue per numero di parlanti, per distribuzione geografica, per ‘grado di parentela’ (classificazione genealogica), classificazione in base alle caratteristiche comuni (classificazione tipologica) Secondo dati UNESCO (2000), circa (solo!!) 225 lingue hanno statuto ufficiale (meno del 4% del totale; cfr. Romaine, S. , 2007, Preserving endangered languages, “Language and Linguistics Compass”, 1/1 -2)

2. La classificazione delle lingue in base alla consistenza delle comunità di parlanti Classe

2. La classificazione delle lingue in base alla consistenza delle comunità di parlanti Classe Ordine di grandezza 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 più di un miliardo di parlanti (es. cinese mandarino, inglese) più di cento milioni di parlanti (es. hindi e urdu, Spagnolo) più di dieci milioni di parlanti più di un milione di parlanti più di centomila parlanti più di diecimila parlanti più di mille parlanti più di cento parlanti meno di cento parlanti lingue estinte → superlingue (o lingue transglottiche): lingue utilizzate per la comunicazione tra ambienti linguistici diversi (inglese, arabo, spagnolo), contanto anche grandi numeri di parlanti non nativi 30

Le lingue più parlate del mondo (ordine 9 e 8) Lingua 1 2 3

Le lingue più parlate del mondo (ordine 9 e 8) Lingua 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Cinese mandarino Inglese Hindi + urdu Spagnolo Russo Bengali Arabo Portoghese Malese + Indonesiano 10 Giapponese 11 Francese 12 Tedesco Numero approssimativo di parlanti 1 miliardo 900 milioni 450 milioni 320 milioni 250 milioni 200 milioni 160 milioni 145 milioni 125 milioni (Fonte: Graffi-Scalise, Le lingue e il linguaggio, Bologna, Il Mulino, 2002) 31

Le lingue più parlate del mondo - II 1 2 3 4 5 6

Le lingue più parlate del mondo - II 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Lingua Numero approssimativo di parlanti Cinese mandarino Spagnolo Inglese Hindi Arabo Portoghese Bengali Russo Giapponese Lahnda Giavanese Tedesco 848 milioni 399 milioni 335 milioni 260 milioni 242 milioni 203 milioni 189 milioni 166 milioni 128 milioni 88, 7 milioni 84, 3 milioni 78, 1 milioni (dati da Lewis, M. P. , Simons, G. F. & Fennig, C. D. , 2015, Ethnologue: Languages of the World [18° edizione], Dallas, SIL International) 32

3. La classificazione delle lingue per distribuzione geografica Distribuzione delle lingue per area di

3. La classificazione delle lingue per distribuzione geografica Distribuzione delle lingue per area di origine Area Lingue vive Parlanti N. medio di parlanti Africa 2, 138 30. 1 815, 252, 580 13. 0 381, 316 Americas 1, 064 15. 0 51, 527, 759 0. 8 48, 428 Asia 2, 301 32. 4 3, 779, 634, 812 60. 1 1, 642, 605 Europe 286 4. 0 1, 637, 993, 977 26. 0 5, 727, 252 Pacific 1, 313 18. 5 6, 783, 496 0. 1 5, 166 Totals 7, 102 100. 0 6, 291, 192, 624 100. 0 885, 834 (dati da Lewis, M. P. , Simons, G. F. & Fennig, C. D. , 2015, Ethnologue: Languages of the World [18° edizione], Dallas, SIL International) 33

4. La classificazione genetico-genealogica La famiglia linguistica: Una famiglia linguistica è composta da due

4. La classificazione genetico-genealogica La famiglia linguistica: Una famiglia linguistica è composta da due o più lingue tra le quali è possibile stabilire un rapporto di parentela che lascia supporre che esse derivino storicamente dalla stessa lingua madre: famiglia indo-europea, famiglia afro-asiatica, famiglia sino-tibetana, famiglia austronesiana, famiglia austro-asiatica. . . → metodo comparativo: la ricostruzione dei rapporti di parentela tra le lingue, quindi la ricostruzione delle famiglie linguistiche, avviene per mezzo della comparazione; la comparazione deve esaminare livelli omogenei delle lingue. (1) analogie nel vocabolario di base (es. numerali, termini di parentela…) Famiglia indo-europea vs. giapponese Italiano tedesco irlandese giapponese uno tre madre eins drei mutter haon trí máthair ichi / hitotsu san / mitsu haha / okāsan 34

→ possibili prestiti, anche nel vocabolario di base francese inglese tedesco svedese oncle uncle

→ possibili prestiti, anche nel vocabolario di base francese inglese tedesco svedese oncle uncle Onkel onkel tante aunt Tante tant cousin Cousin (Vetter) kusin → possibili somiglianze accidentali, anche tra lingue imparentate it. donna, giapp. onna lat. habere, ted. haben, ingl. have ‘avere’ → non sono collegati!! (la forma accostabile a ted. haben è lat. capere ‘afferrare, cogliere’, da cui it. capire) 35

(2) analogie o differenze sistematiche in fonologia, morfologia, sintassi Latino Greco antico Sanscrito Gotico

(2) analogie o differenze sistematiche in fonologia, morfologia, sintassi Latino Greco antico Sanscrito Gotico Inglese pater patḗr pitár− fadar father decem déka dáśa taíhun ten kaput− haubiþ head caput Corrispondenze sistematiche tra consonanti di latino, greco, sanscrito (e altre lingue indoeuropee) e consonanti delle lingue germaniche → ‘Legge di Grimm’: rotazione consonantica p > f, d > t, k > h (Luraghi, S. , 2006, Introuduzione alla lingustica storica, Roma, Carocci) 36

Italiano spagnolo francese portoghese latino fatto hecho fait feito factum latte leche lait leite

Italiano spagnolo francese portoghese latino fatto hecho fait feito factum latte leche lait leite lactem notte noche nuit noite noctem otto ocho huit oito octo → lat. –ct‒ > it. ‒tt‒ sp. ‒ch‒ fr. ‒it‒(> Ø) port. ‒it‒ 37

Livelli di classificazione: (1) Phylum (gruppo), stock (ceppo) → parentela meno definita, meno dimostrata

Livelli di classificazione: (1) Phylum (gruppo), stock (ceppo) → parentela meno definita, meno dimostrata (2) Famiglia (es. indoeuropea) (3) Ramo (es. romanzo) (4) gruppo (es. romanzo occidentale) (5) sottogruppo (es. gallo-romanzo) 38

La lingua madre di una famiglia / ramo può essere attestata o ricostruita: →

La lingua madre di una famiglia / ramo può essere attestata o ricostruita: → il latino è attestato. → il proto-indoeuropeo è ricostruito (le lingue ricostruite di indicano con *). → per ricostruzione si intende quel “processo con cui si afferma l’esistenza e si determinano le caratteristiche formali e funzionali di elementi linguistici non direttamente documentati”; “[Q]uando [. . . ] l’antecedente di una lingua non ci ha lasciato documentazione, allora la ricostruzione si configura come l’unico strumento a disposizione per recuperare il nesso storico tra due fasi linguistiche geneticamente connesse” (Campanile, E. , 1987, La ricostruzione linguistica e culturale, in Campanile, E. et al. , Linguistica Storica, Roma, La Nuova Italia Scientifica) 39

latino pater greco πατής avestico ptā gotico fadar armeno hayr sanscrito pitá proto-indoeuropeo *ph

latino pater greco πατής avestico ptā gotico fadar armeno hayr sanscrito pitá proto-indoeuropeo *ph 2 tḗr (Grandi, N. , 2008, La classificazione delle lingue del mondo, in Banfi, E. & Grandi, N. (a cura di), Le Lingue Extraeuropee, Roma , Carocci) “In casi di questo genere ciò che attraverso la comparazione viene individuato e ricostruito non è un lessema indo-europeo, ma una comune forma linguistica interna soggiacente a tutte queste formazioni e, dunque, ereditata dalla fase comunitaria” (Campanile, E. , 1987, La ricostruzione linguistica e culturale, in Campanile, E. et al. , Linguistica Storica, Roma, La Nuova Italia Scientifica) 40

Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A. A. 2015 / 2016 – giorgio. arcodia@unimib. it

Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A. A. 2015 / 2016 – giorgio. arcodia@unimib. it Modello (semplificato) dell’albero genealogico indoeuropeo (Stammbaum, A. Schleicher): Indoeuropeo tocario indoiranico tocario iranico (farsi) slavo baltico merid. orient. (croato) (russo) indoario occid. (polacco) sanscrito armeno anatolico greco albanese italico orient. armeno germanico celtico orient. (gotico) neogreco albanese occid. (ingl. , ted. ) pracriti lettone lituano continent. (irlandese) ittita luvio. . . hindi, bengalese. . . insulare (galatico) occidentale (latino) francese, italiano sett. (danese) → lingue isolate: idiomi privi di lingue sorelle (in assoluto o all’interno di un ramo / gruppo) (Luraghi, S. , 2006, Introduzione alla Linguistica Storica, Roma, Carocci) 41

Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A. A. 2015 / 2016 – giorgio. arcodia@unimib. it

Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A. A. 2015 / 2016 – giorgio. arcodia@unimib. it Italiano romeno inglese tedesco nederlandese danese russo ceco lituano lettone irlandese gallese Hindi greco a. latino gotico sanscrito avestico tocario A fratello frate brother Bruder broeder broder bratr brolis / broterelis brālis bráthair brawd bhrātā φράτηρ frater broþar bhrātar brātar pracar < *bʰréh 2 tr 42

Altri esempi di famiglie linguistiche: Famiglia delle lingue afro-asiatiche (dette anche camito-semitiche): circa 240

Altri esempi di famiglie linguistiche: Famiglia delle lingue afro-asiatiche (dette anche camito-semitiche): circa 240 lingue (secondo altre stime, oltre 370), diffuse in Africa settentrionale, Medio Oriente e Corno d’Africa, oltre 400 milioni di parlanti; comprende arabo (classico e ‘dialetti’), ebraico, maltese, somalo, amarico, lingue berbere, etc. Famiglia delle lingue austronesiane: oltre 1000 lingue (1247 secondo una stima), disperse tra Africa (Madagascar), sud-est asiatico, Oceania, varie isole dell’Oceano Pacifico (Hawaii, Isola di Pasqua), circa 400 milioni di locutori; comprende malese, indonesiano, tagalog (lingua delle Filippine), malgascio (lingua del Madagascar), hawaiano, figiano, maori, rapanui (lingua dell’Isola di Pasqua) Famiglia delle lingue sino-tibetane: circa 300 lingue (oltre 400, secondo altre stime), parlate in Asia orientale, sud-orientale e meridionale, circa 1. 400. 000 di locutori; comprende cinese (mandarino e altri dialetti), tibetano, birmano, etc. 43

Famiglia delle lingue niger-kordofaniane (o niger-congo): circa 1000 lingue, 350 milioni di parlanti; comprende

