1 2 OBIETTIVO DELLINCONTRO E quello di sviluppare
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OBIETTIVO DELL’INCONTRO E’ quello di sviluppare i temi legati all’evacuazione ed ai criteri generali che la governano ponendo tutti gli interessati nelle condizioni di apprendere la terminologia ed i concetti di base e poter quindi meglio memorizzare le azioni da sviluppare. 3
Conoscere in particolare : - i livelli decisionali e di responsabilità, - la “catena di comando”, - le procedure di evacuazione: dei dipendenti in assenza di degenti con disabilità: visive, uditive, motorie, psichiche, altre disabilità. 4
Destinatari del corso il corso è diretto a tutti i dipendenti. Forse non tutti dovranno fare qualche cosa ma tutti dovrebbero sapere quali ruoli ed azioni sono attribuiti agli altri. Se in una situazione di emergenza sono coinvolte contemporaneamente persone preparate ed altre impreparate si possono creare situazioni delicate se non critiche. 5
Destinatari del corso Qualcuno potrebbe seguire modelli di comportamento non compatibili con quelli degli altri e in buona fede potrebbero ostacolare od impedire ad altri l’attuazione del modello di comportamento corretto. Ognuno deve saper cosa fare e come; maggiore è il numero delle persone coinvolte, maggiori saranno le probabilità di esito positivo. 6
Destinatari del corso Il piano di emergenza ed evacuazione è caratterizzato da una base comune in cui sono coinvolti tutti i dipendenti in senso orizzontale e una fase di addestramento specializzato riservato alle persone cui sono attribuite specifiche responsabilità (addetti alle squadre di emergenza). Anche se non tutti saranno addestrati è comunque indispensabile che il quadro generale della situazione sia noto al maggior numero possibile di persone. 7
Definizioni Con il termine evacuazione si può intendere l’allontanamento dallo stabile ma anche il raggiungimento di un luogo sicuro sullo stesso piano o su un piano adiacente. Questa è la situazione più frequente nelle strutture sanitarie. 8
Definizioni Luogo sicuro: spazio scoperto o compartimento antincendio cioè separato da altri compartimenti tramite spazio scoperto o filtri a prova di fumo con caratteristiche idonee a ricevere e contenere un certo numero di persone oppure a consentirne il movimento ordinato. In ogni caso si tratta di un’area che ha un accesso diretto ad un’uscita di emergenza dove le persone possono fermarsi in sicurezza attendendo ulteriori istruzioni o assistenza per portare 9 a termine l’abbandono dell’edificio.
Introduzione La creazione di una struttura organizzativa per l’emergenza rappresenta l’aspetto fondamentale dell’attuazione del piano di emergenza che altrimenti rischia di restare solo un pezzo di carta. 10
In questo modo vengono individuati gli enti, le persone coinvolte e le azioni che essi dovranno compiere, in particolare la “catena di comando”. 11
La catena di comando definisce le aree di competenza più che i singoli responsabili. Per far fronte alla normale rotazione del personale essa deve essere composta da almeno tre o quattro persone in modo da ampliare la gamma di reperibilità di un responsabile cui affidare la gestione della relativa area. 12
Si deve ricordare che durante un’emergenza una persona ed una sola ha la responsabilità della gestione complessiva della situazione. 13
Quindi anche se tutti possono e devono offrire consigli e suggerimenti, tutti devono essere pronti ad eseguire gli ordini impartiti dal coordinatore o dai suoi delegati in quanto un’azione coordinata è sempre più efficace rispetto ad azioni anche eroiche ma svolte da individui che operano in modo autonomo. 14
Il coordinatore dell’emergenza 15
Il coordinatore dell’emergenza Responsabilità Valuta l’opportunità di attivare il piano di emergenza e lo dichiara operativo quando lo ritiene necessario. Dirige e coordina tutte le attività che si svolgono durante le condizioni di emergenza. Ha la conoscenza in tempo reale della situazione attivando altri servizi (pronto soccorso, tecnico, informatico, ecc. ). 16 Dichiara la fine dello stato di emergenza.