Famiglia delle lingue niger-kordofaniane (o niger-congo): circa 1000 lingue, 350 milioni di parlanti; comprende la maggior parte delle lingue dell’Africa sub-sahariana, tra cui (ki)swahili, yorúba, ewe, igbo, etc. (Da: Turchetta, B. , 2008, Le lingue in Africa nera, in Banfi, E. & Grandi, N. , Le lingue extraeuropee: Asia e Africa, Roma, Carocci) 44

5. Le lingue d’Europa: lo spazio geolinguistico europeo Europa come appendice del continente asiatico:

5. Le lingue d’Europa: lo spazio geolinguistico europeo Europa come appendice del continente asiatico: delimitata a nord dalle regioni artiche, a ovest dall’oceano Atlantico, a sud dal mar Mediterraneo → i confini orientali dell’Europa, convenzionalmente, sono fatti coincidere con i monti Urali e del Caucaso. “rilievi montuosi che non rappresentano, né furono mai, confini invalicabili e che, piuttosto, funzionarono da tramiti, anche se non sempre agevoli, tra Europa e Asia” (Banfi, E. , 1993, La trama storica dell’Europa linguistica: dalla fine del II millennio, in Banfi, E. (a cura di), La formazione dell’Europa linguistica, Firenze, La Nuova Italia) “I confini geografici fra Europa e Asia, come avviene fra le nazioni, non coincidono con quelli linguistici e una volta di più si osserva come le catene montuose non siano barriere invalicabili: sui due versanti degli Urali troviamo infatti lingue appartenenti agli stessi raggruppamenti genetici o legate comunque da affinità tipologica. Il confine orientale non segno un’interruzione, ma cade su una continuità garantita a nord dalle lingue uraliche e a sud dalle lingue altaiche” (Nocentini, A. , 2002, L’Europa linguistica: profilo storico e tipologico, Firenze, Le Monnier) 45

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5. 1 Quadro linguistico dell’Europa contemporanea Caratteristiche essenziali dell’Europa linguistica: (a)Grande frammentazione linguistica; più

5. 1 Quadro linguistico dell’Europa contemporanea Caratteristiche essenziali dell’Europa linguistica: (a)Grande frammentazione linguistica; più di sessanta lingue statutarie (riconosciute dalle Costituzioni dei singoli stati), oltre ad un numero non definibile di lingue non statutarie (b)Sostanziale omogeneità genealogica; la maggior parte delle lingue parlate nel territorio europeo appartengono alla famiglia indoeuropea, mentre la componente non indoeuropea è minoritaria (basco, lingue uraliche / ugrofinniche, maltese, turco, calmucco) → tuttavia, l’Europa non è sempre stata “indoeuropea” (cf. 2) (c)La distribuzione dei gruppi linguistici in Europa era già definita attorno alla fine del I millennio dell’èra volgare → fa eccezione la regione dell’Europa sud-orientale (penisola balcanica) interessata dall’espansione dell’Impero Ottomano → in tempi più recenti, l’Europa è stata (ed è tuttora) interessata da notevoli flussi immigratori, che hanno arricchito il “patrimonio linguistico” del continente 47

5. 1. 1 Europa indoeuropea ed Europa non indoeuropea Le lingue indoeuropee sono diffuse

5. 1. 1 Europa indoeuropea ed Europa non indoeuropea Le lingue indoeuropee sono diffuse in un territorio che si estende tra Europa ed Asia. Gruppi linguistici estinti della famiglia indoeuropea: (1)Lingue anatoliche → diffuse nella Turchia asiatica (Anatolia), lingue quali l’ittito, il lidio, il licio e il luvio; sostituite progressivamente dalla lingua e dalla cultura greche (gruppo estinto attorno al I sec. d. C. ) (2)Lingue tocarie → parlate da una popolazione indoeuropea, nel territorio dell’attuale Xinjiang (Cina occidentale); due varietà, denominate convenzionalmente “tocario A” e “tocario B” → lingue indoeuropee più orientali, sopraffatte da lingue turciche e cinesi (ca. VIII sec. d. C. ) 48

Gruppi linguistici maggiori: (3) Lingue romanze (o neolatine) → sistemi linguistici derivati dal latino,

Gruppi linguistici maggiori: (3) Lingue romanze (o neolatine) → sistemi linguistici derivati dal latino, una lingua italica occidentale; le lingue romanze statutarie sono portoghese, gallego, spagnolo (o castigliano), catalano, francese, italiano, romeno; esempi di lingue romanze non statutarie sono l’aragonese, l’occitano (o provenzale), il còrso, il giudeo-spagnolo, etc. → il romeno e le sue varietà sono gli unici rappresentanti della antica latinità balcanica → distinzione importante tra ambiente romanzo occidentale (spagnolo, portoghese, francese) e orientale (romeno); la linea di separazione convenzionale tra i due gruppi è la Rimini – La Spezia (o, meglio, Senigallia – Massa) N. B. : lingue italiche = lingue indoeuropee dell’Italia antica (latino, osco-umbro, messapico, etc. ) 49

(4) Lingue germaniche → articolate in tre sottogruppi principali; lingue germaniche occidentali (inglese, tedesco,

(4) Lingue germaniche → articolate in tre sottogruppi principali; lingue germaniche occidentali (inglese, tedesco, nederlandese…), settentrionali (danese, svedese, norvegese…) e orientali (gotico, vandalo, burgundo) → il ramo orientale è estinto, le lingue germaniche orientali non sono sopravvissute → all’interno del ramo occidentale vi è una importante distinzione tra dialetti altotedeschi (tra cui il tedesco standard) e basso-tedeschi (5) Lingue slave → articolate nei sottogruppi occidentale (ceco, polacco…), orientale (russo, ucraino…) e meridionale (sloveno, serbo e croato, bulgaro…) → la lingua di cultura che è stata comune a tutti i popoli slavi ortodossi è l’antico slavo ecclesiastico (o paleoslavo), veicolo dell’evangelizzazione dei popoli slavi dalla seconda metà del IX secolo d. C. → la lingua slava con più locutori e diffusa sul territorio più ampio è il russo (143 milioni di parlanti, più 110 milioni di persone che parlano il russo come seconda lingua) (dati da Lewis, M. P. , 2009, Ethnologue: Languages of the World (16° edizione), Dallas, SIL International) 50

Gruppi linguistici “minori”: (6)Lingue baltiche → lingue nazionali delle repubbliche baltiche Lettonia e Lituania,

Gruppi linguistici “minori”: (6)Lingue baltiche → lingue nazionali delle repubbliche baltiche Lettonia e Lituania, attestate a partire dal XVI secolo → una importante lingua baltica era il prussiano antico, parlato nei territori prussiani fino al XVIII secolo e sostituita dal tedesco (7)Lingue celtiche → articolate nei sottogruppi del celtico continentale (gallico, celtiberico, galatico…) e del celtico insulare (irlandese, scozzese, gallese); il gruppo insulare è ulteriormente diviso nei rami goidelico / gaelico (irlandese, scozzese…) e brittonico / britannico (gallese, bretone) → le lingue celtiche continentali erano parlate nel territorio europeo (Francia, Germania meridionale, Austria, Italia settentrionale, Spagna) e nell’Anatolia centrale (attuale Turchia), all’altezza del I millennio a. C. ; nei primi secoli della nostra èra si sono estinte → l’unica varietà celtica che è prima lingua di un paese è l’irlandese nella Repubblica d’Irlanda (accanto all’inglese); lo scozzese è parlato da circa 66. 000 persone, mentre il gallese ha 530. 000 locutori (ma solo una piccola parte di essi è monolingue); il bretone (parlato in Francia) ha circa mezzo milione di locutori, ma gode di scarso prestigio (dati da Lewis, M. P. , 2009, Ethnologue: Languages of the World (16° edizione), Dallas, SIL International) 51

Lingue indoeuropee isolate: (8) Neogreco → “figlio ‘unico’ di una tradizione linguistica indeuropea che

Lingue indoeuropee isolate: (8) Neogreco → “figlio ‘unico’ di una tradizione linguistica indeuropea che risulta essere la più antica, per documentazione, tra quelle presenti in Europa” (Banfi, E. & Grandi, N. , 2003, Lingue d’Europa, Roma, Carocci) → la forma popolare (dimotikì) del neogreco è caratterizzata da numerosi prestiti di origine turca e romanza Ess. : sokáki ‘vicolo’ < turco sokak, deftéri ‘quaderno’ < turco defter; suffisso veneziano – áda (liakáda ‘sole cocente’, prasináda ‘verde intenso’) → dialetti neogreci sono parlati anche nell’Italia meridionale, nel Salento e nell’Aspromonte (9) Albanese → lingua con notevoli influssi greci, latini, romanzi, slavi e turchi; l’albanese è distinto in due varietà il ghego (settentrionale) e il tosco (meridionale), su cui si basa la lingua standardì; varietà di albanese sono parlate anche nell’Italia meridionale (comunità arbrësh) e dagli albanesi emigrati in Europa, Stati Uniti, Australia, etc. → cf. shkollë ‘scuola’ < veneziano scola, dyfek ‘fucile’ < turco tüfek 52

(10) Armeno → la varietà orientale è lingua ufficiale della Repubblica d’Armenia, ha molte

(10) Armeno → la varietà orientale è lingua ufficiale della Repubblica d’Armenia, ha molte caratteristiche in comune con turco, farsi (persiano moderno) e lingue caucasiche meridionali, come la mancanza di distinzione di genere; a causa dell’elevato numero di prestiti lessicali ricevuti dalle lingue con cui era in contatto, una parte significativa del lessico armeno è costituita di elementi non-indoeuropei (Dum-Tragut, J. , 2009, Armenian, Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins) Gruppi linguistici non-indoeuropei d’Europa: (11) Basco: lingua isolata, parlata in una regione compresa tra Spagna e Francia, isola linguistica all’interno di un’area interamente romanza → lingua di più antico insediamento dell’Europa occidentale, parlata nella regione dei Pirenei settentrionali prima dell’indoeuropeizzazione d’Europa (cf. 2) → il basco ha un futuro incerto: ha un numero di parlanti molto ridotto, è frammentato sia dal punto di vista linguistico che geografico (confine franco-spagnolo) ed è sottoposto alla pressione del francese e dello spagnolo 53

(12)Lingue uraliche → divise in due principali gruppi, lingue ugro-finniche (ungherese, finnico, estone…) e