Il coordinatore dell’emergenza Catena di comando Il direttore della struttura, il vice direttore, personale delegato (nel nostro caso dirigenti del pronto soccorso), il responsabile del servizio tecnico, il responsabile della sicurezza. 17
Il coordinatore dell’emergenza Azioni Valuta l’evento e dichiara l’attivazione del piano; deve essere informato di qualsiasi situazione di pericolo, anche se non immediato ma che potrebbe evolversi in un’emergenza. Coinvolge i vari responsabili in base alla specifica catena di comando. Individua il luogo che durante lo stato di emergenza funzionerà come centro di controllo e di smistamento di tutte le comunicazioni in arrivo ed in partenza. 18
Il coordinatore dell’emergenza Azioni Riceve e valuta tutti i messaggi che pervengono da parte dei collaboratori. Mantiene i collegamenti con eventuali altri enti interessati (Prefettura, Comune, Carabinieri, Regione, ecc, ). Si interessa dell’assistenza alle persone evacuate in particolare bambini, persone anziane, disabili. 19
Il coordinatore dell’emergenza Azioni Si assicura della presenza di farmaci e presidi medico-chirurgici e parasanitari (barelle, carrozzine, ecc. ) necessari, nei luoghi di evacuazione. Dichiara la fine della situazione di emergenza. Riferisce l’accaduto alle società assicuratrici. 20
Il responsabile delle risorse umane 21
Il responsabile delle risorse umane Responsabilità E’ responsabile della chiamata in causa e dell’utilizzo efficiente di tutte le risorse umane disponibili, attivate su richiesta del coordinatore. 22
Il responsabile delle risorse umane Catena di comando Responsabile del servizio risorse umane, suo vice, altra persona a ciò delegata presso ogni struttura ospedaliera. 23
Il responsabile delle risorse umane Azioni Compila un elenco delle persone disponibili sul posto ed attiva, su richiesta del coordinatore, eventuali altri dipendenti non presenti al momento. Tiene sotto controllo l’impiego dei dipendenti e comunica al coordinatore la disponibilità di risorse sopraggiunte o liberate da precedenti incarichi. 24
Il responsabile delle risorse umane Azioni Cura l’assistenza non sanitaria nei posti di raccolta delle persone evacuate. Tramite delegati vigila sui luoghi di ricovero delle persone evacuate, compilando un elenco nominativo delle persone presenti e delle loro condizioni (feriti, decessi). Si assicura che nei luoghi di ricovero delle persone evacuate siano disponibili generi di conforto. 25
Il responsabile impiantistico 26
Il responsabile impiantistico Responsabilità Coordina tutti gli interventi miranti a limitare i danni ed a ripristinare la funzionalità degli impianti tecnici, in particolare l’energia elettrica. Collabora con le forze esterne (Vigili del fuoco, tecnici dei servizi di fornitura di acqua, gas, energia elettrica). 27
Il responsabile impiantistico Responsabilità Si assicura dell’agibilità dei luoghi di evacuazione. Verifica l’integrità strutturale dell’edificio e coordina la logistica di supporto. Si preoccupa di riattivare quanto prima i servizi essenziali e l’agibilità dei luoghi colpiti. 28
Il responsabile impiantistico Catena di comando Responsabile Servizio Tecnico, suo vice, altro addetto al Servizio tecnico, responsabile della ditta che cura la manutenzione degli impianti. 29
Il responsabile impiantistico Azioni Verifica i danni subiti dagli impianti tecnologici, valutando se essi hanno contribuito all’emergenza (es. fuga di gas). Mette a disposizione gli schemi tecnici degli impianti tecnologici. Attiva, in accordo con il coordinatore dell’emergenza, le squadre di pronto intervento degli enti erogatori di gas, acqua, energia elettrica. 30
Il responsabile impiantistico Azioni Tiene sotto controllo l’evoluzione tecnologica dell’emergenza per predisporre piani di contenimento del danno. Aggiorna il coordinatore dell’emergenza sullo stato dell’agibilità dei locali/strutture interessate. Si preoccupa di ripristinare al più presto l’erogazione dei servizi vitali (es. l’energia 31 elettrica).