(12)Lingue uraliche → divise in due principali gruppi, lingue ugro-finniche (ungherese, finnico, estone…) e samoiede (ostiaco, nenets…) ; diffuse su un territorio vastissimo, dalla Norvegia settentrionale (regione del Finnmark) fino al fiume Jenisej, in Siberia → la continuità territoriale delle lingue uraliche è molto bassa, e spesso le popolazioni uraliche vivono in regioni abitante da una maggioranza parlante lingue diverse (mordvini in aree russofone, Sami in Norvegia, etc. ) (13)Lingue mongole → gruppo linguistico considerato (non unanimemente!!) parte di una (macro-)famiglia altaica, che comprenderebbe anche le lingue turche; la lingua più importante del gruppo è il mongolo (della Repubblica di Mongolia), l’unica lingua presente sul territorio europeo è il calmucco, parlato nella Repubblica di Calmucchia (Federazione Russa; ca. 140. 000 locutori) → i calmucchi sono l’unica popolazione in Europa di religione buddhista (lamaista); il tibetano classico è la lingua religiosa e in calmucco sono presenti numerosi prestiti da tale lingua (e dal sanscrito), come degtr ‘libro’ (< tib. class. deγ-thér) 54

(14) Lingue turche: famiglia composta da una trentina di lingue, diffuse dai balcani fino

(14) Lingue turche: famiglia composta da una trentina di lingue, diffuse dai balcani fino all’Asia centrale, con una certa continuità territoriale; i rami della famiglia rappresentati in Europa (o, meglio, tra Asia ed Europa) sono quello occidentale (baschiro, tataro…) e quello meridionale (turco di Turchia o ottomano, azeri…) → la distribuzione delle lingue turche è il risultato del nomadismo che caratterizzava le genti turche, originarie dell’Asia centrale (regione dell’Altai) → in inglese (così come in altre lingue) sono disponibili termini diversi per indicare le ‘lingue turche’ (Turkic) e la lingua turca di Turchia (Turkish), mentre in italiano no e, pertanto, si usa la dizione “turco di Turchia” per indicare la lingua standard della Repubblica di Turchia → le lingue turche sono caratterizzate da una forte omogeneità (con l’eccezione del ciuvascio), che ne rende difficile la classificazione; ad esempio, la parola per ‘testa’ è <baş> nel turco di Turchia, ma anche in gaugaso, azeri, turkmeno, tataro (di Kazan), baschiro, nogài, kazako, kirghiso, uigurico, etc. → dall’Europa alla Siberia orientale!! (Manzelli, G. , 1993, Le lingue turche, in Banfi, E. (a cura di), La formazione dell’Europa linguistica, Firenze, La Nuova Italia) 55

(15)Lingue semitiche → l’unica lingua semitica parlata in un paese europeo è il maltese,

(15)Lingue semitiche → l’unica lingua semitica parlata in un paese europeo è il maltese, lingua ufficiale di Malta; il maltese è l’unica lingua semitica parlata in un paese a maggioranza cristiana e che è resa grafematicamente mediante l’alfabeto latino → Malta è stata una terra di conquista per molti popoli (fenici, arabi, ostrogoti, normanni, inglesi, italiani); la lingua maltese conserva tracce di molte delle lingue di quei popoli; il 35 -40% del lessico maltese è costituito da elementi stranieri, soprattutto siculo-italiani (gvern, palazz, relazzjoni, istrutturi, muskolu, forn, furketta, serp…) (16)Lingue caucasiche → lingue parlate nell’area montuosa tra Mar Nero e Mar Caspio, divise nei gruppi meridionale (o cartveliche), nord-occidentale e nord-orientale; l’unica lingua caucasica (cartvelica) con un alfabeto proprio e lo statuto di lingua ufficiale di un paese indipendente è il georgiano (nella Repubblica di Georgia) → lingue tipologicamente molto diverse da quelle dell’Europa stricto sensu (Springfield Tomelleri, V. , 2008, La “famiglia” delle lingue caucasiche, in Banfi, E. & Grandi, N. (a cura di), Le lingue extraeuropee: Africa e Asia, Roma, Carocci) 56

Altri sistemi indoeuropei: (17) Lingue indo-iraniche → lingue indoeuropee parlate in Asia (Hindi, Urdu,

Altri sistemi indoeuropei: (17) Lingue indo-iraniche → lingue indoeuropee parlate in Asia (Hindi, Urdu, Persiano, etc. ); le uniche parlate indo-arie del continente europeo sono quelle degli zingari, dette lingue “romani”, originarie dell’India nord-occidentale → probabilmente, solo il 20% dei rom padroneggia una varietà romani → nelle parlate degli zigane sono presenti numerosi elementi lessicali provenienti dalle lingue dei paesi di transito delle popolazioni zingare (drom ‘viaggio’ < gr. drómos, méro ‘mare’ < ted. Meer…) (Manzelli, G. , 1993, Un caso a sé: le parlate degli zingari (le lingue indoiraniche d’Europa), in Banfi, E. (a cura di), La formazione dell’Europa linguistica, Firenze, La Nuova Italia) 57

1. Fonetica e fonologia La fonetica studia le caratteristiche fisiche dei suoni linguistici →

1. Fonetica e fonologia La fonetica studia le caratteristiche fisiche dei suoni linguistici → livello concreto; l’unità di analisi della fonetica è il fono La fonologia studia la funzione linguistica dei suoni come elementi di un sistema linguistico → fonologia dell’inglese, del tedesco, dell’italiano. . . → livello astratto; l’unità di analisi della fonologia è il fonema

Fono: realizzazione concreta di un qualunque suono del linguaggio → unità minima della fonetica

Fono: realizzazione concreta di un qualunque suono del linguaggio → unità minima della fonetica → due accezioni: (a)classe di suoni che condividono gli stessi parametri articolatori Es. : fricativa labiodentale sonora [v] (b)singolo suono realizzato in una determinata circostanza da un determinato parlante → unità concreta, di parole Fonema: fono che, in una determinata lingua, può assumere valore distintivo, ovvero può servire a distinguere parole in opposizione ad altri fon(em)i → unità minima della fonologia → “La fonologia studia l’organizzazione e il funzionamento dei suoni nel sistema linguistico” (Berruto, G. & Cerruti, M. , 2010, La linguistica. Un corso introduttivo, Torino, UTET) 59

2. Il fonema Fonema: unità minima di seconda articolazione, “classe astratta di foni, dotata

2. Il fonema Fonema: unità minima di seconda articolazione, “classe astratta di foni, dotata di valore distintivo, cioè tale da opporre una parola ad un’altra in una data lingua” (Berruto, G. & Cerruti, M. , 2010, La linguistica. Un corso introduttivo, Torino, UTET) → come facciamo a individuare i fonemi di una lingua? <faro> <caro> → [‘faro] → [‘karo] → [f] e [k] hanno valore distintivo Prova di commutazione: se sostituendo un unico fono in una parola di una lingua si ottiene una parola diversa, allora esiste un’opposizione tra due fonemi (i due foni realizzano due diversi fonemi) Es. : [‘male], [‘mare]; [‘vano], [‘vino] N. B. : le vocali si oppongono alle vocali, consonanti e semivocali si oppongono a consonanti e semivocali 60

Due parole distinte solo dalla presenza di un fono diverso nella stessa posizione costituiscono

Due parole distinte solo dalla presenza di un fono diverso nella stessa posizione costituiscono una coppia minima → le coppie minime ci permettono di identificare le opposizioni distintive in una lingua, di individuare i fonemi Ess. : italiano inglese [‘kare] vs. [‘mare] [‘kæt] vs. [‘mæt] (‘gatto’ vs. ‘tappetino’) → l’inventario fonematico può essere diverso da lingua: Ess. : italiano portoghese [‘faro] vs. [‘fa. Ro] → l’opposizione non è distintiva [‘karu] vs. [‘ka. Ru] (‘caro’ vs. ‘carro’ / ‘auto’) → la trascrizione fonematica è indicata tra barre oblique: [k] vs. /k/ → la trascrizione fonematica prevede l’indicazione solo le caratteristiche dotate di valore distintivo: è sempre una trascrizione larga 61

“Fonema” è una nozione astratta ogni fonema può essere fisicamente realizzato in numerosi modi

“Fonema” è una nozione astratta ogni fonema può essere fisicamente realizzato in numerosi modi diversi a seconda: − del parlante − del contesto fonetico − del contesto più ampio (es. stato emotivo del parlante) → nell’operazione di decodifica, il ricevente (ascoltatore) è normalmente in grado di associare le diverse realizzazioni di un fonema (allofoni) al fonema corretto (altrimenti, la comunicazione potrebbe fallire) Es. : ingl. black ‘nero’ [‘blæk] ([æ] = vocale anteriore quasi aperta) probabilmente ‘percepito’ da un parlante italiano come [blɛk] o [blak] (ovvero, [æ] allofono di [ɛ] o [a]) (Aglioti, S. M. , Fabbro, F. , 2006, Neuropsicologia del linguaggio, Bologna, Il Mulino) 62

Fonemi e allofoni Distribuzione di [r], [υ] e [ʁ] in italiano: (a) all’inizio di

Fonemi e allofoni Distribuzione di [r], [υ] e [ʁ] in italiano: (a) all’inizio di una parola (<resto>) (b) tra due vocali (<mora, torre>) (c) in seconda posizione in attacco di sillaba (<prova>) (d) alla fine di una sillaba (<corda>) (e) alla fine di una parola (<per>) → i tre foni compaiono negli stessi contesti (distribuzione coincidente), non danno luogo a coppie minime (non hanno valore distintivo) → sono varianti (allofoni) di uno stesso fonema 63

/r/ [r] [υ] → fonema [ʁ] → allofoni N. B. : gli allofoni di

/r/ [r] [υ] → fonema [ʁ] → allofoni N. B. : gli allofoni di un fonema vengono associati all’allofono più normale e frequente; in questo caso, la vibrante alveolare [r] → la scelta dell’allofono non dipende dal contesto; [r], [υ] e [ʁ] sono varianti libere 64

Distribuzione delle consonanti nasali [n], [ŋ] e [ɱ] in italiano: [n] → all’inizio di

Distribuzione delle consonanti nasali [n], [ŋ] e [ɱ] in italiano: [n] → all’inizio di una parola (<naso>), tra due vocali (<mano, panno>), in coda di sillaba davanti ad un’occlusiva alveolare (<tenda, canto>), alla fine di una parola (<con>) [ŋ] → alla fine di una sillaba, solo davanti ad una consonante velare (<banca, rango>) [ɱ] → alla fine di una sillaba, solo davanti ad una consonante labiodentale (<anfora, invano>) → i tre foni non compaiono mai negli stessi contesti (distribuzione complementare), non danno luogo a coppie minime (non hanno valore distintivo) → sono varianti (allofoni) di uno stesso fonema 65

/n/ [n] [ŋ] → fonema [ɱ] → allofoni → la scelta dell’allofono è condizionata

/n/ [n] [ŋ] → fonema [ɱ] → allofoni → la scelta dell’allofono è condizionata dal contesto; [n], [ŋ] e [ɱ] sono varianti combinatorie 66