Il responsabile impiantistico Azioni Tiene i collegamenti con i fornitori che possono mettere a disposizione apparecchiature di pronto intervento (generatori elettrici, telefoni, pompe sommerse, tende, ecc. ). Fa intervenire mezzi tecnici esterni (ruspe, carri gru, ecc. ) per rendere nuovamente 32 agibili percorsi e luoghi coinvolti
Il responsabile del sistema informatico 33
Il responsabile del sistema informatico Responsabilità E’ responsabile della tutela delle macchine e dei dati del sistema informativo, in modo da minimizzare i danni e facilitare una pronta ripresa delle attività. Attiva e controlla direttamente la procedura di power down. Cura il salvataggio dei dati, il loro trasferimento in luogo sicuro ed il recupero dei dati di back up (programmi e dati operativi). 34
Il responsabile del sistema informatico Catena di comando Responsabile del SIL, suo vice, responsabile locale. 35
Il responsabile del sistema informatico Azioni Attiva le procedure di power down. Provvede a recuperare i dati di back up ed a trasportarli in un luogo sicuro. Richiede l’intervento di operatori non presenti al momento. Coordina l’intervento di collaboratori esterni o ditte specializzate. 36
Il responsabile del sistema informatico Azioni Predispone soluzioni elaborative alternative, definendo modalità di trasferimento dei dati, programmi ed addetti. Coordina i contatti con l’ente telefonico. 37
Il responsabile delle relazioni esterne 38
Il responsabile delle relazioni esterne Responsabilità Tiene sotto controllo tutte le comunicazioni con i mezzi di informazione e con gli enti esterni non coinvolti con l’emergenza. Raccoglie tutte le informazioni relative all’emergenza per comunicati stampa e pubbliche dichiarazioni. 39
Il responsabile delle relazioni esterne Responsabilità Funge da intermediario con le famiglie dei pazienti e dei dipendenti. Gestisce tutte le comunicazioni telefoniche con l’esterno su istruzione del coordinatore dell’emergenza. 40
Il responsabile delle relazioni esterne Catena di comando Vice direttore della struttura, addetto alle pubbliche relazioni (ufficio relazioni con il pubblico), responsabile del servizio risorse umane. 41
Il responsabile delle relazioni esterne Azioni Stabilisce una base operativa in un luogo vicino al centro di controllo. Attiva un centro di comunicazione e comunica queste informazioni a tutti i responsabili coinvolti con i relativi numeri di telefono. 42
Il responsabile delle relazioni esterne Azioni Richiama in servizio su richiesta del coordinatore dell’emergenza e del responsabile del servizio risorse umane i dipendenti e collaboratori ritenuti necessari. Riceve e gestisce tutte le richieste di informazioni che provengono dall’esterno (stampa, TV, familiari, ecc. ). 43
Gli addetti alle squadre di emergenza Nel 90% dei casi sono i primi ad intervenire. Devono essere addestrati in modo formale e sostanziale. Devono saper valutare le azioni da intraprendere e le loro priorità. Sono riferimenti primari in caso di emergenza. 44
Gli addetti alle squadre di emergenza In particolare sono informati su: utilizzo di estintori, pronto soccorso sanitario, rapida ispezione dei locali in caso di segnalazione di pericolo, esplorazione fisica delle zone affidate in caso di evacuazione per accertarsi che nessuno sia rimasto sul posto, 45
Gli addetti alle squadre di emergenza assistenza ai disabili, guida di pazienti, visitatori ed altri dipendenti verso le vie di fuga ed i punti di raccolta, intercettazione di valvole critiche (gas, acqua, gas medicali, energia elettrica, ecc. ). 46
Tutti i dipendenti Ricordarsi che la più efficace misura di prevenzione di ogni incendio è data dalla continua attenzione di tutti. 47
Tutti i dipendenti a) incendio in locali di pertinenza Tutti in caso di incendio sono tenuti a: rimanere calmi, informare immediatamente la portineria ed il superiore presente, non chiamare i vigili del fuoco, allontanare eventuali sostanze combustibili e staccare l’alimentazione degli apparecchi elettrici riducendo così il rischio di propagazione dell’incendio, 48
Tutti i dipendenti tentare di spegnere un incendio nel caso esso sia modesto e si ritiene di essere in grado di poterlo fare eventualmente con un estintore, non mettere in alcun modo a rischio la propria incolumità, evitare che il fuoco si intrometta sulla via di fuga, 49
Tutti i dipendenti se non si ritiene di essere in grado di controllare l’incendio e non ci sono pazienti o visitatori, allontanarsi dall’area, chiudere porte e finestre e raggiungere il posto di raccolta designato (indicato nelle planimetrie affisse). 50
Tutti i dipendenti Se si riceve il segnale di evacuazione eseguire le seguenti istruzioni: aprire le porte con estrema cautela, prima di aprire una porta toccarla in alto per sentire se è calda, se è calda o esce fumo cercare un’altra via di fuga, se non ci sono alternative agire con cautela e ripararsi dalla fiamma ponendosi come nelle figure a seconda del senso di apertura delle porte, 51
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Tutti i dipendenti spostarsi con estrema prudenza saggiando pavimento, scale, pianerottoli prima di impegnarli appoggiandovi prima il piede che non sopporta il peso del corpo e avanzando in un secondo momento, spostarsi rasente i muri anche scendendo le scale, sono le aree strutturalmente più robuste, 53
Tutti i dipendenti non trasferire il vostro peso su un gradino se non prima di esservi accertati che sia in grado di sostenervi, controllare la presenza di crepe, quelle orizzontali sono più pericolose di quelle verticali perché indicano che le mura sono sollecitate verso l’esterno, 54
Tutti i dipendenti non usare gli ascensori, non cercare di portar fuori oggetti personali rischiando di rallentare l’evacuazione o di rimanere intrappolati, non entrare nella zona evacuata sino a quando non verrà autorizzato dal coordinatore dell’emergenza. 55
Tutti i dipendenti b) incendio che divampa in locali adiacenti non di pertinenza L’evento è riconoscibile per l’aumento di temperatura delle pareti, presenza di fumi, rumori di combustione e di dilatazione termica. Informare immediatamente la portineria e il superiore, non avvisare i vigili del fuoco, 56
Tutti i dipendenti allontanare le sostanze combustibili e staccare l’alimentazione delle apparecchiature elettriche, si riduce così il rischio di creare focolai supplementari, allontanarsi dalle pareti da cui proviene il maggior calore, non evacuare l’area a meno che non si sia ricevuto l’ordine di farlo. 57
Scopo di un’evacuazione 58
L’obiettivo principale è quello della salvaguardia dell’incolumità delle persone che potrebbero rimanere coinvolte dall’emergenza. I tempi di sfollamento devono ovviamente essere inferiori al tempo che l’incendio impiega per esplicare i suoi effetti dannosi, effetti che spesso non sono legati al fuoco ma all’effetto nocivo dei prodotti della combustione. 59
Per esempio un’esposizione a concentrazioni di monossido di carbonio (CO) pari a 10. 000 ppm per un solo minuto può già essere mortale. Ricordiamo che questo gas non è percepibile. 60
Altro problema è dato dalla presenza di anidride carbonica (CO 2). Questa infatti stimola il ritmo della respirazione e quindi facilità l’inalazione di altri prodotti tossici presenti nell’aria ed inoltre fa percepire alle persone la carenza di ossigeno nell’ambiente inducendole ad allontanarsi rapidamente creando una patologia psicologica detta “falso allarme da soffocamento” che a sua volta ingenera il panico. 61
Procedure di evacuazione per i dipendenti - in assenza di degenti o visitatori - Restare calmi, porre fine immediatamente a qualsiasi operazione rischiosa (esempio spegnere una fiamma, tappare un recipiente di sostanze chimiche, staccare la corrente elettrica), allontanarsi rapidamente, 62
la persona di più alto livello o chi per lui deve accertarsi che tutti i suoi dipendenti o lavoratori abbiano abbandonato i locali. A tal fine è utile avere sempre disponibile un elenco del personale presente in servizio. Ogni dipendente deve in ogni caso accertarsi che tutti i colleghi stiano abbandonando il locali, allontanandosi controllare rapidamente ripostigli e servizi igienici per accertarsi che al loro interno non ci siano persone, 63
aiutare eventuali colleghi disabili ed eventuali persone estranee ai luoghi di lavoro che si incontrano lungo il percorso, non prendere oggetti pesanti od ingombranti limitandovi alle chiavi di casa e dell’auto e solo se immediatamente disponibili, chiudere dietro a voi tutte le porte in questo modo si può rallentare la propagazione dell’incendio e del fumo, 64