3. Inventari fonematici Non tutte le lingue hanno gli stessi fonemi → diversi inventari

3. Inventari fonematici Non tutte le lingue hanno gli stessi fonemi → diversi inventari fonematici Ess. : francese → 36 fonemi tedesco → 38 fonemi spagnolo → 24 fonemi lingue khoisan → fino a 140 fonemi moxo (Bolivia) → 19 fonemi rotokas (Nuova Guinea) → 11 fonemi N. B. : il numero esatto di fonemi può variare da descrizione 67

Italiano standard: 30 o 28 fonemi (a seconda che si considerino fonemi [j] e

Italiano standard: 30 o 28 fonemi (a seconda che si considerino fonemi [j] e [w]) → non tutte le distinzioni hanno lo stesso rendimento funzionale /s/ vs. /z/: nell’Italia del nord, realizzazione unica [z] in posizione intervocalica → annullamento delle coppie minime [‘kjɛze] ~ [‘kjɛse] /ʦ/ vs. /ʣ/: standard [‘ʦio] vs. settentrionale [‘ʣio] /e/ vs. /ɛ/: [‘peska] (attività) vs. [‘pɛska] (frutto) → parte del nord [‘pɛska] (entrambi) /o/ vs. /ɔ/: [‘botte] (contenitore) vs. [‘bɔtte] (percosse) → parte del nord [‘bɔtte] (entrambi) 68

4. La sillaba <carovana> → [karo’vana] → #ca. ro. va. na# → otto foni

4. La sillaba <carovana> → [karo’vana] → #ca. ro. va. na# → otto foni / fonemi quattro sillabe Sillaba (< greco syllabé < syllambáno ‘prendere insieme’): “unità fonetica minima che il nostro organismo è in grado di produrre e percepire” (Basile, G, et al. , 2010, Linguistica generale, Roma, Carocci) → sillabe combinazioni minime di fonemi che fungano da unità pronunciabili per costruire la forma fonica delle parole 69

Struttura della sillaba: σ Attacco Rima Nucleo Coda → Es. : con [k] [on]

Struttura della sillaba: σ Attacco Rima Nucleo Coda → Es. : con [k] [on] [o] [n] 70

→ le regole sulla struttura di sillaba variano da lingua; l’unico costituente sillabico necessario

→ le regole sulla struttura di sillaba variano da lingua; l’unico costituente sillabico necessario in tutte le lingue è il nucleo Ess. : it. a, e, è, o, i; fr. eau, cin. mand. è ‘affamato’, é ‘oca’, etc. → in italiano, solo le vocali possono costituire il nucleo di una sillaba → cfr. ingl. rhythm [‘ɹɪðm ], able [‘eɪbl ], tedesco laufen ‘camminare’ [‘laufn ] → ceco strč prst skrz krk ‘mettiti il dito attraverso la gola’, dove nessuna delle lettere è rappresentata da una vocale → berbero tashlhiyt (una lingua del Marocco): pressoché ogni consonante può costituire nucleo di sillaba (srstnt tkrftnt tχzntnt ‘bloccali, legali e mettili via’) → normalmente, i suoni non vocalici che fungono da nucleo sillabico sonoranti 71

Scala di sonorità (‘percepibilità’) vocali > semiconsonanti > liquide > nasali > ostruenti (Nespor,

Scala di sonorità (‘percepibilità’) vocali > semiconsonanti > liquide > nasali > ostruenti (Nespor, M. , 1994, Fonologia, Bologna, Il Mulino) → i suoni meno adatti a costituire nucleo di sillaba sono le cosiddette consonanti ostruenti; tra di queste, le fricative, come la [f] (di fiore) o la [s] (di sera), sono favorite rispetto alle affricate (come la [ʤ] di gita), mentre le ultime posizioni della scala sono occupate dalle occlusive, come [b] e [p]. → Nucleo come picco di sonorità della sillaba: le lingue tendono a costruire le sillabe attorno al suono maggiormente percepibile; in tutte le lingue abbiamo tipi sillabici a nucleo vocalico, e spostandoci verso destra nella scala di sonorità, la possibilità di un suono di costituire nucleo sillabico decresce → non esistono lingue dove solo le consonanti possono costituire il nucleo di una sillaba 72

→ le consonanti non possono combinarsi liberamente nella formazione delle sillabe: presenza di restrizioni

→ le consonanti non possono combinarsi liberamente nella formazione delle sillabe: presenza di restrizioni fonotattiche caratteristiche delle singole lingue Es. : in italiano sono ammessi i nessi consonantici [spr] (spreco) e [skr] (scrutare), ma non [vsp] → cfr. russo vspominat’ ‘ricordare’ → cfr. georgiano [mkrt] o [mcvrtn] in posizione prevocalica; si pensi ad una parola ipotetica come gvprckvni ‘tu ci sbucci’ (→ 8 consonanti!!) Complessità sillabica: sillaba di tipo CV (consonante semplice e vocale) è la più diffusa nelle lingue del mondo (it. sì, no); non poche lingue hanno solo sillabe di quel tipo 73

Strutture sillabiche preferenziali in italiano: CV (consonante-vocale) → #ma. no#, #ca. na. glia#, #Mi.

Strutture sillabiche preferenziali in italiano: CV (consonante-vocale) → #ma. no#, #ca. na. glia#, #Mi. la. no# → altre strutture frequenti: V, VC (#al. ce#), CCV (#sca. la#), CVC (#col. po#), CCCV (#spre. me. re#) Sillabe chiuse vs. sillabe aperte: Sillabe chiuse (o implicate) → sillabe con coda (consonante o semivocale) Es. : CVC (con, tempo, canto) Sillabe aperte (o libere) → sillabe prive di coda (terminano in vocale) Es. : CV (ma, tempo, canto) 74

Dittonghi e trittonghi Dittongo: combinazione di una semiconsonante / semivocale e una vocale Ess.

Dittonghi e trittonghi Dittongo: combinazione di una semiconsonante / semivocale e una vocale Ess. : ieri [‘jeri], uomo [‘wɔmo], pieno [‘pjeno], luogo [‘lwɔgo] → dittonghi ascendenti caimano [‘kai mano], mai [‘mai ], auto [‘au to], causa [‘kau za] → dittonghi discendenti →per i dittonghi ascendenti, si parla di semiconsonanti; per i discendenti, di semivocali Trittongo: combinazione di due semiconsonanti / semivocali e una vocale Ess. : aiuola [‘ajwɔla], guai [‘gwai ], quei [‘kwei ], miei [‘mjɛi ] → N. B. : quando abbiamo due vocali stabili in successione, si parla di iato Ess. : aereo [a’ereo], zio [‘ʣio], mio [‘mio] → si confrontino: Lucia [lu’ʧia], Chianti [‘kjanti] 75

5. Tratti soprasegmentali <castagna> → [ka’staɲ: a] → [k] → sequenza fonica come concatenazione

5. Tratti soprasegmentali <castagna> → [ka’staɲ: a] → [k] → sequenza fonica come concatenazione di segmenti consonante, occlusiva, velare, sorda a. vocale, centrale, bassa, non arrotondata (. . . ) →i fatti articolatori associati ad segmento (fono) sono concepiti come simultanei; esistono, tuttavia, fenomeni (accento, lunghezza, tono, intonazione) che non sono analizzabili prendendo in considerazione solo singoli segmenti, ma piuttosto la catena parlata (o le sillabe che la compongono) → fenomeni soprasegmentali o prosodici 76

5. 1 L’accento Accento: aumento di intensità nella pronuncia di una sillaba Ess. :

5. 1 L’accento Accento: aumento di intensità nella pronuncia di una sillaba Ess. : ancora vs. ancora, porto vs. portò, etc. → caratteristiche fonetiche coinvolte nell’accentazione: volume, altezza, durata → italiano: soprattutto, aumento di volume, connesso con una maggiore durata N. B. : accento (fatto prosodico) ≠ accento grafico Ess. : virtù, città, zuppa, coccodrillo da (preposizione) vs. dà (verbo); e (congiunzione) vs. è (verbo) perché vs. caffè → differenza di timbro vocalico segnalata tramite l’accento grafico 77

Lingue ad accento fisso vs. lingue ad accento libero / mobile: Francese: l’accento cade

Lingue ad accento fisso vs. lingue ad accento libero / mobile: Francese: l’accento cade sempre (semplificando!!) sull’ultima sillaba Ess. : ville, unique, position, structure, saison Ceco: l’accento cade sempre sulla prima sillaba Ess. : pes ‘cane’, město ‘cittadina’, oblak ‘nuvola’ Italiano: l’accento può trovarsi in varie posizioni all’interno della parola qualità → parole tronche / ossitone libretto → parole piane / parossitone tavolo → parole sdrucciole / proparossitone capitano → parole bisdrucciole 78

Parole senza accento? Clitici: ‘particelle’ che non hanno accento indipendente e, pertanto, devono appoggiarsi

Parole senza accento? Clitici: ‘particelle’ che non hanno accento indipendente e, pertanto, devono appoggiarsi ad una parola contigua nella catena fonica Ess. : articoli (il, la, le. . . ), pronomi personali atoni (me, lo. . . ) il tuo amico lo salutò cordialmente → se consideriamo i clitici parte della parola che li ‘ospita’, allora abbiamo anche parole trisdrucciole: fabbricamelo 79

Le parole di quattro o più sillabe tipicamente contengono anche uno o più accenti

Le parole di quattro o più sillabe tipicamente contengono anche uno o più accenti secondari: fabbricamelo → le parole composte possono avere anche due accenti principali: <tagliaerba> [‘taλa’εrba], <toccasana> [‘tok: a’sana] (e non [‘tok: a’zana]!!) Valore fonematico dell’accento: Nelle lingue ad accento libero / mobile, due parole possono essere distinte solo dalla posizione dell’accento → accento con valore (impropriamente) fonematico Ess. : capitano vs. capitano, subito vs. subito, camicie vs. camice N. B. : in italiano, il contrasto di grado di apertura tra [e] ed [ɛ] e tra [o] e [ɔ] è annullato in sillaba atona (non accentata) → sempre [e] e [o] → [‘mare] [‘kɔno] [‘lɛttera] [‘skɔʎ: o] 80

5. 2 Il tono Tono: altezza musicale (pitch) relativa con cui una sillaba viene

5. 2 Il tono Tono: altezza musicale (pitch) relativa con cui una sillaba viene pronunciata → variabili articolatorie coinvolte: tensione delle corde vocali e della laringe, veolcità e frequenza delle vibrazioni delle corde vocali → frequenza fondamentale → la frequenza fondamentale definisce il tipo di tono: frequenza alta ~ tono alto, frequenza bassa ~ tono basso, frequenza ascendente ~ tono ascendente, etc. Nelle lingue tonali, il tono può avere valore distintivo (‘tonemi’), può distinguere parole Es. : cantonese (Hong Kong): yāu ‘preoccuparsi’ → tono alto e costante yáu ‘vernice’ → tono alto e crescente yàuh ‘olio’ → tono basso e discendente (Matthews, S. & Yip, V. , 1994, Cantonese: a Comprehensive Grammar, London, Routledge) 81