dirigersi al luogo sicuro o al punto esterno di raccolta senza correre e senza spingere, tenersi saldamente alla ringhiera delle scale per evitare di cadere se qualcuno spinge da dietro. 65
Evacuazione dei pazienti - momento decisionale - Fatto salvo per tutti l’obbligo in caso di emergenza di allontanarsi e di allontanare dal pericolo altre persone, senza aspettare ordini superiori, la decisione di evacuare i pazienti viene presa dal coordinatore dell’emergenza. 66
Momento decisionale La decisione di evacuare i pazienti è sempre molto difficile da prendere per una sola persona che quindi spesso si consulta con i VV. FF. La decisione delle autorità è determinante e può superare il parere contrario del coordinatore dell’emergenza. 67
Evacuazione per ordine delle autorità Certi eventi critici che non investono la struttura possono richiedere l’abbandono dei locali (esempio fughe di gas nell’ambiente, pericolo di allagamento, rischio e scoppio di ordigni bellici); in questi casi oltre alle normali procedure è necessario precisare a degenti, visitatori e dipendenti che la causa dell’evacuazione non si origina dall’interno dei locali ma da eventi esterni e viene fatta in via prudenziale. 68
Tipi di evacuazione Sono identificabili quattro diverse circostanze e quattro tipologie di evacuazione a seconda del momento in cui di verifica l’emergenza e la durata dell’allontanamento delle persone indicate nella seguente tabella. 69
Momento Durata breve dell’evacuazione Prima del sinistro 1 – di tipo preventivo Dopo il sinistro 3 – soccorso d’urgenza Durata lunga 2 – di tipo protettivo 4 – in funzione del tempo necessario al recupero dell’agibilità Il tempo considerato utile per l’evacuazione di una persona abile è pari a 30 metri in 60 secondi. 70
Tipi di evacuazione I casi più frequenti in ambito sanitario sono quelli di tipo 1 e 3 71
Ogni evacuazione a sua volta può essere di tipo: Orizzontale (cioè avvenire nello stesso piano/livello). Verticale (cioè comportare uno spostamento su piani/livelli diversi o all’esterno dell’edificio. 72
Evacuazione orizzontale L’evacuazione orizzontale prevede lo spostamento dei pazienti in un compartimento adiacente a quello interessato dal fuoco. Bisogna ulteriormente distinguere tra esodo orizzontale a livello terreno ed esodo orizzontale ai piani superiori. 73
Nel primo caso le persone possono essere spostate all’esterno dell’edificio e raccolte in un luogo idoneo dove possono essere raggiunte dai mezzi di soccorso. Nel secondo caso le persone verranno trasferite nel più vicino “luogo sicuro” derivante dalla compartimentazione antincendio della struttura. Ricordarsi che anche l’evacuazione orizzontale può risultare difficoltosa o impossibile persone disabili. 74
Evacuazione verticale Anche in questo caso si tratta di raggiungere un posto di raccolta situato all’esterno o su un piano diverso da quello dove ci si trova. E’ intuitivo che il buon esito di questo tipo di evacuazione dipende dalla realizzazione secondo norma di scale e corridoi. 75
Evacuazione dei pazienti - fase operativa - 76
Il Responsabile dell’unità operativa o personale da lui delegato deve accertarsi che al momento dello sfollamento sia disponibile una lista con il nominativo dei degenti. Raggiunto il luogo sicuro si procederà immediatamente all’appello. 77
Le maggiori difficoltà ovviamente si riscontrano nel movimentare persone disabili verso luoghi sicuri. I pazienti allettati, in carrozzella, altri con evidenti disabilità nel movimento vengono subito in mente ma vi sono molte altre persone che non sembrano soffrire di disabilità ma che invece anno bisogno di particolare assistenza. 78
Delle patologie permanenti (esempio artrosi) o temporanee (arto ingessato) possono limitare le capacità di movimento. Ancora affezioni cardiache, enfisema, asma, gravidanza possono ridurre l’energia di una persona fino al punto di aver bisogno di assistenza anche per scendere solo tre o quattro piani di scale. Uno dei problemi più importanti è l’identificazione degli individui che hanno bisogno di assistenza. 79
Tipologie di persone da evacuare Ai fini evacuativi le persone presenti in un ospedale possono distinguersi nelle seguenti categorie: persone dotate di capacità motorie autonome (visitatori, personale, malati non gravi), persone che pur dotate di capacità motorie proprie debbono essere accompagnate in quanto portatrici di disabilità fisiche, psichiche o sensoriali (neonati, bambini piccoli, handicappati non allettati o su sedie a rotelle, disabili visivi, uditivi, malati psichici), 80