Il sistema tonale del cinese mandarino: Scala di altezza tonale da 1 a 5,

Il sistema tonale del cinese mandarino: Scala di altezza tonale da 1 a 5, dove 1 è il punto più basso e 5 il più alto: (1) primo tono (denominato 阴平 yīnpíng), alto e costante (55), ā; (2) secondo tono (阳平 yángpíng), alto e crescente (35), á; (3) terzo tono (上声 shǎngshēng), modulato (214), ǎ; (4) quarto tono (去声 qùshēng), alto e bruscamente decrescente (51), à. Ess. : 媽 mā ‘mamma’ 麻 má ‘canapa’ 馬 mǎ ‘cavallo’ 接 jiē ‘connettere’ 結 jié ‘annodare’ 姐 借 jiě jiè ‘sorella maggiore’ ‘prestare’ 82 罵 mà ‘insultare’

Distribuzione delle lingue tonali: Asia e Oceania: lingue sinitiche, alcune lingue tibeto-birmane, alcune lingue

Distribuzione delle lingue tonali: Asia e Oceania: lingue sinitiche, alcune lingue tibeto-birmane, alcune lingue austroasiatiche (vietnamita), lingue tai-kadai, lingue hmong-mien Africa: lingue niger-congo, alcune lingue afro-asiatiche, lingue nilotico-sahariane, lingue khoisan Americhe: lingue otomangue, athapaskane (navajo), alcune lingue irochesi (cherokee, mohicano) → aree di maggiore diffusione: Asia Orientale, Africa (soprattutto subsahariana) Europa: svedese, norvegese, serbo, croato e alcune altre lingue hanno sistemi di tono ‘semplici’ detti a pitch accent → sistemi con uno o due contrasi tonali Es. : svedese ánden ‘l’anatra’ vs. ànden ‘spirito’ norvegese tanken ‘il carrarmato’ (tono 1), ‘il pensiero’ (tono 2) 83

5. 3 L’intonazione Intonazione: “andamento melodico con cui è pronunciata una frase o un

5. 3 L’intonazione Intonazione: “andamento melodico con cui è pronunciata una frase o un intero gruppo tonale o gruppo ritmico (. . . )” (Berruto, G. & Cerruti, M. , 2010, La lingusitica: un corso introduttivo, Torino, UTET) → anche l’intonazione, come il tono, è un fenomeno relativo all’altezza musicale; ha però un dominio diverso rispetto al tono (frase vs. sillaba / parola) Ess. : Tu non ci vai? Tu non ci vai!! → intonazione come sequenza di toni che produce una curva intonativa, spesso dal valore pragmatico 84

Alcune intonazioni comuni dell’italiano: (1) costante, tipica delle affermazioni, valore ‘neutro’ Il negozio è

Alcune intonazioni comuni dell’italiano: (1) costante, tipica delle affermazioni, valore ‘neutro’ Il negozio è chiuso. (2) ascendente, tipica delle domande Il negozio è chiuso? (3) discendente, tipica delle affermazioni decise e delle esclamazioni, comandi Il negozio è chiuso!! → possibili numerose altre curve intonative più complesse, interazione con altri tratti 85

5. 4 La lunghezza Lunghezza (o durata, quantità): estensione relativa dei foni (e delle

5. 4 La lunghezza Lunghezza (o durata, quantità): estensione relativa dei foni (e delle sillabe) nel tempo → foni più o meno lunghi rispetto ad altri segmenti nella catena parlata (e non in assoluto) → gamma rilevante (approssimativa) tra i 20 e i 500 millisecondi; durata influenzata in parte dalla velocità dell’eloquio Valore distintivo della lunghezza: quattro possibilità (1) Solo la lunghezza consonantica ha valore distintivo: italiano caro vs. carro (2) Solo la lunghezza vocalica ha valore distintivo: tedesco Stadt ‘città’ vs. Staat ‘stato’ (3) Lunghezza consonantica e vocalica hanno entrambe valore distintivo: finnico sata ‘cento’ vs. saata ‘accompagna’ vs. sataa ‘piove’ (4) Né lunghezza consonantica né lunghezza vocalica hanno valore distintivo: spagnolo, cinese mandarino, etc. 86

Suoni continui: protraibili finché dura il flusso d’aria egressivo → vocali, fricative, laterali, vibranti

Suoni continui: protraibili finché dura il flusso d’aria egressivo → vocali, fricative, laterali, vibranti Suoni non continui: durata protraibile solo per brevissimo tempo → occlusive, affricate, nasali Due possibili analisi per le consonanti lunghe italiane: (1) sequenza di due suoni identici → [‘kanne] (2) fonema dsitinto, che si oppone alla consonante scempia (breve) → [‘kan: e] → /n/ vs. /n: / → secondo questa analisi, [‘kane] e [‘kan: e] costituirebbero una coppia minima 87

La lunghezza vocalica in italiano: Vocali atone, vocali toniche in sillaba chiusa: [‘kanto] [‘gambo]

La lunghezza vocalica in italiano: Vocali atone, vocali toniche in sillaba chiusa: [‘kanto] [‘gambo] [vo’lante] Vocali toniche in sillaba aperta: trascrizione fonetica stretta → [‘ma: no] [‘ko: da] [‘pja: no] trascrizione fonematica → /’mano/ /’koda/ /’pjano/ → possibilità di vocali enfatiche particolarmente lunghe: [‘ma: : no] [‘ko: : da] [‘pja: : no] N. B. : in nessun caso la lunghezza vocalica ha valore distintivo in italiano → cfr. milanese: andà ‘andare’ vs. andaa ‘andato’ 88

La fonetica di quattro grandi lingue europee: inglese, francese, tedesco e spagnolo Nelle scuole

La fonetica di quattro grandi lingue europee: inglese, francese, tedesco e spagnolo Nelle scuole primarie è obbligatorio l’apprendimento di una lingua dell’Unione Europea, e la scelta, per ovvie ragioni, ricade sull’inglese. In alcuni istituti, dalla terza elementare in poi, può essere insegnata una seconda lingua: il tedesco, lo spagnolo o il francese. Un caso eccezionale è quello di Trento: qui la prima lingua straniera è il tedesco, poi dalla terza si studia l’inglese. Nelle scuole secondarie, secondo regolamento, la prima lingua straniera da studiare è l’inglese. È obbligatoria anche una seconda lingua, cui sono dedicate meno ore, da scegliere tra spagnolo, francese e tedesco. Sorprendenti e incoraggianti i dati Eurostat circa l’apprendimento di lingue straniere nelle scuole secondarie. In Europa, l’Italia è al terzo posto, dopo Lussemburgo e Finlandia, per l’apprendimento, da parte degli studenti, di altre due lingue. Per le scuole superiori l’insegnamento delle lingue viene affiancato a quello delle letterature straniere. Il paradosso è che una buona conoscenza della letteratura, alla fine degli studi, non è seguita da una conoscenza della lingua adeguata, cioè tale da permettere di comunicare. Si conferma la scelta limitata di lingue insegnate: al solito inglese è affiancato il francese, seguono tedesco e spagnolo. Rispetto alle scuole primarie e secondarie, la percentuale di studenti che devono apprendere una seconda lingua straniera oltre l’inglese si alza di molto 89

FONETICA DELLA LINGUA INGLESE* Ci sono numerosi diversi dialetti dell’inglese parlato in America del

FONETICA DELLA LINGUA INGLESE* Ci sono numerosi diversi dialetti dell’inglese parlato in America del Nord e in Gran Bretagna per cui le indicazioni fonetiche saranno fornite di seguito si riferiscono soprattutto alle caratteristiche articolatorie dell’inglese americano parlato nell’ovest degli Stati Uniti d’America (con alcune indicazioni diverse). 1 Ovviamente la pronuncia effettiva di parlanti non standard può variare significativamente da quella qui proposta. Quando si fa una trascrizione è dunque necessario indicare almeno se ci si riferisce a un parlante inglese o americano. Esiste uno standard ben codificato per il British English chiamato RP ( Received Pronunciation) , usato anche dai professionisti della voce, e solitamente identificato con la variante di pronunzia degli speaker della BBC. Dove non specificato la pronuncia indicata nelle trascrizioni che seguono è dell’inglese americano. Si tenga ben presente che le trascrizioni riportate sono solo una possibilità ra le tante. *(fonte: http: //www. venetieventi. it/afa/deskarga/FONETICA INGLESE. pdf) 90

IL CONSONANTISMO CONSONANTI DOPPIE Anche quando l’ortografia inglese segnala una consonante doppia, la pronuncia

IL CONSONANTISMO CONSONANTI DOPPIE Anche quando l’ortografia inglese segnala una consonante doppia, la pronuncia è SEMPRE scempia (semplice). 91

OCCLUSIVE 92

OCCLUSIVE 92

FRICATIVE 93

FRICATIVE 93

AFFRICATE 94

AFFRICATE 94

NASALI 95

NASALI 95

LATERALI 96

LATERALI 96

APPROSSIMANTI 97

APPROSSIMANTI 97

IL VOCALISMO 98

IL VOCALISMO 98

LE VOCALI 99

LE VOCALI 99

I DITTONGHI 10 0

I DITTONGHI 10 0

Fonetica della lingua francese Il francese è parlato infatti un territorio vastissimo, in Francia,

Fonetica della lingua francese Il francese è parlato infatti un territorio vastissimo, in Francia, Belgio, Canada, in Svizzera e altre aree europee, oltre che in larga parte dell’Africa nel Maghreb (Algeria, Marocco e Tunisia) e in altre aree africane e oltremare (Haiti, Guadalupe). In questo caso considereremo “standard” la parlata parigina, su cui sono basate anche le considerazioni fonetiche dell’Handbook dell’IPA. La maggior parte delle variazioni non riguardano per il francese tanto l’inventario fonetico, quanto l’opposizione fonologica di alcune coppie di suoni (fatto questo che abbiamo osservato anche in italiano). 10 1

Il CONSONANTISMO OCCLUSIVE 10 2

Il CONSONANTISMO OCCLUSIVE 10 2

FRICATIVE 10 3

FRICATIVE 10 3

NASALI 10 4

NASALI 10 4

VIBRANTI; LATERALI; APPROSSIMANTI 10 5

VIBRANTI; LATERALI; APPROSSIMANTI 10 5

LE VOCALI ORALI (1) 10 6

LE VOCALI ORALI (1) 10 6

LE VOCALI ORALI (2) 10 7

LE VOCALI ORALI (2) 10 7

LE VOCALI ORALI (3) 10 8

LE VOCALI ORALI (3) 10 8

LE VOCALI ORALI (4) 10 9

LE VOCALI ORALI (4) 10 9

LE VOCALI NASALI (1) 11 0

LE VOCALI NASALI (1) 11 0

LA FONETICA DEL TEDESCO 11 1

LA FONETICA DEL TEDESCO 11 1

IL CONSONANTISMO 11 2

IL CONSONANTISMO 11 2

11 3

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FRICATIVE 11 4

FRICATIVE 11 4

FRICATIVE (2) 11 5

FRICATIVE (2) 11 5

AFFRICATE; NASALI; LATERALI; APPROSSIMANTI 11 6

AFFRICATE; NASALI; LATERALI; APPROSSIMANTI 11 6

IL VOCALISMO 11 7

IL VOCALISMO 11 7

VOCALI SINGOLE E DITTONGHI Vocali singole Dittonghi 62 11 8

VOCALI SINGOLE E DITTONGHI Vocali singole Dittonghi 62 11 8

LA FONETICA DELLO SPAGNOLO 11 9

LA FONETICA DELLO SPAGNOLO 11 9

OCCLUSIVE ma: 12 0

OCCLUSIVE ma: 12 0

FRICATIVE 12 1

FRICATIVE 12 1

AFFRICATE 12 2

AFFRICATE 12 2

NASALI 12 3

NASALI 12 3

LATERALI; VIBRANTI; APPROSSIMANTI 12 4

LATERALI; VIBRANTI; APPROSSIMANTI 12 4

IL VOCALISMO 12 5

IL VOCALISMO 12 5

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1. La morfologia è la branca della linguistica che si occupa della struttura delle

1. La morfologia è la branca della linguistica che si occupa della struttura delle parole. → la morfologia ha il compito di rendere conto delle conoscenze dei parlanti rispetto alla formazione delle parole nella propria lingua (competenza morfologica) → le unità fondamentali dell’analisi morfologica sono la parola e il morfema

2. La parola La nozione di parola è intuitivamente presente alla coscienza linguistica di

2. La parola La nozione di parola è intuitivamente presente alla coscienza linguistica di ogni parlante. “Le mot, malgré la difficulté qu’on a à le définir, est une unité qui s’impose à l’ésprit, quelque chose de centrale dans le mécanisme de la langue” (Saussure, Ferdinand De, 1916, Cours de linguistique générale, Parigi, Payot; edizione italiana a cura di Tullio De Mauro, 1967, Bari, Laterza) Es. : Luca ha telefonato a Giovanna → cinque parole; il parlante non ha problemi nell’identificazione delle parole → “quasi tutte le tradizioni scritte (. . . ) conoscono la divisione in parole della sequenza sonora” (Ramat, Paolo (2005), Per una definizione di ‘parola’, in Ramat, P. Pagine Linguistiche, Roma, Laterza) Ciò che viene considerato “parola” in una lingua può non corrispondere ad una parola in un’altra lingua: il ragazzo ha dato una rosa a Maria → otto parole puer dedit rosam Mariae → quattro parole!! 12 8

Variazione interlinguistica della “parola”: Italiano a vs. precipitevolissimevolmente Nederlandese brandweerladderwagenknipperlichtinstallatiemonteurs ‘meccanici per l’installazione di

Variazione interlinguistica della “parola”: Italiano a vs. precipitevolissimevolmente Nederlandese brandweerladderwagenknipperlichtinstallatiemonteurs ‘meccanici per l’installazione di luci lampeggianti per le scale della macchina dei pompieri’ Tedesco Donaudampfschiffartgesellschaft ‘società di navigazione di battelli a vapore del Danubio’ Swahili: nitakupenda ‘io ti amerò’ Eschimese siberiano (Yupik) iqalussuarniariartuqqusaagaluaqaagunnuuq ‘è stato detto che abbiamo avuto l’ordine tassativo di andare fuori a pescare pescecani’ 12 9

Nella nostra tradizione grammaticale, la “parola” è stata spesso fatta coincidere con l’unità che

Nella nostra tradizione grammaticale, la “parola” è stata spesso fatta coincidere con l’unità che è compresa tra due spazi bianchi in un testo scritto → molte delle lingue del mondo, come sappiamo, non hanno un sistema di fissazione grafematica, ovvero sono lingue “solo parlate”; tale criterio sarebbe, dunque, inapplicabile → la spaziatura grafica non è presente in tutti i sistemi di scrittura; ad esempio, nel sistema cinese le parole non sono separate da spazi (字 zì ‘carattere’ vs. 詞 cí ‘parola’) 愛情兩個字好辛苦 àiqíng liǎng ge zì hǎo xīnkǔ amore due CLASS carattere molto fatica ‘l’amore, due caratteri ma tanta fatica’ → una sola parola!! → la spaziatura tra unità non è sempre coerente; cf. ingl. on line, on-line, online 13 0

2. 1 Parola e lessema Quante parole ci sono nella frase anno nuovo, vita

2. 1 Parola e lessema Quante parole ci sono nella frase anno nuovo, vita nuova? (a) 4 parole → parola grafica (b) 3 parole → lessema (livello più astratto) → Il lessema NUOVO conta due occorrenze in due diverse forme (nuovo vs. nuova) → variazione di forma che interessa il piano del significante; cf. bei / belli / begli → forma di citazione (elencata nei vocabolari): maschile singolare nuovo N. B. : le forme di citazione possono variare in base a convenzioni delle singole lingue; la forma elencata nel dizionario dei verbi italiani è l’infinito, quella dei verbi latini è la prima persona singolare del presente indicativo (attivo): nūtrĭo ‘nutro’, dēclāro ‘annuncio, dichiaro’, pugno ‘combatto’, etc. 13 1

2. 2 Parola fonologica vs. parola morfosintattica La definizione di “parola” dipende dal punto

2. 2 Parola fonologica vs. parola morfosintattica La definizione di “parola” dipende dal punto di vista da cui la si analizza: Una parola fonologica è una sequenza di una o più sillabe avente autonomia dal punto di vista fonologico Es. : una forma come tagliaerba dal punto di vista fonologico è costituita da due unità distinte, caratterizzate da due accenti (['taλa'εrba]) → cf. toccasana nell’italiano settentrionale: [s], non [z]!! → i clitici (it. mi, ti, lo, le, ci…) sono elementi che non hanno autonomia fonologica (non hanno accento indipendente) e non possono quindi essere considerati parole. Es. : Giovanna lo chiamò a gran voce 13 2

Una parola morfosintattica è definita sulla base di quattro criteri: (a)isolabilità: sono parole gli

Una parola morfosintattica è definita sulla base di quattro criteri: (a)isolabilità: sono parole gli elementi linguistici che possono occorrere da soli, cioè che possono costituire un enunciato (ad es. in risposta a domande); (b)coesione interna: sono parole gli elementi linguistici che non possono essere interrotti mediante l’aggiunta di altro materiale linguistico; (c)pausabilità: sono parole gli elementi linguistici che possono essere preceduti e seguiti da una pausa; (d)mobilità: sono parole gli elementi linguistici che possono spostarsi all’interno di una frase. 13 3

Ess. : leone (a) “Come si chiama l’animale che ruggisce? ” “Leone” (b) *lteone,

Ess. : leone (a) “Come si chiama l’animale che ruggisce? ” “Leone” (b) *lteone, *lieone (c) *l∆eone o *leo∆ne (∆ = pausa) (d) “un leone è passato” o “è passato un leone” 13 4

il (a)X (b) il leone, ma *ileonel (c) *i∆l (d)X Giovanni legge il libro;

il (a)X (b) il leone, ma *ileonel (c) *i∆l (d)X Giovanni legge il libro; il libro, legge Giovanni; *il legge Giovanni libro; *libro legge Giovanni il 13 5

atletica leggera (a)“Quale sport pratichi? ” “Atletica leggera” (b) *atletica molto leggera (c) X

atletica leggera (a)“Quale sport pratichi? ” “Atletica leggera” (b) *atletica molto leggera (c) X (atletica ∆ leggera) (d)Il mio amico sportivo pratica atletica leggera; atletica leggera pratica, il mio amico sportivo; *atletica pratica il mio amico sportivo leggera 13 6

isolabilità coesione pausabilità mobilità leone √ √ il X √ √ X atletica leggera

isolabilità coesione pausabilità mobilità leone √ √ il X √ √ X atletica leggera √ √ X √ → parole più o meno prototipiche (diversi gradi di appartenenza) → la parola è un primitivo della teoria morfologica, una nozione sulla quale c’è accordo intuitivo, ma per la quale non è possibile approfondire l’analisi (Scalise, S. & Bisetto, A. , 2008, La Struttura delle Parole, Bologna, Il Mulino) 13 7

Es. : in una frase come il capostazione razionalizzerà il sistema dei turni possiamo

Es. : in una frase come il capostazione razionalizzerà il sistema dei turni possiamo contare 7 parole: #il#, #capostazione#, #razionalizzerà#, #il#, #sistema#, #dei#, #turni#; in realtà, dal punto di vista fonologico, le parole sono solo 4: #capostazione#, #razionalizzerà#, #sistema#, #turni# → #il#, e #dei# sono clitici, e come tali non possono essere considerati parole, in quanto non hanno accento indipendente né autonomia d’uso. → “capostazione”, pur essendo divisibile in altre parole (#capo + stazione #), è una forma autonoma, coerente e mobile. Tuttavia, dal punto di vista fonologico, “capostazione” è una forma costituita da due parole (ha due accenti indipendenti) 13 8

3. Le parti del discorso Parti del discorso (o ‘categorie lessicali’, ‘categorie sintattiche’, ‘classi

3. Le parti del discorso Parti del discorso (o ‘categorie lessicali’, ‘categorie sintattiche’, ‘classi di parole / lessemi’) < mérē toû lógou (Téchne Grammatikḗ, Dioniso Trace, II sec. a. C. ) → inventario non universale → Italiano: Classi variabili Classi invariabili Nomi Verbi Aggettivi Articoli Pronomi Preposizioni Congiunzioni Avverbi 13 9

Classi aperte Classi chiuse Nomi Verbi Aggettivi Avverbi Preposizioni? Congiunzioni? Articoli Pronomi → a

Classi aperte Classi chiuse Nomi Verbi Aggettivi Avverbi Preposizioni? Congiunzioni? Articoli Pronomi → a forza di, a meno che, a costo di. . . Categorie lessicali Categorie funzionali Nomi Verbi (lessicali) Aggettivi Avverbi Verbi ausiliari Congiunzioni Articoli Pronomi preposizioni? → significato relazionale 14 0

→ come classifichiamo i lessemi? Classificazione in base alla funzione sintattica: predicati vs. argomenti,

→ come classifichiamo i lessemi? Classificazione in base alla funzione sintattica: predicati vs. argomenti, verbi vs. nomi modificatori dei predicati vs. modificatori degli argomenti, avverbi vs. aggettivi Classificazione su base semantica: nomi = lessemi usati tipicamente per riferirsi a oggetti verbi = lessemi usati tipicamente per indicare azioni o stati aggettivi = lessemi usati tipicamente per indicate proprietà (Croft, W. , 1991, Syntactic Categories and Grammatical Relations: the Cognitive Organization of Information, Chicago, University of Chicago Press. ) 14 1