persone che debbono essere evacuate su sedie a rotelle, persone che debbono essere evacuate su lettighe, persone collegate a macchinari di sopravvivenza (rianimazione, intervento operatorio in atto), persone che pur non rientrando in una delle precedenti categorie debbono tuttavia essere evacuate verso unità/ambienti ben specifici (es. malati infettivi), 81
persone convalescenti (dopo un intervento chirurgico, un trauma, ecc…) individui con particolari condizioni patologiche (esempio affezioni respiratorie, gravidanza) individui con disabilità mentali che possono entrare in confusione in situazioni non comuni quale un’emergenza (ad es. perdendo il senso della direzione) o che abbiano bisogno di istruzioni anche visive impartite in modo particolare, 82
altre persone come visitatori con bambini piccoli che richiedono un tempo più elevato del normale per scendere le scale. A tutte queste persone bisogna saper prestare aiuto senza aggravare una condizione patologica preesistente e senza recare danno a se stessi. 83
Procedure per l’evacuazione di persone con particolari disabilità 84
Disabilità della vista Nell’assistere una persona con disabilità della vista vi sono alcune regole base da seguire per essere più efficaci ed efficienti: annunciare la vostra presenza e parlare con voce ben distinta e comprensibile quando si entra nell’ambiente che ospita il disabile, 85
Disabilità della vista parlare naturalmente e direttamente alle persone e non attraverso terzi, non urlare, non aver timore ad usare parole quali: vedere, guardare, cieco, offrire assistenza ma lasciare che la persona spieghi di cosa ha bisogno, descrivere in anticipo le azioni che si stanno per intraprendere, 86
Disabilità della vista lasciare che il disabile afferri leggermente il braccio e la spalla per farsi guidare, egli camminerà leggermente arretrato per valutare le reazioni del corpo dell’accompagnatore agli ostacoli, annunciare ad alta voce la presenza di scale, rampe, passaggi stretti, ecc. 87
Disabilità della vista nel guidare un disabile visivo verso un sedile mettere la sua mano sullo schienale del sedile, se si guidano contemporaneamente parecchie persone con disabilità visiva accertarsi che ognuno tenga la mano di un altro, 88
Disabilità della vista accertarsi che dopo l’abbandono del luogo pericoloso i disabili visivi non vengano abbandonati a loro stessi; un dipendente resti con loro fino alla fine dell’emergenza. 89
Disabilità dell’udito Quando si ha a che fare con questo tipo di persone bisogna tener presente i seguenti aspetti: accendere e spegnere la luce quando si entra in un locale o area ove sono presenti disabili uditivi per richiamare la loro attenzione, stabilire un contatto visivo con gli occhi della persona anche se è presente un interprete, 90
Disabilità dell’udito mettersi con la faccia alla luce, non coprire inavvertitamente il volto, non girare la faccia e non masticare gomma americana, usare espressioni facciali e gesti manuali per sottolineare quel che si sta dicendo, controllare di essere stati ben capiti ed eventualmente ripetere se necessario, 91
Disabilità dell’udito offrire carta e penna, scrivere lentamente lasciando che la persona legga mentre si scrive, lasciare che il disabile scriva se non ci si capisce in altro modo, non permettere che altri vi interrompano o peggio ancora si mettano a scherzare quando si stanno trasferendo informazioni di emergenza, 92
Disabilità dell’udito cercare di essere pazienti perché la persona in questione può avere difficoltà nel comprendere l’urgenza del messaggio, consegnare una torcia portatile alla persona perché possa segnalare la sua ubicazione nel caso si separi dalla squadra di soccorso e per facilitare la lettura labiale nel buio. 93
Disabilità dell’apprendimento Queste persone possono avere difficoltà nel riconoscere il pericolo o nell’essere motivate ad agire, nell’eseguire istruzioni complesse e/o che coinvolgano più di una breve sequenza di semplici azioni. 94
Disabilità dell’apprendimento In particolare: la loro percezione visiva di istruzioni scritte o di pannelli può essere confusa, il loro senso di direzione può essere limitato e potrebbero aver bisogno di un accompagnatore, 95