Classificazione in base alle categorie di flessione: Es. : verbi → lessemi che presentano

Classificazione in base alle categorie di flessione: Es. : verbi → lessemi che presentano flessione per la categoria del tempo → criterio idiolinguistico: in lingue come il cinese mandarino, il verbo non conosce la categoria del tempo; in giapponese, la categoria del tempo interessa anche i lessemi che denotano proprietà, tradizionalmente classificati come aggettivi (takai ‘è caro’ vs. takakatta ‘era / è stato caro’ ) Classificazione su base distribuzionale: Identificazione di una forma sulla base dei contesti in cui può apparire Es. : in italiano, i nomi possono essere preceduti da un articolo, i verbi no → anche questo è un criterio idiolinguistico; in romeno, gli articoli seguono il nome 14 2

Le parti del discorso e le loro caratteristiche non sono universali: molte lingue non

Le parti del discorso e le loro caratteristiche non sono universali: molte lingue non posseggono gli articoli (latino, russo, giapponese) una stessa categoria può essere variabile in una lingua ma invariabile in un’altra; l’aggettivo concorda con il nome per genere e numero in italiano, ma non in inglese e in vietnamita anche le informazioni grammaticali espresse sui membri di una classe variabile possono essere diversi; in russo, il caso viene marcato sul nome, in italiano no 14 3

4. Categorie grammaticali = “espressione linguistica di alcune dimensioni cognitive fondamentali dell’esperienza umana, quali

4. Categorie grammaticali = “espressione linguistica di alcune dimensioni cognitive fondamentali dell’esperienza umana, quali la nozione di numerosità o quella di tempo” (Basile, G. et al. , 2010, Linguistica Generale, Roma, Carocci) Es. : genere e numero (bello, belle), tempo e modo (correva, mangerei) Ogni categoria ha più valori: Genere Numero Tempo Diatesi Maschile Femminile Neutro. . . Singolare Plurale. . . Presente Passato Futuro. . . Attivo Passivo. . . → espressione morfologica vs. espressione lessicale 14 4

→ l’inglese e il vietnamita non marcano il genere e il numero negli aggettivi;

→ l’inglese e il vietnamita non marcano il genere e il numero negli aggettivi; la differenza tra le lingue non sta in ciò che possono esprimere, ma in ciò che deve essere espresso Es. : russo ja napisal prijatelju → le marche verbali indicano che l’azione è conclusa, e che si tratta di un amico; la distinzione tra indefinito (it. un) e definito (il) non è espressa ingl. I wrote letters to a friend → l’azione non è necessariamente conclusa; l’indefinitezza è segnalata dalla presenza di a, ma il genere del friend non è espresso. Forma flessa di un lessema: espressione di valori di categorie grammaticali obbligatorie della lingua in questione → anche un nome quale pazienza, pur non avendo una forma plurale, esprime comunque morfologicamente un valore della categoria del numero (singolare) 14 5

4. 1 Principali categorie grammaticali (1) Numero → distinzione fondamentale singolare vs. plurale →

4. 1 Principali categorie grammaticali (1) Numero → distinzione fondamentale singolare vs. plurale → duale, triale, paucale → si confrontino: la polizia è efficiente vs. the police are efficient N. B. : anche le lingue prive dellla categoria morfologica di numero conoscono la categoria nozionale → cin. sān běn shū ‘tre libri’ (2) Caso → codifica della funzione sintattica che un referente ricopre in una frase es. : rus. ja vypil vodu ‘bevvi l’acqua’ vs. voda xolodnaja ‘l’acqua è fredda’ → nominativo, accusativo, genitivo, dativo. . . → lingue caucasiche quali il tabasarano o il lak contano, rispettivamente, 52 e 48 valori diversi per la categoria del caso → anche le funzioni associate ad un caso sono in parte idiolinguistiche 14 6

→ sistemi di caso nominativo-accusativo vs. ergativo-assolutivo Russo Basco Svetlana spit ‘Svetlana dorme’ Martin

→ sistemi di caso nominativo-accusativo vs. ergativo-assolutivo Russo Basco Svetlana spit ‘Svetlana dorme’ Martin ethorri da ‘Martin è arrivato’ Irina spit ‘Irina dorme’ Martinek haurra igorri da Martin ha mandato il bambino Svetlana vidila Irinu ‘Svetlana vide Irina’ Soggetto transitivo ERGATIVO NOMINATIVO Soggetto intransitivo ASSOLUTIVO ACCUSATIVO Oggetto → in inglese, il caso è marcato solo nei pronomi personali (I vs. me, she vs. her, etc. ) 14 7

(3) Genere → maschile vs. femminile vs. neutro, animato vs. inanimato (es. Ojibwa, lingua

(3) Genere → maschile vs. femminile vs. neutro, animato vs. inanimato (es. Ojibwa, lingua algonchina del Canada) → l’informazione di genere è inerente nel nome: sole è maschile, luna è femminile, etc. → cugino è un lessema diverso rispetto a cugina, alti e alte sono invece forme flesse di uno stesso lessema → in italiano, vari criteri (tendenziali) nell’assegnazione del genere: semantici, mofologici, (mor)fonologici: genere naturale (il cantante, la gatta); campo semantico (‘mesi’ M, ‘città’ F, etc. ); appartenenza alla classe flessiva (la recluta; cf. kimono, sauna); suffissi derivazionali (-zione F, -tore M) → in inglese, il genere viene determinato solo su criteri semantici (nomi umani maschili vs. femminili vs. nomi inanimati e di animali; ma cf. ship ‘nave’ → she); in tedesco, Mädchen ‘ragazza’ è neutro (cf. nederlandese blondje ‘(ragazza) bionda’, neutro), Löffel ‘forchetta’ è maschile 14 8

(4) Persona → codifica dei partecipanti all’atto comunicativo: emittente (prima persona), ricevente (seconda persona),

(4) Persona → codifica dei partecipanti all’atto comunicativo: emittente (prima persona), ricevente (seconda persona), altri referenti (terza persona) → categoria inerente nei nomi e nei pronomi, contestualmente deteminata per i verbi → categoria che si combina con quella del numero (noi, voi, loro) → prima persona plurale inclusiva vs. esclusiva (cin. wǒmen ‘noi’ vs. zánmen ‘noi (compreso l’interlocutore)’ 14 9

Categorie grammaticali marcate sul verbo: (5) Tempo → passato vs. presente vs. futuro →

Categorie grammaticali marcate sul verbo: (5) Tempo → passato vs. presente vs. futuro → opposizione passato vs. non passato (es. giapponese; cf. italiano domani vado) → tempo cronologico e tempo grammaticale non necessariamente coincidono: saranno le sei, domani vado al mare (6) Aspetto → distinzione fondamentale perfettivo (azione conclusa) imperfettivo (azione non conclusa) ≠ passato vs. presente Es. : Giovanni andava a scuola, ma non vi giunse mai *Giovanni andò a scuola, ma non vi giunse mai (Bertinetto, Pier Marco, 1986, Tempo, aspetto e azione verbale nel verbo italiano: il sistema dell’indicativo. Firenze, Accademia della Crusca) 15 0 vs.

(7) Modo → “espressione dell’atteggiamento all’evento descritto dal verbo” del parlante rispetto (Graffi, G.

(7) Modo → “espressione dell’atteggiamento all’evento descritto dal verbo” del parlante rispetto (Graffi, G. & Scalise, S. , 2002, Le lingue e il linguaggio. Bologna, Il Mulino) → eventi reali (indicativo), eventi possibili o impossibili (condizionale), ordini e esortazioni (imperativo). . . → i ‘tempi verbali’ italiani non codificano solo il tempo, bensì combinazioni di tempo, aspetto e modo (TAM): andò (passato remoto = passato perfettivo indicativo), andrei (condizionale presente = passato perfettivo condizionale), etc. (8) Diatesi (o voce) → codifica del ruolo semantico degli argomenti del verbo (soggetto, etc. ); distinzione fondamentale attivo vs. passivo Es. : Marco ha mangiato un panino (attivo) AGENTE PAZIENTE Il panino è stato mangiato (da Marco) PAZIENTE AGENTE 15 1

1. Il morfema è la più piccola unità linguistica dotata di significato. Ess. :

1. Il morfema è la più piccola unità linguistica dotata di significato. Ess. : il, di, bell-a, can-e, frustr-a-t-i… → i morfemi sono gli “elementi dotati di significato” identificabili entro la struttura delle parole → diversamente dalla parola, il morfema ha una minore evidenza intuitiva, ma è più semplice da definire nella teoria

Struttura di una parola (forma flessa) come concatenazione di morfemi: cane → can‒ ‘animale

Struttura di una parola (forma flessa) come concatenazione di morfemi: cane → can‒ ‘animale domestico della famiglia dei canidi’ + e ‘singolare’ cani → can‒ ‘animale domestico della famiglia dei canidi’ + i ‘plurale’ Una parola può essere composta da: un morfema → parola monomorfemica Ess. : it. uno, bar, sempre; ingl. boy, tall, green… due o più morfemi → parole bimorfemiche, trimorfemiche… Ess. : it. tavol-o, bass-e, dolc-issim-o, industri-al-izz-a-zion-e… 15 3

Scomposizione in morfemi: tram → #tram# parola monomorfemica indesiderabile → #in-desider-a-bil-e# vinaio → #vin-ai-o#

Scomposizione in morfemi: tram → #tram# parola monomorfemica indesiderabile → #in-desider-a-bil-e# vinaio → #vin-ai-o# riformulazione → #ri-formul-a-zion-e# (N. B. : “#” indica ‘confine di parola’) 15 4

1. 1 Categorie di morfemi Morfemi lessicali: veicolano il significato “generale” di una parola,

1. 1 Categorie di morfemi Morfemi lessicali: veicolano il significato “generale” di una parola, il loro significato non dipende dal contesto Ess. : can-e, can-i, tram, desider-a, gatt-o, formul-a-re vs. Morfemi grammaticali: veicolano valori grammaticali (numero, genere, tempo, modo…); il loro significato è, in parte, legato al contesto Ess. : tram, desider-a, gatt-o, formul-a-re → ma anche, ad es. , di: il cane di Paolo vs. la farfalla di carta vs. Morfemi derivazionali: servono a formare nuovi lessemi (e non forme flesse di lessemi esistenti) Ess. : in-desider-a-bil-e, ri-formul-a-zion-e 15 5

Morfemi liberi: possono ricorrere da soli in una frase Ess. : tram, ieri, quando,

Morfemi liberi: possono ricorrere da soli in una frase Ess. : tram, ieri, quando, oggi. . . → possiamo dire che tutte le parole monomorfemiche sono anche morfemi liberi vs. Morfemi legati: non possono essere usati in isolamento, devono sempre combinarsi con altri morfemi per formare una parola (eccezione: enunciati metalinguistici, come in‒ è un morfema legato, etc. ) Ess. : in-, -bil-, cas-a, alt-o, gatt-i… 15 6

N. B. : lessicale ≠ libero, grammaticale ≠ legato: lessicale grammaticale libero ing. chair

N. B. : lessicale ≠ libero, grammaticale ≠ legato: lessicale grammaticale libero ing. chair ing. will (marca di futuro) legato it. cas‒ it. ‒a(femminile singolare) In italiano, solo le parole invariabili sono monomorfemiche; in inglese, la situazione è diversa #dog# → parola monomorfemica, morfema lessicale libero #dog-s# → un morfema lessicale libero e un morfema grammaticale legato → in inglese, informazioni quali il numero (singolare vs. plurale) vengono codificate su parole (morfemi liberi), in italiano su radici (morfemi legati), quali tavol-, bell-, etc. 15 7

Affissi e radici: prefisso radice suffisso ri-copr-o (a)prefissazione: aggiunta di un morfo a sinistra

Affissi e radici: prefisso radice suffisso ri-copr-o (a)prefissazione: aggiunta di un morfo a sinistra della parola Ess. : sfortunato, indefinito, preallarme (b) infissazione: aggiunta di morfi all’interno di una parola Ess. : batad ifugao (lingua delle Filippine) dinumloh ‘ha piovuto forte’ → in = passato (c)suffissazione: aggiunta di morfi alla destra della parola Ess. : riscaldamento, dolcemente, latinista N. B. : prefissi + suffissi + infissi = affissi; suffissi grammaticali = desinenze 15 8

Esempi di analisi dei morfemi: #nord# → parola monomorfemica, morfema lessicale libero #città# →

Esempi di analisi dei morfemi: #nord# → parola monomorfemica, morfema lessicale libero #città# → parola monomorfemica, morfema lessicale libero #tavol-o# → un morfema lessicale e un morfema grammaticale, entrambi legati #bell-o# → un morfema lessicale e un morfema grammaticale, entrambi legati #dis-armon-ic-o# → un morfema lessicale (armon-) e tre morfemi grammaticali, tutti legati #asciug-a-capell-i# → due morfemi lessicali e due morfemi grammaticali, tutti legati Qual è il significato dei morfemi che compongono le parole analizzate? 15 9

1. 2 Morfo e morfema Il morfema è la più piccola unità linguistica dotata

1. 2 Morfo e morfema Il morfema è la più piccola unità linguistica dotata di significato. → in realtà, il morfema è un’unità del livello astratto; un morfema viene rappresentato fonologicamente, realizzato concretamente da (allo)morfi Fonologia Morfologia Livello astratto Fonema Morfema Livello concreto (allo)foni (allo)morfi Morfo = “ogni elemento di significante segmentabile all’interno di una parola” Morfema = elemento di significato 16 0

Ad un solo morfo possono corrispondere più morfemi, ovvero, una sola forma può veicolare

Ad un solo morfo possono corrispondere più morfemi, ovvero, una sola forma può veicolare più significati Ess. : Sergio parla molto lentamente #parl-a# significante -a significato {Presente} {Indicativo} {3° Persona} {Singolare} 16 1

Ess. : Sergio è simpatico #è# significante significato è {essere} {Presente} {Indicativo} {3° Persona}

Ess. : Sergio è simpatico #è# significante significato è {essere} {Presente} {Indicativo} {3° Persona} {Singolare} → Un morfo a cui corrispondono più significati è detto morfo cumulativo; l’insieme dei morfemi rappresentati da un unico morfo viene definito pacchetto morfemico 16 2

Morfi zero: morfemi privi di significante → russo kniga ‘libro’ (nominativo singolare) vs. knig

Morfi zero: morfemi privi di significante → russo kniga ‘libro’ (nominativo singolare) vs. knig (genitivo plurale, ‘dei libri’); cf. student ‘studente’ (nominativo singolare) vs. studentov (genitivo plurale) → “opposizione di qualcosa con niente” (de Saussurre); problema per un modello di morfologia a ‘entità e disposizioni’ Morfi vuoti: morfi privi di significato Es. : am-a-re, tem-e-re, dorm-i-re am-a-v-o tem-e-v-o dorm-i-v-o AMARE-? -imperfetto-1° p. s. TEMERE-? -imperfetto-1° p. s. DORMIRE-? -imperfetto-1° p. s. am-a-te AMARE-? -2° p. p. tem-e-te TEMERE-? -2° p. p. dorm-i-te DORMIRE-? -2° p. p. → vocali tematiche: hanno un significante stabile, posizione fissa, ma non significato; la loro funzione è quella di indicare la classe di coniugazione del verbo (1°, 2°, 3°) 16 3

La struttura del verbo italiano: <parlare> → parlradice avocale tematica re desinenza flessiva TEMA

La struttura del verbo italiano: <parlare> → parlradice avocale tematica re desinenza flessiva TEMA amare radice am‒ tema ama‒ temere tem‒ teme‒ dormire dorm‒ dormi‒ forme singolari del presente indicativo (amo, teme, dormi) → allomorfi di uno stesso morfema lessicale forme dell’imperfetto (amava, temevi, dormivate) 16 4

2. Allomorfia e suppletivismo Allomorfi = morfi diversi che corrispondono ad uno stesso morfema

2. Allomorfia e suppletivismo Allomorfi = morfi diversi che corrispondono ad uno stesso morfema Es. : inutile illogico impossibile irrilevante → in‒‘non X’ → cf. la nozione di allofono; anche gli allomorfi non compaiono mai negli stessi contesti Il morfema del plurale nominale in inglese ha tre forme (allomorfi) book-s girl-s hors-es [s] [z] z] [ɪ → significante significato [s] [z] z] [ɪ {Plurale} 16 5

Es. /2: il morfema indicante in italiano l’azione del leggere: legg- (legg-o, legg-i, ecc.

Es. /2: il morfema indicante in italiano l’azione del leggere: legg- (legg-o, legg-i, ecc. ) less- (less-i, less-e) lett- (lett-o, lett-a, ecc. ) Plurale nominale turco (armonia vocalica) adam ‘uomo’ → ev ‘casa’ → # adam+lar # # ev+ler # {uomo}+{Plurale} {casa}+{Plurale} 16 6

2. 1 L’allomorfia in un modello a entità e processi Modello a entità e

2. 1 L’allomorfia in un modello a entità e processi Modello a entità e processi: parole come concatenazione di morfemi (≈ modello a entità e disposizioni); ogni morfema ha un allomorfo di base / rappresentazione soggiacente a un livello profondo, che può subire delle trasformazioni a contatto con altre entità → trasformazioni effetto di processi fonologici regolari → verbi italiani: tema come allomorfo di base (ama, teme, dorme) → Regola di cancellazione di vocale: V[- acc] → ø / +V → ama + o = amo (cancellazione di a) → ama + te = amate cf. : → lo zio, l’amico 16 7

2. 2 L’allomorfia in un modello a lessemi e paradigmi Non tutti i casi

2. 2 L’allomorfia in un modello a lessemi e paradigmi Non tutti i casi di allomorfia sono spiegabili con processi fonologici: → am-a, dorm-e, tem-e → scelta dell’allomorfo determinata dalla classe di flessione, una proprietà del lessema Cf. paradigma del presente indicativo di udire odo odi ode udiamo udite odono (*udo) (*udi) (*ude) (*odiamo) (*odite) (*udono) → allomorfia od‒/ ud‒non spiegabile né dal punto fonologico, né semantico (numero) 16 8

→ classi di partizione dei paradigmi verbali italiani Presente indicativo (di alcuni verbi): 1°

→ classi di partizione dei paradigmi verbali italiani Presente indicativo (di alcuni verbi): 1° p. s. 2° p. s. 3° p. s. 1° p. p. 2° p. p. 3° p. p. CLASSE B CLASSE A CLASSE B sedere finire uscire andare siedo siedi siede sediamo sedete siedono finisci finisce finiamo finite finiscono esci esce usciamo uscite escono vado vai va andiamo andate vanno → alternanze fonologiche diverse; ciò che questi verbi hanno in comune è la partizione 16 9

→ le classi di flessione e le classi di partizione servono a spiegare i

→ le classi di flessione e le classi di partizione servono a spiegare i casi di allomorfia, così come i processi fonologici: vinco vinci vince vinciamo vincete vincono reggi regge reggiamo reggete reggono giochi gioca giochiamo giocate giocano paghi paga paghiamo pagate pagano k/ʧ g /ʤ k g → allomorfia motivata fonologicamente, ma non per i verbi della 1° coniugazione 17 0

2. 3 Suppletivismo: quando, in una serie morfologicamente omogenea, si trovano radicali forme diverse

2. 3 Suppletivismo: quando, in una serie morfologicamente omogenea, si trovano radicali forme diverse che intrattengono evidenti rapporti semantici senza evidenti rapporti formali → caso ‘estremo’ di allomorfia Ess. : vado, vai, vanno vs. andiamo, andate buono vs. migliore vs. ottimo (cf. buonissimo) acqua vs. idrico cavallo vs. equino Bologna vs. felsineo (cf. bolognese) → fenomeno che frequentemente è spiegabile con la ‘coesistenza’ di lessemi dall’origine diversa: vado, vai, vanno vs. andiamo, andate → lat. vadere vs. ambulare (? ) → cf. francese j’irai ‘andrò’, nous irons ‘andremo’ < lat. ire acqua vs. idrico → lat. aqua(m) vs. gr. hýdōr cavallo vs. equino → lat. caballu(m) ‘cavallo da lavoro’ vs. equus ‘cavallo’ Bologna vs. felsineo (cf. bolognese) → lat. Felsina ‘nome etrusco di Bologna’ 17 1

Suppletivismo debole vs. suppletivismo forte: Suppletivismo debole (o parziale): buy vs. bought, Arezzo vs.

Suppletivismo debole vs. suppletivismo forte: Suppletivismo debole (o parziale): buy vs. bought, Arezzo vs. aretino → la relazione tra le forme è più ‘visibile’ rispetto ai casi di suppletivismo forte → anche il rapporto tra esci e uscire può essere descritto come suppletivismo debole → cf. corretto vs. correzione, perfetto vs. perfezione, costrutto vs. costruzione: allomorfia o suppletivismo debole? → l’alternanza corretto / correzione è una regola fonologica attiva dell’italiano (marte vs. marziano, etc. ); quella arezzo vs. aretino è attestata solo in alcuni nomi come Piacenza vs. Piacentino, Vicenza vs. Vicentino; nel primo caso parliamo di allomorfia, nel secondo di suppletivismo debole Suppletivismo forte: alternanza dell’intera radice (e non solo di alcuni fonemi): → Chieti vs. teatino → lat. teatīnu(m), da Teate ‘Chieti’ → ingl. go vs. went → go ‘andare’, wend ‘procedere’ (ora pass. wended) 17 2