Disabilità dell’apprendimento le istruzioni e le informazioni devono essere suddivise in frasi brevi e semplici, è necessaria molta pazienza, usare semplici segnali semplici e/o simboli immediatamente comprensibili, non parlare loro con sufficienza, e non trattarli come bambini, 96
Disabilità dell’apprendimento ogni individuo deve essere trattato come un adulto che ha un problema di apprendimento, non parlare mai con terze persone di un disabile in sua presenza, c’è la possibilità di ferirlo psicologicamente: spesso il livello di comprensione è molto superiore a quello che può sembrare. 97
Disabilità del movimento Una persona che debba utilizzare un bastone o una stampella può essere capace di scendere le scale da sola: con una mano tiene il corrimano e con l’altra manovra la stampella, è meglio non interferire con le persone che si stanno spostando autonomamente. 98
Disabilità del movimento Si può essere utili (ad es. portando la seconda stampella) oppure usando il proprio corpo come schermo per impedire chi scende di corsa possa mettere in difficoltà il disabile. 99
Disabilità del movimento Le persone che utilizzano carrozzelle spesso sono addestrate alle tecniche necessarie per trasferirsi da una carrozzella ad un’altra, esse possono svolgere da sole una parte della operazioni. Quando si assiste una persona in carrozzella si deve cercare di evitare di sottoporre a pressione gli arti della persona ed il suo torace. Questa pressione può causare spasmi dolorosi e rendere difficoltosa la respirazione. 100
Tecniche di trasporto di persone 101
Tecniche di trasporto da parte di una sola persona Il sollevamento in braccio è il metodo preferito da usare quando si debba trasportare un’altra persona priva di forze agli arti inferiori. Questo trasporto è più sicuro se la persona trasportata pesa meno di chi la trasporta. Chiedere al trasportato di collaborare facendogli porre un braccio attorno al collo in modo da alleggerire il peso sopportato dalle braccia. 102
Tecniche di trasporto da parte di una sola persona 103
Tecniche di trasporto da parte di due persone Per usare questa tecnica, detta del seggiolino: mettersi ai lati del disabile, afferrarne le braccia ed avvolgerle attorno alle spalle, afferrare l’avambraccio del partner, unire le braccia sotto le ginocchia del disabile ed afferrare il polso del partner. 104
Tecniche di trasporto da parte di due persone Entrambe le persone devono piegarsi verso l’interno, vicino al disabile e sollevare contando fino al tre (per coordinarsi), mentre ci si muove continuare a premere leggermente sul corpo del disabile per scaricarne in parte il peso del corpo. 105
Tecniche di trasporto da parte di due persone Il vantaggio di questa tecnica di trasporto è che i due partner possono agevolmente sollevare e trasportare se coordinati una persona il cui peso è lo stesso od anche superiore a quello di un singolo trasportatore. Lo svantaggio è dato da una certa maggior difficoltà nello spostamento e nella discesa delle scale, per la necessità di spostare in sincronia due persone. Inoltre certe volte tre persone affiancate 106 possono superare la larghezza minima
Tecniche di trasporto da parte di due persone 107
Tecniche di trasporto da parte di due persone 108
Tecniche di trasporto la seggiola a tre mani Il vantaggio di questo sistema di trasporto è che tre mani fungono da sedile ed un braccio funge da spalliera che impedisce movimenti bruschi o cadute al disabile. E’ l’unico sistema da usare quando la persona non è in grado di abbracciare le spalle dei trasportatori. La persona più robusta deve intrecciare le due mani per formare il sedile mentre la persona meno robusta contribuisce al sollevamento 109 con una mano ed usa il braccio come
Tecniche di trasporto la seggiola a tre mani 110
Tecniche di trasporto a due in percorsi stretti Talvolta il passaggio da attraversare è talmente stretto che due persone affiancate non possono passare. In questo caso si raccomanda la tecnica illustrata nella figura seguente. Si deve fare attenzione perché la posizione a capo reclino può creare difficoltà respiratorie per la parziale occlusione delle vie aeree. E’ bene che questo tipo di trasporto sia limitato ai soli passaggi 111 critici.
Tecniche di trasporto a due in percorsi stretti 112
Tecniche di trasporto a strisciamento Se il disabile deve essere trasportato da una sola persona e possiede forze residue si può adottare il trasporto per strisciamento che permette di scaricare sul pavimento gran parte del peso. Un vantaggio di questo tipo di trasporto sta nel poter attraversare anche passaggi molto stretti. 113
Tecniche di trasporto a strisciamento 114
Tecniche di trasporto discesa di scale con carrozzella Porsi a valle della carrozzella, con la schiena nel verso della discesa, afferrare con forza le due impugnature, piegare le carrozzella all’indietro fino a bilanciarla, stare un gradino avanti alla seggiola tenendo basso il centro di gravità e lasciando scendere le ruote posteriori gradualmente da un gradino all’altro. 115
Se possibile farsi aiutare da un’altra persona che trattiene il telaio della carrozzella, non sollevare la sedia perché questa azione scarica troppo peso sulla persona che sta più in basso. 116
Tecniche di trasporto discesa di scale con carrozzella 117
Tecniche di trasporto Esistono in commercio speciali seggioline per il trasporto di emergenza di disabili motori lungo le scale. 118
Altre difficoltà La gravidanza anche se non è una disabilità può ridurre notevolmente l’energia di una persona specialmente quando deve scendere le scale. In questi casi bisogna accompagnare la donna fino all’uscita aiutandola da un punto di vista fisico ed emotivo rimanendo con lei finchè non ha raggiunto l’area sicura. 119
Altre difficoltà Problemi respiratori come asma ed enfisema possono essere aggravati dallo stress, dall’affaticamento e da piccole quantità di fumo o polvere; rimanere con l’individuo in questione aiutandolo ad utilizzare eventuali prodotti inalanti. Ricordare alle persone con affezioni cardiache di portare con se i farmaci indispensabili, cercare di aiutarle mentre camminano perché possono avere energie, ridotte e necessitare di frequenti momenti di riposo. 120
Nozioni di comportamento della folla La risposta umana all’emergenza ed in particolare alla dichiarazione di evacuazione può essere assai difficile da controllare ed è necessario conoscere i principali modelli di comportamento della folla. Non è detto che le persone reagiscano all’emergenza a sangue caldo come si pensa che lo farebbero a sangue freddo. 121
Ad esempio le persone tendono in genere a minimizzare un’emergenza in atto ritenendo che la situazione non sia così grave come la si vuole far credere. Sono frequenti i casi di persone che prima di allontanarsi compiono una serie di operazioni inutili rallentando di molto il tempo di abbandono dei locali. Molte persone vogliono verificare di persona la gravità della situazione prima di abbandonare i locali o esitano per timore 122 della perdita di effetti personali.
La mancata percezione della gravità e dell’urgenza della situazione costituisce quasi sempre una costante. Le persone più portate a credere alla realtà dell’emergenza se l’ordine di evacuazione è ripetuto più volte e viene impartito da una fonte credibile. 123
Può invece verificarsi l’evento opposto: il panico. Se un’evacuazione fatta a malincuore può essere rischiosa l’evacuazione di persone in preda al panico è tragica. Una folla impazzita non è direttamente controllabile, lo è solo per via indiretta, le persone in prima fila possono vedere il pericolo, cercare di fermarsi o di dirigersi altrove ma quelle che sopravvengono non si rendono conto di quello che c’è davanti e continuano a spingere. 124
I fatto che chi è dietro non reagisce in modo coordinato con chi sta davanti è una delle principali ragioni di comportamento anomalo della folla. Chi deve cercare di guidare la folla verso una direzione sicura non deve porsi davanti ai perché finirebbe per essere travolto. Si deve invece correre davanti alla folla tenendo le mani in alto ed agitandole in modo che chi segue ed ha una visione limitata possa percepire il messaggio e cogliere questi segnali. 125
Un ultimo aspetto da tener presente quando si ha a che fare con la folla è il cosiddetto effetto arco che si crea quando un certo numero di persone tenta di attraversare contemporaneamente un’uscita (fig. 1). 126
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Se l’apertura è inferiore ai 75 cm si ha l’effetto arco; un’apertura di 90 cm consente la rottura dell’arco ma non evita la formazione di un nuovo arco. Se l’apertura è di 120 cm normalmente non si ha formazione dell’arco se questo si forma si rompe facilmente senza riformarsi (fig. 2). 128
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Messa in sicurezza dello stabile 130
Messa in sicurezza dello stabile Uno dei motivi che maggiormente ritardano l’evacuazione è il timore che scompaiano gli oggetti personali lasciati sul posto. Gli occupanti sono normalmente restii ad abbandonare i luoghi se non vengono fornite assicurazioni sulla sicurezza di quanto lasciatovi. Per questo motivo un aspetto essenziale del piano di evacuazione consiste nel predisporre misure di sicurezza per la salvaguardia di oggetti, valori, documentazioni riservate abbandonati nello 131 stabile.
Messa in sicurezza dello stabile Uno dei compiti del coordinatore per l’emergenza è quello di accertarsi che dopo l’abbandono dei locali nessuno vi possa rientrare se non in condizioni controllate. Un possibile strumento di intervento è ad esempio la stipula di un accordo con un istituto di vigilanza privata che possa inviare con urgenza sul posto delle guardie giurate per tenere sotto controllo gli accessi principali. 132
Ma se qualcuno ha qualche idea o suggerimento da proporre…. 133
…. allora continuiamo sapendo che non possiamo che migliorare…. 134
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